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Autore: Mirel    15/05/2008    1 recensioni
La resa dei conti con Naraku si sta avvicinando e, in poche ore, tutto potrebbe essere finito. Forse proprio il pensiero di una possibile morte mette alla luce dei sentimenti che fino a quel momento erano stati repressi ed accuratamente nascosti. Sango e Miroku.
Genere: Romantico, Triste, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Miroku, Sango
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Chiedere venia non basterebbe di certo a perdonare la mia assenza, prolungatasi veramente troppo. Lascio direttamente spazio al nuovo capitolo ^^


-KAGOME!- l'urlo del mezzo demone risuonò potente nella grotta, mentre con una crescente rabbia fissava il corpo senza sensi della ragazza. Rabbia che, di certo, non era rivolta a lei.
-Inu Yasha, Inu Yasha... mi stupisco. Vorresti essere un demone completo e ti perdi in questi sentimenti da...umani?- la voce melliflua alle sue spalle costrinse Inu Yasha a voltarsi verso il suo avversario. Naraku era a pochi passi da lui, altezzoso e con una certa aria di superbia rispetto agli altri presenti. Lo si vedeva in particolare in come aveva pronunciato quell'ultima parola, "umani", quasi schifato.
Il silenzio che seguì le parole del demone, durò solo qualche attimo. Con un impeto di rabbia, mista a dolore, Inu Yasha si scagliò con forza contro il suo nemico, urlandogli contro maledizioni ed imprecazioni. Lo voleva morto, voleva ucciderlo per quanto aveva fatto alla sua Kagome.

Nel frattempo i demoni si erano ritirati dal combattimento, probabilmente credendo morti i loro avversari.
Il corpo di Kohaku ebbe invece un fremito, mentre lentamente riapriva gli occhi. Aveva una piccola ferita sul volto e si sentiva frastornato, ma quello non era di certo il momento per lamentarsi. A stento si alzò da terra, avvicinandosi ai corpi inermi di Sango e Miroku, che giacevano l'uno accanto all'altro. Scosse con forza il monaco, afferrandolo per le spalle in modo da farlo risvegliare. La sua azione ebbe successo, e così la ripeté sia per la sorella, sia per Kagome. Shippo intanto sembrava essersi dileguato.

-Tutto bene?- Miroku fissava preoccupato Sango, mentre la aiutava a rialzarsi. Lei non gli rispose, ma il suo sguardo diceva che non andava "tutto bene". La loro situazione era pessima, e di certo non sarebbe passato molto tempo prima che i demoni ricominciassero ad attaccarli, o spontaneamente o dietro l'ordine di Naraku.
L'attenzione di Kagome era invece rivolta al combattimento che si stava svolgendo a pochi metri da loro. Né Inu Yasha né il demone si erano ancora accorti che gli altri si erano "risvegliati", forse presi dalla foga della battaglia.
Sebbene Inu Yasha si batteva al massimo delle proprie forze, Naraku sembrava prevedere tutte le sue mosse e parava ogni suo colpo con una certa bravura. Il volto del demone, scuro ed impenetrabile, non cedeva allo sforzo e rimaneva impassibile.

-Dobbiamo fare qualcosa!- disse Kagome, in preda al panico, verso i compagni
-No, divina Kagome- le rispose lento il giovane monaco -questa è la sua battaglia, non possiamo intrometterci.-
La ragazza però non era convinta. Voleva fare qualcosa, qualsiasi cosa, per aiutare la persona che amava. Si, che amava. Perché malgrado tutti i litigi, e le incomprensioni, quella situazione le aveva fatto comprendere cosa provava veramente per quell'idiota.
Idiota perché non si è mai accorto di nulla, o comunque non ha mai fatto un passo in sua direzione.

Mentre tutti seguivano con attenzione la battaglia, Kohaku si era ritirato in disparte con la scusa di cercare Shippo.
La sua meta era però tutt'altra. Sapeva perfettamente come distruggere Naraku una volta per tutte, lo stesso modo che lo avrebbe riscattato dalla strage che aveva compiuto anni prima, in cui era morto anche suo padre. Li aveva uccisi lui e, anche se sapeva che era fuori di senno e sotto il controllo di un altro, non si dava pace.
Si portò dalla parte opposta della caverna, la mano destra stretta sul manico della sua arma (la Kusarigama, in italiano "piccola falce" o "falcetto").
Kykio lo aveva preparato all'atto che ora avrebbe dovuto compiere, ma il suo pensiero andò per qualche attimo alla sorella, Sango, che aveva fatto di tutto per lui.

Non poteva negare di non aver paura.

-Hey, Naraku!- la voce del bambino risuonò forte per la caverna, attirando l'attenzione ed il silenzio da parte dei presenti. Sango ebbe un sussulto, forse intuendo ciò che il fratello voleva fare.
-sembra che tu voglia il frammento della sfera che si trova nel mio collo, così da poter arrivare al culmine del tuo potere...-
Naraku, sentendo queste parole, si voltò interamente verso il giovane, con un ghigno malefico sul volto. Pareva che la cosa lo interessasse particolarmente.
-bene...sai che ti dico? Eccoti il pezzo della tua sfera!- urlò quindi Kohaku, sollevando poi con forza il suo falcetto e piantandolo nel proprio collo. Un colpo secco, mentre lui cadeva ormai inerme sul freddo terreno, con gli occhi sbarrati.
-NOOO!- urlò Sango, cominciando a correre straziata dal dolore verso il corpo esanime del fratello, mentre le lacrime le scendevano copiose sul viso.
-sciocco umano...- commentò invece Naraku, senza smettere di avere quella classica aria da superiore.
Aprì la mano davanti a sé, ed il piccolo frammento di sfera fluttuò fino a questa, nella quale poi venne inglobato.

La sfera, dentro di lui, era dunque completa.
-Ed ora, credo che dovrò uccidervi tutti.- Una macabra risata risuonò tra le pareti della grotta. Paura.
  
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