FREUNDSCHAFT
CAPITOLO 2
BROTHER MY BROTHER
Nel paesello, la vita andava avanti
tranquilla.
Dopo l’arrivo di Benno e Thomas, tutti si erano
prodigati per accoglierli al meglio, e i due ragazzi si erano subito
integrati.
Alloggiavano nella casa di quella donna così
gentile che li aveva salvati.
Ormai era passata una
settimana.
E loro non ricordavano assolutamente nulla, per
quanti sforzi facessero per riesumare ogni minima briciola di memoria dalle loro
menti. Era tutto inutile.
Ormai avevano perso le speranze.
I due ragazzi, malgrado tutto, però, avevano
trovato un po’ di serenità in quel villaggio, si trovavano bene, si sentivano
protetti e al sicuro.
Si sentivano a
casa.
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“Thomas, togli il nido dal tetto, rischia
di cadere!”.
Ora, Benno e Thomas erano appollaiati sul tetto
del granaio, nel tentativo di spostare un nido che, malauguratamente, era
rimasto bloccato sulla grondaia: “Aspetta, ci sono quasi!” esclamò il più
piccolo, sporgendosi maggiormente, le sue gambe tenute saldamente da Benno,
“Ecco, ci sono!”, urlò, afferrandolo e porgendolo delicatamente
all’amico.
“Uff, che fatica!” sbuffò il moretto, sedendosi
accanto al maggiore, “Etchum!!! Mi sono anche preso il raffreddore!” borbottò,
asciugandosi il naso, reso rosso dal freddo e dal continuo sfregarsi contro il
fazzoletto; Benno si sdraiò, le mani dietro la nuca, e si mise a guardare il
sole tramontare all’orizzonte, dietro le montagne, spargendo una luce color del
sangue tutto intorno, “Certo che si sta bene qui….” sussurrò, “Già, non ricordo
di aver mai provato una sensazione simile nella mia vita…” rispose Thomas,
sdraiandosi a sua volta, raggomitolato nell’ampio
giaccone.
I due restarono a lungo in silenzio, godendosi
il panorama delle montagne al tramonto.
L’aria era fresca, e tutto attorno non vi era
altro che silenzio, piacevole silenzio.
“Ben, senti….”, fu il più piccolo a rompere per
primo quella tranquillità; l’interpellato lo guardò dubbioso: “Si, che c’è?”
chiese, alzandosi a sedere, “Secondo te è un male sperare di restare qui per
sempre?” mormorò a mezza voce Thomas, tenendo il capo chino, “Non mi sono mai
sentito meglio, vorrei rimanere qui per il resto dei miei
giorni…”.
Benno
sospirò.
Capiva benissimo
l’amico.
Lo
capiva.
Perché anche lui si sentiva
così.
“No, affatto. È normale, anche io lo sento.”
ammise Benno, con un sorriso triste, “Il fatto di non riuscire a ricordare nulla
ci lascia liberi di legarci a qualunque cosa, ci lascia liberi di decidere. Ma,
ascolta, se noi non sappiamo chi siamo, non pensi che magari c’è qualcuno che ci
sta aspettando e ci sta cercando? Magari qualcuno che non potrebbe fare a meno
di noi? Lo so, può sembrare stupido, ma ho questa sensazione. Qualcuno ci sta
cercando, e noi dobbiamo aspettare, fidati di me.” affermò il più grande, “Hai
ragione…” replicò con un leggero sorriso il ragazzo; “Forza, che ne dici di
scendere e aiutare Andrea a preparare la cena?” propose lui, tendendogli una
mano per alzarsi.
Un forte vento cominciò a soffiare, e Thomas
non potè trattenersi dal guardare il cielo: prima così limpido, e ora velato da
nuvole nere, che non presagivano nulla di
buono.
Un
flash.
Acqua, tanta
acqua…
E una melodia, una voce malinconica che
cantava.
E una strada che correva dritta verso l’occhio
di un ciclone.
E poi….
La pioggia scrosciante, ne sentiva quasi il
tocco sulla sua pelle diafana.
“Ehi, Tommy, ti sei
incantato?”.
Fu la voce di Ben a svegliarlo dal suo
torpore.
“Eh?”, era confuso, non capiva cosa fossero
quelle immagini, quelle sensazioni, non le comprendeva, non le
riconosceva.
“Tutto a posto?” chiese il moro dalla frangetta
lunga con voce preoccupata, poggiandogli una mano sulla spalla, “Si, non
preoccuparti… Forza, scendiamo..”.
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Era calata la
notte.
L’ottava notte passata senza di
loro.
Ormai Shannon stava cominciando a perdere le
speranze.
Come era possibile che, in una settimana, non
fossero ancora riusciti a ritrovarli?
Avevano battuto ogni pista, ispezionato ogni
crepaccio, usato i cani da soccorso…
Nulla.
I due ragazzi sembravano spariti nel
nulla.
Shannon
sospirò.
Il fratello gli mancava
terribilmente.
Passeggiava silenziosamente nei corridoi lunghi
e stretti dell’albergo in cui alloggiavano lui e i suoi amici, lo stesso in cui
alloggiavano i loro fratelli prima che
sparissero.
Improvvisamente, udì un singhiozzo sommesso
provenire dal corridoio alla sua destra; d’istinto, guardò l’orologio: le 3 del
mattino.
Chi poteva esserci in giro a
quell’ora?
Shan affrettò il
passo.
Accoccolato accanto alla finestra che dava
sull’esterno trovo Tom, avvolto dalla luce diafana della Luna che stava per
tramontare inesorabile.
Piangeva.
Senza far rumore, gli si
avvicinò.
“Ehi, Tom.. Che ci fai ancora in piedi? Domani
sarà una giornata tremenda, dovresti riposarti un po’…” sussurrò a mezza voce,
cercando di attirarne l’attenzione.
Ma il più piccolo dei suoi amici non lo notò
neppure.
Continuava a stare girato verso la finestra,
socchiusa, fissava il manto stellato dalle volute misteriose con aria supplice,
le lacrime continuavano a scorrere.
“Se veramente c’è qualcuno lassù…. Per favore,
restituitemi mio fratello, vi prego…” mormorò con voce sommessa e rotta dal
pianto.
Shannon sbuffò e lo prese delicatamente per le
spalle: “Tom, ascolta. Vedrai, li ritroveremo. Non perdere le speranze!!”
avrebbe voluto dirgli, quasi per rassicurare sé stesso e l’amico, ma l’unica
cosa che riuscì a fare fu abbracciarlo forte, senza aprire
bocca.
Erano
spaventati.
Era stata una delle settimane più brutte della
loro vita.
Volevano solo che tutto
finisse.
Che tutto tornasse come
prima.
Che Jay e Bill tornassero da
loro.
Chiedevano solo
quello.
Riavere i loro fratellini, e
riabbracciarli.
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“Non riesci a dormire,
vero?”.
La voce sottile di Thomas scosse Benno dai suoi
pensieri.
Si
voltò.
Vide il suo amico seduto sul letto, le
ginocchia al petto, che lo guardava con aria triste e malinconica: “No, non ci
riesco.”, ammise, alzandosi a sedere a sua
volta.
“Ho una strana sensazione… Mi sento triste… C’è
qualcosa che mi manca, qualcuno….” ammise con un sospiro il minore dei due,
“Oggi cosa avevi? Mi sembravi malinconico, distante..” chiese il più grande,
avvicinandosi maggiormente al bordo del letto, “Ho avuto come un flash… Qualcosa
che ha a che fare con l’acqua… E poi, questo nome che mi ha dato Andrea… Mi
ricorda qualcosa..” rispose, era confuso, confuso e
spaventato.
“Anche per me è strana questa situazione, c’è
qualcosa che mi bussa alla mente, ma non riesco a dargli una forma precisa…
Nella mia mente ci sono come delle ombre, a cui non riesco a dare il giusto
posto…” replicò, coprendosi con il pesante
piumone.
Improvvisamente, due voci giunsero alla loro
mente, voci imploranti, tristi, rapide come scariche elettriche e altrettanto
dolorose al contatto: “Se veramente c’è qualcuno lassù…. Per favore,
restituitemi mio fratello, vi prego…”.
Poi, quelle voci sparirono, così come erano
venute.
E tutto tornò
tranquillo.
BUONASERA. ECCOMI CON UN NUOVO CAPITOLO!! QUESTA VOLTA NON VI HO
FATTO ASPETTARE MOLTO, VERO? MA SONO TORNATA!!!
NON PENSAVO CHE QUESTA MIA STOIRA RISCUOTESSE UN SIMIL SUCCESSO,
SPERO CHE APPREZZERETE ANCHE QUESTO CAPITOLO!
kaulitz92 : Figurati, sono io che devo ringraziare te per avermi
spinto a “far danni” pure in questa sezione! Per avermi fatto emozionare!!
GRAZIE A TE!
pikkolahacker: Wow, sono contenta che tu sia stata la prima a
recensire e ad aver avuto un idea positiva della mia opera. Spero di non averti
deluso con questo.
Artemide82: Arigatou, mi ha fatto molto piacere ricevere una tua
recensione!
ArY_EnGeL: Sono contenta che ti sia piaciuta, e spero che anche
alla tua amica lo sia! Io seguo indistintamente TH e 30STM, quindi li conosco
abbastanza bene!!!
BUONASERA A TUTTI!!!
E BUONANOTTE!
SHUN