Serie TV > Violetta
Segui la storia  |       
Autore: Francesca_3107    15/12/2013    6 recensioni
Lei, un'orfana, reduce da un passato spaventoso.
Lui, bello e ricco, con un presente tormentato.
~*
-Continua pure quello che stavi per fare- si pronunciò maliziosamente, rompendo il silenzio.
-E tu chi saresti?- gli domandai, coprendomi alla bell e meglio.
-Questa è più una domanda che dovrei fare io, non credi?- mi rispose, alzando un sopracciglio.
-Non rispondermi con un'altra domanda!- dissi stizzita.
-Perché non dovrei? È lecito porti questa domanda, sei in casa mia- fece avvicinandosi.
-Oh, quindi tu devi essere Leon- realizzai.
-Indovinato. E tu saresti, di grazia?- mi sorrise.
-Violetta, il nuovo acquisto dei tuoi- risposi sprezzante.
~*
Paring : Leonetta *-*
Il resto dei personaggi sono tutti nuovi, spero vi piaccia :)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Violetta
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quel grandissimo stronzo mi aveva lasciata, da sola, fuori scuola per andarsene con quella sotto forma di Barbie. Fortunatamente incontrai Sam che, gentilissima, si era offerta di darmi un passaggio. 
Salimmo in auto, un bmw m3 cabrio bianco perla, bellissima!
Mise in moto ed, ingranando la retromarcia, uscì dalla scuola per poi sfrecciare a tutta velocità.
-Grazie mille per il passaggio. Quello stronzo di Leon, mi ha lasciata a piedi!- le dissi, mettendomi una mano tra i capelli.
-Figurati.- Mi rispose, sorridendo.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto. Per quanto ci pensassi, non riuscivo a capire il motivo per il quale Stefan, a detta di Leon, non voleva la frequentassi.
- Ehi, scusa se ritorno sull'argomento, ma mi sembra strano che Stefan abbia acconsentito a lasciarti lì da sola.- Mi disse, stranita.
-Vedi, lui e Leon hanno litigato. Quando sono arrivata al parcheggio, la macchina già non c'era più.- Le risposi, confusa.
Perché era così sicura di ciò che avrebbe fatto Stefan? 
-Sicuramente a causa di Leon, come sempre.- Disse sorridendo soprappensiero.
Sapevo che avrei dovuto farmi i fatti miei, ma la mia curiosità era troppa.
-Posso farti una domanda?- le dissi, voltandomi verso di lei.
-Certo!- mi rispose sorridente, continuando a guardare la strada.
-Da come ne parli, sembri conoscere bene Leon e Stefan. Ma ho notato che non vi calcolate proprio.- Le chiesi a bruciapelo.
-Ah, l'hai notato- disse tornando seria. - Devi sapere che io, Stefan e Leon, ci conosciamo da bambini, eravamo molto amici fino a qualche anno fa. Ma poi abbiamo preso strade diverse, tutto qui.- Spiegò con un velo di tristezza nello sguardo.
-Capisco, ma da qui a non rivolgervi la parola..-ripresi, insoddisfatta.
Improvvisamente fermò la macchina, eravamo arrivate fuori casa Vargas.
-Bhè, eccoci arrivate. Ci vediamo domani.- Mi sorrise, ignorando la mia osservazione.
-Si, allora a domani. E grazie ancora.- Risposi, scendendo dall'auto.
Bussai al citofono e, in un batti baleno, arrivò Mr. Pinguì con la solita auto aprendo il cancello per farmi entrare. Il tempo di voltarmi e Samantha già era scomparsa. Velocemente raggiunsi Mr. Pinguì che mi portò in villa.
Entrando nel salone, trovai Emma sdraiata con il capo sulle gambe di Tom, che le accarezzava amorevolmente i capelli, mentre parlavano.
Erano una coppia bellissima. Guardandoli, mi venne in mente un mito narrato nel Simposio di Platone che raccontava di un tempo lontanissimo dove gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non c'era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi sarà in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale, tornerà all'antica perfezione. Ecco, loro si erano trovati tra tanti. Erano la perfezione.
Tom si accorse della mia presenza e mi salutò con un caldo sorriso.
-Violetta! Sei a casa. Com'è andata la giornata?- mi chiese, poi.
Emma intanto si era ricomposta, sedendosi accanto al marito.
-Tutto bene, grazie- gli sorrisi.
-Come sono felice. Ti sei fatta qualche amico?- Mi chiese Emma, entusiasta.
-Si, ho conosciuto una ragazza a posto e qualche suo amico.-Risposi.
-Mi fa davvero piacere.- Riprese sorridendo.
-Bhè, allora io vado in camera.- Dissi voltandomi.
-Violetta, aspetta. Leon, non è con te?- mi chiese Tom preoccupato.
-No, a quanto ne so è andato dalla sua ragazza- risposi con fastidio, ricordandolo in macchina al fianco di quella.
-Da quando ha una ragazza?!- s'interrogò pensieroso. - Ah, un'altra cosa. Questo è per te.- Si alzò e mi porse un iphone 5 tra le mani.
-Wow, grazie. Non ne avevo mai avuto uno.- Gli dissi, continuando a guardarlo meravigliata.
-Con questo, potrai contattarci quando vorrai. Ho già registrato in rubrica il mio numero, quello di Emma, di Leon e di Rodrigo.- Mi sorrise.
- Grazie mille. Davvero, oggi ero disperata perché non sapevo come torn..- mi zittii si colpo. Cavolo, cavolo! Perché l'avevo detto?
-Violetta, mi stai dicendo che Leon ti ha lasciata fuori scuola, da sola?- disse Tom alterandosi.
-Noo, è che mi ero messa d'accordo con quella ragazza, e non la trovavo più! Quindi non sapevo come contattarla, ma fortunatamente l'ho rincontrata. - Dissi, salvando la situazione.
-Ok, fingerò di crederti.- Disse Tom, non molto convinto della mia spiegazione.
-È la verità! Bhè allora io vado. A dopo! - Velocemente, salendo la grande scala di marmo, arrivai nella mia stanza e mi chiusi la porta alle spalle. 
Esausta, buttai la borsa a terra ed andai a stendermi sul letto. Lì, iniziai a ripensare alle parole di Sam. Perché quei tre non erano più amici? E perché Stefan non voleva che la frequentassi? Cosa diamine era successo? Presi il cellulare e guardai quei quattro numeri nella mia rubrica e mi soffermai sul suo, quello di Leon. Non riuscivo a capire perché mi odiasse in quel modo, perché ce l'avesse così tanto con me. Sospirando posai il cellulare sul comodino e alzandomi dal letto, decisi di andare a rilassarmi nell'idromassaggio, dopodiché infilai il pigiama e scesi in salone. Lì, trovai Emma, vestita con un elegante abito
blu notte che si aggiustava i capelli, lasciati morbidi sulle spalle, allo specchio. 
-Violetta- Mi disse, accorgendosi della mia presenza.
-Ciao- le risposi.
-Ti piace?- mi chiese, indicando il vestito.
-Si, è molto bello.- Le risposi sincera.
-Sono felice che ti piaccia.- Mi sorrise. -Stasera, io e Tom usciamo per una cena di lavoro. Non avrei voluto lasciarti sola, in fondo sei arrivata solo ieri.- Disse dispiaciuta.
-No, non preoccuparti.- Risposi rincuorandola.
-Abbiamo provato a disdire, ma l'uomo con cui dobbiamo incontrarci non ne ha voluto sapere.- Spiegò.
-Davvero, non preoccuparti. So cavarmela da sola- risposi.
-Oh, ne sono certa- mi rispose sorridendo.
Poco dopo arrivò anche Tom, bellissimo nel suo completo grigio scuro. 
-Violetta-, mi salutò, - Penso che Emma già ti abbia avvisata. Mi spiace, ma non ho potuto rimandare. Questi uomini d'affari sono delle sanguisughe- mi disse, strappandomi un sorriso.
-Si, non preoccuparti.- Gli risposi.
- Bene, allora andiamo.- Riprese, l'uomo, avvicinandosi alla moglie e poggiandole una mano dietro la schiena.
-Si. Per quanto riguarda la vostra cena, a breve dovrebbe essere pronta. Clotilde, la nostra cuoca, starà preparando. - sorrise la donna.
-Certo, grazie- risposi.
-Una sola raccomandazione. Tu e Leon, per favore, non vi scannate.- Disse Tom.
-Non preoccuparti, la casa é grande. Magari non c'incontreremo proprio.- Dissi speranzosa.
-Ok, proverò a fidarmi.- Disse sospirando.
Detto questo, mi salutarono e, accompagnati da Mr. Pinguì, uscirono.
Stavo morendo di fame, così andai in sala da pranzo dove, fortunatamente, c'era una donna ad apparecchiare, bassina e grassottella, con capelli corti riccissimi, indossava un cappello da chef e un grembiule bianco, doveva essere Clotilde, la cuoca. Alzò lo sguardo su di me e mi sorrise.
-Salve, cara. Io sono Clotilde.- disse.
-Io, Violetta.- Risposi.
-Sarà affamata, venga è pronto.- Continuò la donna.
-Grazie.- Risposi. 
Andai a sedermi, mentre lei mi metteva il cibo nel piatto.
-Spero sarà di suo gradimento. Adesso se vuole scusarmi, andrei a chiamare il signorino Leon. -Disse congedandosi.
Iniziai a mangiare in silenzio, persa tra i miei pensieri, quando la sedia di fronte a me venne spostata da quella faccia tosta di Leon.
-A quanto pare, non hai 
ancora capito come ci si comporta.- Cominciò sedendosi.
-Di certo non posso aspettare i tuoi comodi, quando sto morendo di fame.- Gli risposi stizzita, portandomi la forchetta alla bocca.
-Dovresti imparare l'educazione.- Continuò, come se non avessi parlato.
Decisi di non rispondere, con lui era solo fiato sprecato. Finito di cenare, mi alzai da tavola ed uscii dalla sala, lasciando Leon solo.
Salii le scale e mi recai nella mia stanza per stendermi sul letto. Rimasi così a fissare il soffitto, continuando a pensare a Sam, Stefan e Leon.
Sentii dei passi lungo il corridoio e la porta della stanza di Leon chiudersi di botto. Così, decisi di alzarmi e bussare alla sua porta, dovevo chiederglielo.


Ero sul letto, intento a giocherellare con il cellulare, quando bussarono alla porta.
-Chi é?- dissi scocciato, continuando a giocare.
-L'uomo nero!- rispose Violetta, aprendo la porta e alzando gli occhi al cielo.
-Cosa vuoi?- le domandai, senza distogliere lo sguardo dallo schermo del telefono.
-Ti devo chiedere una cosa.- Disse, con un po' d'incertezza nella voce.
-Non possiamo rimandare? Sono arrivato all'ultimo livello, ho bisogno di concentrazione e tu, mi stai distraendo.- Dissi sgarbato, continuando a picchiettare con le dita sullo schermo.
-Mi scusi vostra altezza, non era mia intenzione.- Disse con tono sarcastico.
Improvvisamente mi ritrovai a stringere l'aria tra le mani, sconcertato la vidi con il mio telefono in mano.
-Stronza! Avevo quasi battuto il record!- Urlai, alzandomi dal letto.
-Oh, come mi dispiace! E adesso come dobbiamo fare?- Disse con ironia, accennando un sorriso sulle labbra e nascondendo il telefono dietro la schiena.
-Dammelo!- Dissi, avanzando verso di lei.
-Altrimenti?- mi sfidò, alzando un sopracciglio.
Senza perdere tempo la intrappolai tra le mie braccia, lei iniziò a muoversi come una forsennata, e provai a toglierle il telefono di mano. La presi in braccio, di peso, e la feci cadere sul mio letto di pancia e mi sedetti a cavalcioni sulla sua schiena, mentre lei continuava a dimenarsi. Riuscii a bloccarle le braccia dietro la schiena, riuscendole così, a prendere il cellulare di mano. Lentamente mi abbassai con il busto, fino a raggiungere il suo orecchio con le labbra.
-Hai visto? Non ti conviene fare tanto la spavalda, perderesti comunque.- Le sussurrai divertito.
-Sei un idiota, mi stai facendo male! Non sei un peso piuma!- urlò, ricominciando a dimenarsi.
Ridendo mi alzai in piedi, permettendole, così, di fare lo stesso. Velocemente si alzò dal mio letto e, con le mani, spostò i capelli che le erano caduti sul viso.
-Adesso, cortesemente, vuoi tornartene in camera tua?- domandai esasperato.
-No, devi rispondere ad alcune domande.- Mi disse decisa.
- E va bene, chiedi!- Sospirai, ributtandomi sul letto.
- Perché non devo frequentare Sam?- chiese di getto.
- È una persona poco affidabile. Ma come ti ho già detto a me non interessa, è Stefan che è preoccupato.- Dissi con un moto d'irritazione. 
- Si, però in qualche modo mi hai avvisata. Questo vuol dire che non è solo Stefan ad esserlo.- continuò sorridendo con sfida.
- Ma quali film ti stai facendo? Senti, sono già abbastanza incazzato perché a causa tua ho litigato con il mio migliore amico, quindi smettila e tornatene in camera tua!- le risposi irritato, riprendendo a guardare il telefono.
- No, non mi hai ancora risposto.- Disse sedendosi sul letto e togliendomi nuovamente il telefono dalle mani. 
Ok, mi stavo iniziando, davvero, ad irritare.
- Ridammi quel telefono.- Dissi arrabbiato.
- Rispondimi.- Riprese.
Stanco, sospirai e la guardai negli occhi.
-Sono cose che non ti riguardano! Smettila di fare la ficcanaso. Adesso vattene, e ridammi il cellulare.- Urlai infuriato.
- Ok, calmati. Me ne vado.- Mi ridiede il cellulare e dopo essersi alzata dal letto, uscì dalla mia stanza, lasciandomi con un dolore di perdita, che mi lacerava il petto.
Samantha.
La nostra era una di quelle amicizie volute dal destino. Come con Stefan ci conoscevamo fin da bambini, eravamo inseparabili. Ci comportavamo come dei fratelli. Li amavo entrambi a tal punto, che avrei dato la vita per loro. Erano la cosa più preziosa che avevo.

Avevamo sette anni, il cielo era azzurro, e i raggi caldi del sole battevano sulla nostra pelle delicata. In un parco giochi, io e Stefan, facevamo dei tiri ad un piccolo canestro per bambini, mentre Elena giocava sull'altalena. 
Stanca di stare da sola, venne presso il canestro. 
-Posso fare un tiro anch'io?- chiese d'un tratto, stropicciandosi il vestitino a fiorellini.
-No, non puoi.- Gli risposi, abbracciando la palla.
-Sei cattivo! Stef, posso?- Chiese rivolgendosi al mio amico, guardandolo speranzosa.
-No, sei una femmina, non sei capace. Vai a giocare con le barbie.- Rispose Stef, prendendola in giro.
-Siete due antipatici!- Esordì facendogli la linguaccia, per poi incrociare le braccia e gonfiare le guance.
Ignorandola, continuammo a giocare a basket.
-Mi fate provare?- Chiese nuovamente, guardando per terra.
-Ti abbiamo detto di no!- Le urlai, lanciando la palla a Stefan.
Velocemente i suoi occhi si fecero lucidi e il suo labbro inferiore cominciò a tremare, poi scoppio in un pianto disperato.
-Uffa! L'hai fatta piangere, e adesso chi la ferma più.- Si lamentò Stefan, tappandosi le orecchie e lasciando rotolare la palla a terra.
-Vedi? Sei una femminuccia! Come pretendi di poter giocare con noi, se piangi per ogni cosa?- La ripresi, chinandomi a prendere la palla da terra.
Improvvisamente si zittì e si strofinò gli occhi con le mani, per asciugare le lacrime.
-Ho smesso di piangere, adesso posso giocare?- Chiese sorridente, con ancora gli occhi gonfi dal pianto.
-No.- Le risposi esasperato, lanciando la palla nel canestro.
-Ok, allora tratterrò il fiato fino a scoppiare!- Disse incrociando le braccia per poi prendere aria e trattenere il fiato.
-Sam, non fare la bambina.-Dissi, guardandola severo.
Non rispondeva, ma continuava a trattenere il fiato, guardandoci con aria di sfida.
-Ok, scoppia.- Le rispose Stefan, fregandosene, rilanciando la palla nel canestro.
Io continuavo a guardarla, stava diventando viola.
-Stef! - lo richiamai, indicandola preoccupato.
Lui la guardò allarmato e prese la palla per poi lanciargliela. Lei, la prese al volo e tornò a respirare.
-Sei una stupida bimba capricciosa! Non fare mai più una cosa del genere.- Disse Stefan.
Io, le corsi vicino per vedere come stava.
-Tutto bene?- le chiesi preoccupato.
-Si, adesso si.- Mi rispose con respiro pesante, indicandomi, trionfante, la palla.
Di getto l'abbracciai e lei ricambiò, lasciando cadere la palla.
-Sei una stupida.- Le dissi.
-Voi non mi facevate giocare.- Disse imbronciata.
-Smettetela con queste effusioni, mi fate venire il voltastomaco. Stupida, vuoi tirare si o no?- Intervenne, Stefan, irritato.
Sciogliemmo l'abbraccio e gli scoppiammo a ridere in faccia.
-Che gelosone che sei!- Disse Sam, correndo ad abbracciarlo.
-Ehi, lasciami!- Si lamentò lui,
arrossendo. 
Io scoppiai a ridere e, dopo che Sam sciolse l'abbraccio, si unirono entrambi alla mia ilarità.


Basta! Il passato è passato. Perché sto ricominciando a pensare a queste cose? Tutta colpa di quella pezzente!
Con ancora il cellulare in mano, mi decisi a scrivere un messaggio a Stef:
"Stefan, scusami per oggi. Non avrei dovuto parlarti in quel modo. Lo sai, per me sei come un fratello, già abbiamo perso Lei."
Inviato.
Dopo qualche secondo arrivò la risposta.
Stefan: "Lei è diversa, è cambiata, ma noi siamo sempre noi. Fratelli fino alla fine."
Letto il messaggio, posai il cellulare sul comodino ed andai in bagno a fare una doccia. Mentre l'acqua s'infrangeva sul mio corpo, ero arrivato alla conclusione che quel dolore era ancora lì. Avevo chiarito con Stefan, ma niente, non sembrava volersene andare. Sam mi mancava da morire, ma quello che aveva fatto era troppo difficile da dimenticare. Ripensai a quel giorno e le lacrime iniziarono a sgorgarmi dagli occhi, confondendosi con il getto d'acqua della doccia. 
Il mattino dopo, mi recai in sala da pranzo, per fare colazione. I due adulti e la pezzente erano già lì.
-Giorno.- Dissi con voce assonnata.
-Buongiorno- risposero i tre in coro.
Mi sedetti sulla sedia, ed iniziai a spalmare la nutella su una fetta biscottata per poi addentarla.
-Com'é andata la cena?- Chiesi, curioso, a mio padre.
-Tutto bene, i giapponesi hanno firmato il contratto. - Disse spiccio.
Odiava parlare di lavoro con me. Era da sempre così. Lui era un architetto e un giorno mi sarebbe piaciuto prendere la sua strada, ma lui non era della stessa opinione.
-Ok. Comunque stasera non torno, vado da Stefan. C'é la festa di James.- lo avvertii. 
-Ok, non fare stupidaggini.- Rispose severo.
-Non preoccuparti.- Dissi.
Finito, mi alzai da tavola e li salutai. Violetta mi venne dietro.
-Andiamo?- Mi chiese.
-Sei una piaga!- le dissi, voltandomi verso di lei.
-Quanto sei noioso!- rispose neutra.
Alzai gli occhi al cielo ed uscii di casa, c'era Stefan, come ogni mattina, ad aspettarci appoggiato alla sua decappottabile nera.
-Stef!- Dissi andandogli incontro e dandogli una pacca sulla spalla. Lui mi sorrise contento.
-Mi sono persa qualcosa?- chiese l'impicciona.
-No, niente! Smettila di ficcanasare.- Le risposi stizzito.
-Che palle che sei!- rispose lei, mentre Stefan rideva.
Saliti in macchina iniziai a scherzare con il mio amico, ignorando completamente Violetta. Arrivati a scuola, andammo verso i nostri amici, mentre lei si diresse verso Samantha.
-Le hai parlato?- chiese, improvvisamente, il mio amico.
-Si, ma a quanto pare non le interessa.- Risposi scrollando le spalle.
Lui sospirò senza rispondere e raggiungemmo gli altri. Ashley subito mi si buttò al collo, riempiendomi di baci.
-Ciao amore.- cinguettò.
-Ciao Ash.- Le risposi sovrappensiero.
Dopo poco, suonò la campanella e ognuno si recò nella propria classe. Una volta entrato, vidi Violetta e Sam ridere come delle matte.. Dovevo ammettere che stavo davvero invidiando quella pezzente, rideva e scherzava con la mia migliore amica, cosa che oramai, io, non potevo più fare.
Con Stef presi posto davanti a loro e le sentii parlare della festa di James.
-Allora, stasera vieni? Non hai più la scusa del non avere l'invito, James ti ha invitata!- chiese Sam all'orfanella.
-Si, hai ragione. Ma non so, devo pensarci.- Rispose lei.
Nervoso mi girai dietro e guardai Violetta dritto negli occhi.
-Si, brava. Pensaci, non ti voglio vedere anche alle feste dei miei amici.- Dissi con astio.
-Sam, ci ho pensato. Verrò!- Disse sfidandomi con lo sguardo.
-Non farmi incazzare, piccola pezzente- Sputai irritato.
-Ritira subito quello che hai detto.- Intervenne Sam.
Al suono della sua voce mi voltai verso di lei e la guardai negli occhi. Da quanto non ci rivolgevamo la parola? Ecco che quel dolore di perdita, tornò prepotente a lacerarmi il cuore.
-Tu non mi dici cosa fare, traditrice.- Sputai trai i denti.
-Leon, adesso basta.- Intervenne Stefan, mettendomi una mano sulla spalla.
A quelle parole, voltai le spalle alle due ragazze, arrabbiato come non mai. Poco dopo entrò il prof di matematica che iniziò a spiegare formule su formule a cui non prestavo attenzione, ancora turbato da quel dolore al petto.
Verso sera, finiti lezioni e allenamenti, andai con Stefan verso il parcheggio.
-Violetta?- mi chiese.
-Penso la verrà a prendere Rodrigo, su andiamo.- Dissi salendo in macchina.
-Ok- Rispose, salendo anche lui.
Dopo aver acceso il motore, ingranò la prima e partì verso casa sua. Per tutto il viaggio rimanemmo in silenzio, persino la radio, che tenevamo sempre accesa a tutto volume era silenziosa. Entrambi eravamo persi nei nostri pensieri, e sicuramente, anche i suoi, erano rivolti a Sam.
Arrivati a casa, salimmo in camera sua. Patrick e Ginger, i suoi genitori, erano in vacanza a Porto Rico. 
Velocemente mi buttai sul suo letto e presi il cellulare in mano, c'era un messaggio di Ashley, lo chiusi per poi posarlo sul comodino, non mi andava di risponderle.
Stef si era seduto sul bordo del letto, con la testa tra le mani. 
-Stef, a cosa stai pensando?- Gli chiesi, conoscendo già la risposta.
-Sempre la stessa cosa, Leon. Per quanto voglia, non riesco a togliermela dalla testa.- Mi disse esasperato, stringendosi i capelli tra le dita.
- Lo so, anche a me manca. Ma non possiamo farci nulla, è andata così.- Dissi, con tono amaro.
- Si, lo so Leon. Ma io la amo. Lo sai, la amo da sempre. Non riesco a perdonarla per quello che ha fatto. Ma sono passati due anni, e il mio cuore non ne vuole sapere di cancellarla.- Disse con la voce incrinata dal pianto.
-Stefan..- 
Mi alzai a sedere avvicinandomi a lui, poggiai una mano sulla sua spalla cercando di tranquillizzarlo.
-Lo so come ti senti, ferito. Anch'io la amo, come una sorella. Ero finalmente riuscito a non sentire più quel vuoto nel petto, ma mi si è ripresentato, a causa di quella stupida di Violetta che ci ha fatto amicizia. Io, Leon Vargas, sono geloso di lei. Le può stare vicino, parlarle, scherzarci, come se niente fosse.- Dissi, con voce strozzata e gli occhi che mi pizzicavano.
- Io questo vuoto, non l'ho mai sentito colmarsi. È sempre lì, anche quando sembro divertirmi ed essere felice. Quel vuoto è persistente.- Disse tutto d'un fiato.
- La Sam che conoscevamo non esiste più. Quella bambina dagli occhi ed il sorriso più dolci del mondo è scomparsa. Lei è un'altra persona adesso.- Gli risposi guardando fisso dinnanzi a me.
Quella ragazza non era più la nostra Sam, prima ce ne facevamo una ragione, prima l'avremmo dimenticata.



Nota autrice:
Saaalve a tutti! 
Scusatemi per l'immenso ritardo nell'aggiornare, ma la scuola sta assorbendo tutto il mio tempo.. Quando arrivano queste vacanze?  
Ma vabbè, non voglio annoiarvi con i miei problemi.
Parliamo del capitolo *-*
Violetta si sta ancora domandando il perché dovrebbe stare lontano da Sam. L'unica cosa che riesce a scoprire é che, lei e i due bei maschioni, erano amici d'infanzia. Ma cos'é successo di così grave da rovinare la loro amicizia?
Non contenta va da Leon a chiedere spiegazioni, ma niente. Leon la caccia in malo modo. 
Non riesce a capacitarsi del perché Leon ce l'abbia così tanto con lei, domanda che anche noi ci poniamo..
Intanto Leon ricomincia a stare male per Sam, ha un flashback (a mio parere cucciolosissimo *-*), e decide di mettere l'orgoglio da parte per non perdere anche Stefan.
Inizia a detestare ancora di più, Violetta, perché amica di Sam.
Inoltre, scopriamo una cosa bellissima e tristissima allo stesso tempo, l'amore di Stefan per Sam (Che cuore *--*).
Ma la domanda rimane ancora e sempre la stessa, qual'è la ragione della fine della loro amicizia? Cosa avrà fatto Sam, di così grave?
E che dire della coppia Tom ed Emma? Rasentano la perfezione *--*
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Grazie a tutti per le splendide recensioni *--*
E anche a tutti coloro che hanno inserito la storia tra i preferiti, ricordate o seguite.
Alla prossima, un Bacio :*
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Violetta / Vai alla pagina dell'autore: Francesca_3107