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Autore: metaldolphin    17/12/2013    2 recensioni
"gridò, per il dolore furente, che gli attanagliava il cuore ed un poderoso ruggito risuonò nella foresta, facendo alzare in volo gli uccelli e fuggire nel suo profondo gli altri animali, che avevano riconosciuto la voce del predatore."
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’intera Ciurma trascorse tutta la mattina alla ricerca di Coleridge, ma senza nessun risultato: era come se non fosse mai esistito.

Robin tornò alla nave con la copia della storia che aveva accennato la sera precedente e la lesse, con la solita voce pacata, per farne partecipi gli altri.

Narrava la storia di un uomo che si ritrovava bestia e lottava per tornare al suo stato originario.
Vi riusciva con l’aiuto di una ragazza, dimostrandole quanta umanità ci fosse ancora in lui, unitamente alla capacità di amare e al suo bisogno di essere amato.
Rimasero ad ascoltarla, riconoscendovi l’immortale tema di “Bella e la Bestia”, in cui solo un sentimento forte e profondo riesce a salvare la situazione.

L’immancabile dito nel naso di Rufy ruppe la poesia del momento, assieme al candidamente ingenuo intervento che tirò fuori al termine della lettura: -Ok, allora tocca a Nami. Dobbiamo fare come nella storia: torniamo all’isola, li facciamo sbarcare e li recuperiamo il giorno dopo, quando tutto è a posto.

Tutti, compresi i diretti interessati, lo guardarono con occhi spiritati, tranne Robin, che forse dava per scontato quanto detto dal Capitano. In più, Sanji iniziò a piagnucolare per la disgrazia occorsa alla sua Dea Nami-swan, messa di fronte al pericolo di dover restare con quel pericolo dell’ex Marimo.

Ma una voce estranea, proveniente dall’esterno, diede ragione a Rufy: -Il Capitano ha sempre ragione!-

Usciti di corsa, videro per una frazione di secondo un uomo sorridente, poi un lampo di luce e la possente sagoma di un albatro spiccò il volo verso il cielo, seguito dal fulmineo e spettacolare balzo di Zoro, che nonostante lo sforzo compiuto, rimase con un palmo di naso.
-Era lui!- esclamò Nami, indicando la sagoma che volteggiava ben al di sopra del pennone.

Non ci fu altro da discutere: salparono subito dopo pranzo, per attuare il piano: i due sarebbero rimasti ventiquattro ore sull’isola per trovare il modo di rompere la maledizione.

Furono lasciati con provviste sufficienti ed una tenda, ma non portarono armi con loro. Li salutarono calorosamente, poi Nami e Zoro guardarono il vascello allontanarsi per ancorarsi in mare aperto, in attesa di tornare a prenderli.

Il Cuoco continuò a sbracciarsi dal parapetto, ma quando l’isola divenne minuscola sull’orizzonte, tornò con aria mesta in cucina, continuando ad invocare la sua Nami-swan.

La quale, intanto, si stava dando da fare, essendo l’unica ad avere un pollice opponibile, per organizzare il pernottamento, montando la tenda e preparando il fuoco per il bivacco. 

Dato che non poteva esserle molto d’aiuto, Zoro si limitava a gironzolare intorno per assicurarsi che non ci fossero pericoli.
La sera passò tranquilla e si sistemarono per dormire in tenda, affidandosi ai raffinati sensi da tigre in caso di pericolo. Nonostante avessero già passato la precedente notte assieme, quella situazione più intima li metteva in un certo disagio: stavolta erano soli su un’isola deserta e dovevano dimostrare quanto fosse importante per lei Zoro da umano.
Dal canto suo, Zoro si chiedeva quale ruolo avesse Nami in tutta quella faccenda: avevano litigato sempre in maniera più o meno animata, anche se non poteva negare di provare una certa attrazione per quella rossa tutto pepe.

Alla fine, la notte trascorse senza intoppi e al mattino erano freschi e riposati.

Dopo colazione, la ragazza fece il punto della situazione: -L’unica idea che ho è quella di provare a rifare lo stesso tragitto che hai percorso quando avevi ancora i piedi al posto delle zampe, ma sarà difficile trovarlo, col senso d’orientamento che ti ritrovi!
La grossa tigre brontolò in disapprovazione, e i due si accinsero a tentare di ripercorrere i passi compiuti da Zoro la mattina della maledizione.

Ma non passò molto tempo e, come previsto, Nami perse di vista Zoro…  Iniziò a cercarlo nel fitto sottobosco e, distraendosi, non si accorse di aver attirato l’attenzione di una enorme scimmia che prese a fissarla dall’alto di un imponente albero... fino a quando non fu troppo tardi: con un gesto fulmineo, il quadrumane la afferrò senza sforzo, trascinandola con sé verso la zona più interna dell’isola, saltando da un albero all’altro senza curarsi troppo della salute della poverina, che veniva sbattuta e sbatacchiata qua e là senza troppo riguardo.

Zoro, distinse il suo nome, nel grido d’aiuto lanciato da Nami e corse a grandi balzi verso la fonte di quel rumore, che ora era divenuto un pesante insieme di rumori tra il fogliame… la rossa era chiaramente in pericolo.

Guidato da udito ed istinto, corse con tutta la potenza che quel corpo agile gli consentiva, con tutto il fiato che aveva nei polmoni: non poteva permettere che qualcuno facesse del male a quella ragazza coraggiosa ed un poco bugiarda!

Capì di esserle vicino dall’odore del sangue umano, misto al profumo di lei, che percepiva chiaramente, e rabbrividì a quella mescolanza inquietante, sperando che non fosse troppo tardi.

La vide giacere, nell’erba di una radura, ed una grossa scimmia accapigliarsi con un suo simile poco lontano, evidentemente litigandosi il possesso di quel corpo abbandonato, e una furia cieca si impadronì di lui.
Con un ruggito degno di quel corpo maestoso e terribile, balzò sui due primati, che cercarono di difendersi e fuggire contemporaneamente.
In una frazione di secondo si erano dileguati, abbandonando la preda al feroce carnivoro, ma continuando a fare chiasso dalle cime degli alberi; un altro poderoso ruggito le zittì definitivamente e potè dedicarsi a Nami.
   
 
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