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Autore: Lux_daisy    19/12/2013    5 recensioni
"Perché? Perché è andato a finire tutto così? Era solo una stupida scommessa! Io… io non posso fare una cosa del genere… Gokudera… non posso fargli questo… non a lui…"
Takeshi rimase lì, immobile, le spalle chine, la mazza impugnata debolmente che toccava terra e gli occhi fissi nel vuoto.
Cosa succederebbe se Yamamoto fosse costretto a mentire a Gokudera a causa di una scommessa? E cosa succederebbe se le conseguenze di questo gesto cambiassero il rapporto tra i due?
La mia seconda 8059 dopo un anno circa :3
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Nuovo Personaggio, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Appuntamento




 
<< Mi stai prendendo in giro? >>. La faccia di Gokudera avrebbe potuto essere paragonata al famoso quadro “L’urlo di Munch”, mentre a occhi e bocca sbarrati fissava Yamamoto in piedi davanti a lui.
Dopo aver trascorso il pomeriggio a casa di Tsuna, i due Guardiani si erano incamminati verso le rispettive case, ma Takeshi aveva fatto fermare l’altro in una tranquilla stradina, dicendogli di dovergli parlare di una cosa importante. Già il fatto che dalla bocca del moro fossero uscite le parole “parlare” e “importante” aveva lasciato Gokudera palesemente perplesso e infastidito, ma a questo si aggiunse la decisamente strana serietà fuori luogo con cui si era espresso. Il bombarolo non riusciva davvero ad immaginarsi cosa Yamamoto potesse volergli dire di tanto importante da dovergliene parlare addirittura in privato e, nei secondi che trascorsero prima che l’altro parlasse, nella sua mente passarono diverse ipotesi, una più assurda dell’altra in effetti, tipo quella che il Guardiano della Pioggia volesse sfidarlo apertamente per il ruolo di braccio destro del Decimo.
Ma ciò che venne fuori dalle labbra di Takeshi lasciò Gokudera stordito e confuso per lunghi secondi.
<< Non puoi chiedermi davvero questo, stupido idiota del baseball! Ti sembro il tipo di persona che fa certe cose? >> sbraitò Hayato, sollevando un pugno in aria e fissando l’altro in cagnesco. “Ha per caso ricevuto una palla in testa che ha ucciso quei pochi neuroni che gli restavano?”

Yamamoto si sforzò di sorridere, ma venne fuori qualcosa più simile ad una buffa smorfia. “Sapevo che avrebbe risposto così, ma non posso lasciarlo vincere; non stavolta. Dovrà accettare la mia proposta”. << E dai, Gokudera, non ti ho mai chiesto un favore prima d’ora! È solo un appuntamento! Non dovrai fare niente di particolare… >> insistette il moro, congiungendo le mani in segno di preghiera.

Hayato gli lanciò un’occhiataccia con la quale avrebbe sperato di incenerirlo sul posto, ma per sua sfortuna non funzionò e si ritrovò costretto a fissare l’espressione quasi patetica dell’altro, mentre nella sua testa si chiedeva cosa avesse fatto di male nella vita per dover sopportare un tale folle idiota.
<< Non ho intenzione di andare a nessun appuntamento, soprattutto per fare un favore a te! >> replicò rabbioso. Si accese una sigaretta e se la portò alla bocca, aspirando un lungo tiro.
<< Potrebbe essere divertente. Non puoi saperlo se non ci provi >> continuò Yamamoto.
Per tutta risposta Gokudera sbuffò sarcastico. << Divertente? Cosa potrebbe mai esserci di divertente nell’uscire con te? >>.
Takeshi si paralizzò per un istante, ma poi si ricordò della bugia che era stato costretto a raccontargli. << Beh, con me e con due ragazze. Sarà un appuntamento a quattro! >>.
<< Un dettaglio irrilevante. Che poi, si può sapere che c’entro io? >>.
Questa volta fu il turno del moro di sbuffare. << Te l’ho detto, no? La ragazza a cui ho chiesto di uscire ha accettato solo a condizione che io porti qualcuno per la sua amica >>. Yamamoto odiava le bugie e ancora di più odiava doverle raccontare ai suoi amici, ma quella era l’unica idea che gli era venuta in mente. Aveva già ideato un piano e tutto sarebbe filato liscio se Gokudera non fosse stato… beh, Gokudera.
<< Questo già dimostra che la tipa con cui vuoi uscire è un’idiota >> gli fece notare l’altro, dopo aver aspirato un altro tiro, << e poi perché proprio io? Perché non hai chiesto a quell’esaltato di Sasagawa? >>.

Era una domanda legittima, ma Takeshi non poteva rispondere. << Nessun motivo in particolare. Ho solo pensato a te >>. La frase risuonò strana alle sue stesse orecchie e infatti Gokudera lo fissò come se fosse completamente impazzito. Di sicuro era quello che pensava.
<< Beh la prossima volta pensa a qualcun altro. Io non voglio saperne niente >> dichiarò risoluto. Buttò la cicca a terra e la schiacciò col piede per poi voltarsi; fece per andarsene, ma venne fermato dalla mano di Yamamoto che gli strinse il polso.
<< Se mi fai questo favore, farò tutto quello che vuoi in cambio >>. A quelle parole Hayato si voltò e lo fissò incredulo. Era davvero così importante per lui uscire con questa ragazza, chiunque essa fosse?
Strattonò il braccio per liberarsi dalla presa. << Qualsiasi cosa? >> gli chiese conferma. Se le cose stavano davvero così, si sarebbe fatto venire in mente un paio di punizioni per convincere Yamamoto a non chiedergli mai più niente per il resto della sua vita.
<< Qualsiasi >> rispose serio l’altro, fissandolo dritto negli occhi.
L’idea di poter far fare qualcosa di imbarazzante e umiliante all’idiota del baseball fu davvero troppo forte per rifiutare, così finse un sospiro rassegnato e disse: << Va bene, ma ricordati che qualunque cosa ti chiederò di fare in cambio, non potrai rifiutarti >>.
Il viso dell’altro si aprì in uno dei suoi soliti sorrisi a trentadue denti. << Grazie! >> esclamò allegro e per un momento provò il forte impulso di abbracciarlo, ma si trattenne. Non poteva rovinare tutto proprio ora che aveva ottenuto un “sì” da Gokudera. << Allora ci vediamo domani alle cinque >> continuò il moro.
<< Sì, sì, smettila di gongolare e di sorridere come l’idiota che sei >> replicò l’altro stizzito, << non l’ho fatto per te: ho i miei buoni motivi >>. “E di sicuro il dolce gusto della vendetta è un ottimo motivo” concluse nella sua mente, già pregustando il momento in cui si sarebbe divertito a spese di Yamamoto. Sarebbe stato un piacevole passatempo.
 
 
 
“Il luna park… che scelta banale” pensò Gokudera mentre osservava l’insegna luminosa del parco giochi di Namimori e le persona in fila per fare il biglietto; c’erano famiglie con bambini, coppie di tutte le età e amici in gruppo, tutti allegri e sorridenti.
L’orologio segnava le 16:45. Alla fine Hayato era arrivato con un quarto d’ora d’anticipo.
Si portò una sigaretta alle labbra e l’accese, aspirando a fondo il primo tiro. Buttò fuori il fumo e l’osservò disperdersi nell’aria in minuscole nuvolette che scomparvero quasi subito.
“Che cavolo, ora mi tocca pure aspettare l’idiota del baseball!”. Non avendo niente di particolare da fare, aveva iniziato a prepararsi con calma, ma non essendo una ragazza, si era ritrovato lavato e vestito in dieci minuti. Aveva anche camminato a passo volutamente lento, prendendo la strada più lunga, ma era comunque riuscito ad arrivare prima di quanto avrebbe voluto.

Per tutto il tempo aveva continuato a chiedersi come fosse finito in una situazione del genere e si era anche domandato se il desiderio di rivalsa su Yamamoto fosse sufficiente per costringerlo a passare un pomeriggio con l’idiota del baseball e due ragazze che non conosceva e neanche voleva farlo.
Che poi, da quando Mr. Sorriso era interessato al gentil sesso? Era vero, entrambi erano popolari con le ragazze della scuola: lo dimostravano le dozzine scatole di cioccolatini ricevuti a San Valentino e le dichiarazioni fatte da ragazzette tremanti, ma nessuno dei due aveva mai risposto positivamente. Gokudera per il semplice fatto che il suo unico interesse era diventare il perfetto braccio destro per il Decimo: non aveva né tempo né desiderio per altre cose, incluse le ragazze. E Yamamoto probabilmente, a parte il baseball, non era in grado di pensare a nient’altro: o almeno era quello di cui il bombarolo era sempre stato convinto, ma adesso non sapeva bene cosa pensare. Era stato addirittura lui a chiedere ad una ragazza di uscire! La cosa non poteva non lasciarlo perplesso e confuso. Chi poteva essere quella che era riuscita a conquistare Yamamoto?

“Di sicuro una senza cervello” si rispose convinto, gettando a terra la cicca di sigaretta. Guardò nuovamente l’orologio: segnava le cinque meno dieci e Gokudera era già stufo di aspettare. Si sedette su una panchina vicina, buttò la testa all’indietro e chiuse gli occhi.

Appena li riaprì, la prima cosa che vide fu un sorriso fin troppo familiare, seguito da un paio di occhi castani che lo fissavano allegri. “Troppo vicino!” pensò Hayato, notando che l’altro aveva abbassato il busto verso di lui.
<< Ehilà, Gokudera! >> lo salutò il moro, sollevandosi un po’, << è da molto che aspetti? >>. Indossava un paio di jeans chiari, una polo bianca e un giubbotto nero sportivo che ben si intonava ai capelli e alle scarpe. Osservandolo nell’insieme, aveva un look semplice che però su di lui sembrava diventare speciale.
Il Guardiano della Tempesta si riscosse dalla sorpresa e gli lanciò un’occhiataccia gelida. << Sono solo arrivato un po’ prima >>.
<< Ah, bene. Oggi è proprio una bella giornata! >> esclamò continuando a sorridere.
<< E questo che cavolo c’entra adesso? >> sbottò Gokudera, alzandosi in piedi. Se c’era una cosa che odiava erano le frasi e i commenti buttati lì a caso solo per fare conversazione.
Ormai abituato alle risposte dell’amico, Takeshi non lasciò che il sorriso abbandonasse il suo volto . << Niente. Era tanto per dire >>.
<< Già, immaginavo… piuttosto, dove sono le due scocciature? >>.
<< Scocciature? >> gli chiese l’altro perplesso. Poi, capito di cosa stesse parlando, riprese a sorridere. << Dovrebbero essere qui a momenti >>.
Il bombarolo sbuffò scocciato. << Meglio così. Prima inizia questa pagliacciata, prima me ne potrò tornare a casa >>.
Yamamoto annuì, ma una parte di lui si sentì tremendamente in colpa per quello che stava facendo. Ci aveva rimuginato su dal giorno prima, continuando a ripetersi che lo faceva per non ferire Gokudera e, anche se era vero, non era l’unico motivo. La verità era che non voleva farsi odiare da lui. Sapeva già di non stargli particolarmente simpatico, ma erano comunque riusciti a stabilire una sorta di strano rapporto e, nonostante tutto, Takeshi era felice di poter stare al fianco di Hayato. Per questo aveva deciso di mettere in atto un piano che gli avrebbe consentito di risolvere la situazione senza creare problemi a nessuno.

Dopo una decina di minuti d’attesa, durante i quali Gokudera non aveva fatto niente per nascondere la sua irritazione, Yamamoto schiacciò un paio di pulsanti del cellulare che teneva nella tasca dei jeans e finse di aver ricevuto un’e-mail. Vide l’altro inarcare un sopracciglio e fissarlo curioso, mentre lui osservava lo schermo del telefonino, atteggiandosi in un’espressione contrita.
<< Che succede? >> volle sapere il bombarolo, ormai al limite della sua decisamente poca pazienza.
Il moro sollevò lo sguardo dispiaciuto e lo puntò su Gokudera. << Beh, ecco… non ti arrabbiare, ma le ragazze ci hanno appena dato buca >>.
<< Cosa?! >> sbraitò quello, che ormai la pazienza l’aveva persa tutta, << mi prendi in giro? >>.
<< Dice che ha avuto un problema improvviso in famiglia e dato che non può venire, la sua amica non se la sente di venire da sola. È molto dispiaciuta, ma purtroppo sembra essere una faccenda seria >> mentì Yamamoto, fingendo un pari dispiacere che in realtà non possedeva.
<< Non ci posso credere! Dopo che sono venuto fin qua e ho anche dovuto aspettare! >> continuò Gokudera, sempre più arrabbiato.
<< Su, su, calmati >> provò a dire il moro, sorridendo come al suo solito.

L’occhiataccia gelida che l’altro gli riservò avrebbe probabilmente fatto scappare chiunque altro, ma Takeshi lo conosceva abbastanza bene da sapere che non era davvero così pericoloso come voleva far credere. O almeno era quello che sperava.
Gokudera sbuffò irritato, ma si sforzò di calmarsi e fece un respiro profondo. << Mhpf, visto come stanno le cose, me ne torno a casa >>.
<< Aspetta! >> lo dovette fermare il moro, dato che aveva già cominciato a muoversi, << visto che siamo qua che ne dici se andiamo lo stesso al luna park? >>.

Il bombarolo si fermò e lo guardò come se avesse appena proposto di buttarsi da un aereo senza paracadute. << Perché diavolo dovrei fare una cosa del genere? Insieme a te, poi? >>.
Yamamoto provò a fare il sorriso più convincente di cui era capace. << Beh, è una bella giornata e sarebbe un peccato sprecarla stando chiusi in casa, no? Possiamo provare qualche attrazione e mangiare qualcosa. Ci divertiremo, dai! >>.

Gokudera lo fissò in silenzio per lunghi secondi, chiedendosi quante botte in testa l’altro avesse ricevuto da piccolo. Era forse caduto troppe volte dal seggiolone? Sarebbe stata una spiegazione logica alla sua totale mancanza di razionalità e buon senso. Gli aveva appena proposto di trascorrere del tempo insieme al luna park, solo loro due?
<< Su, non farti pregare! >> insistette il moro e, dopo avergli afferrato il polso, iniziò a trascinare Gokudera verso l’ingresso del parco giochi, neanche fossero stati una mamma con suo figlio.
<< Che diavolo stai facendo, idiota del baseball? Mollami! >> strepitò, provando a liberarsi della presa del moro. Il rendersi conto di non essere abbastanza forte non fece altro che accentuare la sua rabbia.
<< Lasciami andare! >> gridò e lo fece tanto forte che alcuni passanti si voltarono nella loro direzione. Imbarazzato, Yamamoto si fermò e abbandonò la presa, mentre Gokudera continuava a fissarlo con astio.

<< Mi dispiace >> si scusò il moro, abbozzando un sorriso e passandosi una mano dietro la nuca, gesto che faceva sempre quando era a disagio. Il fatto che Gokudera ne fosse consapevole lo sconcertò. Da quando notava qualcosa di particolare che riguardasse Yamamoto? Scosse la testa, dandosi contemporaneamente dell’idiota e dovette fare uno sforzo titanico per impedirsi di prenderlo a pugni. Avrebbe sicuramente deluso il Decimo se avesse fatto una cosa del genere. Sospirò, rassegnato e superò Yamamoto, dirigendosi verso l’ingresso del luna park.

<< Se osi trascinarmi ancora come hai fatto prima, ti faccio saltare in aria >> lo avvertì minaccioso, ma andò avanti senza aspettare che l’altro lo raggiungesse. Cosa che Takeshi fece rapidamente, affiancandolo e sorridendo come un bambino il giorno di Natale.

Avrebbe voluto chiedergli come mai avesse cambiato idea, ma poteva immaginare che la causa fosse che non sarebbe potuto andare a casa di Tsuna, dato che Reborn aveva esplicitamente vietato loro di disturbarlo durante il pomeriggio di studio. Si disse che, nonostante quell’aria da duro, di chi non ha bisogno di niente e nessuno se non di se stesso, Gokudera potesse sentirsi solo a volte. Non aveva una famiglia a cui tornare quando rincasava e il rapporto con sua sorella era leggermente problematico: per questo cercava la compagnia di Tsuna ogni volta che poteva. Magari aveva pensato che, non avendo niente di meglio da fare quel pomeriggio, avrebbe potuto trascorrere qualche ora in sua compagnia, cosa di cui Yamamoto fu in parte felice, perché così avrebbe potuto portare a termine il suo piano. Ma senza sapere perché, si ritrovò a pensare che gli sarebbe piaciuto se Gokudera, almeno una volta, avesse desiderato passare un po’ di tempo con lui.





Ciaossu, bella gente! ^^ <3 come state? io sono appena riuscita a liberarmi della sessione d'esami di dicemebre e ho deciso di aggiornare questa fic :D
premettendo che nello scorso capitolo Tamamura è stato odiato all'unanimità XD in questo qua si è delineato il piano di Yamamoto per risolvere la situazione e nel prossimo vedremo i due forse-piccioncini al loro falso appuntamento u.u
riuscirà il nostro eroe a portare a termine la missione? >.<
ringrazio tanto-tanto-tanto chi ha commentato e messo la storia tra le seguite ^^ vi voglio bene <3
se non dovessi aggiornare l'altra mia long entro Natale, ne approfitto x farvi un mare auguri di buone feste! <3 che sia un Natale reborniano per tutti X)
baci-baci

 
  
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