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Autore: Solamente    17/12/2013    1 recensioni
Rachel e Quinn, anni fa, sono state insieme, ora dopo tanto si ritrovano per un coincidenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il telefono squilla, e quel rumore mi fa trasalire, ero immersa nei miei pensieri e non me l'aspettavo, ho una reazione esagerata, “Vaffanculo” dico tra me e me, chi mai può essere adesso, nessuno mi chiama mai, o quasi. Rispondo senza neanche curarmi di controllare lo schermo e leggere il nome di chi mi stava chiamando. “Pronto?” “Ehm, pronto, ciao... Sono Rachel...”

La testa mi gira.
Non so cosa possa volere da me.
“Ciao... non mi aspettavo che...” “Sì lo so, ma tu non hai cambiato numero da quando eravamo al liceo e...” “E?” “Non lo so, senti fai finta che non ti abbia chiamato, andava tutto bene, scusa, non volevo disturbarti, ciao” “No, Rachel, aspetta...” “Dimmi” “Niente, forse hai ragione, sarebbe stato meglio non sentirci”

Guardai il telefono silenzioso mentre la chiamata era ancora in corso, nessuna risposta, solo silenzio.
Riattaccai.

Era davvero finito tutto così velocemente?
Era davvero stato un addio indolore?
Probabilmente aveva sperato che non rispondessi, che una voce fredda e metallica le dicesse che il numero composto era inesistente, probabilmente però aveva sperato il contrario.
Forse anche lei ha provato nostalgia.
Ma la nostalgia non è una buona consigliera, spinge ad azioni che non dovremmo fare.
Non ci saremmo mai più viste né sentite.



Ieri sembra così lontano, lontano come l'adolescenza.


La mattina è fredda qui.
Mi vesto, e mi copro il più possibile, ogni anno aspetto con ansia il caldo dell'estate.
Esco.
Cammino velocemente per cercare di scaldarmi.
Mi rifugio nel cafè più vicino, ho bisogno di qualcosa che allontani il freddo, subito.
Sono ancora assonnata e aspetto al bancone la mia cioccolata.
Sto fissando il piano di legno e le sue venature quando vedo una mano che avvicina la tazza che stavo aspettando, “Ehi”, alzo il viso lentamente.
Rachel mi sta servendo una cioccolata nel locale più vicino a casa mia, a New York.
Non è possibile.
La guardo e lei guarda me aspettando una risposta, un qualche cenno di vita, ma io sono lì e la mia bocca è arida, priva di parole, i miei occhi non riescono a staccarsi dal suo viso.
Non ci credo.
Non potrò più entrare lì e dovrò ricordarmene.
La sto ancora guardando quando qualcuno chiede la sua attenzione da un tavolo dietro di me, si allontana e io rimango pietrificata a fissare il vuoto.
Ho trent'anni e non riesco a dire una parola davanti alla mia ragazza del liceo.
Mi ricordo del perchè sono lì, bevo la cioccolata, ma il calore che cercavo è arrivato mentre la fissavo inerme.
Le devo parlare, non posso uscire facendo finta di niente. O forse sì, è quello che ci siamo dette ieri, vogliamo continuare a vivere le nostre vite.
Ma se lavora qui e a quanto pare il destino mi è particolarmente avverso, la rivedrò. Dovrò quindi ignorarla sino a quando le coincidenze si estingueranno?
Pago.
Sto andando verso la porta, non la vedo.
Esco.
E' lì, fuori, con solo la divisa addosso.
Vengo pervasa da un brivido di freddo al solo vederla così, non sono sicura fosse il freddo.
Sta fumando, e, cazzo, non è mai stata così sexy, prego, spero che non mi parli.
La porta si chiude dietro di me.
Lei si volta.
“Ehi”
Io non parlo, di nuovo.
Mi odio.
“Dì qualcosa Quinn!” è l'unica cosa che riesco a pensare, ma niente, vuoto totale.
“Quinn? Non ti ricordavo così timida!”
Scoppia in una risata che io neanche capisco.
La guardo: è bellissima.
Mi sento morire e penso che dovrei avere una reazione di qualche tipo.
Sorrido.
Continuo a guardarla e lei continua a ridere e continua ad essere bellissima.
Muoio, ora.
“Ehi”.
Ci sono riuscita, un'eternità e quello che sono riuscita a dire è “Ehi”, faccio schifo, ma è meglio di niente.
“Lavoro qui per ora” “Sì, ho visto” “Mi hanno detto che vieni qui spesso, lo farai ancora?”
Ora le sue labbra non ridono più, ma continua ad essere bellissima, è seria, la domanda che ha fatto non riguarda solo una sciocca abitudine, mi sta chiedendo delle nostre vite.
“Non lo so”
E avrei voluto dire di no, perchè quella sarebbe stata la cosa giusta, noi ci odiamo dopo tutto. O almeno era così.
Ha finito la sigaretta e la sta spegnendo con il piede.
“Devo tornare dentro, sai, il lavoro chiama... e potresti chiamare anche tu, volendo” Ride di nuovo e sparisce dentro il locale.
Sto ferma, immobile, per qualche interminabile secondo, ho caldo ora, cammino, devo lavorare anche io, probabilmente qualche bambino è già arrivato, si è fatto tardi.
Chiamo un taxi e non voglio pensare.






































































































Giuro, che se lasciate una recensione non mi offendo, anche se mi dite che fa schifo :c




























































































✌& ♥
   
 
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