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Autore: _Diane_    15/05/2008    6 recensioni
Conan Edogawa, alias Shinichi Kudo, deve fare una volta per tutte luce sui misteri più oscuri di un'organizzazione che crede di conoscere, ma della quale in realtà conosce meno di niente. E tornare adolescente, per rimettere a posto la sua vita, una volta per tutte.
Ran Mori si è stufata delle bugie di un certo "detective"; dopo aver scoperto chi è in realtà il caro bambino che ha gentilmente ospitato in casa, è decisa ad indagare, senza farlo sapere a Shinichi.
Tutto questo potrebbe apparire come la trama portante di una storia, ma in realtà fa parte di uno sfondo di misteri, bugie, tradimenti e ricatti che Conan, Ran, Heiji e gli altri non immaginano nemmeno....
{{Seguito della fiction: SHINICHI-EDOGAWA.}}
---> Pubblicato 6° Capitolo: Un passato oscuro <---
Genere: Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shinichi Edogawa & Conan Kudo'
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Conan-Kudo
{Seguito di Shinichi-Edogawa}

File 4: La Dichiarazione di Heiji


Come ti senti quando tutto il mondo improvvisamente ti crolla addosso?
Quando pensavi che finalmente tutto sarebbe andato nel verso giusto?
E invece ti ritrovi con un pugno di polvere in mano, tutto ciò che resta del tuo cuore?



Conan stava provando tutte queste sensazioni, in un solo momento. Solo che non riusciva a farle uscire, a riprendersi da questo turbinio di sensazioni, che lo lasciavano totalmente vuoto, impassibile.

Aveva voglia di urlare; però non aveva più fiato.
Aveva voglia di correre lontano; eppure le sue gambe erano immobili, come marmo.
Aveva voglia di tornare indietro nel tempo, a quel pomeriggio al Tropical Land; purtroppo non disponeva di una macchina del tempo.
Perciò fece la cosa che più gli parve logica in quel momento di delirio: rimase fermo immobile, aggrappandosi a quel bacio, a quelle dolorose parole, forse le ultime che avrebbe sentito pronunciare da Ran, che gli rimbombavano in testa, coprendo il rombo dei tuoni che il temporale provocava.
Lentamente le gocce sporadiche della pioggia di pochi attimi prima, aumentarono, fino ad assumere il tono di un vero e proprio nubifragio.

Gli vennero in mente le favole che sentiva il pomeriggio, alla scuola elementare che purtroppo doveva frequentare per la seconda volta. La voce della maestra parlava ai bambini curiosi e attenti, narrandogli le avventurose vicende di una bellissima principessa e del suo principe, divisi da una malvagia strega, condannati a vivere l’uno privato dell’altra per l’eternità. La favola si concludeva sempre con un “e vissero sempre felici e contenti”.
Conan non aveva mai creduto alle favole, la sua mente da detective glielo impediva. Però gli era sempre piaciuto credere che si trattasse della realtà, in qualche modo…. Ora aveva la conferma che si trattavano solo di balle.
”La vita è un vero schifo, alla faccia di cavalli bianchi, cavalieri e principesse”.

Senza neanche rendersene conto, si mise a camminare. Dove, Conan non lo sapeva. Però sentiva che, nonostante tutto, sarebbe dovuto andarsene da lì.
La luce dei lampi lo abbagliava. L’acqua lo aveva inzuppato. Il rombo dei tuoni, lo stordiva. Non si rese quasi conto che qualcuno, a qualche metro da lui, lo aveva notato solo sotto la pioggia, ed era uscito dal ristorante nel quale si trovava, per offrirgli una mano.

-Conan! Che ci fai qui, tutto solo?-
Gli domandò la voce preoccupata di Kazuha.

**********************

-Ok, siediti qui. Sei tutto zuppo d’acqua!- Constatò Kazuha, una volta che ebbe fatto entrare Conan nel ristorante nel quale si trovava, dopo averlo fatto accomodare al suo tavolo.
-Tieni questa, magari ti scaldi un po’.-
La ragazza gettò sulle spalle di Conan la sua giacca, in modo amorevole. Poi chiamò con un cenno il cameriere più vicino, chiedendogli di portarle subito un the caldo.
-Ora arriva un bel the, stai tranquillo.- Commentò Kazuha.
Conan, nel frattempo, non aveva spiccicato una parola. Faticava a compiere qualsiasi gesto; il muovere la mascella rientrava proprio tra questa categoria. La ragazza che le sedeva accanto probabilmente lo notò, perché dopo qualche minuto di silenzio tombale, si decise a parlarne.

-Tutto bene? Mi sembri più bianco di un lenzuolo…. Comunque, ora ti riprenderai, ne sono certa! Un bel the caldo e via, tutto sparisce.-
Proprio in quel momento, il cameriere arrivò con la tazzina fumante di the, che depose sul tavolo, di fronte a Conan. Prima di allontanarmi per servire il tavolo affianco, il cameriere si fermò a dire qualcosa a Kazuha.
-Cominciamo a servirle qualcosa, signorina? E’ da un po’ che è seduta.-
-No, grazie. Sto aspettando un amico.- Rispose lei in modo garbato.
Mentre il cameriere si allontanava, Conan aveva appena avuto conferma di ciò che sospettava: si trovava nel ristorante nel quale Hattori e Kazuha si erano dati appuntamento. Conan sedeva giusto nel posto dove avrebbe dovuto esserci stato Heiji, in tasca l’anello da darle. Invece ora c’era lui, infradiciato, infreddolito, dolorante.
-Arrivasse, quello scemo!- Borbottò tra i denti, Kazuha, giocherellando con la forchetta.
Ecco; un'altra ragazza che aspetta invano un detective. Deve proprio essere una coppia sfortunata.” Pensò, avvilito, Conan. Mentre osservava il volto preoccupato di Kazuha….
Qualcosa dentro gli scattò, come una molla. In quei gesti, quelle attenzioni… Rivedeva Ran, che aveva aspettato invano il suo ritorno.

Per la prima volta dopo tanto tempo, lacrime amare gli scesero dalle guancie, mentre la mascella si sbloccò, e un fiume di parole sgorgarono dalla sua bocca. Raccontò tutto a Kazuha. Le raccontò degli uomini in nero, della giornata che lo fece tornare bambino, di tutte le bugie dette a Ran….
Ovviamente, del fatto che il liceale Shinichi Kudo non era altri che il piccolo Conan Edogawa. Non sapeva neanche lui perché lo stava facendo. Gli sembrava una cosa priva di qualsiasi senso e stupida. Però lo faceva sentire meglio. Mentalmente, mentre raccontava, nella sua mente si formavano le immagini di quella che era stata la sua vita da quando era tornato bambino. Momenti più o meno felici.
Le raccontò della prima volta che conobbe Heiji…. Qui si bloccò. Doveva dire a Kazuha che Hattori sapeva di lui; però non gli piaceva raccontarle che il suo pseudo-fidanzato le avesse tenuto nascosto qualcosa.
Fu salvato in corner, perché proprio la persona di cui stavano parlando, fece capolino nel locale. Heiji attraversò velocemente il locale. Stava per sedersi di fronte a Kazuha, quando notò un piccolo bambino seduto di fronte a lei. Lo fissò con sguardo interrogativo, un attimo prima che la ragazza le ponesse una domanda molto diretta.
-Tu quindi sapevi che il qui presente signor Edogawa non è altri che il tuo “rivale” Kudo?-
Conan passò dall’espressione di calma assoluta della ragazza, al panico che cresceva a poco a poco sul volto del ragazzo. Gli sembrava proprio di assistere ad una rappresentazione teatrale…. Ne aveva viste tante in compagnia della madre e Ran, ma questa le superava tutte.
-Io, Kazuha…. Ehm… ma ti pare… possibile?- Farfugliava, sorridendo, Hattori.
-Stai sudando freddo, signor detective.- Rispose fredda ma ironica, Kazuha.
-E’ solo un bambino! Lo vedi, un b-a-m-b-i-n-o….-
-Grazie per lo spelling, comunque mi ha raccontato tutto; intendo, lui.-
La ragazza indicò il bambino seduto in fronte a lei.
-Ah. Tu, Kudo.-
-Sì, io, Hattori.- Rispose Conan, accennando un sorriso.

**********************

Fuori, continuava a piovere. Un rametto antipatico si era andato ad infilare tra i capelli di Ran, mentre un altro gli dava il solletico alla gamba. Si trovava nascosta quasi dentro un piccolo cespuglio, bagnata fradicia, ferma immobile, incapacitata a muoversi, per almeno due precisi motivi.
Primo motivo: dalla posizione in cui si trovava, vedeva benissimo la scena che si stava svolgendo ad un tavolo del lussuoso ristorante. Non riusciva bene a capire cosa si dicevano, ma lo intuiva dai gesti e dalle espressioni. Conan –o meglio, Shinichi- seduto nel tavolo con Kazuha, al quale si era poi aggiunto Hattori.
Secondo motivo: Nonostante quello che avesse appena detto a Shinichi…. Non riusciva a sopportare l’idea di doversi separare definitivamente da lui. Quello che gli aveva detto, gli era sembrato qualcosa di facile da sopportare. Eppure, già ora, sentiva il peso che aveva su di lei quella decisione. Sicuramente lo sentiva anche lui….
Ah, c’era anche un terzo motivo: Non sapeva dove andare. Non voleva tornare a casa dal padre, perché se avesse dovuto compiere qualche “missione” con quella ragazza bionda, Sherry, avrebbe dovuto dirgli addio. Anche a lui. Sarebbe stato ancora troppo doloroso… Preferiva lasciarlo così. Probabilmente la avrebbe cercata in lu
ngo e in largo, per tutto il mondo. Chissà se l’avrebbe trovata.
Viva o morta?

Un brivido le percorse la schiena, mentre per l’acqua che le inzuppava i vestiti, non riuscì a trattenere uno starnuto.
-Etchium!!!-
-Serve un fazzoletto?-
Disse la voce fredda di Sherry, apparsa ora alle spalle di Ran.

-No, grazie.- Rispose Ran, restando immobile.
-Puoi anche uscire dal cespuglio, ora. Probabilmente tra poco usciranno dal ristorante, e per quel momento, noi due saremmo già lontane.-
La sicurezza con cui Sherry pronunciò queste parole, non lasciò spazio per dubbi o ripensamenti. Ran scivolò fuori dal suo nascondiglio, facendo attenzione a non essere notata dagli amici all’interno del locale.
-Ok, come ci andiamo via di qui?-
Un secondo dopo che Ran pronunciò la frase, vide un’auto totalmente nera, probabilmente una macchina lussuosa, venire avanti verso di loro lentamente, per poi fermarsi. A bordo non c’era nessuno.
-Niente fantasmi. Comando a distanza. Ti stupirai di quante prodezze è capace questa dolcezza.-
Ran si stupì che la ragazza sapesse della sua fobia per i fantasmi, ma si astenne a chiedere altre spiegazioni; aveva capito che meno domande faceva, meno complicazioni ci sarebbero state.
Sherry passò di fianco al cespuglio e vi appoggiò velocemente qualcosa sopra; poi saltò sul lato guidatore dell’auto, aspettò che Ran salisse su quello passeggero, quindi accese i motori e le luci. Il rombo risuonò nell’aria, proprio mentre si udiva il boato di un fulmine.
-Cara. Ti servono assolutamente degli abiti puliti, magari un po’ più femminili. Penserò a tutto io.-
Sherry commentò con voce piatta la divisa scolastica di Ran, zuppa d’acqua, mentre scalava le marce, volando sull’asfalto bagnato.
-Ora tieniti forte.- L’avvertì.

**********************

-Comunque, avreste potuto dirmelo, voi due! Tutte le volte che ti vedevo chiamare, Heiji, e pensavo…-
All’interno del ristorante, la tensione che prima si era venuta a creare, si era disciolta. Conan era seduto al tavolo, stranamente felice. Gli sembrava così bello e strano al tempo stesso potersi comportare da adolescente con ben due persone della sua vera età, senza rischiare di venir ammazzato.
-Non incolpare Hattori, Kazuha! E’ per aiutare me che l’ha tenuto nascosto a tutti, anche a te…-
Disse Conan.
-Wow, ora mi difendi pure, Kudo! Comunque, io vorrei sapere quello che stavi dicendo. “Tutte le volte che ti vedevo chiamare, Heiji, e pensavo…” che cosa? Che avessi un’altra?-
Kazuha arrossì di colpo. Conan ridacchiò, Hattori sorrise, intuendo di aver fatto centro.
-Ma cosa vai pensando, scemo? Perché dovrei essere gelosa di uno come te?-
Calò il silenzio tra i tre. Interrotto da Conan che, rivolgendosi all’amico, gli ricordò perché aveva invitato Kazuha al ristorante quella sera.

-Hattori, ma non avrai scelto un ristorantino così lussuoso e caro, per chiacchierare della mia vita, vero?-
Kazuha guardò curiosa l’espressione imbarazzata che avrebbe preso nel giro di un secondo Heiji. -Ehm, uhm. Cos’è, voi due, vi divertite a mettermi in difficoltà, stasera?!-
Sbottò Hattori, fintamente arrabbiato. Diede un’occhiata rapida a Conan, piena di immensa gratitudine, mentre il “bambino” si alzava, e si dirigeva verso la finestra lì vicina.
-Vado a fare due passi.- Aveva inventato, per lasciarli soli.

-Kazuha, sai…. E’ da tanto che volevo dirtelo, ma, ecco io… Non ho mai avuto il coraggio necessario per dirti che…-
Hattori spostò impercettibilmente la mano nella tasca dei pantaloni, pronto a sfilare la scatola con l’anello da un momento all’altro.
-che…- Lo esortò a proseguire Kazuha, il cuore a mille, pronta per quello che aveva desiderato che gli chiedesse da tanto tempo.
-Che bella giornata!! Ah-ah-ah!!- Si mise a ridere sguaiatamente Hattori, non trovando coraggio a sufficienza, e attirando l’attenzione dei vicini di tavolo.
Kazuha ci rimase evidentemente male, e si trattenne dal tirare un pugno sulla testa a Heiji. -Ehm, già, sì, stupenda giornata.- Commentò Kazuha, osservando fuori. –Peccato che piova.-
Heiji si ricompose, e parlò nuovamente.
-Sciocchina, è sempre una bellissima giornata per me, se tu mi sei accanto.-
Kazuha rimase letteralmente folgorata da quelle parole così dolci e inaspettate, ma al tempo stesso così desiderate.
Hattori sfilò dalla tasca una piccola scatola di velluto, e l’aprì.
Un anello grazioso, poco elaborato e con un piccolo diamantino al centro, brillava sotto gli occhi lucidi della ragazza.
-Kazuha Toyama, vorresti essere la mia ragazza? E forse, magari un giorno, chissà…-
Kazuha sfilò dalla confezione l’anello, ed Heiji la aiutò a metterlo al dito.
-Io…. Non so cosa dire, Heiji….- Disse lei, osservando l’anello scintillante sulla sua mano.
-Non dire nulla, allora.- Aggiunse Hattori, prendendo delicatamente il volto della ragazza tra le mani, ed avvicinandolo al suo. Il cuore di entrambi batteva all’impazzata, all’unisono, mentre le loro labbra si cercavano, per poi trovarsi. Prima sfiorandosi lentamente, poi prendendo più sicurezza. La paura era passata, ora che si trovavano finalmente davvero insieme, uniti più che mai.

Conan aveva osservato e sbirciato la scena da lontano. Per un attimo, la sensazione di felicità provata prima sparì, cedendo spazio all’invidia e alla tristezza. Fu solo un attimo, perché mentre i due ormai fidanzati di Osaka continuavano nel loro romantico bacio, fuori dalla finestra Conan notò una strana auto correre via a tutta birra. Completamente nera.
Corse fuori, spinto da un sesto senso che gli impediva di disubbidire. Nessuna traccia dell’auto nera; era partita a tutta birra. Però, in compenso, Conan rientrando nel ristorante, notò qualcosa di strano infilzato nel cespuglio lì vicino. “Una foto”?
Conan, sempre spinto dal sesto sento di prima, la prese in mano e la osservò. Sembrava ingiallita dal tempo, poteva risalire ad una quindicina di anni prima, all’incirca. Ritraeva un uomo con capelli scuri, occhiali tondi, abbracciato ad una donna bionda, l’espressione felice, i quali reggevano ognuno un minuscolo bambino.
Conan sgranò gli occhi, quando riconobbe i due genitori, Yukiko e Yusaku. I suoi genitori.
Fece qualche fatica in più a credere chi fossero i due bambini in braccio a loro.

Erano Shinichi e Hattori.



**********************



Commenti dell'autrice:

Woah! Salve cari amici di detective Conan, eccomi tornata, finalmente! E direi alla grande, visto che scrivere questo capitolo mi è piaciuto proprio ^^.
Neanche io ci credevo che sarei riuscita a fare mettere insieme Hattori e Kazuha, e invece… eccoli lì a sbaciucchiarsi, mentre… Mentre Ran scappa via con Sherry… E Conan? Si ritrova con una persona in più a sapere il suo segreto (ormai un pettegolezzo di condominio, praticamente XD, lo sanno tutti!), e con una foto sconvolgente tra le mani!
Cosa significherà? Lo saprete nella prossima puntat… Ehm, capitolo! =D

Spero che questo sia statop di vostro gradimento, e ringrazio tutti quelli che hanno recensito lo scorso, ovvero: feferica, jas_93, AmyGoku, Shino93, Lisa Lawer.
Rispondo brevemente ai vostri commenti. Allora, alcuni avevano intuito che la donna bionda fosse Ai… Come poteva morire nella vecchia fiction? Ovviamente no!
La mia intenzione era proprio di fare sentire Shinichi un verme XD, ma Ran, come si è visto in questo capitolo, non penso sia tanto convinta di quello che gli ha detto…Sono contenta che vi abbia coinvolto sentimentalmente lo scorso capitolo!

Devo proprio andare, ora! Mi raccomando, se leggete, lasciate anche un commentuccio piccolo! Mi aiutate a migliorare

_Diane_
   
 
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