Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Jolly J    16/12/2013    2 recensioni
“Il fatto era che le bruciava non aver frequentato la scuola speciale. Non ne sapeva niente di incantesimi e cose varie, cosa avrebbe mai potuto fare in quel mondo nuovo? No. Lei stava bene dove stava, ci aveva messo una pietra sopra...”
Ma Maggie dovrà fare i conti con una parte ben più oscura della magia, perché questa a volte risparmia i suoi seguaci.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fenrir Greyback, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quella sera, mentre cenavano davanti al fuoco scoppiettante, non seppe perché, forse per fare conversazione, Maggie disse:
"Oggi ho assaggiato una burrobirra per la prima volta. E’ molto buona!"
Fenrir le regalò un mezzo sorriso.
"E’ una delle cose più buone che mai assaggerai Bionda."
Osservandolo, la ragazza vide che quegli strani occhi si perdevano in qualcosa che solo lui poteva vedere, ma poi decise di approfittare del buonumore di Fenrir, sazio, guarito e rinfrancato dalla prospettiva di un posto sicuro in cui poter stare, per scoprire qualcosa in più su di lui.
"Comunque...avevi ragione."
L’uomo la guardò con curiosità.
"Ai maghi i lupi mannari non piacciono."
"Ti stai per caso riferendo all’episodio in farmacia?" le chiese alzando un sopracciglio o...quello che era. Il fatto era che i peli ricoprivano quasi tutta la fronte.
Aveva capito che lei aveva assistito perciò.
"Non mi é piaciuto come si é rivolto a te il commesso." ammise.
Fenrir non rispose, continuando a rosicchiarsi le unghie. Era sdraiato su un fianco e si sosteneva la testa con una mano, puntellandosi sul gomito.
"Perché c’é questo odio?"
"Perché i maghi ci temono. E ne hanno ragione."
"Fareste loro del male?"
"Loro ne hanno fatto a noi, considerati esseri inferiori. Ci temono, hanno paura di quello che non conoscono e devono schiacciarci come cani rognosi."
"E nessuno ha fatto nulla per cambiare le cose?"

 
Lui si stava dando da fare, ma ogni volta qualcosa andava storto...
 

Il lupo mannaro scosse impercettibilmente la testa, senza guardarla.
"Il fatto é che noi lupi siamo superiori ai maghi, noi abbiamo la forza e abilità che loro neanche possono sperare di sognare. Ma ovviamente anche tra noi ci sono soggetti deboli e vergognosi...quelli che soffrono per la propria condizione." riprese Fenrir, poi dopo una breve pausa aggiunse:
 "Smidollati."
"Beh ma cosa possono farvi? A parte mostrarsi intolleranti e sgarbati con voi intendo."
Lui la guardò.
"Non sei molto sveglia vero Bionda? Non hai notato che per qualsiasi problema riguardi uno come me, bisogna rivolgersi subito all’Ufficio regolamentazione delle creature magiche? Creature magiche! Come se fossimo bestie, animali incapaci di pensare! Lo trovo abbastanza offensivo, tu che dici?"
Bruscamente, si mise a sedere e la scrutò con attenzione.
"Sai che cosa dicono su di noi? Che siamo creature oscure assetate di sangue, che meriteremmo solo di morire, che non dovremmo appestare il suolo dei maghi col nostro morbo. Considerano ciò che siamo una malattia da estirpare alla radice! Fosse per i maghi vivremmo rinchiusi per sempre, lontani dalla gente “sana”."
Maggie ascoltava, incapace di parlare o distogliere lo sguardo da quegli stranissimi occhi, ora stralunati.
Era ovvio che Fenrir prendeva molto a cuore la faccenda ed era comprensibile. Ma la sicurezza, la scelta delle parole, il tono di voce...sembrava che avesse tenuto quello stesso discorso molte altre volte.
"Sono i maghi a dover soccombere sotto la nostra presenza, non il contrario!"
"Ti capisco, ma questo é un pensiero sbagliato..."
"Mi capisci? Tu, mi capisci?"
Maggie deglutì e trattenne a stento un urlo quando Fenrir le si parò davanti in un lampo, avanzando a quattro zampe.
"Dover camminare sempre a testa bassa, non potersi mescolare agli altri per paura che il tuo segreto prima o poi venga scoperto, il sentirsi gettare continuamente insulti addosso, cacciato ovunque tu vada, tenuto a distanza come un infetto, sentirsi osservare con paura, pietà, disgusto, per non parlare della trasformazione e di quello che comporta, questo é essere un lupo mannaro! E non credo proprio che una ragazzina, viziata e coccolata da mamma e papà possa saperne qualcosa! Quindi non venirmi a dire che mi capisci!" le latrò a pochi centimetri dal volto.
Rimasero ognuno immerso nello sguardo dell’altro per qualche secondo, ascoltando i propri respiri irregolari, poi, lentamente, Fenrir tornò al suo posto, stendendosi a pancia a terra e poggiando la testa sulle mani sovrapposte tra loro. Fissava il fuoco, ma poco dopo riprese, più calmo:
"Ma ovviamente essere un lupo non é solo questo. E’ provare l’ebbrezza della caccia, il senso liberatorio di correre tra le foreste..."
 

...il gusto del sangue...
 

"...agire senza dover riflettere..."
 

...le urla terrorizzate...
 

"...sentirsi invincibili."
Scese nuovamente il silenzio, che venne però interrotto da Maggie.
"Ma non esistono azioni senza conseguenze e rischieresti di fare del male a qualcuno no?"
Fenrir fece spallucce.
"Ogni tanto capita."
Quella risposta le fece rizzare i peli sulla nuca.
"Tu...hai...hai mai ucciso qualcuno?"
"A tutti é capitato almeno una volta, é inevitabile, a parte le mammolette affezionate alla pozione antilupo. "
"La cosa?"
"Una...pozione, un intruglio che ti mantiene calmo durante la trasformazione o una cosa così."
"E ti impedisce di aggredire gli altri?"
"Credo, non l’ho mai presa." rispose lui in tono annoiato.
"Beh, ma è fantastico! Se la prendessi risolveresti tutti i tuoi problemi no?"
"Io non prendo un bel niente! Non sono io a dover cambiare! Sono gli altri a dover capire che i lupi mannari sono una potenza pericolosa! Perché dovrei annullare quello che sono? Quella cosa é stata creata per soggiogarci! Controllarci e io non gli faciliterò certo il compito!"
"Allora l’ufficio é stato istituito a causa della ferocia dei lupi mannari?"
"No, l’ufficio esiste per tutte le creature e trovo umiliante il fatto che il mio nome debba comparire sul loro registro, essere intrappolato in una sezione del Ministero, associato a un ippogrifo, a ogni creatura animale che non sa pensare, mentre invece io resto lo stesso un essere umano, anzi sono più di un essere umano e molto superiore a un mago!"
"Non starai peccando un tantino di superbia?"
Lo sguardo rilucente alla luce del fuoco si levò su di lei, affatto amichevole.
"Che intendi?" chiese lui con voce ruvida.
"Io trovo giusto ciò che pensi, ma non condivido il modo. Cioè...mi sembra che tu faccia esattamente il loro stesso errore ritenendoti superiore a tutti gli esseri umani, maghi o babbani che siano."
Fenrir non rispose, ma continuava a scrutarla in cagnesco.
"Nel senso che...ad esempio, anche i maghi si ritengono superiori ai babbani no? Mona mi ha spiegato la differenza tra mezzosangue e purosangue e mi ha detto che i secondi detestano i primi e i babbani e non lo trovo..."
"Babbani e mezzosangue andrebbero eliminati." sentenziò lui continuando a guardarla, quasi come se volesse sfidarla a controbattere.
E Maggie raccolse la sfida.
"Ma che stai dicendo? Io sono una mezzosangue! I miei sono babbani!"
"Noooo, direi che nel tuo caso potremmo spingerci addirittura oltre." rispose l’uomo, assumendo di nuovo la precedente posizione su un fianco. "Tu sei da considerare praticamente babbana cara mia. Non hai mai frequentato una scuola di magia, non hai una bacchetta, non conosci nulla del mondo magico e sai a malapena borbottare un incantesimo semplice semplice."
Le sorrideva con ghigno malevolo.
"Quindi dovrei essere eliminata per te giusto?"
"Beh...si." ammise, sinceramente divertito.
Continuava a sorridere con quei denti macchiati...
In quel momento lo detestava.
"Ma parli proprio tu? Tu sei un lupo mannaro e abbiamo detto appena adesso che vieni disprezzato da tutti, persino nel mio mondo quelli come te sono i cattivi. Il lupo é associato al simbolo del male, ci sono persino alcune favole al riguardo! Tu tra tutti dovresti capire babbani e mezzosangue!"
Fenrir tacque. Quel discorso doveva averlo colpito, anche se Maggie dubitava di essere arrivata in profondità. Gli aveva più che altro offerto un momentaneo spunto di riflessione.
"Si, ma io sono un purosangue." ribatté infine, evidentemente incapace di trovare una valida risposta al suo discorso.
"Come purosangue? Sei un lupo....oh."
Improvvisamente capì. L’uomo si riferiva alla sua...vita precedente, ma Maggie era consapevole anche di come lui sapesse essere un abile bugiardo all’occorrenza...
"Sei stato trasformato?"
Lui annuì, ma distolse lo sguardo.
"Quando?"
"Non me lo ricordo."
Giocherellava con dei fili d’erba.
"Ma eri piccolo no?"
"Penso di si, non lo so." rispose in tono indifferente.
Lo sguardo di Maggie ricadde sul suo petto segnato dalla grande cicatrice, ancora seminascosta dal sangue incrostato.
Voltandosi, afferrò lo zaino e ne estrasse il pezzo di stoffa che lui aveva utilizzato per celarsi agli altri durante la visita a Diagon Alley e lo imbevve d’acqua tramite la borraccia.
Tornando a guardarlo, vide che lui la guardava incuriosito.
Lei si avvicinò un po’ e iniziò a passargli la stoffa sul petto per rimuovere il sangue, evitando accuratamente di guardarlo.
Quasi subito però, lui gliela tolse di mano.
"Faccio io." borbottò, continuando a rimuovere i grumi.
"Non mi disgusta mica toccarti..." disse lei per alleggerire l’atmosfera.
In realtà un po’ si, pensò.
Ma Fenrir scoprì i denti in un sorriso inquietante e disse in tono canzonatorio:
"Ma davvero? Non sembrava però l’altra notte."
"Ti riferisci a quando mi sei letteralmente saltato addosso, diciamolo pure, per uccidermi? Perché é quello che volevi fare vero?"
"Io..."
"No! Non mentire. Te l’ho letto negli occhi."
Lui non rispose, ma tornò serio.
"In quel momento però non eri un lupo...perché allora volevi uccidermi? Sei...un assassino quindi?"
 

Cosa doveva risponderle?
 

"Io uccido solo quando mi trasformo, volevo solo stordirti."
"E perché?" chiese Maggie, affatto convinta.
"Per...rubarti la roba da viaggio."
"Capisco...una tenda che in effetti non usi nemmeno, vero?"
Il tono era sarcastico e Fenrir lo colse al volo, perché gettò da parte la pezza rabbiosamente e tornò a scrutare le fiamme.
Non era il caso di insistere, anche se il pensiero di avere a che fare con un potenziale assassino la inquietava. Probabilmente Mona aveva ragione: durante la fuga dal tendone, il lupo mannaro aveva forse ucciso il padrone del circo, che lo aveva intrappolato, e aveva appena terminato di rimuovere il suo sangue dal petto davanti ai suoi occhi.
Ma in quel momento, l’attenzione della ragazza era concentrata su quella cicatrice che ora poteva vedere bene.
"E’ stata quella a trasformarti?" gli chiese, indicandogli il petto.
Fenrir annuì.
"Hai mai saputo chi era?"
"No."
"Come é successo?"
"Credo...si, credo fosse in strada...mi pare."
"Cosa stavi facendo?"
"Io...Non me lo ricordo! Ma che t’importa? Fai troppe domande!" latrò improvvisamente, sgranando lo sguardo incattivito.
La conversazione era terminata.
"Vado a dormire." annunciò Maggie, dilenguandosi all’interno della tenda.
Represse a stento un  brivido al pensiero che lui avesse in parte rimosso i suoi ricordi umani.
 

Stupida ragazzina!
Ma che senso avevano quelle domande? Cosa voleva sapere veramente?
Non erano amici! Gli amici non servivano a un bel niente, mentre fare squadra a sé si che poteva aiutare a salvare la pelle.
Ancora non riusciva a spiegarsi perché avesse comprato la pozione per lui  però...
Doveva ammettere comunque che aveva del fegato...chiedergli se davvero avesse mai avuto intenzione di ucciderla...
Si ovviamente, ma non poteva dirglielo, anche se era abbastanza sicuro di non sbagliarsi sul fatto che quell’impicciona l’avesse già capito da sé.
Una cosa l’aveva colpito...doveva crederle quando diceva di condividere le sue idee sui lupi mannari?
Non che gliene importasse granché, ma...lei era la chiave per liberarsi degli Auror, almeno per un po’ e in fondo alla lunga era noioso camminare senza scambiare neanche una parola.
Peccato che la Bionda non fosse tipa da fare discorsi che gli interessassero particolarmente, a parte quando chiedeva dei lupi. L’argomento le piaceva a quanto pareva...
Gettò un’occhiata furtiva alla tenda.
Peccato davvero. Era carina e aveva provato ad averla...in tutti i sensi. Ma era molto più utile da viva e ridacchiò sommessamente al pensiero che non si sarebbe mai concessa a lui spontaneamente. Almeno un po’ di sale in zucca o istinto di conservazione le rimaneva.
Si accoccolò quanto più possibile accanto al fuoco e chiuse gli occhi.
Le costole non facevano più male finalmente.
E gli era appena venuta un’idea geniale.
 

Quella notte, Maggie si svegliò per bere e lanciando un’occhiata oltre la tenda, scorse Fenrir accanto al focolare ormai spento.
Tremava ancora.
Si avvicinò furtivamente.
"Cos’hai?"
Lui sobbalzò violentemente.
"Niente."
"Ma...stai male?"
"No." rispose l’uomo con voce gutturale.
Invece le appariva sofferente.
Lo aggirò per guardarlo in faccia.
Sudava freddo e fissava un punto indefinito oltre la sua spalla.
Seguendone la traiettoria di sguardo, Maggie vide che l’oggetto della sua attenzione era la luna.
Luna crescente.
Non andava affatto bene.
Tornò alla tenda, afferrò ciò che cercava e tornò accanto a lui, che non riuscì a nascondere un’espressione di sorpresa.
Era evidente come credesse che se ne fosse andata.
Invece Maggie gli si sedette accanto e gli avvicinò la borraccia alle labbra.
"Bevi un sorso." sussurrò.
Non sapeva cosa fare, ma non le piaceva vederlo star male, anche se lui si mostrava antipatico nei suoi confronti.
Guardandola con sospetto, lui la scostò con uno spintone, cercando di fare il possibile per soffocare i gemiti che gli salivano alla gola e trattenersi dal contorcersi nella sua posizione rannicchiata.
"Adesso passa, vattene e lasciami in pace!" l’aggredì improvvisamente e inspiegabilmente.
"Ma che ti prende?" chiese Maggie, visibilmente sconvolta.
Non c’era la luna piena....non si sarebbe trasformato quella sera...dov’era il problema allora?
"Vattene!" abbaiò lui.
Poi la ragazza capì: Fenrir era infastidito dal mostrarsi debole di fronte a lei, quindi rispettando il suo volere, Maggie tornò nella tenda.
 
"Ma cosa ti importa?"
"Fa come ti dico! E adesso vai, muoviti!"
"Non urlarmi addosso!"
Fenrir la ignorò e si piazzò alle sue spalle su cui poggiò le mani dalle lunghe unghie gialle e sudice.
"Allora, ricorda, tu vai lì e prendi più provviste che puoi, poi accanto al Serraglio Stregato..."
"Dove?"
"Dove vendono gli animali, c’é un alto negozio con delle vetrate. Entra e chiedi di Olivander."
"Olivander." ripeté Maggie.
"Si, chiedigli una bacchetta magica."
Avvertiva la barbetta di Fenrir solleticarle l’incavo del collo, mentre l’alito caldo che s’infrangeva sulla sua pelle le provocava i brividi.
Era talmente alto, da essere costretto a piegarsi affinché la propria bocca si trovasse all’altezza del suo orecchio.
"Ho capito. Ma perché non vieni anche tu? Cosa ti importa del giudizio della gente?"
"Ehm...no, sto...sto meglio qui. Vai tu." rispose lui in difficoltà.
"Ok." rispose lei in tono confuso.
Non capiva dove fosse il problema. Dai discorsi che lui le aveva fatto l’altra sera le era parso un tipo molto sicuro di sé, abbastanza incurante dell’opinione altrui.
Maggie continuava a mordicchiarsi nervosamente le labbra, mentre ripassava mentalmente cosa fare, ma improvvisamente la mano di Fenrir entrò nel proprio campo visivo.
Allontanandosi istintivamente però, non impedì al dito dell’uomo di raggiungere il suo labbro inferiore e carezzarlo rapidamente.
"Ma cosa...?" chiese lei confusa.
Fenrir ritrasse il dito e se lo portò alla bocca, leccandolo e succhiandolo avidamente, mentre la fissava con sguardo languido.
"Dolce..." sussurrò.
Ripetendo lo stesso gesto dell’uomo, Maggie si accorse con orrore di sanguinare dal labbro.
Fenrir aveva leccato il suo sangue!
"Non essere disgustoso!" quasi urlò, terrorizzata.
Lui proruppe in una risata roca e decisamente sprezzante, quindi la ragazza si affrettò per raggiungere Diagon Alley senza voltarsi indietro.
Tutto pur di allontanarsi da lui in quel momento.
 
Uscita dal negozio in cui aveva acquistato deliziose cibarie e anche un paio di “sorprese”, decise di andare da quell’Olivander.
Trovò il negozio quasi subito. Era proprio come le aveva detto Fenrir. Accanto al negozio di animali. Entrò e la prima cosa che vide fu la polvere che ricopriva quasi ogni cosa.
Regnava il silenzio, ma poco dopo un uomo molto anziano e dinoccolato la raggiunse.
"Posso esserle utile?"
"Si, ehm...vorrei una bacchetta per favore."
"Ah...un po’ grandicella eh?"
"Si, io..."
"L’ha forse persa?"
"Non l’ho mai avuta."
"Curioso." si limitò a osservare l’uomo, poi scomparve tra gli scaffali.
"I suoi dove hanno acquistato le bacchette?"
"Sono babbani." rispose Maggie alzando la voce, affinché raggiungesse le orecchie del fabbricante di bacchette, che sbucò poi da una direzione totalmente diversa rispetto a quella in cui era scomparso.
"Ecco." le disse porgendole la stecca di legno.
Maggie la agitò, ma non successe un bel niente.
Il panico la invase. Lei aveva dei poteri! Con la bacchetta di Mona funzionavano!
Olivander la riprese con sé e gliene porse un’altra, tranquillizzandola leggermente. Stavano facendo dei tentativi.
Agitò anche la seconda bacchetta, da cui uscì un getto d’aria.
"No." commentò l’uomo. "Provi questa." le disse, porgendole la terza bacchetta.
Maggie l’afferrò e in quel momento un calore le si irradiò dalla mano fino al polso, mentre il legno diveniva più luminoso, come se stesse assorbendo qualcosa.
"Cos’é stato?" chiese, leggermente spaventata.
"Questa cara Signorina, é la sua bacchetta."
"Oh, ne é sicuro?"
Il fabbricante la guardò un momento, poi le disse:
"Sono le bacchette a scegliere i maghi Signorina, non il contrario."
Maggie annuì ed estrasse il denaro, mentre Olivander faceva un pacchetto.
Di nuovo in strada, strinse il suo nuovo acquisto al petto. Finalmente anche lei aveva una bacchetta magica!
Era orgogliosa.
Era ora di andare, ma decise di acquistare in una libreria chiamata “Il Ghirigoro” un libro per imparare gli incantesimi più semplici e tornare invece in farmacia per prendere qualcosa che guarisse in fretta escoriazioni, tenesse alla larga gli insetti e un altro paio di cosette...
Si fece consigliare da una commessa molto gentile. Faceva proprio al caso suo.
Sulla strada di ritorno, pensò di abbreviare il tragitto costeggiando Nocturn Alley da cui si era ripromessa di mantenersi alla larga. Procedeva a passo spedito, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Un manifesto attaccato alla parete.
Si muoveva, ma non era una novità per lei: Mona le aveva mostrato molte foto in movimento nella propria stanza. Ma avrebbe potuto osservare quelle immagini per ore.
Quindi si avvicinò, ma già a distanza, capì che qualcosa non andava e allora non le bastò avvicinarsi: staccò addirittura il manifesto per portarselo al naso.
Non c’erano dubbi.
L’immagine era molto eloquente e il titolo non lasciava spazio agli equivoci:
 
 
Ricercato
Fenrir Greyback
 

Poco più sotto veniva descritto come un feroce lupo mannaro, omicida condannato e sospettato Mangiamorte. Andava avvicinato con estrema cautela e se qualcuno disponeva di informazioni utili, era pregato di rivolgersi all’Ufficio Auror più vicino.
Sulla sua testa pendeva una taglia di 1.000 galeoni per chiunque avesse offerto informazioni che avrebbero condotto direttamente al suo arresto.
La mano di Maggie prese a tremare quasi convulsamente, mentre fissava l’immagine di Fenrir che ringhiava, quasi abbaiava, aprendo e chiudendo le mascelle.
Era in viaggio con un Mangiamorte assassino che Mona, la sua amica con la testa perennemente tra le nuvole, non conosceva o non aveva riconosciuto.
Al primo passante, chiese cortesemente se sapesse qualcosa al riguardo. Doveva sapere la verità che lui non le avrebbe mai rivelato. Ma non poté credere a ciò che le sue orecchie dovettero ascoltare.
Non poteva essere vero.
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Jolly J