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Autore: Peppe_97_Rinaldi    20/12/2013    3 recensioni
L’organizzazione paramilitare del Red Ribbon… e la sua distruzione ad opera di un misero ragazzino.
Quello fu l’inizio di tutto… Quello portò alla nascita di due efferati cyborg…
"Idiota": questo è quello che C-18 pensa di Crilin, inizialmente. Eppure arriveranno a sposarsi, e ad avere anche una famiglia. Come? Perchè? E C-17... cos'è lui per la bella C-18?
Il dottor Gelo li trasformò in cyborg, privandoli della loro umanità: perchè? Su 19 androidi, gli unici due ad avere base umana: qual è la ragione di ciò? In questo stato di robot, ha ancora senso la vita?
E cos'è la vita, l'amore? Dove sono nati? Avevano una famiglia come tutti?
“Dunque quella missiva è stata inviata dal Red Ribbon, o meglio… da uno dei sopravvissuti…”
Il ki… E’ un bene saper controllare questo potere?
Ma il dottor Gelo… fece tutto ciò solo per pura vendetta? Qual era il suo scopo?
“Se lo conoscevo, dici? Ovvio. Era il mio androide numero 13!”
“Mamma… papà… Mi mancate…”
Segreti da svelare, occultate verità, riscoperta dei valori, nuovi personaggi... e soprattutto uno strano ragazzo porteranno questi giovani a scoprire il loro presente, passato e futuro... quali misteri si celano nelle loro figure?
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Dr. Gelo, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: 18/Crilin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!!! Questa è la mia prima fanfiction, e sono felice che la mia prima storia abbia per protagonisti C-17 e C-18 ^^ Allora... quello dell'altra volta era il prologo dell'intera storia, ora questo è il primo capitolo vero e proprio ^^ Mentre scrivevo avevo le immagini del manga davanti, infatti ho cercato di attenermi all'opera di Toriyama il più possibile :D Insomma, spero che vi piaccia, e se avete commenti negativi da fare non esitate a recensire, così mi aiutate a migliorare :D Buona lettura!!!!



Palazzo del Supremo, poco dopo la sconfitta di Cell

Era appena passato un buio improvviso. Le Sfere del Drago non vi erano più. Quell’enorme drago non c’era più. E il suo dispositivo di autodistruzione, neanche quello vi era più. Ma perché? Per quale motivo quel nanerottolo aveva voluto eliminare quei terribili dispositivi? E non solo dal suo corpo, ma anche da quello del fratello ...          
<< … perché a me piace C – 18, ma per lei è più adatto C – 17, no? >>  annunciò Crilin ai presenti.                 
Come sarebbe? Questo? Questo sarebbe il motivo? Perché pur di vederla felice, la vuole con C – 17? Fu tutto in un istante. Si sentiva oltraggiata, messa in ridicolo, sminuita. Lei? Un cyborg così potente non aveva bisogno di dimostrazioni di affetto, né tantomeno di compassione; la felicità sua era il dolore altrui, non servivano pensieri, effusioni o bontà alcuna che potessero renderla più felice del sentirsi onnipotente. Era un cyborg, un robot , solamente un essere artificiale, ed anche il più forte… del resto, ormai,  C – 17 era morto… No! Un momento! Qual era stato il primo desiderio espresso da quegli umani? “Fai tornare in vita tutti coloro che sono stati uccisi da Cell… “ ! Quindi… questo voleva dire che… anche C – 17 era tornato in vita! Era vivo, vivo! Come lei non era più vittima di Cell! Avrebbe potuto rivederlo presto… ma, un momento! Cos’era? Quale sensazione era mai questa? Provava delle emozioni nuove, insolite, sconosciute, e temibili… ma perché? Perché temere ciò? Ma di che si trattava?
E poi…  “ … perché a me piace C – 18, ma per lei è più adatto C – 17, no? ”  Le parole di Crilin le risuonarono nella mente, riportandola nella realtà e allontanandola da quei dilemmi.
E così, d’istinto, si gettò fuori dal suo nascondiglio dietro l'imponente colonna, sotto la vista di quanti erano presenti, ma a lei importava soltanto lo sguardo di uno di essi: Crilin.
<< Sciocco! Io e C – 17 siamo fratelli gemelli! >> Perché l’aveva detto? Aveva forse avuto il bisogno di rivelarlo?
<< Comunque non ci sperare! Non mi importava niente dell’esplosivo che avevo nel corpo! Idiota! >> No, no era vero. Voleva convincere lui, o forse se stessa? In realtà era veramente grata al quel ragazzo per la rimozione dell’esplosivo che tanto le incuteva terrore, ma non solo per quello…
Ripensò alle parole di Junior: “Dovresti ringraziare Crilin, ti ha sempre protetta da quando Cell ti ha rigettata…”
Per quale motivo aveva fatto tutto quello, che gli importava di lei? Cos’era tutta questa premura? Eppure… un nuovo sentimento nasceva in lei, come una sorta di piacere per tutto ciò. Era stata dura con lui, fredda, distaccata, ma egli continuava a guardarla con la stessa espressione: il volto di chi, fiducioso nel futuro, non vuole arrendersi. La giovane lo guardò.
Era lì, estranea in quel palazzo, ma non veniva attaccata, anzi, era lei che aggrediva ora, cosa non insolita, dopotutto. Ma perché stavolta era diverso? Decise di andarsene, voleva scappare, fuggire via da lì, fuggire da se stessa.              
<< Ci vediamo… >> La delicata bocca, la stessa da cui erano provenite varie invettive, si era mossa ora lievemente, emettendo un suono timido e dolce, piacevole all’udito. Crilin era rimasto interdetto; accompagnava C – 18 con lo sguardo nella sua rapida discesa. Poteva sperare, poteva continuare a sognare; mai era stato tanto determinato in vita sua.

Il vento le sfrecciava tagliente sul volto, ma C – 18 non aveva intenzione di rallentare. Era un disperato lampo in quel meraviglioso cielo; la pace era tornata sul pianeta, Cell ormai era morto, ma per lei non vi era alcuna pace. Quello che i terrestri avevano vissuto, lo smarrimento, il timore di entrare nella più buia disperazione, ora lo stava vivendo lei.
<< Ho detto “Ci vediamo…” Ma cosa mi è saltato in mente? >> Effettivamente, avrebbe tanto voluto dirgli addio, non rivederlo mai più, ma la sua voce le era malauguratamente uscita di bocca da sé, dicendo da sé quello che voleva…               
Sotto la sua scia si estendeva un panorama straordinario, che immediatamente le tolse il fiato: all’orizzonte, le ripide montagne degradavano dolcemente verso il mare, mentre all’interno coppie di duplici pendii si univano in una timida conca, la cui superficie era occultata da una piatta distesa d’acqua. Da qui, vari fiumi si diramavano nelle più disparate boscaglie, oppure allietavano volentieri gruppi di esemplari faunistici e floristici. Quasi senza farlo apposta, la giovane lentamente rallentò, quando una voce improvvisa l’immobilizzò del tutto.
“Era la voce del tuo cuore!”
C – 18 si girò di scatto, guardandosi intorno. << Chi ha parlato? Chi osa spiarmi??? >> Era furiosa,  attonita, spaventata, anzi terrorizzata al solo pensiero che qualcuno sapesse cosa stava passando, che conoscesse le sue più intime debolezze. I suoi occhi erano furibondi, pronti a captare il più impercettibile movimento, in perfetta sincronia con i muscoli delle gambe, pronti ad avventarsi a chiunque le capitasse a freno. Silenzio fuori, panico dentro. Si girò, scattò il volto avanti e indietro, a destra e a sinistra… ma niente.
<< Magari... me la sono solo immaginata >> . Sapeva che non era così, ma non voleva crederci, non voleva ammettere il disagio di quella situazione.
Si portò lentamente la mano davanti all’occhio, e si esaminò il braccio: << Ero pronta a difendermi, a fare qualunque cosa pur di vivere. Volevo… sopravvivere >> . Cominciò a respirare affannosamente, le gambe le tremavano, si sentiva quasi perdere equilibrio, e capì che doveva atterrare presto. << La mia… si può chiamare vita ? No, sono un cyborg… solo un inutile robot costruito da quel pazzoide del dottor Gelo… >> Ma un lampo improvviso, un terribile fulmine esplose nella sua mente, e le presentò l’immagine di un ragazzo.
Era giovane, dai freschi lineamenti e dal sorriso intelligente, ma ciò che risaltò alla ragazza furono i suoi capelli corvini e lo sguardo di ghiaccio, freddo come il suo. << C – 17 ! >> esclamò come rinata. Nella sua mente era balenata l’immagine del fratello, l’unico legame che la teneva ancorata all’umanità, e qui prese una decisione: era stato resuscitato anche lui, no? Ebbene, allora l’avrebbe cercato immediatamente, e dovunque, senza sosta, finché non l’avrebbe rivisto.
Armata di un nuovo coraggio, sfrecciò via nel cielo, mentre in lei nasceva una nuova consapevolezza, seppur non se ne fosse minimamente resa conto: ancor prima di essere cyborg, era anzitutto un essere umano.

Frattanto, in qualche luogo da lì lontano, si estendeva un orribile campo roccioso, con evidenti segni di un violento scontro. Desolazione e angoscia vi regnavano, affiancati da un gelida aria di morte. Il giovane si faceva avanti con sguardo perso, smarrito in quella terra misteriosa. I suoi jeans presentavano diverse scuciture e, come del resto anche il suo maglione di lana nero, diversi segni dei violenti scontri susseguiti poco prima. Almeno, poco tempo sembrava essere passato per lui, ma percepiva che qualcosa era cambiato, era successo qualcosa di strano.
<< Ahh, il mio foulard! >> C – 17 tentava di pulirsi quella specie di bandana arancione che teneva preziosamente al collo, ma ormai doveva necessariamente rassegnarsi alla deprimente condizione del suo completo.
Avanzava lento, cauto: non aveva certezze – come avrebbe potuto in una situazione di tale disorientamento – , ma solo speranze. Fortunatamente, una voce finalmente lo chiamò.
 << C – 17 , sei tu! >>
Il ragazzo si voltò verso la direzione da cui proveniva quella voce: << E così, alla fine ti ho trovato >> disse sollevato << caro C – 16 ! >>
   
 
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