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Autore: Bittuz    15/12/2013    1 recensioni
Al villaggio della foglia arrivano due nuovi personaggi nel periodo tra la prima e la seconda riunione dei kage. Appartengono entrambi al villaggio della Sera, che si trova al confine tra la nazione del fuoco e quella del vento, famoso per le tecniche d'invocazione più potenti tra quelle conosciute. I due non si conoscono ma cercano la stessa persona, un criminale che ha avuto a che fare col loro villaggio.
Riusciranno a trovarlo? E per quale motivo lo cercano?
Genere: Avventura, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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I sensi sono ancora indolenziti, il primo a tornare è l’udito ma non ci sono molti rumori intorno a lui, quindi deve aspettare la vista per riuscire a guardarsi intorno e capire dove si trova.

(Dove sono? Cosa diavolo è successo?)

Poi i ricordi arrivano come un’onda, lo scontro, Jeliel, la spada! Quando l’immagine della lama arriva alla sua mente si guarda il torace, solo allora si rende conto di essere in ginocchio, a torso nudo, con della catene ai polsi che gli tengono le braccia aperte e una cicatrice al posto della lama.

(Quell’arma mi aveva trapassato, chi mi ha curato?) La domanda non assilla Shaliat più di tanto, era riuscito ad ottenere il suo obbiettivo, ha salvato Pasirin. Il pensiero gli da un tale sollievo da permettergli di addormentarsi.

L’uomo viene svegliato dal rumore di una porta che si apre davanti a lui a qualche metro di distanza, la figura che entra è alta e slanciata, dai tratti femminili, solo quando è più vicina Baron si accorge di conoscerla, è Akemi.

Shaliat rimane stupito nel vederla, le aveva trafitto il cuore con un kunai nel loro ultimo scontro, eppure eccola lì.

“Finalmente ti sei svegliato.” Lo saluto la donna.

“Cosa ci fai qui?” Risponde seccato Baron.

“Beh, questo è il nostro nascondiglio e tu sei nostro prigioniero, furbone. Ti è chiaro adesso?”

“Non hai capito, ti ho uccisa.”

“Già, mi hai trafitto il cuore.” Dice Natastu, sfilando la spallina sinistra della maglietta per mostrare la parte superiore del seno perfettamente sana.

“Come vedi non è andata come speravi, per averlo dovrai impegnarti molto di più.”

L’uomo non vuole rispondere all’ultima provocazione, dunque rimane zitto. Akemi ne approfitta per fare il suo dovere, far in modo che il prigioniero non muoia. Dopo aver posato in terra una custodia con vari attrezzi medici, la mora inizia a visitarlo, controllando che la ferita non abbia fatto infezione, il polso, i riflessi e gli stimoli alla luce, da tutte queste cose Shaliat capisce che dev’essere stata lei a guarire la sua ferita, intuisce anche che devono avere un piano che lo riguarda altrimenti non avrebbe senso tenerlo in vita. Terminato il controllo la donna prende i suoi attrezzi e si avvia verso l’uscita, ma prima vuole lanciare un’ultima frecciata al prigioniero:

“Senti, mi faresti il favore di non morire qui? Vorrei essere io a farti esalare l’ultimo respiro.”Anche questa frase non stimola alcuna reazione da parte di Shaliat.

Akemi bussa alla porta, che viene aperta da qualcuno dall’altra parte, Baron vuole cerca di vedere di chi si tratta per capire se ci sono altre persone nel covo oltre ai tre che già conosce, ma quando cerca di aguzzare la vista, la testa inizia girare e gli mancano le forze, poi la porta viene chiusa.

(Cosa mi succede, perché non riesco a riprendermi.) In quel momento si rende conto di un fatto allarmante, una flebo è attacca al suo braccio.

(Perfetto, sono drogato.) In quell’istante un altro pensiero si concretizza nella mente dell’uomo.

(Se questa droga agisce solo sul corpo, vuole dire che è solo questione di tempo prima che i poteri di Sorai prendano il sopravvento. In questo modo non sarò in grado di controllarmi.)

Il pensiero non lo preoccupa particolarmente, si sarebbe liberato e avrebbe ucciso i suoi carcerieri, quanti fossero stati non sarebbe importato. Poi quell’incantevole donna torna per l’ennesima volta nei suoi pensieri, se si fosse lasciato dominare dal sangue di Sorai non avrebbe saputo quando sarebbe riuscito a tornare in sé per rivederla. In più se fosse venuta a sapere della strage per liberarsi, probabilmente l'avrebbe visto come un mostro assassino, questo pensiero invece lo terrorizza fin nel midollo.

(Che mi succede? Non mi è mai importato niente dei miei avversari e adesso mi faccio scrupoli ad eliminare dei criminali. Possibile che lei mi abbia cambiato così tanto? In un modo o nell’altro devo uscire di qui, prima che il sigillo compaia.)

 

Passano i giorni e Shaliat continua a cercare un modo per evadere, ha dovuto anche trovare un sistema per risparmiare chakra, così da ritardare il comparire del sigillo. In questo periodo l’uomo ha notato un mare di particolari che gli erano sfuggiti, intanto la stanza in cui si trova è troppo grande per un solo individuo e non ci sono altre catene, oltre alle sue.

(Questa stanza è stata predisposta per qualcun’altro. Immagino che sia pensata per Jeliel dato che l’obbiettivo di Ioari era lei. Ma a che serve tutto questo spazio?)

Un’altra cosa che ha notato è la costante presenza di una farfalla, come quella che li ha seguiti durante le ricerche insieme ai ninja della sabbia.

(Non ci vuole un genio per capire che Akemi mi tiene sott’occhio, devo pensare a qualcosa senza farmi scoprire.)

I tentativi di evasione non sono molti a causa della droga che continuano a somministrargli, e tutte le volte che prova a concentrarsi, le forze gli vengono a mancare.

(Dannazione, non ho scelta devo riuscire a richiamare abbastanza chakra per sondare la prigione e trovare una falla, anche se questo vorrà dire che il sigillo s'infrangerà più in fretta.)

In quel momento sente qualcosa, che prima sembrava un lieve rumore in lontananza.

(Ehi,… ehi.) Pian piano diventa sempre più forte.

(Cos… Chi è?) Domanda il guerriero.

(Finalmente ti ho trovato!)

(Trovato?)

(Non preoccuparti non sono un nemico, anch’io sono prigioniero qui.)

(Non mi hai ancora detto chi sei.)

(Mi chiamo Kumo Torshi, piacere.)

Shaliat rimane in silenzio, non si fida potrebbe essere una trappola.

(No aspetta, non smettere di parlarmi!)

La richiesta sembra quasi nevrotica, come se da questa dipendesse la vita di quella persona.

(Cosa vuoi?) Chiede Baron.

(Quello che vuoi anche tu, uscire! Sono mesi che mi hanno rinchiuso qui dentro.)

(Come fai a comunicare con me?)

(So usare la telepatia. Ti prego ascoltami mi serve il tuo aiuto.)

(Il mio aiuto, non sai neanche chi sono!)

(Invece lo so, da quando sei qui quelli non parlano d’altro.)

(Quelli?)

(Si, i quattro che gestiscono questa prigione.)

(Quattro? Sai descriverli?)

(No, ci sono un sacco di carcerieri, quindi non so chi di loro siano.)

(Se riesci a parlare con me, vuol dire che non sei drogato.)

(No, è un trattamento che hanno riservato solo a te.)

(Per quale ragione?)

(Forse, perché sei il prigioniero più pericoloso e anche il più prezioso a quanto ho sentito.)

(Prezioso?) Ragionandoci sopra Shaliat capisce che lo vogliono utilizzare per ottenere qualcosa.

(Mi servono più informazioni, hai sentito qualcos’altro da quei quattro?)

(Mi dispiace, fanno molta attenzione a non far trapelare nulla, sono stato fortunato a sentire già quel poco che so.)

Baron è ancora indeciso se fidarsi o no di questa persona, ormai però il tempo è agli sgoccioli e ha capito che non riuscirà ad evadere da solo.

(Hai un piano?) Domanda Shaliat.

(Certo, se decidi di aiutarmi ce la faremo.)

   
 
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