I due ragazzi percorsero l’isolato in lungo e in largo, ma non c’era traccia del gattino. Non avevano prununciato una parola per tutto quel tempo, ma Jesse teneva ancora la mano di Catherine e non l’aveva lasciata nemmeno per un istante, quasi per paura di perderla. La ragazza teneva gli occhi bassi, e si lasciava trasportare senza rendersi conto di dove si trovava, immersa in chissà quali pensieri.
Ad un certo punto Jesse si fermò e le si piazzò davanti.
“Senti, qui non c’è. Al buio non credo che combineremo molto. Domani mattina ti prometto che continuerò a cercarlo, ma adesso forse è meglio tornare a casa”.
La ragazza rispose con un verso seccato.
“Hei, cosa succede? C’è qualcosa che non va?” replicò lui preoccupato, stingendo più delicatàmente la mano di Catherine. Lei la ritirò all’istante e si voltò, dando le spalle a Jesse.
“Vado a casa” annunciò, con tono freddo, cercando di non far trasparire alcuna emozione.
Il ragazzo rimase di sasso. Non ebbe il tempo di fare due passi che Catherine era già scomparsa nel buio della notte.

“Ma chi crede di essere quel ragazzo? Arriva così, all’improvviso, e mi tratta come se fossi una bambola di pezza: mi abbraccia, mi fa il solletico, mi spinge, mi prende per mano e mi trascina. Ma come si permette? Che si comportasse così con quelle quattro gallinelle che di sicuro frequenta. Eh si, ha proprio la faccia di uno che se la fa con quelle tipe lì, quelle tutte uguali, tutte perfette, tutte vuote! E lui è proprio come tutti gli altri.”
Catherine era molto nervosa. Camminava stringendo i pugni e calciava tutto ciò che intralciava il suo cammino. Dopo qualche minuto si fermò, fece un respirò profondo e riuscì a calmarsi.
Quel ragazzo le stava proprio sconvolgendo l’esistenza. Lo conosceva a stento da un giorno e già era uscita di casa di notte, aveva quasi finito per essere violentata, aveva trovato e perso un gatto, e adesso si ritrovava sola, a camminare verso casa, con gli occhi impegnati a catturare la fioca luce della luna, le mani a tormentare i bottoni del cappotto, e la mente altrove.

Quasi senza accorgersene si ritrovò di fronte al portone di casa. Andò nel retro e si arrampicò fino al davanzale della finestra, entrando poi dentro la propria cameretta e complimentandosi con sé stessa per le modeste doti atletiche appena scoperte. Tolse il cappotto e la sciarpa e si infilò subito sotto le coperte, stringendo a sé il cuscino. Nonostante i mille pensieri che le giravano vorticosamente nella testa, ci mise poco ad addormentarsi. Dopotutto, era davvero molto tardi. Il giorno dopo sarebbe stato proprio difficile svegliarsi, e la ricerca sui Promessi Sposi l’aspettava silenziosa nella cartella, pronta ad essere letta a tutta la classe,  e non ammetteva distrazione o sbadigli.
Il giorno dopo, Catherine doveva tornare sé stessa, e doveva dimenticare quella notte.
 
Spazio autrice
Incapace di scrivere capitoli più lunghi di una pagina. E’ proprio l’affermazione che mi rispecchia t.t Dopo un certo numero di righe la mia mente si prosciuga. Se non pubblico un capitolo, non riesco a scriverne un altro. Sono un disastro, eh? Passando a noi.. Che ne dite di questo nuovo capitolo? Il carattere di Catherine inizia proprio a farsi sentire. Fatemi sapere che ne pensate con una piccola recensione, piccola piccola piccola, anche tre paroline, non chiedo di più c:
A presto
Un  bacione graande graande e anticipati auguri di Natale *:
Just_a_mistake