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Autore: Unhappy_Reader    16/12/2013    3 recensioni
Wiress Heybryle, Distretto 3. Arya Goldman, Distretto 6. Una combatte. L'altra ha combattuto. Quando i 63th Hunger Games incombono su di loro, una sarà un tributo e l'altra una mentore. E le loro menti saranno l'unica cosa a cui potranno aggrapparsi per sopravvivere.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Morfaminomani, Nuovo personaggio, Wiress
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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WIRESS
Mi sveglio dolorante. Il mio corpo fatica ancora a funzionare correttamente, dopo aver subito la tortura termica di ieri. L’animale che io e Mark abbiamo abbattuto ieri aveva pochissime parti commestibili, e ora ci ritroviamo di nuovo a corto di cibo.  L’ultima idea degli strateghi ha ucciso la ragazza dell’1. Siamo rimasti in sei nell’arena. Tra poco io e Mark dovremmo dividerci, o potremmo ritrovarci soli negli Hunger Games.
- Sei pronta? – mi chiede lui mettendosi lo zaino in spalla.
- Sì. Allora, non siamo in ottima forma, quindi cerchiamo di trovare qualche vegetale commestibile, ok? –
- Certo – dice lui sorridendo. Mark è incredibile; riesce a sorridere in una situazione come questa e, stranamente, a far sorridere anche me. –
- Ci ritroviamo qua – gli dico tracciando una ‘x’ con la scarpa nel terreno.
- Va bene, a dopo – dice lui avvicinandosi a me.
- A dopo. –
Le nostre mani si intrecciano e il bacio che ci scambiamo è il più bello dei tre. Non violento come il primo, non giocoso come il secondo, in questo bacio c’è qualcosa di nuovo. Amore. So che non dovrei farlo, che mi sto solo facendo del male da sola, ma ormai è accaduto, e non posso tornare indietro. Anche perché non sono sicura che mi dispiaccia.
Cammino furtiva nella foresta, studiando i cespugli, i fiori, le radici. Mentre cerco cibo penso a cosa voglio fare uscita da qui, se mai riuscirò a tornare a casa. Mi piacerebbe diventare un’inventrice, una donna colta rispettabile; e sono convinta che tutto questo sarebbe concesso a una vincitrice. Ma prima devo riuscire a vincere. A vincere questo grande, terribile gioco.
Scopro dei fiori che, premuto il loro stelo, secernono dalla corolla una sostanza simile al miele, probabilmente la loro linfa. Li testo su uno strano insettino che si avvinghia con le zampette al fiore e succhia la sostanza con una minuscola proboscide. Raccolgo tutti quelli che trovo e poi torno indietro. Cammino per dieci minuti, poi individuo la ‘x’ da me tracciata sul terreno. Mark avrà trovato qualcosa.
- Mark! – sussurro con la voce più alta che riesco ad ottenere in un bisbiglio.
- Mark! – ritento. Nessuna risposta.
È in quel momento che a terra noto una macchia di sangue.
Comincio a correre, correre per la foresta, senza una meta, devo solo salvarlo, salvarlo da qualunque cosa gli abbia fatto versare quel sangue.
- Mark! – urlo. Ormai non importa se i favoriti mi sentiranno, se risveglierò qualche ibrido. Devo trovarlo.
- Mark! –
- Wi… - un gorgoglio arrochito dal sangue mi giunge alle orecchie.
Mi getto in avanti, superando un agglomerato di alberi che mi ostruivano la vista.
Mark è a terra, ha una ferita sulla gamba destra che probabilmente ha causato la macchia di sangue nel punto d’incontro. Ha un enorme squarcio sul petto.
Accanto a lui, armati ed in piedi, si trovano due dei tre restanti favoriti. L’avranno trascinato qui per spaventarmi, o per farlo soffrire.
Non ci penso, non esito. Lancio un coltello in direzione della figura più vicina a me. La ragazza, probabilmente proveniente dal Distretto 4, cade a terra e un colpo di cannone spara immediatamente. Non ho tempo per pensare al fatto che ho appena ucciso una persona, tiro invece fuori il mio ultimo coltello, da combattimento.
Il favorito maschio che sto per affrontare è grosso almeno i doppio di me, e impugna una lancia con certamente maggiore abilità di come io uso il mio coltello.
Come prevedibile, è lui il primo ad attaccare. Arretro a salti per evitare l suo affondo. Il suo secondo colpo è una falciata all’altezza della mia testa, mi abbasso appena in tempo e scarto subito di lato. Continuo a scappare dai suoi attacchi. Per ora posso evitarlo, ma cosa succederà quando mi stancherò, di sicuro prima di lui?
Osservo come combatte. È arrogante, fiero, inebriato dai suoi stessi muscoli e dalla sua lancia, ogni colpo che non va a segno intacca il suo orgoglio. Di colpo capisco come posso sconfiggerlo.
Mi avvicino al tronco di un albero, quasi come se mi arrendessi, pensando a quante volte avrà usato un manichino da inchiodare al muro come bersaglio. Ed è proprio questo, la sua arroganza, la sua troppa sicurezza, a tradirlo. Come prevedibile, scaglia la sua lancia nella mia direzione. Mi lascio cadere al suolo a peso morto. L’impatto fa male, ma sono viva e il mio avversario è disarmato. Mi lancio su di lui e la mia lama si pianta nei suoi muscoli scolpiti; il ragazzo cade a terra, un colpo di cannone spara. Ho appena ucciso due persone, ma ho qualcos’altro a cui pensare.
Mi chino su Mark. La ferita che ha al petto è troppo grave per pensare che possa sopravvivere, e lui ne è consapevole.
- Mark… Mark, mi dispiace… - dico fra le lacrime.
Lui mi guarda negli occhi, il corpo scosso da sussulti dovuti al rapido dissanguamento.
- Ti… amo – riesce a dire fra i singulti e il sangue.
- Anch’io… anch’io! – sussurro. Sto piangendo, anche più di lui.
Faccio per lasciare la sua mano, per abbandonare questa visione straziante, ma lui me la stringe più forte e pronuncia le sue ultime parole, qelle tre parole che di solito ero io a rivolgergli.
- No, ti prego. –
 
Il cannone spara per Mark. L’hovercraft recupera i tre corpi dalla piccola radura. Passo quattro ore nel nulla, ferma, rannicchiata contro il freddo tronco di un albero; non piango, non dormo, non penso. Batto le palpebre e respiro.
Delle urla maschili mi risvegliano. Delle urla rabbiose, combattive, che però gradualmente si spengono, fino a fermarsi. Un colpo di cannone spara.
Per la seconda volta, gli Strateghi decidono di tagliare in fretta e il sole comincia a muoversi; i un’ora si fa buio.
In cielo appare il sigillo di Panem. L’inno suona, potente, terribile. Il sigillo viene sostituito da quattro volti.
Il ragazzo dell’1. Mark. Entrambi i tributi del 4. Ecco i favoriti che ho ucciso.
Di colpo me ne rendo conto: sono in finale. Siamo rimasti in due. Se vincessi anche quest’ultima sfida, potrei tornare a casa.
Penso a chi resta nell’arena.
Io.
E la ragazza del 6.
 
ARYA
Grigio e bianco. Questi son gli unici colori che vedo da ore. Persone in camice bianco, lettino d’ospedale bianco, pareti grigie, siringhe grigie, sedativi trasparenti. Mi hanno rinchiusa qui dopo quello che è successo ieri. Il mio dito indice è continuamente punto da varie siringhe che iniettano prima morfamina, poi, gradualmente, adrenalina ed efedrina. Poi ripartono con la morfamina. È come se dovessero calmarmi, ma mi stessero per perdere, e allora mi iniettano sostanze agitanti. Quando queste diventano troppe, devono di nuovo calmarmi. È un ciclo infinito e doloroso. C’è sempre uno schermo davanti a me su cui sono trasmessi i giochi rossi. Come se mi interessasse. Come se non mi facessero solo altro male.
All’ennesima puntura, imploro: - Basta… -
Un medico si volta verso di me senza ascoltarmi e attacca una siringa fissa nel mio braccio, collegata ad un sacco trasparente contenente un liquido chiaro. Il mondo si fa gradualmente nero.
 
- Signora… signora! –
Riapro gli occhi.
 – Sono morti i due ragazzi del 4 e il ragazzo del 3. Sono rimasti in tre nell’arena. Ora dobbiamo anestetizzarla di nuovo. –
Di cosa sta parlando? Non capisco. Un dolore acuto al braccio mi fa sprofondare di nuovo nel nero.
 
- Abbiamo finito. –
- Ho… sete… - balbetto.
- Niente acqua. Su, si rialzi, è dimessa. La ragazza del 6 ha avvelenato il ragazzo dell’1. –
- Co… cosa? –
- Si muova! –
- Ho sete – imploro.
- Via di qui! – urla la donna, e mi spinge giù dal letto.
Vado a sbattere contro il pavimento gelido. Braccia prepotenti mi sbattono fuori dalla stanza, mi conducono ai miei alloggi.
- Com’è andata, cara? – chiede Vyanna.
- Ho sete – rispondo.
- Vuoi un po’ di gin? –
- Ho sete. –
Vyanna mi guarda fisso per un attimo, poi mi porta un bicchiere d’acqua trasparente.
- Gha… gh… -
- Sì, lo so che vuoi ringraziarmi. Bevi pure. –
Le sorrido e bevo in fretta l’acqua.
- Bene. Ho una grande notizia per te, Arya! È – in – finale! La tua Wiress! –
Wiress? Chi è? Cos’è una finale?
- E quindi, sorridi! – mi dice lei posizionando le mie labbra in un incurvatura giusta con le dita.
- Brava, così! E  ora su, festeggiamo! –

Angolo Autore

Allora, inizio premettendovi che sì, lo so che nella parte di Arya non succede niente, ma volevo far capire la bassezza e l'ignoranza di Capitol City in cui lei è costretta a vivere. *Che giustificazione patetica!* zitta, voce interiore. Nessuno ha chiesto il tuo parere, sporca mezzosangue. *Stai divagando, concludi il capitolo.*
Be', ecco, non ho nient'altro da dire, lasciate una recensioncina. *Recensioncina? Ma dove...*
AVVERTENZE 
Nel prossimo capitolo ci sarà la vittoria di Wiress, in quello dopo invece l'intervista finale insieme alle sue riflessioni e in quest'ultimo, che sarà molto lungo per un 
*qualcosa che si ostina a chiamare segreto ma è soltant...*non ci sarà la parte di Arya. Tornerà però nel seguente e ultimissimo capitolo, il capitolo speciale conclusivo. *Ma lo sentite?*

Al prossimo capitolo!
  
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