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Autore: MystOfTheStars    14/05/2008    3 recensioni
Che cosa hanno fatto Kurogane e Fay per sei mesi nel regno degli Yasha, combattendo ogni notte una battaglia che non era la loro, e aspettando con pazienza (?) il momento in cui avrebbero rivisto Shaoran, Sakura e Mokona?
E soprattutto, che viaggi mentali si sarà fatto Fay in tutto questo tempo visto che, a quanto pare, non conoscendo la lingua non parla con nessuno?!
"Non sapere la lingua è un’ottima ragione per non dover parlare. E non parlare è un sollievo, significa: niente più bugie, nessuna stupida frase di scusa da dover inventare sul momento..."
Genere: Malinconico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Fay D. Flourite, Kurogane
Note: Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao!
Ehm... sì lo so che sono passati secoli da quando ho iniziato questa fiction...ehm...beh, come si dice, meglio tardi che mai...??
Ringrazio tantissimo chi ha recensito!!! (oOFirelFlyOo, adrienne riordan, Francesca Akira89, renachan)

A dire il vero l'abbozzo di questo capitolo l'ho scritto pochi giorni dopo aver scritto l'inizio...ma per vari motivi non l'ho mai completato fino a stasera... fondamentalmente, mi è venuto uno schifo, ma davvero non ne potevo più di averlo lì incompleto, così almeno posso andare avanti con la storia! Doveva essere un capitolo un po' più movimentato, invece anche questo contiene riflessioni e spiegazioni... che barba.
(Comunque, i prossimi capitoli per lo più sono già scritti... quindi in futuro dovrei aggiornare più velocemente...)

Premesso ciò, buona lettura... spero non vi annoierete troppo >____<



All'ombra del castello del cielo


Capitolo II



Kurogane era stufo della piega che avevano preso gli eventi. Beninteso, non che gli importasse molto del fatto che il mago se ne stesse perennemente chiuso in casa. Non usciva se non per le compere e per combattere, la notte.
Le sopracciglia del ninja si corrugarono pericolosamente… era arrabbiato col mago, tanto per cambiare.
Ma che cosa credeva?! Non era divertente nemmeno per lui stare in quel paese sconosciuto.
Anche se… doveva ammettere che non gli dispiaceva il compito che era stato assegnato loro… del resto, lui era un guerriero ninja, ed era stato addestrato fin da piccolo al combattimento. Il fatto che stessero combattendo una battaglia che con loro non aveva nulla a che fare… beh, che potevano farci? Erano arrivati in questo mondo e in qualche modo dovevano pure sopravvivere, no?

Quando li avevano arruolati, anzi, si era esaltato all’idea di tornare sul campo di battaglia…beh, pensò mentre il cipiglio che già regnava sul suo volto si incupiva improvvisamente, l’esaltazione era anche passata in fretta non appena si era ricordato di quel piccolo particolare che era la maledizione gentilmente lanciatagli da Tomoyo.
“Se ucciderai qualcuno senza un motivo, la tua forza diminuirà…”

La katana vorticò nell’aria, selvaggia eppure precisa. Come poteva astenersi dall’uccidere i nemici? La guerra è guerra, e chi non uccide viene ucciso. Questa è la regola… e poi, “senza motivo” che cosa diamine voleva dire….?!?!
La lama fendeva l’aria furiosamente, e il sudore imperlava il viso del ninja. Il sole del mezzogiorno estivo batteva senza pietà sulla radura dove si stava allenando, ma non era il calore a fargli aggrottare la fronte.
Diamine, se qualcuno cerca di uccidermi, ammazzarlo per salvarmi la vita a me pare un motivo più che valido! Pensò.
In battaglia, faceva di tutto per arrecare meno danni possibile ai suoi avversari. Cercava sempre di non colpirli in punti vitali, di ferirli soltanto – insomma, quel tanto che serviva a metterli fuori combattimento per un po’. Davvero, cercava di non ucciderli. Ma non credeva che tutti quelli colpiti dalla sua lama fossero sopravvissuti.
Non contava il fatto di non averli uccisi sul momento. Quanti di loro erano morti dissanguati perché non erano stati soccorsi in tempo? Quanti erano morti perché le loro ferite si erano infettate?

La katana tornò con un sibilo nel suo fodero. In ogni caso, la sua forza non sembrava essere diminuita, in quei mesi. Beh… tanto meglio. E comunque, non era una sorpresa il fatto che Tomoyo usasse delle parole apparentemente semplici, ma che in realtà nascondevano un significato ulteriore.
La principessa Tomoyo… maledizione! Lui avrebbe dovuto essere al castello Shirasagi, in quel momento, a proteggerla, invece che perdere tempo a viaggiare per le dimensioni…
Anche se quella ragazza era abbastanza forte per proteggersi da sola.

Si rassettò i vestiti scuri che portava e si deterse il sudore dalla fronte. Cominciava ad avvertire un certo appetito… avrebbe decisamente gradito un bel pranzetto, a quel punto… beh, sempre che quell’altro non si fosse addormentato un’altra volta usando il davanzale della finestra come cuscino. Che idiota!
Mentre stava per avviarsi sul sentiero che riportava verso la città, udì un fruscio alle sue spalle.
Un fruscio prodotto da qualcosa di grosso e decisamente non-umano che tentava di muoversi furtivamente dietro di lui… ma non c’era speranza di sorprendere così Kurogane. Non per un oni, almeno.
Si voltò e sguainò di nuovo la katana, mentre un sorriso di sfida si faceva largo sul suo volto. Il vero allenamento cominciava adesso…
L’oni saltò fuori da dietro un cespuglio. Aveva occhi neri come il carbone, piccoli e sfavillanti di malvagità, infossati tra le scaglie iridescenti che ricoprivano il suo muso da rettile. Sembrava una grossa lucertola, con zampe corte e grosse… beh, una lucertola molto grossa…
Kurogane sapeva di non doversi far ingannare dall’aspetto goffo della bestia, perché era molto più agile e veloce di quanto non sembrasse. E i suoi artigli erano taglienti quasi quanto la lama della Sohi. Quasi.
Il ninja si scagliò contro il nemico non appena questo uscì dai cespugli, e la lama della katana si abbatté sull’oni senza tanti complimenti. Era arrabbiato, quel giorno. E avere qualcosa su cui sfogarsi non poteva essere che un bene. Il mostro tentò invano di contrattaccare, ma l’acciaio della lama si fece largo tra le scaglie dure come se fossero di burro.
Le foglie del sottobosco crepitarono sotto un’improvvisa pioggia di sangue.
L’oni stridette di dolore, scagliandosi con tutte le forze contro il ninja, che si spostò velocemente, evitando l’attacco.

Kurogane odiava gli oni. Gli oni che gli avevano portato via il padre.
Aveva sempre combattuto quei mostri, così mutevoli nelle forme – ma mai negli intenti malvagi.
Forse era per questo che, in fondo, non gli dispiaceva la gente di Yama… anche loro erano costretti a vedersela continuamente con questi mostri *, come a Nihon.
Gli artigli dell’oni cozzarono contro la Sohi, mentre Kurogane parava l’attacco, emettendo un rumore sordo.
…era stato contento di poterli combattere ad Oto, anche se non si trattava altro che di creazioni virtuali… ed era doppiamente felice di poterli combattere qui, dove erano di carne e sangue.
La katana saettò e si conficcò profondamente nella zampa anteriore del mostro; Kurogane la ritirò e l’oni, sbilanciato, cadde in avanti.
Un solo affondo, e la lama penetrò in silenzio nel collo della creatura, facendone scaturire un fiotto rosso che allagò l’erba intorno ai piedi del ninja. Questo lasciò che il sangue gli lambisse le suole dei pesanti stivali che calzava. Un oni in meno.

Ciò non cambiava il fatto che quella volta, a Nihon, non aveva potuto fare nulla. Perché non era forte abbastanza… Ora poteva uccidere senza fatica gli oni come quello. Ma a che serviva? Perché lo faceva? …per il solo gusto di farlo?

Il vero significato della forza… una volta suo padre gli aveva detto qual era. Non si poteva essere forti tanto per esserlo. Occorreva avere un obbiettivo da perseguire, qualcosa da proteggere.
…lui proteggeva Tomoyo e il suo castello… ma c’era davvero bisogno di lui, lì?
Perché, di punto in bianco, la principessa lo aveva mandato a spasso per le dimensioni?
Forse, era per salvarlo di nuovo…? Stava tornando ad essere quel mostro che aveva rischiato di diventare anni prima…?

“Io voglio diventare ancora più forte, il più forte di tutti! Ecco perché combatto!”

Era il ninja più forte del giappone... sarebbe stato intrigante partire ed attraversare le dimensioni per affrontare nemici sempre più potenti… eppure no, non poteva affrontare ed uccidere nessuno per il gusto di farlo. Doveva stare attento.

“Non mi importa di chi muore e di chi sopravvive!”

Beh… di chi avrebbe dovuto importargli, adesso? La sua famiglia non c’era più. Tomoyo e gli altri… al momento, erano irraggiungibili. Il ragazzo e l’altra principessa, poi, erano con la polpettina, ancora nel mondo di Shura… ugualmente fuori dalla sua portata.

Si avviò verso casa, mentre il suo stomaco gli faceva presente con insistenza che era ora di pranzo.
E no, non gli importava del mago imbecille.
Qual mago gli faceva una gran rabbia perché non sembrava conoscere la speranza.
“Ho aspettato a lungo che qualcuno mi portasse via…”
In effetti, quello che più faceva innervosire Kurogane era che non poteva fare a meno di chiedersi se, alla fine, qualcuno fosse arrivato…
Anche il ninja aveva conosciuto la disperazione. Era stato sul punto di cadere in un baratro senza fondo, aveva rischiato di impazzire… ma qualcuno era arrivato a salvarlo. Una voce gentile, una mano che si era protesa verso di lui in quel buio. Che gli aveva impedito di diventare un mostro.
Il mago gli faceva rabbia perché stava ancora aspettando di essere salvato. Forse gli faceva rabbia perché gli ricordava quello che aveva rischiato di diventare.

“Se proprio ci tiene tanto ad andarsene via, può sempre farlo da sola!”
“Tu probabilmente faresti così, Kurotan…”

In realtà, il ninja sapeva bene che quel giorno lui non ce l’avrebbe fatta da solo.
…c’erano cose che non si potevano fare, contando unicamente sulle proprie forze…?

>>> <<<

Fay si accorse che Kurogane lo stava guardando. Le pupille color sangue fisse nelle sue, uno sguardo determinato e tenace. Ma questa volta, c’era qualcosa oltre alla severità in quello sguardo. Fay si chiese se davvero il ninja potesse essere preoccupato.
Come sempre, fece ciò che aveva imparato a Celes. Sorrise. Quel sorriso che sapeva riscaldare il cuore di Ashura-o. Quel sorriso che avrebbe dovuto essere una magia infallibile per confortare gli altri… e per farsi scudo dal dolore.
Ma l’unico effetto che ottenne fu di far aggrottare ulteriormente le sopracciglia dell’altro. Il suo sguardo si fece più severo… e più preoccupato.
Perché mai la magia di Fay non funzionava, con lui? Chinò in fretta la testa e si mise a mangiare. Non tornò a sollevare la testa se non quando ebbe vuotato il piatto. Pensava che se lo avesse fatto, vedere quegli occhi rossi fissi su di lui gli avrebbe fatto andare di traverso il pranzo.

--- to be continued ---



*= in RG Veda in effetti il Clan degli Yasha è impegnato a difendere i confini del regno celeste da questi mostri…
Ho pensato che, visto che a Shura c’è il palazzo dell’Imperatore celeste, anche Yama avrebbe potuto rispecchiare un po’ quello che c’era in RG Veda..ovvero la presenza di questi demoni.
In realtà, ho ripreso solo lo spunto, anche perché comunque in RG Veda non si spiega approfonditamente la loro natura e hanno un ruolo tutto sommato marginale nella storia… sì, insomma, mi sto inventando tutto di sana pianta…

Volevo fare qualcosa di più splatter nella parte del combattimento (fondamentalmente per vendicarmi della distruzione mentale a cui l'Okawa sottopone il mio cervello).. ma io sono negata per le scene d'azione... Al prossimo capitolo! (che giuro è già bell'e scritto)
  
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