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Autore: RedMarauder    20/12/2013    17 recensioni
Il suo sorriso, quel sorriso che riusciva a farla arrossire ogni volta, lo stesso sorriso che le rivolgeva ora, era spietato, disarmante...bello.
Troppo bello. Ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo, per mostrarsi debole. Hermione Granger doveva avere sempre il controllo della situazione. Sempre!
- Attenta a giocare con il fuoco, Granger. E' pericoloso!-
- Perché?- rispose, alzando il mento - Potrei scottarmi?-
Di nuovo quel sorriso. - Sì, ma il problema è che..potrebbe piacerti!-
Tanti cari saluti al suo controllo e alla sua tempra morale. Come poteva resistere quando quegli occhi la guardavano in quel modo? Così profondi, così intensi..così perfetti! Valeva la pena lasciarsi andare. Valeva la pena affondare le mani in quel fuoco, nel fuoco dei suoi capelli. Valeva la pena scottarsi!
Infondo, ad essere sincera, non era poi così male perdere il controllo!
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Luna/Neville
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 17
Profumo di Cannella
 
 
 
 
 
 
 
La lezione della Umbridge, quel lunedì, fu la migliore dell’intero anno scolastico. Persino Hermione abbandonò il suo consueto cipiglio austero per godersi appieno quella lezione. La Umbridge continuava a dettare legge e a importunare la classe, senza rendersi conto che, almeno la metà di quella suddetta classe, stava ridendo alle sue spalle.
Harry le sorrise. Fu uno dei momenti più memorabili della lezione. Harry sorrise tranquillo, quando il rospo gli chiese se volesse rilasciare qualche particolare commento sul capitolo appena letto. Harry si limitò a scuotere la testa e poi prese piuma e calamaio per ricopiare il testo che la Umbridge aveva appena fatto comparire sulla lavagna.
Durante la lezione, i Grifondoro presenti alla festa non fecero che pensare alle regole che avevano infranto sotto il naso della vecchia rospa e quanto si fossero divertiti quel sabato. L’ES si sarebbe riunito quella sera e questo poteva solo alimentare la gioia perversa degli studenti. La Umbridge credeva di avere in pugno Hogwarts, ma erano loro ad avere in pugno la Umbridge.
Uscendo dall’aula di Difesa, però, gli studenti si accorsero subito che qualcosa non andava. Dalla Sala d’Ingresso proveniva un baccano incredibile. La Umbridge sfoderò la bacchetta e si precipitò disotto. Harry rivolse un’occhiata a Ron e Hermione e, senza dirsi una parola, cominciarono a correre tutti e tre in direzione delle scale.
La prima cosa che Hermione notò fu la quantità di studenti stipati nell’Ingresso. Sembrava che tutta la scuola si fosse riunita lì. Alcuni Serpeverde erano ammassati in cima alla scala che portava ai sotterranei. Piton era in testa al gruppo e parlava con Malfoy, rivolgendo sguardi di indifferente disprezzo al centro della Sala. Gli studenti del quarto anno di Tassorosso e Grifondoro stavano rientrando dalla lezione di Erbologia ed erano tutti radunati sulla soglia del portone di quercia. Tutti gli studenti del primo anno avevano appena finito la lezione di volo e Madama Bumb tentava, invano, di farli scorrere, invitandoli a salire le scale verso i dormitori, ma nessuno sembrava darle retta. Hermione si sollevò sulle punte, appoggiando una mano sulla spalla di Ron e, finalmente, notò quello che aveva attirato l’attenzione di tutta la scuola.
Una enorme, gigantesca e inquietante palude invadeva la Sala. L’acqua verde e stagnante sembrava sorgere direttamente dal pavimento, come se vi fosse comparsa all’improvviso e ricopriva una buona parte dell’Ingresso, arrivando quasi a lambire le porte della Sala Grande. La professoressa McGranitt stava allontanando gli studenti, mentre la Umbridge le ronzava intorno, ponendo domande futili e fastidiosi.
Dopo quelli che sembrarono minuti infiniti, la McGranitt, livida in volto, si voltò di scatto e abbaiò:  - Come faccio a sapere chi ha trasformato l’Ingresso in una palude? Come lei stessa ha precisato un secondo fa, Dolores, io stavo tenendo le mie consuete lezioni!-
La Umbridge boccheggiò, mentre un mormorio eccitato si sollevava dalla folla di studenti. Un bambino di Tassorosso fece per applaudire ma Ernie, saggiamente, posò una mano sulla sua spalla e scosse la testa. Il ragazzino abbassò le mani imbarazzato, ma sorrise quando Ernie gli rivolse un fugace occhiolino.
La Umbridge, poi, si voltò verso le scale e verso il portone, squadrando uno a uno gli studenti. A voce molto alta e fastidiosamente squillante, minacciò la folla, assicurando l’espulsione al colpevole e crediti extra allo studente che lo avrebbe catturato. In quel momento, Silente arrivò e rivolse un sorriso alla Umbridge, chiedendo gentilmente cosa fosse successo. Hermione sorrise divertita. Anche in una situazione come quella, Silente dimostrava di essere un mago dotato di follia spavalda e genialità fuori dalle righe.
- Preside, sono sicura che concorderà con me nel ritenere  questo – sottolineò la Umbridge, indicando il pavimento, - un vero e proprio gesto di ribellione immotivata e pericolosa!-
- Professoressa, ritengo che questa palude sia la dimostrazione che i nostri studenti siano capaci di incantesimi ben superiori alla loro giovane età. Tuttavia, concordo che la Sala d’Ingresso non sia esattamente il luogo adatto ad ospitare una palude. Avrei suggerito il cortile sul retro!- concluse, con un sorriso gentile.
Harry sorrise apertamente e si voltò verso Ron e Hermione, che trattennero una risata.
- Troverò il responsabile, Albus!- cinguettò la Umbridge, tornando ai suoi modi falsamente gentili. – E secondo i Decreti firmati dal Ministro della Magia, sarà mio compito punirlo e provvedere alla sua immediata espulsione!-
- Naturalmente!-  rispose Silente tranquillo. – Setacci pure il castello in cerca del colpevole! Sono sicuro che lo troverà. Nel frattempo, chiederei alla professoressa McGranitt e al professor Vitious di ripulire l’Ingresso: sarebbe spiacevole cenare con dell’acqua stagnante a pochi passi dal nostro delizioso banchetto!-
La McGranitt, il cui cipiglio severo cedette per un momento a un sorriso di sadico divertimento, annuì sbrigativa e, dopo un cenno d’intesa con Vitious, sollevò la bacchetta. Insieme, agitarono silenziosamente le bacchette. Ma non accadde nulla. Provarono più e più volte, ma la palude, sotto lo stupore generale dell’intera scuola, rimase illesa. L’acqua tremò per qualche istante, ma poi tornò stagnante e immobile. La McGranitt si voltò a bocca aperta in direzione del Preside, che scosse le spalle tranquillo.
- La sistemeremo più tardi! Pregherei gli studenti di spostarsi dall’Ingresso: immagino abbiate del lavoro da svolgere anche voi!- aggiunse, azzardando un tono severo che non gli riuscì del tutto.
Scuotendo la testa e ridendo, Harry, Ron e Hermione tornarono verso la Torre di Grifondoro. I corridoi erano pieni di studenti intenti a parlare. C’era talmente tanta confusione che Hermione sentiva a malapena i commenti di Ron.
- Miseriaccia, voglio sapere chi è il genio che ha creato quella palude. Deve essere una magia potente. Sicuramente uno del settimo anno. O del sesto. Insomma, non è da tutti, no?-
Harry sorrise. – Probabile. Chiunque sia si è appena guadagnato la stima di tutta la scuola. Avete visto la faccia della Umbridge?-
In quel momento, Ginny li raggiunse correndo. – Avete visto?- disse, prendendo Harry per mano.
Ron lanciò uno sguardo alle loro mani intrecciate, ma evitò commenti. – Sì. Secondo te chi è stato?- chiese alla sorella.
Si fermarono accanto alle finestre del corridoio. Una scia continua di studenti stava bloccando il corridoio e loro non avevano nessuna intenzione di immergersi in quella folla scalpitante e chiassosa.
- Non saprei. Ma a me sembra uno scherzo marcato Tiri Vispi! A voi no?- sussurrò.
Ron arricciò le labbra. – Fred e George che riempiono l’Ingresso con una palude? E quando hanno imparato a farlo?-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Ronald hai visto anche tu di cosa sono capaci! Ancora ti stupisci?-
- Da quando stimi così apertamente la loro genialità? Pensavo li considerassi dei fannulloni!-
- Disapprovo il fatto che considerino la scuola inutile e i voti superflui. Non concordo con la loro idea di infrangere più regole possibili e non riesco a capire come possano credere che i voti dei M.A.G.O. non siano importanti. Ma solo uno stupido negherebbe il loro talento!- concluse con un tono saccente, alzando il mento.
- Sì, ma non li hai mai difesi!-
- Difesi? Non li sto difendendo Ronald! Sto semplicemente dicendo che sono in grado di compiere magie ben superiori a quelle dei loro compagni!-
- Ammettilo, sei gelosa!-
- Sei ridicolo, Ron!- sbottò Hermione.
Ron sbuffò divertito. – Sei gelosa perché ti hanno superata! E piuttosto che ammetterlo, ti nascondi dietro a false lodi come quella di prima!-
- Ma non li stavo lodando, stavo solo dicendo che..-
- Scusate!- esclamò Ginny.
Entrambi si girarono di scatto.
Lei li guardò con un sopracciglio alzato. – Spiacente di interrompere questa conversazione animata, ma mi sta venendo mal di testa! E quel gufo cerca di attirare la tua attenzione da venti minuti, Hermione!-
La ragazza si voltò verso la finestra. Un barbagianni enorme se ne stava appollaiato sul davanzale e fissava Hermione con uno sguardo così penetrante che la ragazza si sentì a disagio. Stava quasi per scusarsi. Il gufo schioccò il becco quando lei si avvicinò e allungò la zampa. Legata attorno all’osso sottile con uno spago, c’era una piccola pergamena arrotolata. Hermione la sciolse delicatamente e la srotolò. Una calligrafia inquietantemente familiare catturò il suo sguardo. Per un momento pensò che fosse finita. Erano stati beccati. Forse aveva pensato che Hermione era la diretta responsabile. L’avrebbe espulsa. Avrebbe deluso la sua professoressa preferita.
Ma la McGranitt, notò con sollievo, le aveva scritto solo per informarla che aveva trovato dei libri interessanti per aiutarla e esercitarsi con degli incantesimi piuttosto complessi e la invitava a raggiungerla nel suo ufficio il prima possibile. Sospirando di sollievo Hermione lesse la lettera agli amici.
Harry alzò gli occhi al cielo. – Possibile che tu abbia addirittura voglia di fare dei compiti in più? Siamo talmente sommersi che riusciremo a finirli entro stanotte per miracolo!-
- Io sono più avanti di voi!- sbottò lei, alzando il mento. – Vado a raggiungere la McGranitt!- poi, seguendo un impulso improvviso e irrazionale, si voltò verso Ron e sorrise beffarda. – Magari lungo la strada incontro Fred e George e mi complimento con loro da parte tua!-
Ron le rivolse una smorfia. – Non sei divertente!-
Ginny scoppiò a ridere e la salutò con la mano mentre si allontanava. Hermione ripercorse il corridoio, tentando di non lasciarsi trascinare dalla folla. Ricevette qualche spallata di troppo, ma riuscì a riemergere fino alle scale. Raggiunse il corridoio giusto e si incamminò verso l’ufficio della McGranitt, stringendo la pergamena. A un certo punto, però, si bloccò nel mezzo del corridoio.
Un momento..
La McGranitt era nella Sala d’Ingresso con Silente e gli altri professori per far sparire la palude. Come poteva essere già nel suo ufficio? Non era passata nemmeno mezz’ora! Si guardò intorno, pensando forse che la pietra grigia del corridoio avesse la risposta ai suoi dilemmi. Che avessero già sistemato l’Ingresso? Forse erano riusciti a far sparire la palude, la McGranitt era rientrata nel suo ufficio e aveva trovato la pergamena che, magari, aveva scritto ore prima, dimenticandosi di spedirla. Così aveva preso uno dei suoi gufi e le aveva mandato subito il messaggio. Era possibile? Stava vaneggiando per l’ennesima volta?
Sbuffando, Hermione riprese a camminare. Infondo, c’era un solo modo per scoprirlo. Passò in fretta lungo le aule semivuote del corridoio e raggiunse l’ufficio della McGranitt. La porta era chiusa come sempre, ma Hermione non ebbe bisogno di bussare. A metà tra la maniglia e il pavimento, volteggiava un piccolo uccellino fatto di carta. Batteva le sue ali lentamente. Hermione poteva sentire il fruscio della pergamena. Si sollevò e, battendo più velocemente le piccole ali, salì fino all’altezza del viso di Hermione. La ragazza lo guardò sorridendo. Delicatamente, lo racchiuse fra le mani, attenta a non piegare le ali di pergamena. Quando la carta toccò le sue dita, la pergamena si districò, fino a spiegarsi del tutto. Hermione lesse il breve messaggio e scosse la testa sorridendo.
 
 
“Ti ho fregata!”
 
Senza nemmeno sapere cosa stesse facendo veramente, si incamminò stringendo il foglio fra le dita e continuando a guardare quelle parole. Superò il corridoio e arrivò alle scale. Senza nemmeno pensarci più di tanto, raggiunse il sesto piano e l’ala in disuso. Piegò la pergamena che ancora teneva fra le dita della mano destra e aprì la borsa. Prese il libro di Trasfigurazione e lo aprì al capitolo sugli Incantesimi Evanescenti. Nascose la pergamena piegata e richiuse il libro con un piccolo tonfo. Poi si fermò davanti alla porta dell’ultima aula del corridoio. Cercò di respirare silenziosamente per assicurarsi di essere sola e, soprattutto, per assicurarsi di non essere osservata da Mirtilla Malcontenta.
Lentamente, Hermione aprì la porta. Non sapeva nemmeno perché era arrivata fino al sesto piano. Non sapeva nemmeno perché era arrivata proprio in quella stanza.
La stanza dove tutto era cominciato. L’istinto le aveva suggerito di andare lì. E, ultimamente, Hermione aveva capito che il suo istinto la sapeva lunga. Ci indovinava quasi sempre. E poteva fidarsi di lui. Infondo, era come fidarsi di se stessa!
Entrò a passo felpato. La polvere attutì i suoi passi, rendendoli leggeri. Lasciò che la borsa con i libri le scivolasse dalla spalla e crollasse a terra con un leggero tonfo. Il pomeriggio stava volgendo al termine e la luce del tramonto era purtroppo nascosta da pesanti nuvole cariche di pioggia. Un tuono squarciò il silenzio, ma Hermione non sussultò.
In quella stanza, tutto le sembrava surreale. Sembrava un mondo estraneo a quello esterno. Come se quella stanza non fosse parte di Hogwarts, ma vivesse in una dimensione sua. Era tutto diverso. Era tutto lontano dalla vita della castello, dagli studenti, dalla palude e dalla trepidazione che aveva scatenato.
Hermione avanzò lentamente e raggiunse il divano. Il suo istinto aveva indovinato. Per l’ennesima volta. Senza proferir parola, scivolò lentamente verso il basso, allungandosi su di lui. Si sentì un po’ come Grattastinchi quando si stendeva al suo fianco, strisciandosi sulla coperta, sperando di passare inosservato. Sempre senza dire una parola, sorrise e appoggiò la testa sul suo petto. Le sue braccia le circondarono la schiena. Hermione poteva sentire il battito lento del suo cuore. Abbassava e rialzava il torace ad ogni respiro. Hermione si lasciò cullare dal quel lento ritmo e chiuse gli occhi. La mano di Fred salì dalla schiena ai suoi capelli e cominciò ad accarezzarli.
Un altro tuono scosse il silenzio della stanza, interrotto solo dai loro lenti respiri. Prima ci fu un lento gocciolio, poi la pioggia cominciò a scendere con forza. In quel momento, la voce di Fred la riportò al presente.
- Come facevi a sapere che ero qui?-
- Come facevi a sapere che ti avrei trovato?-
Entrambi sorrisero, senza rispondere. Perché non c’era una risposta. Lo sapevano e basta.
- Ti è piaciuta la nostra nuova invenzione?- chiese divertito.
Hermione alzò la testa. – Quale?-
- La Piuma Imitacalligrafia! Non fare quella faccia, non abbiamo nessuna intenzione di venderla finché siamo qui!-
- E dopo?- chiese severa.
Fred sbuffò. – Non sveleremo mai gli incantesimi per imitare le calligrafie dei professori. L’ho fatto solo per fare uno scherzo a te. Lo prometto!- brontolò, sorridendo all’espressione accigliata di Hermione.
- Se vi beccano..-
- Granger è una promessa!-
- Perché qualcosa mi dice di non fidarmi?-
- Questo è un duro colpo. Dovresti fidarti di me!- esclamò divertito.
- E’ vostra la palude?- chiese rapida.
Fred sorrise. – Hanno già capito come farla sparire?-
Suo malgrado, Hermione sorrise. – No. Come si fa?-
- Non te lo dico!-
- Non lo dirò a nessuno. Dovresti fidarti di me!-  
- Divertente!-
- Non stavo scherzando!-
Le braccia di Fred la strinsero con più forza e la trascinarono più in alto, vicino al suo viso. Senza darle il tempo di parlare, la baciò. Hermione si lasciò trascinare da quel bacio, scoprendo improvvisamente che non le importava niente di come far sparire la palude. Non le importava di nient’altro, ad essere sinceri. Si separarono lentamente.
- Ho freddo!- mormorò Fred, lamentandosi come un bambino.
Hermione alzò gli occhi al cielo, ma raccolse la bacchetta di Fred dal pavimento ed evocò le sue tanto amate fiamme azzurre. Un calore intenso si riversò dalla sfera di fiamme sopra le loro teste. Entrambi rimasero per un momento a fissarle. Poi Hermione sorrise.
- Ho notato che la vostra Pozione della Verità assume un colore molto simile a questo!- disse Hermione, alzando l’indice verso la sfera di luce.
Fred sorrise. – Te l’ho detto che ci eravamo ispirati a te!-
- Di chi è stata l’idea?- lo provocò lei.
- Mia!- ammise lui tranquillo.
Hermione rimase per un momento a bocca aperta. Non era abituata a ricevere risposte da Fred così dirette e sincere. Solitamente, tergiversava per ore e poi, forse, arrivava a dirle la verità.
Fred sorrise divertito davanti alla sue espressione stupita e perplessa. – Grattastinchi ti ha mangiato la lingua?-
- Perché ti sei ispirato a me?- azzardò Hermione, dopo averlo fulminato con lo sguardo.
Fred alzò gli occhi al cielo. – Perché vuoi saperlo?-
- Fred!-
- Non c’è un perché, Granger! Ho sempre ammirato le tue fiamme. E il colore è carino!- azzardò.
Hermione lo osservò per un momento, cercando di cogliere una potenziale risposta nascosta, ma non la trovò. Sorridendo, Fred ricominciò a baciarla e lei si dimenticò di cosa stessero parlando. Non aveva molta importanza. Rimasero abbracciati per un tempo che le sembrò infinito. A differenza della prima volta che erano capitati in quella stanza, c’era una lenta e arrendevole passione nei loro baci. Nessuna traccia dell’ardente desiderio di quel pomeriggio. Hermione si chiese perché. La risposta arrivò fin troppo in fretta.
Con un gesto rapido, Fred allontanò il viso da quello di Hermione e le sorrise.
- Granger, rimarrei con te su questo divano per il resto della settimana, ma devo andare!- esclamò, mormorando con suadente divertimento.
Lei sollevò le sopracciglia. – E dove devi andare?-
- Delusa?-
- Weasley, non sfidare la pazienza. Tu saprai anche far apparire una palude dal nulla, ma io conosco incantesimi fastidiosi che ti augurerei di non sperimentare mai!- lo minacciò.
Ridendo, Fred la baciò di nuovo. – Ho creato un mostro!- mormorò sulle sue labbra.
Hermione si lasciò sfuggire un sorriso. – L’allieva ha superato il maestro!-
- Non ancora Granger! Non montarti la testa!- sussurrò divertito.
Dopo un altro bacio, senza aggiungere altro, Fred la spostò delicatamente e scese dal divano. Hermione alzò il mento, sperando di non lasciar trasparire la profonda delusione che l’aveva avvolta.
- Dove vai?-
Fred le rivolse un sorriso malandrino. – A compiere il mio dovere di bravo gemello!-
Hermione sollevò un sopracciglio. – Ha che fare con i Tiri Vispi?-
- Sì e no!-
- Infrangerete delle regole?-
- Può darsi!-
- E’ meglio per me ne non saperlo?- chiese sconsolata.
Fred sorrise e puntò l’indice verso di lei. – Hai centrato il punto! Sempre geniale, Granger!-
Hermione alzò gli occhi al cielo, ma non fece in tempo a commentare. Fred si chinò su di lei e la baciò lentamente. Hermione sapeva che quel contatto sarebbe presto finito. Non poté astenersi dal sentirsi delusa. Fred la stava incastrando nell’ennesima spirale di emozioni contrastanti: il desiderio di averlo, l’orgoglio di non cedere, la rabbia per essere stata sfidata e la rassegnazione. Perché tanto, e lo sapeva benissimo, avrebbe ceduto. Presto o tardi sarebbe scivolata fra le sue braccia.
Comincia a fartene una ragione!
- Lo so, ti mancherò!- mormorò Fred.
Hermione si finse indifferente. – Posso fare a meno di te Weasley , non montarti la testa!-
Ridendo, Fred si sollevò e indietreggiò lentamente. – Come vuoi Granger. Sei tu quella che continua a sostenere di potermi resistere, o mi sbaglio?-
Hermione sorrise spavalda. – Non lo sostengo, ho semplicemente ragione!-
Fred le sorrise, ma non commentò. Hermione notò una cosa che minò tempestivamente alla sua spavalda indifferenza. Non era il tipico sorriso allegro e spensierato. No. Il Fred Weasley malefico, malizioso e intrigante era appena riemerso. Hermione sapeva che era il primo segnale di un’imminente apocalisse. Eppure, non le dispiaceva affatto. Perché quello sguardo, quella maschera di maliziosa seduzione era sempre una promessa. O meglio, era una certezza. L’apocalisse sarebbe stata davvero molto piacevole. Per quanto odiasse ammetterlo, Hermione provò solo una gioia perversa nel vedere quello sguardo. La spirale di desiderio, rabbia, orgoglio e follia era solo l’inizio. Hermione aveva scoperto non solo che giocare con Fred e sfidarlo era bello, ma che era anche brava a farlo. Perciò fu semplice per lei sorridergli serena. Si alzò lentamente dal divano e incrociò le braccia.
- Devi dirmi qualcosa?- chiese Hermione, marcando il tono innocente.
Fred ghignò con perfetta malizia e scosse le spalle. – Semplicemente, non penso che tu abbia ragione!- commentò.
- Dimostrami che mi sbaglio!- lo sfidò lei, sollevando un sopracciglio.
Lo sguardo che Fred le rivolse fece vacillare il suo sorriso, ma riuscì a rimanere immobile e calma. Smise persino di respirare. Perché in quello sguardo Hermione poteva leggere tutto. Lo aveva apertamente sfidato. E con quello sguardo Fred stava rispondendo alla sua sfida, e le stava assicurando che sarebbe stata la sua condanna. Una condanna, Hermione litigò con se stessa per ammetterlo, che non vedeva l’ora di scontare.
Fred si avvicinò, ma mantenne una distanza fra loro che Hermione considerò geniale. Perché fermandosi a pochi passi da lei, non faceva altro che scatenare in lei la voglia di colmare quella distanza. Ma Hermione, ormai, aveva imparato a controllarsi. Sapeva di poter cedere facilmente. Ma sapeva anche di potergli tenere testa. Costrinse i suoi muscoli a tendersi fino allo sfinimento e obbligò le sue gambe a rimanere ferme, esattamente dov’erano.
Fred sorrise, forse consapevole di non averla ingannata. Poi sussurrò piano. – Lo farò, sai che lo farò!-
La sua voce era bassa, suadente e così ipnotica che Hermione quasi si distrasse, ma riuscì a rimanere immobile e calma, perfettamente padrona di se stessa.
Coraggio Hermione, fallo secco!  
Sollevando un sopracciglio con coraggiosa spavalderia, Hermione sorrise. – Non vedo l’ora!- ribatté, mormorando e concentrando nella voce tutta la malizia di cui era in possesso.
Senza aggiungere nemmeno una parola, Fred le sorrise e si voltò. Nemmeno due secondi dopo era sparito. Hermione sentì i suoi passi riecheggiare nel corridoio deserto. Fu in quel momento che decise che poteva cedere. Con un lungo sospirò si lasciò cadere sul divano. Qualche nuvoletta di polvere si sollevò svogliata dalla stoffa del vecchio divano. Hermione guardò la polvere volteggiare nell’aria. Un tuono squarciò l’aria e, questa volta, Hermione trasalì. Le sembrava di avere sentito quel fragore dentro di sé.
Perché Fred Weasley aveva il potere di sconvolgerla con le parole? O con lo sguardo? O semplicemente respirando la sua stessa aria?
Maledicendosi, Hermione si prese la testa fra le mani e chiuse gli occhi. Respirò a lungo, notando, per la prima volta, quanto quella stanza profumasse di cannella. Era strano. Non le sembrava di averlo mai notato. Eppure, più respirava quell’aria, più si rendeva conto che sapeva di cannella.
Cannella..
Lentamente, sollevò la testa e fissò il camino vuoto con un cipiglio perplesso. All’improvviso, realizzò. Fred non profumava di torta. Fred profumava di cannella! Hermione chiuse gli occhi respirando e quell’odore salì di nuovo nelle sue narici. Era cannella..il profumo dei dolci. Il profumo dei dolci che preparava a Natale con i suoi genitori. Senza zucchero. Ovviamente! Ma erano dolci alla cannella. La signora Weasley aveva preparato dei dolci simili per lei, lo scorso Natale. Erano stati il suo regalo. Hermione li aveva mangiati stesa fra le coperte, immersa nei ricordi.
Cannella.
Il salotto dei Weasley profumava di cannella. Ginny la adorava. Glielo aveva sempre detto. I Weasley profumavano di torta. Di torta e cannella. Era quello l’odore che Hermione sentiva sulla pelle di Fred e fra i suoi capelli. Era l’odore di casa. L’odore del fuoco caldo nei pomeriggi invernali. Il profumo di un dolce la sera di Natale. Era il profumo della famiglia.
Hermione aprì lentamente gli occhi e guardò il camino spento. La fiamma azzurra tremò. Con un colpo di bacchetta, Hermione la fece sparire. Sospirando, si sollevò in piedi e uscì dalla stanza. Quel profumo la accompagnò fino alla biblioteca. Ormai, era entrato dentro di lei. Hermione si domandò come avesse fatto a non riconoscerlo prima. Quante volte aveva respirato sulla pelle di Fred? Quante volte aveva stretto fra le mani i suoi capelli, respirando il loro profumo? Eppure non aveva mai capito completamente di che profumo si trattasse. Le sembrava semplicemente familiare. Qualcosa che non le era affatto estraneo.
Raggiunse il suo tavolo preferito della biblioteca e aprì il libro di Trasfigurazione. Accidentalmente, lo aprì nella pagina dove aveva nascosto il biglietto di Fred. Sorrise rileggendo quelle parole. Voltò pagina e cercò il capitolo che doveva studiare. Lo studio la assorbì completamente, cancellando ogni altro pensiero. Nonostante fosse più avanti di Harry e Ron con i compiti, aveva parecchio da fare. Sollevò gli occhi al cielo, consapevole che, quella sera, avrebbe dovuto aiutare i suoi amici a mettersi in pari. Decise di non rimproverarli né di sprecare tempo con le ramanzine. Sarebbe stata, appunto, una totale perdita di tempo!
Passò da Trasfigurazione a Incantesimi. Finito anche il tema di Vitious, cominciò quello di Antiche Rune. Mentre scriveva una traduzione sulla pergamena, Hermione sentì delle voci avvicinarsi. Con sommo orrore, vide quattro ragazze sedersi nel tavolo accanto al suo. Sollevò gli occhi al cielo, desiderando con tutta se stessa che Madama Pince le cacciasse via. Non le importava il motivo, uno qualunque. Una scusa l’avrebbe trovata, no?
Effettivamente, Hermione era stata fin troppo fortunata. Non le era capitato tanto spesso di incontrare Misty e le sue amiche. O peggio, di trovarsi nella stessa stanza. Come in quel caso! Hermione le guardò con la coda dell’occhio. Stavano tirando fuori i libri dalle borse e parlottando eccitate. Misty, notò Hermione, aveva tagliato i lunghi capelli neri, probabilmente con un incantesimo. Ora le ricadevano solo fino alle spalle e una frangetta le copriva la fronte. Sospirando, decise di tornare al suo tema. Ma in una biblioteca dove Madama Pince permetteva al silenzio di regnare, la conversazione delle quattro ragazze giunse fin troppo chiaramente alle sue orecchie. Hermione si ritrovò a pensare che l’ultima volta che aveva “origliato” una loro conversazione erano in Sala Comune e che, nemmeno a farlo apposta, il giorno dopo si era ritrovata abbracciata a Fred dietro il ritratto della Signora Grassa.
- Secondo voi sono stati loro?- mormorò Patty, accarezzandosi la treccia. Hermione ricordò quel gesto e trattenne un sospiro. La infastidiva e non sapeva nemmeno lei il perché.
- Certo, è ovvio!- rispose Susan. – Avanti, chi trasformerebbe l’Ingresso in una Palude?-
- Ho sentito dire che la Umbridge è furiosa!- commentò Jessy.
- Sai che novità, quella esce di testa per tutto!- commentò Misty.
Hermione, purtroppo, dovette ammettere che aveva ragione.
- Comunque sono stati fantastici. Pensate che continueranno?- chiese Misty.
- A fare cosa?- chiese Patty.
- A ribellarsi! Insomma, stanno muovendo guerra alla Umbridge! Ve lo dico io, la palude era solo l’inizio!-
- Non lo so, ma forse era solo uno scherzo!- commentò Susan. – Infondo è il loro ultimo anno qui! Non possono farsi espellere a così poco dalla fine!-
- Non verranno espulsi!- commentò Misty. – Sono troppo furbi!-
- Furbi o no, la Umbridge non è stupida!- disse Jessy. – Troverà i colpevoli! O peggio ancora, punirà tutti gli alunni possibili, accusandoli ingiustamente!-
- Non è comunque un problema nostro!- intervenne Patty, lisciandosi la treccia. – Abbiamo questioni più urgenti!- sbottò.
Jessy sollevò teatralmente gli occhi al cielo. – Santo Merlino, Patty, stai diventando paranoica!-
Susan rise piano, nascondendosi la bocca con la mano. – Un po’ ha ragione!-
Misty incrociò le braccia. – Io concordo con Patty!-
Jessy sollevò le sopracciglia. – Misty, sul serio, ci credete veramente?-
Hermione, suo malgrado, raddrizzò la schiena. Fingendo di scrivere qualcosa sulla pergamena, rimase immobile e provò a cogliere il succo del discorso. Di cosa stavano parlando? Il suo sesto senso l’aveva messa in allarme. Che stessero parlando di Fred? O di George? O peggio, di lei e Fred?
- Ok, forse sono paranoica!- commentò Patty. – Ma vi ricordo che su George ho avuto ragione fin dall’inizio!-
Non farti prendere dal panico! Sta calma!
Susan scosse la testa. – Non posso crederci. Insomma, non vi sembra strano?-
Misty scosse le spalle. – Ha buon gusto, dobbiamo riconoscerlo!-
- Sì, ma prima un gemello poi l’altro!- sbuffò Jessy divertita. – Insomma, tutta Hogwarts ne parlerà!-
Hermione strinse con forza la piuma fra le dita. Provò un’irrazionale rabbia che la spinse quasi ad afferrare la bacchetta e trasformare Jessy in un Vermicolo viscido e brutto. Angelina era stata così dolce e comprensiva con lei, che Hermione si sentì in dovere di difenderla. Come potevano parlare così di lei? Angelina ne valeva cento di loro!
Susan scosse le spalle. – Be’ non è solo questo! È che è una situazione così..strana!-
- Ti stai ripetendo, Susan!- borbottò Misty, sorridendo.
Patty passò lentamente una mano sulla treccia. – Il problema è sempre un altro. Abbiamo un altro gemello di cui preoccuparci!-
Ecco, appunto!
Hermione intinse la punta della piuma nel calamaio e scarabocchiò qualcosa di indefinito sulla pergamena, le orecchie tese al massimo.
- Patty, non ha una relazione segreta!- mormorò esasperata Jessy.
Susan annuì. – Per me, è il Fred Weasley di sempre!-
Patty scosse la testa. – No, vi dico che nasconde qualcosa!-
- Ma come fai a saperlo?-
- Non lo so, l’ho intuito. Come con George!-
Jessy le rivolse un’occhiata comprensiva. – Secondo me vedi relazioni segrete un po’ troppo spesso, anche dove non ci sono! L’istinto può sbagliare, a volte!-
- Pensala come vuoi, ma secondo me nasconde qualcosa!-
Misty intervenne, posando una mano sulla spalla di Patty. – Concordo. La domanda è: chi è?-
- Chi?- chiese Susan confusa.
- La ragazza!- esclamò Misty, spazientita. – Chi è la ragazza segreta di Fred Weasley?-
Hermione trattenne il respiro. Sperò con tutta se stessa di passare inosservata. Le ragazze sembravano non aver notato la sua reazione. Non che la cosa la stupisse più di tanto. Sembravano troppo prese dalla loro conversazione per notare il mondo attorno a loro. Hermione riprese a respirare lentamente. Voltò la pagina del libro di Antiche Rune e finse di leggere qualcosa, mentre ascoltava la conversazione.
- Deve essere bellissima!- mormorò Susan, con aria sognante.
- E anche simpatica!- aggiunse Jessy.
- Oppure è stata più brava di noi a somministrargli un filtro!- aggiunse Misty sprezzante.
Hermione rivolse un sorriso alla pergamena. Un improvviso, irrazionale, ruggito d’orgoglio le salì nel petto. Non pensava di essere bellissima. Era carina, certo. Forse più che carina. Aveva fatto colpo su Viktor Krum! Era intelligente. Era simpatica, dovette ammetterlo. Ultimamente, aveva sfornato della battute niente male! Non era sicuramente la ragazza più bella di Hogwarts.
Ma Hermione Granger aveva conquistato Fred Weasley. Senza filtri. Senza inganni.
Quella consapevolezza la travolse con la forza di un uragano. Si sentì improvvisamente più forte ed energica. Per quanto potessero essere odiose quelle quattro ragazze sedute nel tavolo accanto, niente di quello che avrebbero detto avrebbe potuto distruggere quell’improvvisa ondata di orgogliosa gloria. Poco importava quanto fosse indefinita la loro relazione. In quel momento, era un dettaglio del tutto superfluo. Lei condivideva qualcosa con Fred. Non aveva idea di dove tutto questo la stesse portando, ma sapeva quanto fosse emozionante e coinvolgente.
Hermione non era mai stata infantile, ma avrebbe scambiato volentieri un Eccellente in Pozioni con la possibilità di poter sbattere in faccia la verità a quelle quattro.
Be’, forse non proprio un Eccellente.
Forse, non proprio in Pozioni..
Ma sarebbe stato fantastico. Purtroppo, Hermione tornò velocemente alla realtà. Non poteva esternare il suo momento di gloria. Poteva solo viverlo nella sua mente. Era già qualcosa. Si sarebbe accontentata.
La voce di Misty la riportò del tutto al presente.
- Comunque, spero per lui che questa misteriosa ragazza sappia curare il dolore!-
Eh?
Patty annuì avvilita. – Poverini! Non se lo meritavano questa volta!-
- Spero che la Umbridge non ci vada giù pesante!- mormorò Susan terrorizzata. – Avete visto la mano di Belby dopo l’ultima punizione?-
Il sangue nelle vene di Hermione gelò. Un improvviso senso di panico spazzò via la gloria e l’euforia. Cos’era successo? Fu quasi tentata di voltarsi e chiederlo, ma Madama Pince arrivò su di loro come una furia, rimproverandole.
- Signorine, questo posto è fatto per studiare, non per aggiungere la rubrica dei pettegolezzi alla Gazzetta del Profeta!- sbraitò.
- Ci scusi, Madama Pince!- mormorò Patty, abbassando la testa.
La donna le fulminò una ad una e poi scomparve. Hermione non attese un minuto di più. Chiuse il libro ormai abbandonato, riavvolse la pergamena e ficcò tutto nella borsa in fretta. Passando accanto al loro tavolo, le vide ognuna concentrata sul proprio libro. Corse via dalla biblioteca, ringraziando il cielo di non essere stata notata da Madama Pince mentre correva. Percorse i corridoi alla massima velocità consentita dal peso della borsa sulla spalla. Salì in dormitorio, ma non vide Fred da nessuna parte. Lasciò la borsa nella sua stanza e poi scese nuovamente in Sala Comune. Dei ragazzini del primo anno stavano leggendo le istruzioni di Cappello Decapitante. Hermione corse da loro. Uno dei ragazzini la guardò terrorizzato, sapendo perfettamente di avere davanti uno dei Prefetti più severi della scuola.
- Avete visto i gemelli Weasley?- chiese, ansimando e cercando di sorridere.
I ragazzini scossero le teste, i volti pervasi da una maschera di puro terrore.
- Non voglio rimproverarli!- assicurò Hermione. – Non hanno fatto niente..questa volta! Ho solo bisogno di loro!-
Un ragazzino biondo prese coraggio e raddrizzò la schiena. Dopo essersi schiarito la voce disse: - Mi hanno detto che sarebbero andati al campo da Quidditch!-
- Ma non ci sono gli allentamenti, oggi!- commentò Hermione, confusa.
- Già, ma è tutto quello che so!- rispose il ragazzino.
Hermione sorrise, fingendosi tranquilla. – Grazie! Sei stato davvero utile!-
Poi corse via, lasciando i ragazzini confusi e straniti. Più velocemente di quanto si aspettasse da se stessa, corse fino alla Sala d’Ingresso. Aggirò la palude e attraversò il portone di quercia. Il campo da Quidditch sembrava vuoto e silenzioso. Hermione lo raggiunse in pochissimo tempo. Vagò per i corridoi sotto le tribune, ma non c’era nessuna traccia né di Fred né di George. Ne di nessun altro, a dirla tutta.
Uscì all’aria aperta, dentro il campo, e aguzzò la vista. Il sole era ormai calato e le nuvole coprivano quella poca luce ancora presente. Diventava sempre più buio, Hermione faticava a vedere oltre la metà campo. Sbuffando, tornò indietro al castello. Evidentemente, i gemelli avevano mentito. Risalì le scale e azzardò un ultimo tentativo. Si avviò furtiva verso l’aula in disuso del quinto piano. A metà strada, incontrò Fred. Camminava tranquillo. Le sorrise da lontano e sollevò la mano sinistra per salutarla. La destra, notò Hermione, rimase nelle tasche.
- Ehilà, Granger! Mi stavi cercando?- chiese, sorridendo.
Senza dire una parola, Hermione lo afferrò per il braccio sinistro e lo trascinò nella prima aula a sinistra. Chiuse la porta con un tonfo e rivolse a Fred uno sguardo terrificante che quasi lo spaventò.
- Se dico “Non è stata colpa mia”, risolvo qualcosa?- azzardò lui.
- No!- sbottò Hermione nervosa. – Fammi vedere la mano!- ordinò.
Fred sorrise e le porse la sinistra. – Tutto qui?-
Senza dargli il tempo di sottrarsi alla sua presa, Hermione allungò il braccio e afferrò il polso destro di Fred. Con una smorfia sul suo viso allegro lasciò che Hermione sottraesse la sua mano dal riparo sicuro della tasca. La ragazza notò quanto fosse calda. In modo malsano, però. La girò lentamente e notò, con orrore, una ferita aperta e sanguinante sul dorso. Incisa sulla sua pelle candida, la ferita formava la frase: “Non devo dire bugie”.
Il marchio della Umbridge.
- Ah..questa mano!- scherzò Fred, con un sorriso poco convincente.
Hermione chiuse gli occhi. Era indecisa. Era indecisa se arrabbiarsi o dispiacersi. Non riusciva a capire se dovesse infuriarsi e urlare o se dovesse stringerlo a sé e baciarlo. Aveva bisogno di tempo. Doveva prendersi un po’ di tempo per pensare.
- Stai bene?- le chiese Fred.
Hermione riaprì gli occhi e lo fulminò con lo sguardo. – Zitto, sto cercando di scegliere se ucciderti subito o chiedere spiegazioni!-
- Ti consiglio la seconda!- rispose lui serio. – Insomma, se mi uccidi poi non potrai avere spie..-
- Fred!-
- Ok, sto zitto!-
Hermione sbuffò e incrociò le braccia al petto, stringendole con forza. Poi guardò Fred con rabbia crescente. Non sapeva nemmeno perché fosse tanto arrabbiata. Decise che non le interessava scoprirlo. Prima, voleva delle spiegazioni.
- Sto aspettando!- sbottò.
Fred trasalì e Hermione dovette trattenersi dal sorridere.
- Non è niente. Solo una piccola incomprensione con la Umbridge!- minimizzò lui, scacciando l’aria con la mano sinistra. La destra ciondolò immobile lungo il fianco. Una goccia di sangue scivolò dal dorso lungo il suo indice e cadde sul pavimento. Hermione la seguì con lo sguardo e una nota di irrazionale sofferenza colpì con forza la sua rabbia.
- Sto bene, davvero!- aggiunse Fred, sorridendo.
- Che cosa le hai detto?- chiese Hermione, senza staccare gli occhi dalla mano di Fred.
- Che se Caramell pensa di potersi impossessare di Hogwarts così facilmente, allora si sbaglia di grosso!- rispose, improvvisamente serio e arrabbiato.
Hermione sollevò lo sguardo. Il lampo di bruciante rabbia che vide negli occhi di Fred aggiunse una crepa sul vetro della sua di rabbia.
- Le ho detto anche che sbagliano su Silente e su Voldemort! E che quando si renderanno conto che è tornato, sarà troppo tardi! George mi ha difeso, così lei ha punito entrambi- aggiunse.
La crepa si allargò. Il vetro della rabbia cominciò a cedere.
- Perché hai detto una cosa simile?- chiese Hermione, esasperata, sciogliendo le braccia dal petto. – Sapevi che ti avrebbe punito!- esclamò, indicando la sua mano.
Fred osservò distrattamente la ferita e scosse le spalle. – Ne è valsa la pena. Harry non è solo e voglio che loro lo sappiano!-
- E’ stato stupido!-
- E’ stato giusto!-
La rabbia tornò a invaderla. Perché Fred non capiva? Perché non capiva quanto fosse preoccupata?
Ma lo era? Era quello il problema? Hermione si prese la testa fra le mani. Aveva le vertigini. Non sapeva nemmeno lei cosa stesse provando. Era preoccupata. Sì. Ma era anche arrabbiata. Perché continuava ad essere arrabbiata?
Trasalì quando la mano sinistra di Fred le accarezzò la guancia. Lentamente, lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi e aprì gli occhi. Lo sguardo di Fred la paralizzò. La lasciò senza fiato.
- Non farti esplodere la testa a causa mia!- mormorò lui, sorridendo.
- Mi sembra un po’ tardi per preoccupartene!- sbottò lei, con un tono più duro di quanto volesse veramente. – Scusa..- borbottò subito.
Fred le sorrise. – Perché sei tanto arrabbiata con me?-
- Perché non me l’hai detto!-
Ops..
Ecco la ragione! L’aveva appena trovata. Lo capì nell’esatto istante in cui quelle parole sfuggirono dalle sue labbra. Non si era nemmeno accorta di averle pensate. Erano semplicemente scivolate sulla sua lingua. Risuonarono nell’aula vuota, così cariche di significato da sembrare giuste. Vere. Era quello il problema, lo capì subito. Non glielo aveva detto. Le aveva mentito.
Fred rimase immobile e a guardarla, forse incapace di commentare.
- Come pensavi di nascondermelo, esattamente?- chiese Hermione, incrociando le braccia.
- Non volevo nasconderlo!- si giustificò lui.
- Oh sì, l’ho notato!- commentò lei con sarcasmo.
- Sul serio, te lo avrei detto!- rispose lui.
La serietà nella sua voce paralizzò Hermione. Se Fred Weasley abbandonava sorriso e tono scherzoso, allora c’era da preoccuparsi.
- Non potevo dirtelo subito!- aggiunse, guardandola negli occhi. – La Umbridge sostiene che Harry sia responsabile di questa ribellione. Aspetta il momento giusto per prendersela con lui. Harry ne è consapevole ed è pronto a lottare. Lo siamo anche noi. Ma non è ancora arrivato il momento giusto! Ho tenuto Harry fuori da tutto questo, ma mentre eravamo nel suo ufficio la Umbridge ha detto che, presto o tardi, avrebbe fermato tutti gli alleati di Harry. Lo ha sussurrato, ma ho sentito bene. Potrebbe prendersela con lui, con Ginny o con Ron. Potrebbe prendersela con te!-
Il cuore di Hermione perse un battito. Improvvisamente, il vetro della rabbia si infranse. Migliaia di schegge volarono nella sua mente e si conficcarono con forza nel suo cuore. Non fu doloroso. Fu solo diverso. Non aveva mai provato niente di simile. Non erano state solo le sue parole. Il suo sguardo era bastato. Era preoccupato per lei, quanto lei lo era stata per lui. Voleva proteggerla. E lei aveva perso tempo ad arrabbiarsi.
Schiarendosi la voce, Hermione riacquistò una parte della sua ragione andata in frantumi. – Tenendomi allo scuro di tutto, non avresti risolto niente!-
Fred sorrise. – Lo so! Ma se fossi corso subito da te a dirtelo, lei se ne sarebbe accorta. Penso che ci stia tenendo d’occhio. A me e George, intendo. Ti avrei praticamente gettata fra le sue grinfie! Volevo aspettare che le acque si calmassero, ma ovviamente non c’è mistero che sfugga alla brillante Hermione Granger!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Piantala, sono ancora arrabbiata!-
- Come hai fatto a scoprirlo?- chiese curioso.
Hermione arrossì. – Ho sentito delle ragazze in biblioteca che ne parlavamo. Loro, piuttosto, come fanno a saperlo?- chiese, più a se stessa.
- Penso sia colpa di Malfoy. Lo sta raccontando a tutta la scuola!-
- Quindi il tuo brillante piano era del tutto inutile!- puntualizzò lei, con tono saccente.
- Granger ammira il fatto che ho tentato di proteggerti e fattelo bastare!- borbottò, grattandosi il polso.
- Non la toccare!- lo avvertì lei, scacciandogli la mano. – Deve rimarginarsi!-
- Ti ricordo che sono sopravvissuto a un Bolide! Questo è niente, in confronto!-
Hermione alzò gli occhi al cielo e poi tornò a guardare la sua mano. La prese lentamente fra le sue dita. Era sempre calda e sanguinante. Il dolore tornò in superficie nella mente di Hermione. Improvvisamente, provò una furia devastante. Non la sentì nemmeno crescere. La travolse così rapidamente da sconvolgerla. Voleva  che la Umbridge soffrisse. Voleva che provasse tanto dolore quanto ne stesse infliggendo agli studenti.
- La detesto!- esclamò Hermione, con furia.
- Anche io Granger, ma non te la prendere con la mia mano!- scherzò Fred, con una leggera smorfia di dolore.
Hermione rilassò la presa, scusandosi con un sorriso. Lo guardò negli occhi e fu pervasa da un’improvvisa tristezza. Fred sembrava tranquillo e allegro come sempre, eppure Hermione voleva trasmettergli qualcosa. Sicurezza. Voleva che si sentisse protetto, come lei si sentiva ogni volta che era fra le sue braccia. Apparentemente, sembrava che Fred non avesse bisogno di quel conforto. Ma lei voleva trasmetterglielo comunque.
- Hai ancora voglia di uccidermi?- le chiese, con un piccolo sorriso.
Suo malgrado, Hermione sorrise e scosse la testa. – Ma la prossima volta che mi pianti al freddo e al gelo in una stanza remota, assicurati di dirmi il perché! E dovrà essere la verità!-
Ridendo, Fred le circondò la guancia con la mano sinistra. – Il Prefetto Hermione Granger si preoccupa per il malandrino Fred Weasley!- sussurrò.
- Forse siamo vittime di un potente incantesimo oscuro!- ipotizzò Hermione.
- Deve essere una magia molto potente!- commentò lui, con un tono mistico simile a quello della Cooman.
- O molto inutile..-
- Granger, considera ancora una volta inutile tutto questo.. – disse, indicando entrambi con l’indice della mano sana, - e ti uso come cavia per la prossima Merendina Marinara!-
Hermione inorridì. – Perché? Ne volete creare un’altra?-
Fred sorrise ma non rispose, cosa che preoccupò Hermione più di una risposta affermativa. Lentamente si chinò su di lei e la baciò. Hermione ebbe il tempo di rimanere sola con i propri pensieri. Fred non considerava inutile ciò che c’era fra loro. Be’, il che poteva essere facilmente intuibile. Hermione si chiese fino a che punto contasse per lui.
Non poco, ma non sai quanto veramente..
Sarebbe rimasta con il dubbio.
Oppure ti basterebbe chiedere..
No. Hermione non era capace a porre domande inutili a cui Fred non avrebbe comunque risposto. Era lì, fra le sue braccia, la stava baciando. Voleva di più? Sì. Ma non era di risposte che aveva bisogno. Aveva bisogno di lui.
Era sempre stato quello il suo centro: il bisogno che aveva di Fred. Non le importava sapere da cosa dipendesse. Avrebbe inseguito quel desiderio, avrebbe abbandonato i pensieri e avrebbe permesso a quella necessità di trascinarla via. Perché sapeva perfettamente dove l’avrebbe portata, ed era il posto migliore del mondo: fra le sue braccia.
Come rispondendo ai suoi pensieri, Fred approfondì il bacio. Hermione non spese tempo a stupirsene. Sembrava sempre così abilmente connesso con i suoi pensieri da poter sentire ogni suo desiderio. Hermione pensava e Fred agiva. Era una sensazione così magica che le faceva annodare lo stomaco ogni volta. Non si sarebbe mai abituata.
Le mani di Hermione salirono ad allacciarsi attorno al suo collo. Passò le dita nella fiamme dei suoi capelli e sentirli sulla sua pelle le diede un senso di famigliarità che la rilassò completamente. Con la mano sana, Fred le circondò i fianchi e la spinse contro la parete accanto alla porta. Appoggiò la mano ferita sul muro e continuò a baciarla. La mano sinistra di Fred scese lungo il suo fianco e le accarezzò la gamba. Nonostante il freddo, Hermione desiderò non avere le calze per poter sentire quella mano direttamente sulla sua pelle. Avvicinò il suo corpo a quello di Fred in cerca di un calore e di una protezione che solo lui le poteva dare. Lasciò la presa attorno al suo collo e insinuò le mani sotto la camicia. Sentì i muscoli di Fred contrarsi sotto le sue carezze. Con la mano sana, Fred percorse una linea invisibile sul collo di Hermione. Scese giù, lungo i suoi fianchi, con una carezza lenta e morbida, e poi scivolò sotto la camicia. La sua mano era calda ma Hermione rabbrividì. Si strinse a lui, schiacciandosi contro la dura parete alle sue spalle. Come se non gli costasse nessuno sforzo, Fred strinse forte il braccio attorno alla sua vita e la sollevò. Le circondò la schiena anche con l’altro braccio, attento a non colpire la parete con la mano ferita. Istintivamente, Hermione allacciò le gambe attorno ai suoi fianchi. Fu un contatto così intenso che le fece girare la testa. Si aggrappò con forza alle sue spalle, completamente in balia della sua bocca che ora baciava e mordeva il suo collo. Hermione chiuse gli occhi e lasciò che l’oblio la rapisse. Un sibilo di vento penetrò da una finestra e sollevò la polvere dal davanzale, ma Hermione non riuscì a sentire il freddo. Ormai era invasa da quel calore perfetto e nemmeno il gelo glielo avrebbe portato via. Perché freddo e caldo, con Fred, potevano diventare la stessa cosa.
Lui era brivido.
Era il brivido dei suoi baci e delle sue mani. La pelle di Hermione tremava quando la sua lingua la accarezzava.
Lui era calore.
Era un fuoco ardente, sempre destinato a bruciare e mai ad estinguersi. Si alimentava e viveva di quella passione che non sembrava mai abbandonarli. La stessa passione che trascinava Hermione in una spirale di follia e desiderio, dove gelo e fuoco diventavano la stessa cosa.
Fred strinse i denti sulla sua pelle e un gemito sfuggì dalle labbra di Hermione. Strinse con forza i suoi capelli, reclinandogli la testa e scese a baciarlo. Sentì sulle labbra di Fred il sapore della sua stessa pelle. Lo baciò intensamente, trasmettendogli tutto il bisogno che aveva di lui. E lui, come sempre, riuscì a capirla. La strinse forte a sé. Hermione sentì la sua mano destra stringersi attorno al suo fianco e, poco dopo, le labbra di Fred si contrassero in una smorfia di dolore. Riscossa da quel gesto, Hermione allentò la presa attorno ai suoi fianchi per scendere, ma Fred non glielo permise. La trascinò lentamente lungo la parete, reggendosi al muro con la mano destra. La schiena di Hermione scivolò sulla pietra fino al pavimento. Aprì leggermente gli occhi e vide la mano di Fred stringersi e tremare. Hermione non ci pensò su due volte. Con uno scatto rapido, sbilanciò il peso di lato e invertì rapidamente le posizioni. Sorridendo, Fred rilassò la schiena contro il muro. Seduta su di lui, Hermione sentì la sua erezione premere su di lei e riuscì a malapena a trattenere un gemito. Controllando la voglia sempre più intensa, scese lentamente sul suo collo, baciandolo con una calma esasperante che non pensava di poter avere. Strinse le dita attorno ai lembi del suo maglione e glielo levò, soffermandosi delicatamente sulla manica destra, per non ferirlo più di quanto già lo fosse. Quel gesto, per quanto semplice, risvegliò un sorriso così intenso sulle labbra di Fred che Hermione perse momentaneamente le proprie capacità mentali. Poi si risvegliò, tornando al presente e ricominciò a baciarlo.
Le dita di Hermione cominciarono a slacciare i bottoni della sua camicia e a sciogliere il nodo della cravatta. Poi le sue mani scivolarono sotto la camicia e accarezzarono le sue spalle forti. La mano sana di Fred risalì lungo la sua schiena e un brivido scosse la pelle di Hermione. Aiutandolo, lasciò che le togliesse il maglione e la cravatta fin troppo stretta. Liberarsene fu un sollievo. Ogni vestito le sembrava troppo stretto e opprimente, in presenza di Fred. Era così bello liberarsene. Era così bello lasciarsi spogliare da lui, dalle sue mani calde e tentatrici.
Fred scese a slacciarle il primo bottone della camicia con i denti. Hermione sorrise, reclinando la testa all’indietro e inarcandosi verso di lui. Fred premette le mani sulla sua schiena avvicinandola a sé e slacciò altri due bottoni con i denti. Il terzo saltò via. Hermione lo sentì distrattamente rimbalzare sul pavimento e rotolare lontano. Non le importava. Era solo un inutile piccolo bottone. Poteva scomparire. Dovevano tutti scomparire. Si chiese perché Fred stesse impiegando così tanto tempo a spogliarla. Hermione non voleva aspettare. Non sapeva aspettare. Era snervante. No, non era vero. Era maledettamente bello. Era coinvolgente il modo in cui la spogliava, il modo in cui la accarezzava e la conquistava. Le permetteva di bramare di più, seducendola e giocando con lei in un modo così piacevole e crudele da stupirla ogni volta.
Era Fred Weasley. Era il suo gioco. E Hermione amava giocare con lui. Adorava quella straziante attesa. Adorava il modo in cui la portava sull’orlo della follia, per poi precipitare con lei. Erano sensazioni alle quali non si sarebbe mai abituata. Erano troppo intense, troppo uniche, per diventare labili e sbiadite. Vivevano dello stesso fuoco intenso che alimentava loro. Implacabile. Irrefrenabile.
La bocca di Fred tornò sulla sua e Hermione morse maliziosamente il suo labbro, facendolo tremare. Finì di slacciargli la camicia e percorse i suoi addominali con le mani. Il suo corpo era morbido e caldo. Hermione sentì ancora quel leggero profumo di cannella e capì che proveniva dalla sua pelle. Era un misto di cannella, erba fresca e aria frizzante. Era il suo odore. Unico ed inimitabile. Le era così familiare eppure poteva stordirla ogni volta. Le girava la testa. Si aggrappò con forza alle sue spalle. Fred la strinse, come se fosse possibile avvicinarla ancora di più. Di nuovo i loro corpi si sfiorarono e questa volta soffocarono entrambi un gemito in un bacio ardente e profondo.
Hermione raccolse un briciolo di lucidità e decise di prendersi il controllo del gioco. Non era da lei starsene lì buona e lasciare che lui la controllasse. Per quanto adorasse il modo in cui lo faceva, condurre il gioco era pur sempre la parte migliore. Sentire Fred Weasley in suo potere la esaltava molto più di quanto fosse disposta ad ammettere. La  sua mano scese rapida lungo il suo corpo, passando sui suoi addominali tesi,  e le sue dita slacciarono decise i pantaloni. Lo accarezzò piano, strappandogli un gemito. Hermione sorrise sulle sue labbra e con l’indice risalì fino all’orlo dei boxer..
Una voce potente risuonò nei corridoi facendoli sobbalzare per lo spavento. Hermione trattenne un grido per puro miracolo!
La voce della McGranitt, magicamente amplificata, sembrò rimbalzare in ogni angolo della castello, anche in quella piccola aula che sembrava essere stata tagliata fuori dal resto del mondo.
- Gli studenti tornino immediatamente nei propri dormitori in attesa che i professori incaricati li raggiungano per annunciare alcuni avvisi importanti!-
Anche se distante e più alta del normale, nella voce della vicepreside Hermione colse note di fastidio, scetticismo e pura ed isterica rabbia.
Hermione rimase immobile a respirare, cercando di riprendere il controllo del suo cuore. Appoggiò la fronte contro quella di Fred. Avevano gli occhi chiusi e ansimavano entrambi. Un po’ per lo spavento, un po’ per la passione che li aveva scossi fino a pochi secondi prima. La mano di Hermione giaceva abbandonata sulla gamba di Fred, mentre lui la teneva ancora stretta per i fianchi. Lentamente, Hermione aprì gli occhi e si ritrovò a fissare quelli intensi e profondi di Fred. Lui le sorrise e lei ricambiò. Il suo cuore perse un battito poi riprese a viaggiare dolcemente, cullando il suo respiro sempre più calmo. Lo spavento stava svanendo. La passione non sarebbe scivolata via facilmente, ma non avevano scelta. Hermione sentì i suoi muscoli rilassarsi. Fred rilassò la schiena contro la parete e sollevò la mano sinistra per spostarle una ciocca di capelli dal viso. La passò dietro l’orecchio e poi le accarezzò la guancia.
- Pensi che abbiano ucciso la Umbridge?- le chiese, scherzando.
Hermione scosse la testa. – No, altrimenti la McGranitt sarebbe corsa da voi a chiedervi in prestito qualche Fuoco Forsennato!-
Ridendo, Fred le passò l’indice sulle labbra. – Immagina la faccia che avrebbe fatto, trovandoti qui con me..in questo stato!- esclamò, lanciando un’occhiata furbesca allo stato decisamente trasandato dei loro vestiti.
Hermione arrossì, più per il panico che per l’imbarazzo. – Dici che avrebbe potuto sorvolare sulla cosa?- chiese seria.
Fred scosse le spalle. – Dubito che la McGranitt possa veramente prendersela con te per qualcosa. Ma forse vederti fra le mie braccia potrebbe sconvolgerla!- aggiunse pensieroso.
Hermione sollevò un sopracciglio con un sorriso divertito. – Scommetto che penserebbe che mi hai stregata!-
Il sorriso di Fred si spense. – Pagherai per aver detto una cosa simile!-
- Perché?-
- Hai ferito i miei sentimenti!-
- Quali sentimenti?- chiese lei, ironica.
Fred la fulminò con lo sguardo e incrociò le braccia, sfoderando un’espressione talmente infantile che Hermione dovette trattenere una risata. Sembrava essere tornato il Fred Weasley mingherlino e ribelle che le aveva stretto la mano quando il Capello Parlante l’aveva smistata in Grifondoro.
Hermione alzò gli occhi al cielo e si sollevò in piedi, ricominciando ad allacciarsi la camicia.
- Smetti di fare il bambino e alzati!- ordinò.
Sbuffando, Fred si sollevò in piedi, ma invece di ricominciare a vestirsi, afferrò Hermione e la schiacciò contro la parete, ricominciando a baciarla, come se non fossero stati affatto interrotti. Hermione tentò di sottrarsi al suo abbraccio, ma scoprì ben presto che quella brusca interruzione non si era portata via la passione bruciante che li aveva logorati. L’aveva solo seppellita, momentaneamente. Hermione sapeva che non potevano perdere altro tempo. L’ordine di rientrare nei dormitori gravava su di loro.
- Non finisce qui!- la minacciò Fred, sussurrandole all’orecchio.
Hermione sorrise. – Puoi contarci!- mormorò, accarezzandogli il collo con la lingua.
L’ordine della McGranitt squillò nuovamente nei corridoi e frenò il tentativo di Fred di liberarsi della camicia di Hermione. Sbuffando, Fred abbandonò il suo sorriso malandrino per rivolgere un’occhiataccia al soffitto, come potesse maledire la McGranitt attraverso gli strati di pietra che li separavano. Hermione tentò di rivestirsi, e di rivestirlo, sviando continuamente le mani avide di Fred che tentavano di infilarsi sotto la sua camicia e minacciandolo di tappargli la bocca con un ramo di Tranello del Diavolo. Ridendo, Fred sviava le sue minacce e continuava a lanciare battute insipide sullo stato dei loro vestiti e su quante cose avrebbero potuto fare se “la vecchia isterica!” non li avesse interrotti. Alla fine, forse per miracolo, Hermione riuscì a convincerlo a riallacciarsi la camicia e la cravatta. Sbuffando, Fred si sistemò il maglione in spalla e attentò per l’ennesima volta alla salute mentale di Hermione.
Dopo quelli che le sembrarono secoli, Hermione riuscì finalmente a ridarsi una parvenza di contegno e a trascinare Fred fuori dall’aula. Per tutto il tragitto fino al dormitorio, Fred non le risparmiò battutine e provocazioni e smise solo quando, accidentalmente certo, Hermione allungò la gamba e lui inciampò, rischiando di spalmarsi a terra come una lumaca. Raggiunsero la Sala Comune, completamente stipata di Grifondoro curiosi. A quanto pare, nessuno sapeva cosa fosse successo. Notarono Ginny e Harry appostati in un angolo accanto al fuoco e li raggiunsero.
- Che succede?- chiese Hermione.
Ginny scosse le spalle. – Non lo so. Ma penso riguardi la Umbridge!-
Harry scosse la testa. – Ho già mandato un avviso a tutti. L’Esercitazione è stata annullata!-
Hermione annuì. – Sarebbe rischioso farla!-
Poi vide Ginny adocchiare la camicia di Fred con un sguardo malizioso e divertito. – Hai la camicia allacciata male, Freddie!- lo canzonò.
Senza fare una piega, Fred sollevò i lembi della camicia e anche Hermione notò che avanzava un bottone e che i due lati della camicia erano asimmetrici. Sorridendo, Fred rivolse un’occhiata eloquente alla sorella.
- Ops..- mormorò, con gli occhi carichi di profonda e immorale innocenza.
Hermione si concesse il lusso di arrossire, provocando un attacco di risate in Ginny. Mentre Fred infilava il maglione per nascondere la camicia storta, George, Lee, Angelina e Katie li raggiunsero, seguiti da Neville, che aveva fra le braccia una vaso enorme con una pianta blu dall’aspetto inquietante.
- Neville, quello cos’è?- chiese Harry, muovendo un passo indietro.
Neville barcollò e appoggiò il vaso a terra, per poi sollevarsi e massaggiarsi la schiena.
- Un esperimento. L’ho proposto alla Sprite e lei mi ha appoggiato, e ha detto che mi seguirà nell’impresa. Ho appena guadagnato venti punti per lo spirito di iniziativa!- ammise soddisfatto.
Ginny sorrise. – Complimenti!-
- E’ pericoloso?- chiese Hermione, indicando la pianta, che aveva cominciato ad emettere un strano fruscio, simile a quello dei rami del Platano Picchiatore.
Fred si voltò di scatto verso di lei. – Granger non rovinare la magia!-
- E’ strano, comunque!- borbottò Katie. – Richiamarci tutti..qualcuno ha qualche idea su cosa può essere successo?-
Tutti scossero la testa. Neville guardò la sua pianta con un amore che Hermione considerò un tantino esagerato, visto che si trattava comunque di un tronco blu e qualche ramo ondeggiante.
- Forse qualcuno ha fatto uno scherzo alla Umbridge!- ipotizzò George.
Tutti osservarono Angelina mentre si voltava lentamente e sollevava le sopracciglia con sospetto.
George la guardò per qualche secondo, per poi sorridere. – Non guardarmi così, non sono stato io!-
Neville rise e Ginny scosse la testa divertita. Lee batté le mani e passò un braccio attorno alle spalle di Katie, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
- Chiunque sia stato, ha il mio profondo rispetto!- commentò Lee.
- Ma non sai nemmeno cos’è successo!- sbottò Katie.
Lee scosse le spalle. – E’ uguale!-
Katie aprì bocca per commentare, ma venne interrotta dall’ingresso della McGranitt nella Sala Comune stipata di studenti. La professoressa alzò il mento con cipiglio severo e abbracciò con lo sguardo l’intera casata di Grifondoro.
- Qualcuno ha pensato che fosse divertente concedere alla professoressa Umbridge un soggiorno in infermeria per problemi di salute! Ora, la mia opinione resta strettamente quella di una vicepreside: chiunque sia stato di voi, e non sto limitando i miei sospetti solo ai Grifondoro, ha violato alcune delle regole più importanti su cui si fonda la nostra scuola. Non essendo in grado di individuare un colpevole, la professoressa Umbridge ha pensato bene di punire l’intera scuola. Per tutto il resto della settimana rientrerete nel dormitorio subito dopo cena e non vi sarà permesso uscire. Nel pomeriggio, fra le lezioni e la cena, non vi sarà permesso di uscire dal dormitorio se non per andare in biblioteca o al campo da Quidditch. Ha avuto il buon senso di pensare alla partita di questo sabato!- mormorò a denti stretti. – In ogni caso, questo è quanto vi spetta per aver fatto vomitare il nostro Inquisitore Supremo per lunghe ore!-
La Sala Comune rimase stranamente silenziosa e immobile. Hermione resistette all’impulso di girarsi verso Dean. Non era lui che doveva rifilare delle Pasticche Vomitose alla Umbridge?
- Come persona, abbandonando momentaneamente il mio ruolo,..posso solo dirvi di prestare molta attenzione: la prossima volta, vi saremmo grati se il soggiorno in infermeria durasse intere settimane!-
L’intera casa di Grifondoro scoppiò a ridere e la McGranitt, dopo un sorriso a labbra strette, si voltò di scatto e uscì dalla Sala Comune. Mancava ancora un’ora alla cena,  perciò ognuno si accomodò in un angolo della sala, cercando un modo per passare il tempo.
Dean raggiunse velocemente il gruppetto accanto al fuoco e sorrise.
- Non mi dire che sei stato tu!- bisbigliò Fred.
Dean si guardò intorno, fingendosi sorpreso e innocente. Hermione si coprì la bocca con una mano e Ginny corse subito ad abbracciare Dean, mentre Harry e Neville si lanciavano in un silenzioso applauso.
- Ok, voglio i dettagli!- esclamò George.
Si avvicinarono tutti, cercando di controllare se qualcuno fosse in ascolto. Poi Dean cominciò a raccontare, bisbigliando.
- E’ stato difficile, ma non avete idea di quanto sia stato esaltante. Cioè insomma, forse Fred e George mi capiranno, ma torniamo a noi. È uscita dal suo ufficio, lasciando la porta aperta per sbaglio. Ho avuto solo pochi secondi. Sono entrato, ho versato due Pasticche nella sua tazza di tea e sono uscito. Ho rischiato di essere beccato, è stata questione di pochi minuti. Il resto è storia!- concluse Dean.
Fred gli batté una mano sulla spalla. – Sai Dean, penso che tu ti sia appena conquistato l’onore dei gemelli Weasley!-
- Ben detto, Fred!- aggiunse George, posando la mano sull’altra spalla di Dean.
Hermione notò la ferita sulla mano destra di George. E non fu la sola.
Harry osservò le mani dei gemelli, strizzando gli occhi. – Ragazzi, ma quelle..-
- No!- lo interruppe George.
- Niente domande!- aggiunse Fred.
- Ma..-
- Ti basti sapere che ci vendicheremo!- commentò George.
Fred annuì. – Sicuro! E spero per lei che non rimanga la cicatrice!-
Hermione li fulminò con lo sguardo, soffermandosi specialmente su Fred, che le rivolse un’occhiata di pura e malefica innocenza.
Scesero tutti a cena e fu un momento particolarmente felice. La palude invadeva ancora buona parte della Sala d’Ingresso. I professori erano riusciti a eliminarne solo una parte, ma non sembrava essere un problema. In realtà, nessuno dei professori fu particolarmente severo o inquietante, quella sera. A parte Piton!
Il chiacchiericcio in Sala Grande fu più festoso e allegro del solito. Silente, in tutta la sua tranquillità, sedeva al tavolo delle autorità e chiacchierava con la McGranitt e con la Sprite, senza degnare gli studenti di particolari attenzioni. La Casa Serpeverde era la più silenziosa. Forse erano preoccupati per lo stato di salute della loro amata Umbridge. Hermione trattenne una smorfia di disgusto. Lei e i suoi amici sedettero al chiassoso tavolo di Grifondoro e cominciarono a mangiare. Hermione notò che i Corvonero, solitamente piuttosto taciturni e indifferenti, parlottavano eccitati. I Tassorosso continuavano ad abbracciarsi e a brindare con il succo di zucca.
Il morale si era risollevato. Quella sera erano tutti radunati in Sala Grande senza che il rospo in rosa vigilasse sui loro movimenti. Gli studenti, per la prima volta da mesi, si sentirono liberi!
Anche Hermione riuscì a rilassarsi. Infondo, sarebbe stata una settimana come un’altra, per lei. E la Umbridge non avrebbe punito o espulso Dean. La mano di Fred sarebbe guarita e presto avrebbero organizzato una nuova Esercitazione. Tutto sarebbe andato bene, se lo sentiva.
Mentre mangiavano, Lee intrattenne gli amici con alcuni racconti delle partite più buffe a cui avesse assistito nei due anni precedenti all’arrivo di Harry, Hermione e Ron. Neville rischiò di soffocare con un pezzo di carota, quando Lee, intento a imitare una presa di Baston, andò a sbattere contro la sua spalla. Harry batté sulla schiena di Neville che tossì e divenne rosso come i capelli dei Weasley.
Ron spazzolò quasi un intero vassoio di alette di pollo, sotto lo sguardo allibito di Lavanda. Ginny fu quasi travolta da un calice volante che un bambino del primo anno aveva accidentalmente stregato. George si alzò di scatto, lo afferrò al volo e lo lanciò indietro al bambino, che seppellì lo sguardo nel suo piatto, nell’imbarazzo più totale.
Fred, seduto accanto a Hermione, sfiorò la sua gamba con la mano per tutta la sera, lanciandole qualche occhiata di tanto in tanto. Hermione rimase impassibile, ma dentro di lei il calore cominciò a risalire.
Erano stati interrotti. Erano stati bruscamente interrotti. Non era giusto.
Decisa a non lasciar morire quella fiamma che si era accesa dentro di lei, Hermione passò al contrattacco. Appoggiò un gomito sul tavolo e lasciò l’altro braccio sulla gamba. L’attenzione di tutti era concentrata su Lee, che stava blaterando qualcosa che Hermione non stava assolutamente ascoltando. Lentamente, la sua mano scivolò sulla gamba di Fred e scese fino al suo ginocchio, per poi risalire lungo la coscia. Avvertì un tremito dei suoi muscoli e sorrise soddisfatta. Scese nuovamente verso il ginocchio e risalì, con una carezza lenta e quasi invisibile. Fred si schiarì la voce e si appoggiò al tavolo con entrambi i gomiti. Prese il calice di succo e bevve distrattamente. Hermione continuò la sua carezza, fingendo di ascoltare il discorso di Lee. Nessuno stava guardando lei e Fred e nessuno sembrava aver notato lo strano comportamento di quest’ultimo. Risalendo verso l’alto, Hermione allargò le dita, accarezzandolo più intensamente e con più energia. Scese e risalì, in una danza così sinuosa da coinvolgere anche lei. Nascose una sorriso dietro la mano libera e risalì lungo la sua gamba..questa volta decisa a non fermarsi.
Fred non fu della sua stessa opinione. Capì subito che la mano di Hermione non si sarebbe fermata e, impulsivamente, reagì rovesciando il calice che aveva in mano. Il bicchiere cadde sul tavolo spargendo succo ovunque. Hermione ritirò la mano di scatto e, nemmeno un secondo dopo, tutti si girarono a guardare Fred, che imprecava e tentava di fermare l’onda di succo di zucca con il tovagliolo.
- Che stai combinando?- chiese Harry confuso.
- Mi è sfuggito il bicchiere!- borbottò Fred.
Hermione si trattenne dal sfoderare un sorriso divertito e beffardo. Scambiò però un rapido sguardo con Ginny e capì che la sua amica, come sempre, aveva intuito qualcosa.
- Hai rovinato la mia barzelletta sul mago svitato!- si lamentò Lee.
Fred ghignò. – Quella barzelletta è orribile!-
- Non quanto le tue peggiori!-
Fred aprì bocca per replicare, ma fu interrotto dalla voce della McGranitt che invitava gli studenti a rispettare il coprifuoco imposto dall’Inquisitore e a dirigersi verso i dormitori. Tutti sorrisero quando sentirono il tono di voce con cui la McGranitt calcò la parola “inquisitore”. Lentamente, i Grifondoro si alzarono e si diressero verso la Torre. La Sala Comune era talmente caotica che Hermione faticò a concentrarsi sui compiti. Harry e Ron rinunciarono dopo un’ora e decisero di giocare a scacchi, ignorando i rimproveri di Hermione. Grattastinchi prese posto sulle gambe di Ginny e si lasciò grattare le orecchie dalla ragazza.
Fred e George passarono la sera a intrattenere i Grifondoro con le loro dimostrazioni. Si concentrarono specialmente sulle Pasticche Vomitose, usando Lee come esempio. I ragazzi presenti alla festa capirono che si trattava di un tributo a Dean e alla sua penitenza scontata.
Finiti i compiti, Hermione si alzò e trascinò Ron fuori dalla Sala Comune, per adempiere ai loro doveri di Prefetti. Incontrarono la McGranitt nei corridoi, che li avvisò di controllare bene il quarto piano. Dopo aver camminato per quasi mezz’ora nel silenzio più totale, Ron propose a Hermione di dividersi.
- Così faremo più in fretta!- aggiunse.
Hermione annuì. – Sì è una buona idea. Tu sali al quarto, io controllo l’ultimo corridoio del terzo!-
- Ok, ci vediamo in Sala Comune!-
Hermione vagò da sola per i corridoi, soffermandosi ad osservare i giochi di ombre che lasciavano le torce accese sulle pareti di pietra. Raggiunse il terzo piano e controllò gli ultimi corridoi. Erano deserti. Passeggiando si fermò davanti a una porta massiccia chiusa a chiave. Accostò l’orecchio al duro legno scuro e rimase in ascolto. Il silenzio regnava sovrano.
Fuffi non c’era più da molto tempo, ma Hermione adorava appoggiare l’orecchio su quella porta come avevano fatto lei, Harry e Ron per settimane, quando sospettavano che Piton volesse rubare la Pietra, anni prima. La riportava indietro nel tempo. Rivedeva se stessa precipitare nell’oscurità e atterrare sul Tranello del Diavolo..
Un fruscio alle sue spalle la fece sobbalzare. Sollevò la bacchetta ma il fascio di luce illuminò solo il corridoio deserto. Riprese a respirare, silenziosamente. Avanzò cauta nell’oscurità e controllo una nicchia particolarmente buia. Continuò a camminare nel corridoio, allontanandosi dalla stanza di Fuffi. C’era silenzio.
Un profumo di cannella raggiunse le sue narici. Uno scricchiolio alle sue spalle le fermò il respiro. Ma infondo non doveva avere paura.
- Da quanto mi segui?-
- Da quando ti sono spuntati gli occhi anche dietro la testa?-
- Da quando qualcuno si diverte a rapirmi nei corridoi bui!- sbottò Hermione. Agitò la bacchetta mormorando: - Nox!- e quella si spense.
Si voltò e vide Fred che la osservava a braccia incrociate. La mano destra era fasciata. Aveva le maniche della camicia arrotolate fino al gomito, non aveva il maglione e il nodo della cravatta era stato allentato. Aveva i capelli scompigliati come se fosse appena sceso dalla scopa. Quell’aria trasandata lo rendeva, se possibile, ancora più attraente.
- Mappa del Malandrino?- chiese Hermione.
Fred sorrise. – Comincio a essere prevedibile!-
- Succede quando non si ha un gran cervello come il mio!- commentò Hermione, accarezzandogli una spalla con fare comprensivo.
Per tutta risposta, Fred le afferrò il polso e la portò fra le sue braccia. Sorridendo la spinse contro la parete. Avvicinò pericolosamente il viso al suo e le sfiorò le labbra.
- Abbiamo un conto in sospeso!- sussurrò.
Hermione sorrise. La fiamma che si era accesa a cena risorse dalle sue braci.
Finalmente!
Insinuò le mani sotto la sua camicia e sfiorò la sua pelle calda. Risalì lentamente i fianchi e percorse la sua schiena forte. Avvicinò le labbra alle sue e le sfiorò, sorridendo.
- Dove eravamo rimasti?-
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
Quando dico che sono cattiva, è perché lo sono veramente! Non ci credevate? Ora ci crederete sicuramente! Però dai, non odiatemi! :D
Piccole note: - una mi è sfuggita dal capitolo precedente: il tatuaggio del gioco di Fred e George è nel braccio destro proprio per opporsi all’idea dei Mangiamorte in tutto e per tutto. I Mangiamorte, infatti, ce l’hanno a sinistra!
- La palude, nel libro, è in un altro posto! (un corridoio, se non ricordo male!). Io l’ho “sistemata” nell’Ingresso per una questione di comodità! Vedrete nel prossimo capitolo!
Detto ciò, voglio ringraziarvi come sempre. So che sono monotona, ma non avete idea di quanto sia importante per me il vostro sostegno! Alimentate ogni giorno la mia fantasia e la mia voglia di scrivere! Siete la vera magia di questa storia! Punto!
Dopo queste belle parole, spero di essermi fatta perdonare per lo scherzetto sul finale! (c’è decisamente del sangue Weasley nelle mie vene!)  Se non mi avete perdonata..tranquille! Nel prossimo capitolo..be’, spero di farmi perdonare quando lo leggerete! (Adesso mi state odiando? Io mi odierei!)
Con tanto affetto!
Baci :)
Amy 
  
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