-”Vieni
a casa mia?”- mi chiese mentre camminiamo per il parco.
Sono
passate due ore da quando lui mi ha trovata, due ora in cui la
conversazione è stata al minimo, mi aveva esortato a parlare
ma io
non sapevo che dire, non sono mai stata brava a farmi amici ma in
quel momento non mi andava proprio di parlare.
-”Scusa?”-
chiesi quasi inconsciamente, avevo sentito solo la sua voce ma non
sono sicura di aver capito bene.
-”Dato
che non parliamo pensavo di fare un po di azione”- si
zittì, a
quanto pare si stava aspettando una risposta, non ricevendola
aggiunse -”a volte si è più disinvolti
a fare altro piuttosto che
parlare, non trovi?”- ancora non gli risposi, non capivo se
fosse
serio o meno, è così disinvolto nel
parlare di certe cose.
-”E
soprattutto se non si ha voglia di parlare. Aiuta a sfogarsi. Poi se
ti va puoi rimanere a dormire, la casa è grande e
spaziosa..e
avresti un bagno tutto per te.”-
Ci
stiamo dirigendo verso l'uscita del parco, io fisso davanti a me,
imbarazzata per quella proposta spontanea come bere un bicchiere
d'acqua.
Non
dico nulla, non replico, non ho parole per rispondere. Il mio
cervello sembra svuotato, probabilmente ci stanno passando palle di
rovi.
-”Chi
tace acconsente”-.
Detto
ciò mi prende il borsone di mano e se lo appoggia sulla
spalla. Mi
sorprendo a fulminarlo e lui in risposta mi guarda con con la faccia
da pesce lesso.
-”Che
c'è? Mi sembrava pesante e volevo aiutarti a
portarlo”- sospira
-”non vedo nulla di male nella gentilezza”-
-”Il
problema non è la gentilezza”- dico sbuffando.
-”E
allora qual'è? E non rispondere “sei
tu””-
-”Sei
tu e la tua mancata pudicizia”-
“-Hei
non vale! Avevo detto..”- lo interrompo.
-”Tu
avevi detto di non rispondere “sei tu”,
ed io infatti ho
detto ”Sei tu e la tua mancata pudicizia””-
sorrido.
-”Non
vale, giochi sporco!”-
-”Vale
eccome!”- replico ridendo, e poco dopo si unisce anche lui a
me.
Continuiamo
a camminare, ogni tanto ci stuzzichiamo con qualche battutina
sarcastica, ma nulla di che, più che altro il suono che ci
fa più
compagnia è quello dei nostri passi. Mi accorgo che a
differenza sua
io strascico i piedi sull'asfalto.
-”Devi
ricordarmi una cosa”- mi dice mentre sono presa a pensare
alla
brutta fine che faranno le mie suole se non cambio modo di camminare.
-”Dimmi!”-
-”A
Natale..”-
-”Ma
manca ancora molto a Natale!”- osservo.
-”Ti
devo comprare un paio di scarpe nuove!”-
-”E
perchè?”- dico offesa, non trovo carino il suo
modo sarcastico di
criticare il mio modo di camminare, o perchè è
proprio quello che
ha intenzione di fare, già lo so. E gli rispondo coi
controfiocchi!
Se lui mi dice, “Bhè cammini come un
t-rex con la pancia piena”
ed io gli risponderò “sempre meglio
assomigliare ad un t-rex
che a un bradipo”.
-”Perchè
le tue sono piene di spifferi!”- sorride.
-”In
che senso?”-
-”Non
vedi? Hanno buchi ovunque mia piccola fiammiferaia!”- ride.
Decido
di guardarlo male per qualche istante e poi rido con lui,
effettivamente non ha tutti i torti, e poi non ha criticato il modo
di camminare, sarà una stupidaggine ma va bene
così.
-”Eccoci
arrivati”-
Una
palazzina di sette piani si presenta davanti a noi. Ren apre il
portone in vetro smerigliato.
Appena
dentro ci troviamo su uno zerbino marrone con la scritta rossa
“Benvenuti nel condominio Rossi”.
Alzo lo sguardo e una
stretta scala in marmo ci saluta dall'alto della sua
ripidità, mi
guardo in giro in cerca di un ascensore ma nulla, niente si vede.
-”Non
dirmi che abiti al settimo piano!”- dico, tenendo dentro di
me la
speranza di non fare tutti quei gradini.
-”Come
preferisci tu”- mi risponde sorridendo.
Mi
supera e inizia a salire le scale, facendo strada a me e a quelle
quattro cose che mi sono portata via da casa.
Al
terzo piano mi fermo per prendere fiato, lui mi ha seminata da un
pezzo, si vede che è abituato a questa tortura.
Con
la ferma convinzione di non fargli vedere che pappamolle sono
riprendo la salita, mi aiuto con la ringhiera, ovvio, ma passo dopo
passo arrivo all'ultimo gradino, dove mi faccio cadere abbandonando
tutto, ormai senza forze.
-”Abiti
davvero al settimo piano!”- esclamo tra un sospiro e l'altro.
Voglio sembrare accigliata ma appaio solo una disgraziata che ha
fatto una maratona.
-”Ti
avevo promesso dell'azione no?”- sorride -”E azione
hai avuto!”-
mi guarda e poi si mette a ridere.
Avrei
voluto ammazzarlo con le mie mani, mi riprometto di farla appena mi
sarò lavata e riposata un attimo. Ha manipolato i miei
pensieri,
voglio dirgli che quello che gioca sporco è lui e non io ma
preferisco rimanere zitta e non peggiorare la mia situazione.
-”Che
pensavi?”- disse “ingenuamente”
e persino con tanto di
occhioni. Oltre ad avermi fatto credere una cosa per un'altra ora mi
prende persino per i fondelli! Questo mi fa divampare, cerco di
mantenere la calma e alla fine dico.
-”Mi
avevi offerto una doccia no?”-
-”Certo!
Una promessa è sempre una promessa!”-
Sono
in ammollo nella vasca, questo è il mio primo bagno, prima
non ne
avevo mai fatto uno, mi era vietato. Fare la doccia andava bene, ma
usare la vasca era sacrilegio, chissà che religione seguiva
mia
madre, a volte pareva veramente convinta di qualcosa e si impuntava
come solo un religioso può fare. Magari non fare il bagno
è uno dei
loro comandamenti, bha chi lo sa. Comunque non ci voglio pensare,
scaccio via quest'orribile pensiero che farebbe solo riaffiorare
brutti ricordi, e mi concentro su me in vasca. Il mio corpo in
ammollo nell'acqua bollente, un bagnoschiuma al gelsomino ricopre lo
strato superiore con simpatica schiuma bianca ed emana profumo in
tutta la stanza. Mi sembra di essere in una scena di un film
americano, effettivamente ora che ci penso un sacco di film americani
hanno una scena in bagno con la schiuma.
Mi
lascio andare, chiudo gli occhi e la mia mente si delizia in quel
delizioso silenzio, le mie orecchie vanno in vacanza, il mio cuore ha
un battito regolare.
No,
non sono per nulla pentita di essermene andata di casa. Qui prevedo
di star bene, poi casa di Ren è un vero attico con tanto di
vista
mozzafiato, non avrei potuto chiedere di meglio.
Un
finestrone ricopre una parete, si possono vedere le luci accese nelle
case, nelle vie, luci che illuminano i vicoletti, vicoletti scuri e
stretti come le gambe di un ragno, le case che partono a
metà di
quell'oscurità. Si vede la torre che domina su tutto il
paese come
unica regina degli scacchi, le case sono i suoi pedoni. Mi sentivo
come una bambina in un parco naturale, osservavo tutto come se fosse
la prima volta che lo vedevo. In realtà giravo sempre in
quel
mistero di strade, ma vederle da un'altra prospettiva cambiava
completamente la percezione delle cose, era come un'altra cittadella
e non la mia nella quale sono cresciuta.
Ero
corsa al finestrone ignorando il resto della casa, mi riscossi quando
Ren mi poggiò una mano sulla spalla e mi girò
verso di lui. Al
momento arrossii, ma poi vidi il suo braccio che si allargava davanti
a me
-”Benvenuta
a casa Greenwich”-
-”Che
onore! Sono in casa meridiano!”- oddio che battuta pessima.
-”Mannaggia!
Ho perso una scommessa..”-
-”Che
scommessa?”-
-”Alan
aveva ragione”- sbuffò dirigendosi verso il
corridoio.
-”Ragione
di cosa?”- lo seguii.
-”Che
avresti fatto una battuta del genere”- sorrise e mi prese per
un
polso avvicinandomi a lui.
Appoggiò
la sua bocca al mio orecchio, e mi sussurrò
-”Tranquilla,
lui non sa che sei qui”-
Rimasi
di sasso, poi come se non fosse successo niente si era allontanato e
mi aveva aperto una porta, diceva che era lì che avrei
dormito, e ci
sarei potuta rimanere quanto volessi.
Non
voglio stare sulle sue spalle, cercherò un altro posto
appena ho un
lavoro, ecco, domani andrò alla ricerca di un posto di
lavoro. Non è
un buon periodo per chiedere lavoro, ma non sono una persona
schizzinosa, a me va bene anche pulire nelle case, lavorare su un
bar, lavorare di notte per riempire scaffali, fare inventari,
qualsiasi cosa disponibile è ben accetta.
Mi
passo la mano sull'orecchio, proprio dove Ren mi ha sussurrato,
ancora non riesco a farmi specie di come abbia capito a quel che
pensavo. A dire il vero non lo pensavo, mi è venuto il
dubbio solo
dopo che lui me l'ha esposto, ero così esaltata per quella
casa che
il mio cervello faceva ancora fatica ad assimilare tutto. Meglio
così
comunque, prima o poi mi sarebbe arrivato a far visita ed ora, so che
posso stare tranquilla, almeno per un paio di giorni.
Non
riuscirò a tenere nascosto a lungo questo ad Alan, lui
verrà a
sapere dove sto, e da chi sto. Non voglio nemmeno mettere a rischio
Ren per un mio capriccio. Ora, più determinata che mai sono
convinta
a cercarmi un posto nuovo.
Qualcuno
bussa alla porta.
-”SI?”-
chiedo mentre esco dalla vasca.
-”Sei
pronta?”- è la voce di Ren, bhè e di
chi altri mi aspettavo?
-”Eh...si,
un paio di minuti e sono da te!”-
-”Sbrigati
che la cena è pronta!”- ride e sento i suoi passi
allontanarsi.
Chiedo
scusa per il ritardo.
E'
da tanto che non pubblico e mi dispiace, ma sono stata un presa.
Spero
di essere un po più puntuale con gli altri capitoli.
Inilis