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Autore: Lapam8842    15/12/2013    4 recensioni
AU: Tutti umani
Elena e Damon si incontrano su un aereo diretto in Canada. Entrambi hanno scheletri nell'armadio, sentimenti nascosti e un passato troppo livido. Riusciranno a tornare ad amare?
Dal testo:
«Una tenda e un sacco a pelo?» il ragazzo cercò di trattenere le risate, per rispetto delle idee della giovane donna che aveva accanto, e si scoprì particolarmente stupito del clima piacevole che si stava creando, con quella sconosciuta.
«Rida, rida pure. –lo ammonì la bruna- Mi prenderò un anno sabbatico. Niente lavoro, niente famiglia e niente amore.» Diceva questo contando con le dita, in modo autorevole.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Damon Elena

 

 

5.  Il passato, a volte, ritorna.

 

Non pensare di poter dimenticare chi hai amato veramente, chi è stato respinto dal tuo cuore è un’utopia credere di poterlo fare. Lo potrai “odiare”, rimpiangere, disprezzare ma farà sempre parte di una “fotografia esterna” del tuo cuore nel bene e nel male. Si dimenticano solo le persone che non contano.

Silvia Stremiz

 

 

»Rick?«

«Alaric?»

Elena e Damon guardano l’intruso con uno sguardo corrucciato per poi scambiarsi un’occhiata reciproca. Come facevano a sapere chi fosse?

«Come fai a conoscere Rick?» chiese Damon, senza perdere il contatto visivo con la bruna.

«E’ il ragazzo di mia zia Jenna.» spiegò la giovane confusa ed incerta.

Damon spalancò gli occhi e restò basito, come se tale rivelazione l’avesse ammutolito.

«Elena, che ci fai in compagnia di Damon?» fu il turno di Alaric, allarmato di saperla con il suo migliore amico.

«Alaric, lei è quell’Elena?» li interruppe il moro, ripresosi dallo shock.

L’uomo mosse impercettibilmente la testa ed Elena guardò dubbiosa i due ragazzi. L’unica a non capire, esclusa dalla conversazione, era evidentemente lei.

«Ehi, io sono qui! Proprio davanti a voi. –Puntò il dito verso Damon e scoppiò altera- Tu mi hai baciato poco fa e non sembrava che la cosa ti dispiacesse. Cosa significa il tono che hai usato? Sembri disgustato da me.» La giovane voleva capire cosa stavano cercando di dire gli occhi di Damon. Lesse dispiacere, paura e scompiglio. Perché il moro doveva provare tali emozioni? Avevano appena condiviso un bacio fantastico ed emozionante, che l’aveva lasciata senza fiato e l’aveva destabilizzata e ora lui la fissava come se fosse un fantasma.

Damon le si avvicinò e le mise le mani sul volto: «Tu mi piaci, Elena. – Le diede un bacio sulla fronte e poi si allontanò, lasciando il cuore della ragazza in tumulto. -Mi chiamo Damon Salvatore, Elena.» sospirò affranto.

La bruna continuava a non capire e non era per niente interessata al cognome di Damon. Non era rilevante in quel preciso momento. Lei avrebbe voluto sapere se, anche lui, avesse provato le sue stesse emozioni. Se anche lui era rimasto frastornato e piacevolmente colpito dal loro bacio. Le loro labbra si erano magicamente incontrate ed Elena aveva sentito i brividi percorrerle tutta la spina dorsale, nonché un formicolio al basso ventre seguito da una sensazione di benessere e calore all’altezza del cuore. Non aveva mai provato tali emozioni ma si era sentita confortata. Per la prima volta in vita sua, credeva di aver fatto qualcosa di giusto. Suo padre le aveva detto di fare tutto ciò che l’avrebbe resa felice. Lei agendo d’istinto si era sentita viva, ma ora sentiva salire la tensione per via dello sguardo che Damon le riservava.

Il moro, senza conoscere i pensieri di Elena, continuò: «Mio fratello è Stefan Salvatore.»

Sembrava, quasi, che un pugno le fosse arrivato dritto in pancia. Elena spalancò la bocca sorpresa. Il suo Stefan non aveva fratelli, ne era certa. Il padre era avvocato e aveva perso la madre in un incidente, ma era certa che Stefan non avesse mai nominato un fratello.

Elena cercò di parlare ma le parole rimasero incastrate in gola, con il nodo che si stava formando. Damon era il fratello del suo Stefan. Lei stava trascorrendo delle giornate con il fratello del suo ex? Stefan non le aveva mai raccontato la verità? Bonnie le aveva fatto un favore andando a letto con lui, mascherandolo? Aveva buttato nel cesso un’amicizia per una persona che le aveva sempre mentito? Lei stava male per una persona che non le aveva mai rivelato di avere un fratello? Lei si era sentita sbagliata, si era sentita piccola, inutile, frigida, poco passionale, quando il problema era sempre stato Stefan? Avevano condiviso tre anni di vita, d’amore, di amicizia, comprensione e fiducia, per niente? Lei che, pur di distogliere, dimenticare, la vista delle gambe di Stefan incastrate a quelle di Bonnie, con un moto di passione animalesca, aveva cambiato stato, non era quella sbagliata?!

Lei aveva rinunciato a tutto per una menzogna. Il suo rapporto con Stefan non era reale. Era frutto di falsità. Non c’era mai stato amore. Lui non l’aveva mai amata. Non le aveva dato le giuste attenzione. Lei si era annientata per lui, ma lui non era stato sincero fin dall’inizio. L’aveva solamente presa in giro.

Il loro amore era malato e tormentato? Lei che aveva sempre visto l’arcobaleno ed il cielo sereno con Stefan, ora si sentiva sciocca. Sciocca da non aver mai capito che era solo un passatempo per il ragazzo. Si rese conto che lei, aveva coinvolto Stefan nella sua vita, fin da subito. L’aveva fatto conoscere ai suoi amici e alla sua famiglia. Lui non l’aveva mai invitata a casa sua, non avevano mai passato le vacanze del ringraziamento a casa di lui, ne un compleanno in compagnia della sua famiglia. Come aveva fatto a non pensarci prima? Perché era stata così ingenua? Perché l’aveva amato così tanto? Stefan era il suo primo amore. L’unico che le aveva fatto sentire le farfalle nello stomaco e quella sensazione di primavera eterna. L’unico che, con un suo abbraccio, la riscaldava e faceva nascere l’estate dentro di sé. Come aveva potuto farle questo? Come aveva potuto mancarle di rispetto in quel modo? Era riuscito ad ingannarla, guardandola negli occhi. Le aveva detto:”Ti amo” la notte del loro primo anniversario. Le aveva sussurrato “Ti amo” posando i suoi occhi verdi su quelli di lei, l’aveva baciata con una passione nuova, un desiderio infuocato e con una dolcezza infinita. Come si fa ad approfittarsi della buona fede delle persone, persone talmente pure che non scorgono il male neanche quando l’hanno vicino? Come si può abusare delle debolezze altrui, senza sentirsi morire dentro?

 

Elena si accasciò a terra, stremata e sconvolta dalla semplice frase di Damon. Le lacrime le erano uscite a fiotti, inondandole il volto. Damon si precipitò su di lei e la sollevò di peso, portandola in braccio verso il letto della sua camera da letto. Le accarezzò la testa, spostandole dietro le orecchie i capelli e le sussurrò parole di conforto, facendole sentire tutto il calore che poteva offrirle.

Se Stefan fosse stato lì, in quel momento, l’avrebbe preso a pugni in pancia. Elena non meritava di soffrire come stava facendo. Stefan era solo un coglione come suo padre.

 

***

 

«Come sta?» domandò Alaric, dopo che Damon fu entrato in cucina, allungandogli un bicchiere di bourbon. Sapeva che aveva bisogno di rilassarsi e di sfogarsi. Lo capiva nel leggere agitazione e rabbia all’interno dei suoi occhi azzurri.

«Si è addormentata.» rispose dopo aver bevuto l’intero contenuto del bicchiere.

«Come vi siete incontrati, Damon?» chiese il biondo, osservando il liquido ambrato senza alzare lo sguardo sul moro.

«Stesso volo, stesso imbarco, stessi posti, stesso paese… vuoi che prosegua?» affermò con una punta di acidità nella voce, contraendo la mascella.

Alaric sospirò pesantemente: «Stefan le ha fatto molto male. Non fargliene anche tu.»

Damon si alzò, facendo sbattere la sedia sul pavimento: «Perché io sono il fratello cattivo e lui è quello buono? Hai visto come ha conciato Elena? Io non le farò del male. Io le starò accanto e l’aiuterò a star bene. Perché quello che le è stato accanto e che è riuscito a farla sorridere sono stato io, non lui!»

«Cercate di non scottarvi.» Se avesse saputo che la ragazza in compagnia di Damon fosse stata un’altra, non li avrebbe disturbati e sarebbe andato a dormire in un albergo, ma la giovane in compagnia di Damon assomigliava molto alla sua “nipote”.  Alaric aveva visto lo sguardo dei due giovani. I loro occhi si erano cercati, scontrati ed incendiati. Aveva assistito alla scena con i suoi occhi e si era sentito un grande intruso. Percepiva la loro intesa e la loro chimica. Era raro veder nascere un sorriso vero sul viso di Damon ed era certo di averlo visto.

«Perché sei arrivato in anticipo, Rick?»

Damon e Alaric avevano pochi anni di diversità. Si erano conosciuti al corso di scrittura creativa a New York. Avevano legato fin da subito. Damon amava frequentare bar e divertirsi. Rick usciva da poco da una relazione troppo seria, finita male. Si erano impegnati a scrivere un libro insieme, ma Alaric aveva capito che Damon era il vero scrittore e si era offerto di essere il suo agente nonché correttore di bozze, amico di sbronze e compagno di sventure. Erano sempre stati in sintonia. Grazie a Rose erano ancor più uniti, fratelli quasi. La morte della ragazza aveva lasciato ad entrambi un grosso vuoto all’interno del cuore.

«Damon, devi scrivere quel dannato libro. Non so più cosa inventarmi per tenere la casa editrice buona.»

«Rick, metti fretta a quel cazzone di Klaus con le illustrazioni! Lui è più in ritardo di me.»

«Oh, andiamo. Non siamo all’asilo. Mi serve la bozza del libro e mi serve subito!»

«Sai benissimo che non ho niente di pronto. Sono bloccato. Ogni volta che guardo la pagina bianca, vedo il volto di Rose. Vedo il suo corpo sbattere violentemente, come se fosse preda di un attacco epilettico.»

Alaric sapeva che Damon si addossava colpe che non aveva. Sapeva quanto l’aveva cambiato quella tragedia. Rose era stata l’unica ragazza a riuscire a domarlo. Erano una coppia di pazzi. Alaric adorava Rose, perché grazie a lei, Damon era tornato a sorridere. Il biondo si avvicinò a Damon e gli sfiorò le spalle: «Non puoi darti la colpa anche per quello. Tu non potevi fare niente, come non potevi far niente allora. Il destino decide per noi.»

«Cazzate. Il destino non esiste.» sputò alterato il moro, scostandosi dal suo migliore amico, nonché agente.

«Se il destino non esiste, perché tu ed Elena vi siete incontrati? Avevi mille possibilità per incontrare una ragazza qualunque, eppure hai incontrato Elena. Riflettici Damon. Io vado a dormire nella mia stanza. Buonanotte.»

Un’altra tremenda verità. Fanculo Rick e fanculo al destino.

 

***

 

«Posso offrirti da bere?» Damon si avvicinò al bancone del bar che era solito frequentare con Rick e Klaus, i suoi due più cari amici.

«Non è aria.» rispose la ragazza con un taglio scalato portato a mezza lunghezza.

«Io sono Damon.» si presentò il moro, fingendo di non aver sentito la giovane che stava cercando di cacciarlo.

«Bene Damon, allora alzati da quello sgabello e stammi alla larga.» l’intimò svuotando il bicchiere d’un fiato.

«Che ne dici se facessimo a gara? Se tu bevi più tequila di me, allora me ne andrò, altrimenti resterò qui con te, finché non avrò ottenuto quello che voglio.»

«Oh, andiamo. Vattene.» protestò disgustata e stufa la ragazza.

«Hai paura.» Damon sorrise soddisfatto. La giovane aveva abboccato alla sua trappola: la sfidò guardandola dritta negli occhi.

«Va bene. Adesso ti faccio vedere chi ha paura. Non dire che non ti avevo avvisato.- lo avvertì, con un tono di voce più acuto e scorbutico. – E per la cronaca, io non bevo tequila. Bourbon.»

Damon richiamò il barista e ordinò. Ci vollerò dieci bicchierini prima di far cedere le barriere della ragazza. Aveva scoperto che si chiamava Rose ed era certo che se fossero arrivati a quota venti, l’avrebbe riaccompagnata a casa, dove avrebbero potuto passare il tempo in maniera più divertente.

«Io vado a fumare.» Rose si alzò dallo sgabello e si avviò alla porta del locale. Damon la seguì e si sfilò il giubbino di pelle, mettendoglielo sulle spalle.

«Che stai facendo?» Rose protestò decisa e schifata dalla gentilezza del moro.

«Sei uscita senza giubbino. Avrai freddo.»

«Non hai bisogno di essere carino con me per portarmi a letto. Io non voglio un gentiluomo. Voglio un uomo che mi scaldi qui –Rose sospinse la mano di Damon nella sua intimità e il ragazzo la ritrasse. – Non era quello che volevi? Mi hai offerto da bere solo per ottenere la mia vagina e sfogare i tuoi bisogni animaleschi. Prendimi qui e facciamola finita. Sazia le tue voglie e vattene.»

«Vieni con me.» Il moro le afferrò un braccio e la trascinò al parcheggio. Rose non protestò e lo lasciò fare. Una volta raggiunta la macchina, la ragazza si sfilò la maglia e mostrò il suo piccolo seno. I capezzoli stavano diventando turgidi per il freddo ma Rose proseguì incurante della strada, dei lampioni e di chi poteva assistere al suo spettacolo, e cercò di slacciare il bottone dei jeans. Damon la spinse in auto e l’obbligò a rivestirsi mentre lei, si accasciò sopra la parte bassa dei pantaloni del ragazzo e cominciò a provocare piacere al giovane, torturandolo con la bocca e la lingua. Il moro la lasciò fare e poco dopo esplose in un orgasmo violento.

 

Damon si era ritrovato a ripensare al suo primo incontro con Rose. Era strano come si fosse evoluto il loro rapporto. Entrambi non volevano legami eppure si erano ritrovati affiatati ed inseparabili. Rose era diventata, col tempo, la sua più cara amica e la persona di cui si fidava maggiormente. Non erano una normale coppia, non stavano a casa a guardare la televisione e non uscivano a cena in ristoranti “in”. Sapevano di avere un legame tutto loro e per questo unico e speciale. Rose gli aveva chiesto di far pace con Stefan e di tornare a parlare con il padre: erano la sua famiglia. Erano il suo brodo primordiale e lui ne aveva bisogno. Damon però, fu deluso dall’unica persona di cui si fidava ciecamente. L’aveva persa. Lei non ci sarebbe più stata.

«Fanculo Rose. Fanculo Rick. Fanculo destino.»

 

***

 

Il cellulare suonò all’impazzata ma Elena non ne voleva sapere di rispondere. Il nome di Caroline lampeggiava ad intermittenza sul display, ma lei non voleva esserci per nessuno, tanto meno per una chiacchierona come la bionda. Alla fine decise di premere il tasto verde, estenuata dal rumore di quella stupida suoneria personalizzata.

«Ma dove sei finita?» sbottò agitata la ragazza dall’altra parte della cornetta, con un tono di voce arzillo e pimpante, come solo il suo poteva essere alle 7 del sabato mattina.

«Stavo dormendo.» rispose sbuffando la mora.

«Si, l’avevo intuito. Volevo dire in che campeggio sei?» Il tono di voce si fece più alto ed Elena avrebbe voluto ricordare all’amica di non essere sorda ma se avesse fatto questo passo falso, Caroline avrebbe trillato ancor più forte, disturbando il suo risveglio.

«Mi trovo a Westmount.»

«E come si fa ad arrivare lì? Cioè, posso prendere un taxi?»

«Caroline, che diavolo stai dicendo?» domandò confusa la bruna, alzandosi di scatto dal letto.

«Elena, io voglio esserci per te.»

«Caroline, sono le 7 del mattino. Il mio cervello non è ancora in grado di capirti a quest’ora.»

«Sono a Montreal, ok?! Adesso dimmi come arrivare da te.»

 

***

 

Damon andò ad aprire la porta, con indosso un paio di pantaloni blu. Non era sveglio da molto e stava per mettere il caffè nella moka.

«Elena è qui?» chiese la bionda con fare impaziente e cercando di alzare le punte dei piedi per sbirciare dietro il ragazzo. Damon chiuse maggiormente la porta e le sorrise in maniera finta:«E tu chi sei?»

Caroline cercò di spingerlo per farsi un varco ed entrare in casa ma non ci riuscì. Damon era più muscoloso di lei. «Che cos’hai fatto ad Elena? Lei è vulnerabile in questo momento e sicuramente non vuole avere bambini da un tizio come te! Copriti un po’.» sbottò inacidita ed esasperata.

«Vedo che hai fatto la conoscenza di Caroline.» Elena era appena scesa dalle scale e stava assistendo alla scena divertita.

«Oh Elena, stai bene? Avevo così paura che ti fosse successo qualcosa.» La bionda entrò in casa senza fatica perché Damon era rimasto incantato dalla vista della bruna. Si riprese subito però e andò in cucina: «Elena avresti dovuto dirmi di avere amiche psicopatiche. Non ti avrei mai ospitato.» La bruna scoppiò a ridere allegra mentre Caroline fece la linguaccia al ragazzo.

La bionda afferrò il braccio di Elena, che si stava dirigendo in cucina e la fermò: «Vedo che ti sei consolata in fretta.»

Elena la fulminò con lo sguardo:«Caroline, so che io e Stefan eravamo la coppia perfetta per te, ma ho scoperto che non è mai stato così. Tutto era un enorme menzogna.»

Caroline spalancò la bocca sorpresa ma si riprese in fretta:«Che ti ha fatto quel ragazzo?» chiese indicando Damon, ancora privo di maglietta e affrettando a distogliere lo sguardo dai suoi pettorali. I suoi muscoli erano scolpiti e definiti, ecco qual’era il problema. Damon era troppo bello ed offuscava la mente della sua amica.

«E’ il fratello di Stefan.» bisbigliò risvegliando Caroline dai suoi pensieri.

La bionda guardò prima l’amica e poi il moro:«Impossibile. Stefan non è così bello e tenebroso.»

«Non farti sentire da lui. E’ già pieno di sé.» Alaric si era intromesso nella conversazione senza volerlo.

Elena gli regalò un sorriso e si avviarono tutti insieme in cucina, apprestandosi a far colazione.

Damon aveva preparato le uova alla Benedict, il caffè e la spremuta d’arancia.

«Mi sei mancato Damon.» affermò Alaric annusando l’aria e fregandosi le mani con soddisfazione.

«Solo perché Jenna non cucina come me.» rispose alzando le sopracciglia il moro.

«Io sono vegetariana.» protestò Caroline, beccandosi una gomitata da parte di Elena. La bionda era onnivora e il cibo spazzatura era il suo preferito. Elena non capiva perché Caroline volesse risultare antipatica, quando non lo era.

«Ok, questo è tuo.» Damon le allungò un toast francese farcito con marmellata di mirtilli e crema di formaggio.

Caroline sorrise, si mise a sedere e mangiò in silenzio.

Elena si avvicinò al moro e chiese delucidazioni sulle uova.

Gli occhi di Damon si illuminarono e cominciò il racconto: «L’origine di questo piatto è divertente e anche controversa. Si narra che un’agente di cambio, ma a detta di tutti, un donnaiolo elegante e distinto – Caroline lo interruppe soffiando a denti stretti un “come te” a cui Damon non badò- ordinò due uova in camicia, del pane tostato, del bacon canadese e un po’ di salsa olandese. Una volta ricevuta al tavolo l’ordinazione, fu lui stesso a comporre il piatto.»

«E perché questo ha i muffin?» chiese Elena, notando delle incongruenze con la storia del moro.

«Perché l’allora maitre del ristorante decise di sostituire il pane tostato con i muffin e il bacon con il prosciutto arrosto.»

«Amo Jenna ma amo la tua cucina, Damon.» li interruppe Alaric con la bocca piena.

«Ehi, stai sempre parlando di mia zia.» si lamentò Elena ma con il sorriso sulle labbra.

Damon intervenne facendo ridere tutti quanti –Caroline compresa-:«Rick sono tutto tuo. Sposa me.»

«Mi piacerebbe ma Jenna è favolosa. E tu sei troppo rompi scatole.»

«Qui di rompiscatole ne vedo uno solo. Chi è venuto a Westmount per minacciarmi?» Elena e Caroline si lanciarono un’occhiata preoccupata ed ansiosa mentre Alaric scoppiò a ridere.

«Damon è mio lavoro.»

Le ragazze continuarono a guardarsi cercando di capire se una delle due avesse colto indizi fondamentali sul lavoro di Alaric o di Damon.

«Rick è il mio agente. Io scrivo libri.» Il moro si era accorto degli sguardi delle due giovani e spiegò il loro legame professionale.

«Tu scrivi libri? Non ho mai letto di un Damon Salvatore.» proruppe inacidita Caroline.

«Forse perché scrive con uno pseudonimo.» constatò Rick, stufo delle domande stupide dell’amica di Elena.

«Che genere di libri scrivi?» postulò la bruna incuriosita ed affascinata da quella passione che coinvolgeva anche lei. Lei amava scrivere poesie e racconti brevi. Non aveva mai pubblicato nulla perché non si riteneva abbastanza brava.

«Romantici.» chiarì il moro, abbassando lo sguardo. Elena rimase sorpresa dalla risposta. Si aspettava di tutto: dai libri erotici ai romanzi storici, ma mai avrebbe pensato a letture romantiche.

«Lo sapevo. Tutta quella bellezza sprecata. -sbuffò Caroline spazientita. In pochi secondi si trovò sei occhi puntati addosso e trasalì- E’ chiaro che è gay.»

Elena, Damon e Alaric scoppiarono a ridere. Elena aveva provato l’eterosessualità di Damon. Alaric aveva sempre visto il moro con una ragazza nuova ogni fine settimana –esclusa Rose-.

«Tu perché ridi? Hai favorito?» domandò la bionda più per mettere in imbarazzo l’amica che per vero interesse.

«E a te che importa?» protestò Damon appoggiando un braccio sulle spalle di Elena ed avvicinandola a sè. Sembrava che il ragazzo volesse proteggere la bruna da qualsiasi pericolo, anche se in quel caso si chiamava Caroline ed era un tornado biondo. Stefan non si era mai comportato così con Elena.

 

***

 

Elena bussò alla porta dell’aula. Era in ritardo di quindici minuti per colpa della segretaria, che fingeva di non capire la sua iscrizione al corso di scrittura creativa.

«Un’altra ritardataria.» constatò il professor Tanner, scocciato di essere interrotto un’altra volta.

«Mi scusi professore, non capiterà più.» Persino le orecchie di Elena si erano tinte di rosso per l’imbarazzo.

«Un altro ritardo e lei sarà bocciata in automatico. –il professore guardò l’aula intera, prima di proseguire- Spero di essere stato chiaro anche per tutti voi, vero signor Salvatore?»

«Cristallino.»

«Lei cosa fa ancora in piedi? Si sieda vicino al Salvatore. Quello è il posto dei ritardatari.»

Il professore ricominciò la lezione ed Elena cominciò a prendere appunti. Si chiese per quale motivo il ragazzo accanto a lei stesse così antipatico al professor Tanner, non le sembrava cattivo, anzi, pareva tranquillo. Aveva dei capelli biondo spento perfettamente pettinati con il gel e l’aria di chi la sa lunga.

«Mi chiamo Stefan.» bisbigliò il ragazzo per non interrompere la lezione.

«Io sono Elena.» rispose timida la ragazza.

«Lo so. Frequentiamo anche il corso avanzato di inglese insieme.»

Elena si stupì di quelle parole. Lei ignorava completamente la sua esistenza, ma lui l’aveva notata. Si sentì in colpa e così lo invitò a pranzo.

Quello fu solo l’inizio di una lunga serie di incontri.

 

***

 

«Elena, dove si può andare per festeggiare il tuo compleanno?» chiese la bionda mentre la bruna stava lavando i piatti e Damon l’aiutava asciugandoli.

Elena si girò sbuffando e guardò di traverso Caroline.

«Che ho detto di male? Ieri hai compiuto ufficialmente 25 anni. Dovremo pur festeggiare.»

La bruna sorrideva al ricordo della giornata precedente. Era stato un giorno perfetto. Tutto grazie a Damon.

«Perché stai arrossendo?»

Maledetta Caroline e la sua linguaccia. Damon assisteva alla scena senza parlare ma guardava Elena divertito. Aveva capito che la ragazza stava pensando alla perfezione delle cascate del Niagara, anche se si augurava che il loro bacio fosse stato qualcosa di più straordinario.

«Lasciate fare a me. Vi porterò in un bel posticino.»

Caroline sbuffò alla proposta di Damon, Alaric scosse la testa in segno di diniego e l’unica che sorrise entusiasta fu Elena.
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Oo__oO

Buonasera a tutti!
Non ho molto da aggiungere, anche se trovo il capitolo un po' noiosetto.
Fatemi sapere cosa ne pensate voi e soprattutto se trovate errori. ;)
Prossimo aggiornamento nell'anno 2014.
2014??
E pensare che il 1988 è così lontano...
25 anni sono tanti. -Per una che si sente nonna inside,,,-

Penso che ci rivedremo fra meno di un mese =P.
A presto e anche se mi sembra troppo presto per gli auguri: BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO. Che l'anno nuovo possa portarvi ciò che più ricercate: la salute, un bimbo, un taglia in meno, un 6 al superenalotto...


 

  
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