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Autore: Inilis    18/12/2013    1 recensioni
"Salve, sono Lucy, e mi sto svegliando da un sonno durato 20 anni."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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-”Vieni a casa mia?”- mi chiese mentre camminiamo per il parco.
Sono passate due ore da quando lui mi ha trovata, due ora in cui la conversazione è stata al minimo, mi aveva esortato a parlare ma io non sapevo che dire, non sono mai stata brava a farmi amici ma in quel momento non mi andava proprio di parlare.
-”Scusa?”- chiesi quasi inconsciamente, avevo sentito solo la sua voce ma non sono sicura di aver capito bene.
-”Dato che non parliamo pensavo di fare un po di azione”- si zittì, a quanto pare si stava aspettando una risposta, non ricevendola aggiunse -”a volte si è più disinvolti a fare altro piuttosto che parlare, non trovi?”- ancora non gli risposi, non capivo se fosse serio o meno, è così disinvolto nel parlare di certe cose.
-”E soprattutto se non si ha voglia di parlare. Aiuta a sfogarsi. Poi se ti va puoi rimanere a dormire, la casa è grande e spaziosa..e avresti un bagno tutto per te.”-
Ci stiamo dirigendo verso l'uscita del parco, io fisso davanti a me, imbarazzata per quella proposta spontanea come bere un bicchiere d'acqua.
Non dico nulla, non replico, non ho parole per rispondere. Il mio cervello sembra svuotato, probabilmente ci stanno passando palle di rovi.
-”Chi tace acconsente”-.
Detto ciò mi prende il borsone di mano e se lo appoggia sulla spalla. Mi sorprendo a fulminarlo e lui in risposta mi guarda con con la faccia da pesce lesso.
-”Che c'è? Mi sembrava pesante e volevo aiutarti a portarlo”- sospira -”non vedo nulla di male nella gentilezza”-
-”Il problema non è la gentilezza”- dico sbuffando.
-”E allora qual'è? E non rispondere “sei tu””-
-”Sei tu e la tua mancata pudicizia”-

-Hei non vale! Avevo detto..”- lo interrompo.
-”Tu avevi detto di non rispondere “sei tu”, ed io infatti ho detto ”Sei tu e la tua mancata pudicizia””- sorrido.
-”Non vale, giochi sporco!”-
-”Vale eccome!”- replico ridendo, e poco dopo si unisce anche lui a me.
Continuiamo a camminare, ogni tanto ci stuzzichiamo con qualche battutina sarcastica, ma nulla di che, più che altro il suono che ci fa più compagnia è quello dei nostri passi. Mi accorgo che a differenza sua io strascico i piedi sull'asfalto.
-”Devi ricordarmi una cosa”- mi dice mentre sono presa a pensare alla brutta fine che faranno le mie suole se non cambio modo di camminare.
-”Dimmi!”-
-”A Natale..”-
-”Ma manca ancora molto a Natale!”- osservo.
-”Ti devo comprare un paio di scarpe nuove!”-
-”E perchè?”- dico offesa, non trovo carino il suo modo sarcastico di criticare il mio modo di camminare, o perchè è proprio quello che ha intenzione di fare, già lo so. E gli rispondo coi controfiocchi! Se lui mi dice, “Bhè cammini come un t-rex con la pancia piena” ed io gli risponderò “sempre meglio assomigliare ad un t-rex che a un bradipo”.
-”Perchè le tue sono piene di spifferi!”- sorride.
-”In che senso?”-
-”Non vedi? Hanno buchi ovunque mia piccola fiammiferaia!”- ride.
Decido di guardarlo male per qualche istante e poi rido con lui, effettivamente non ha tutti i torti, e poi non ha criticato il modo di camminare, sarà una stupidaggine ma va bene così.


-”Eccoci arrivati”-
Una palazzina di sette piani si presenta davanti a noi. Ren apre il portone in vetro smerigliato.
Appena dentro ci troviamo su uno zerbino marrone con la scritta rossa “Benvenuti nel condominio Rossi”. Alzo lo sguardo e una stretta scala in marmo ci saluta dall'alto della sua ripidità, mi guardo in giro in cerca di un ascensore ma nulla, niente si vede.
-”Non dirmi che abiti al settimo piano!”- dico, tenendo dentro di me la speranza di non fare tutti quei gradini.
-”Come preferisci tu”- mi risponde sorridendo.
Mi supera e inizia a salire le scale, facendo strada a me e a quelle quattro cose che mi sono portata via da casa.
Al terzo piano mi fermo per prendere fiato, lui mi ha seminata da un pezzo, si vede che è abituato a questa tortura.
Con la ferma convinzione di non fargli vedere che pappamolle sono riprendo la salita, mi aiuto con la ringhiera, ovvio, ma passo dopo passo arrivo all'ultimo gradino, dove mi faccio cadere abbandonando tutto, ormai senza forze.
-”Abiti davvero al settimo piano!”- esclamo tra un sospiro e l'altro. Voglio sembrare accigliata ma appaio solo una disgraziata che ha fatto una maratona.
-”Ti avevo promesso dell'azione no?”- sorride -”E azione hai avuto!”- mi guarda e poi si mette a ridere.
Avrei voluto ammazzarlo con le mie mani, mi riprometto di farla appena mi sarò lavata e riposata un attimo. Ha manipolato i miei pensieri, voglio dirgli che quello che gioca sporco è lui e non io ma preferisco rimanere zitta e non peggiorare la mia situazione.
-”Che pensavi?”- disse “ingenuamente” e persino con tanto di occhioni. Oltre ad avermi fatto credere una cosa per un'altra ora mi prende persino per i fondelli! Questo mi fa divampare, cerco di mantenere la calma e alla fine dico.
-”Mi avevi offerto una doccia no?”-
-”Certo! Una promessa è sempre una promessa!”-


Sono in ammollo nella vasca, questo è il mio primo bagno, prima non ne avevo mai fatto uno, mi era vietato. Fare la doccia andava bene, ma usare la vasca era sacrilegio, chissà che religione seguiva mia madre, a volte pareva veramente convinta di qualcosa e si impuntava come solo un religioso può fare. Magari non fare il bagno è uno dei loro comandamenti, bha chi lo sa. Comunque non ci voglio pensare, scaccio via quest'orribile pensiero che farebbe solo riaffiorare brutti ricordi, e mi concentro su me in vasca. Il mio corpo in ammollo nell'acqua bollente, un bagnoschiuma al gelsomino ricopre lo strato superiore con simpatica schiuma bianca ed emana profumo in tutta la stanza. Mi sembra di essere in una scena di un film americano, effettivamente ora che ci penso un sacco di film americani hanno una scena in bagno con la schiuma.
Mi lascio andare, chiudo gli occhi e la mia mente si delizia in quel delizioso silenzio, le mie orecchie vanno in vacanza, il mio cuore ha un battito regolare.
No, non sono per nulla pentita di essermene andata di casa. Qui prevedo di star bene, poi casa di Ren è un vero attico con tanto di vista mozzafiato, non avrei potuto chiedere di meglio.
Un finestrone ricopre una parete, si possono vedere le luci accese nelle case, nelle vie, luci che illuminano i vicoletti, vicoletti scuri e stretti come le gambe di un ragno, le case che partono a metà di quell'oscurità. Si vede la torre che domina su tutto il paese come unica regina degli scacchi, le case sono i suoi pedoni. Mi sentivo come una bambina in un parco naturale, osservavo tutto come se fosse la prima volta che lo vedevo. In realtà giravo sempre in quel mistero di strade, ma vederle da un'altra prospettiva cambiava completamente la percezione delle cose, era come un'altra cittadella e non la mia nella quale sono cresciuta.
Ero corsa al finestrone ignorando il resto della casa, mi riscossi quando Ren mi poggiò una mano sulla spalla e mi girò verso di lui. Al momento arrossii, ma poi vidi il suo braccio che si allargava davanti a me
-”Benvenuta a casa Greenwich”-
-”Che onore! Sono in casa meridiano!”- oddio che battuta pessima.
-”Mannaggia! Ho perso una scommessa..”-
-”Che scommessa?”-
-”Alan aveva ragione”- sbuffò dirigendosi verso il corridoio.
-”Ragione di cosa?”- lo seguii.
-”Che avresti fatto una battuta del genere”- sorrise e mi prese per un polso avvicinandomi a lui.
Appoggiò la sua bocca al mio orecchio, e mi sussurrò
-”Tranquilla, lui non sa che sei qui”-
Rimasi di sasso, poi come se non fosse successo niente si era allontanato e mi aveva aperto una porta, diceva che era lì che avrei dormito, e ci sarei potuta rimanere quanto volessi.
Non voglio stare sulle sue spalle, cercherò un altro posto appena ho un lavoro, ecco, domani andrò alla ricerca di un posto di lavoro. Non è un buon periodo per chiedere lavoro, ma non sono una persona schizzinosa, a me va bene anche pulire nelle case, lavorare su un bar, lavorare di notte per riempire scaffali, fare inventari, qualsiasi cosa disponibile è ben accetta.
Mi passo la mano sull'orecchio, proprio dove Ren mi ha sussurrato, ancora non riesco a farmi specie di come abbia capito a quel che pensavo. A dire il vero non lo pensavo, mi è venuto il dubbio solo dopo che lui me l'ha esposto, ero così esaltata per quella casa che il mio cervello faceva ancora fatica ad assimilare tutto. Meglio così comunque, prima o poi mi sarebbe arrivato a far visita ed ora, so che posso stare tranquilla, almeno per un paio di giorni.
Non riuscirò a tenere nascosto a lungo questo ad Alan, lui verrà a sapere dove sto, e da chi sto. Non voglio nemmeno mettere a rischio Ren per un mio capriccio. Ora, più determinata che mai sono convinta a cercarmi un posto nuovo.
Qualcuno bussa alla porta.
-”SI?”- chiedo mentre esco dalla vasca.
-”Sei pronta?”- è la voce di Ren, bhè e di chi altri mi aspettavo?
-”Eh...si, un paio di minuti e sono da te!”-
-”Sbrigati che la cena è pronta!”- ride e sento i suoi passi allontanarsi.


Chiedo scusa per il ritardo.
E' da tanto che non pubblico e mi dispiace, ma sono stata un presa.
Spero di essere un po più puntuale con gli altri capitoli.

Inilis


  
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