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Autore: Hazel 88    16/05/2008    2 recensioni
Ok... questa storia è frutto di un sogno che ho fatto... ma vi avviso, non so affatto dove andrà a parare; è un'incognita anche per me. Hiei incontra suo padre e gli viene finalmente rivelato "Il mistero del Fuoco Oscuro"... segreto che sarà utile a sconfiggere un'entita malvagia davvero molto pericolosa. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo so, sono sempre di una lentezza esasperante. Perdonatemi! Comunque per farmi perdonare questa volta il capitolo è un po’ più lungo. Spero sia di vostro gradimento!

X Yukochan: grazie per i tuoi commenti che sono sempre ben graditi. Sì i sentimenti di Kotaro sono quelli. Mekare, invece, è un po’ più complicata. La paragonerei ad un gatto: ama la libertà e l’indipendenza, ma nonostante tutto ha una persona alla quale è molto molto affezionata. In questo capitolo scoprirai qualcosa di più. Fammi sapere che ne pensi. Il capitolo con Hina e mooooooooooooolto vicino. Ispirazione mia permettendo! XD Un bacio

X Dreven: tranquilla puoi stare quasi certa che non sarai proprio vecchia e decrepita, nonostante la mia lentezza. Leggi e spera… ci siamo quasi! Aspetto i tuoi commenti. Un bacio


Mia madre ed io viaggiammo per parecchi giorni prima di osare fermarci a riposare: c’era il rischio che i capostipiti scoprissero la nostra fuga, quindi era più sicuro mettere quanta più distanza possibile fra noi e loro.
Ci sedemmo sulle radici di un enorme albero, sulla riva di un lago. Fu allora che mi accorsi di un lieve bagliore proveniente dalla tasca interna del mio soprabito. Tirai fuori la gemma e la osservai: emetteva una luce dorata ad intermittenza e dopo pochi istanti si materializzò un foglio di carta.
-Di cosa si tratta?- chiese mia madre evidentemente incuriosita.
-Me l’ha dato mio padre. Ci consente di comunicare a distanza.- spiegai velocemente.
Lei mi guardò attonita, ma non parlò.
-Cosa c’è che non va?- le domandai.
-Non riesci davvero a distaccarti da loro?- pose il quesito con freddezza.
La guardai senza capire.
-Potremmo essere liberi. Totalmente. Eppure tu non puoi fare a meno di pensare a loro, perché?- La sua voce tradiva una sorta di inquietudine.
-Ciò ti turba, madre?-
Distolse lo sguardo e non rispose. Non riuscivo davvero a comprendere cosa pensasse.
-Ascolta, madre, ho accettato di seguirti. Era mio desiderio seguirti. Ma sento anche il bisogno di restare in contatto con mio padre, di sapere che va tutto bene.-
-È mia intenzione tagliare completamente i ponti con tutto ciò che ha riguardato la mia vita fino ad ora. Sei consapevole del fatto che io non metterò più piede nel territorio degli anziani e tanto meno in quello di tuo padre?-
-Sì, lo immaginavo. Ma non capisco cosa vuoi intendere.-
-Hai detto che hai bisogno di sapere se per tuo padre va tutto bene. Adesso dimmi, cosa farai il giorno in cui ti comunicherà che è nei guai? Correrai da lui?- mia madre tornò a guardarmi in attesa di una risposta che non arrivò -Ovvio che andrai ad aiutarlo, ma io ho giurato a me stessa che per nulla al mondo sarei tornata in quel posto maledetto. Trai da solo le tue conclusioni.-
Mi alzai di scatto e mi allontanai da lei. Le sue dure parole mi avevano colpito profondamente e il messaggio che aveva voluto inviarmi era stato abbastanza chiaro: nel caso in cui avessi deciso di fare ritorno nel territorio di mio padre, l’avrei persa per sempre.
Lasciai trascorrere qualche ora prima di tornare da lei. Nel frattempo avevo letto la missiva di mio padre. Aveva scritto che era tutto in regola e che in quei giorni si stava occupando dell’allenamento dei due bambini. Mi disse che Twiggy sentiva molto la mia mancanza e che tutto il giorno seguente la mia partenza non aveva fatto altro che piangere. Ovviamente chiese anche notizie su di me. Dopo che ebbi scritto la risposta, il foglio si dissolse all’interno della pietruzza, come mio padre aveva preannunciato.

Quando tornai, lei era ancora seduta, con le gambe raccolte al petto e lo sguardo perso tra le acque del lago. Come avvertì la mia presenza si voltò verso di me, si sollevò in piedi e corse fra le mie braccia.
Io rimasi impietrito.
-Perdonami. Non volevo essere così dura.- sussurrò contro il mio petto -Ma non riesco a sopportare il fatto che tu sia ancora dominato dall’ombra di tuo padre.-
Ricambiai la sua stretta.
-Madre, io desideravo la libertà e l’ho ottenuta grazie a te…-
-Finché non ti distaccherai del tutto da tuo padre, non sarai mai davvero libero.- mi interruppe lei.
-Lascia che sia io a decidere se questo è vero.- affermai con una certa asprezza -Starò con te, viaggeremo per il Makai, ma non taglierò i legami con mio padre.-
Mia madre sciolse l’abbraccio -Come desideri. Spero solo che tutto questo non ci crei problemi.-
La guardai interrogativamente, per invitarla a spiegarsi meglio.
-Spero che gli anziani non scoprano che tu e tuo padre siete in contatto. Potrebbero trovare il modo di rintracciarci.-
-Mio padre è molto cauto. Non temere, non accadrà.- la rassicurai io.

Nei mesi frequenti non affrontammo più quel discorso.
Avevamo continuato il nostro viaggio, fermandoci di tanto in tanto in quei villaggi che ai miei occhi apparivano più interessanti. In quasi tutti fummo accolti benevolmente ed io passavo molto tempo con gli abitanti per imparare tutto delle loro tecniche di combattimento.
Mia madre, invece, ogni volta che ci stabilivamo in un luogo spariva per parecchi giorni, a volte anche settimane, senza farsi viva.
Questo suo comportamento mi irritava non poco e tentavo di farglielo comprendere trattandola con freddezza ogni volta che tornava da me; questo mio atteggiamento, tuttavia, non sortì alcun effetto.
Io e mio padre ci tenevamo regolarmente in contatto. Lui mi raccontava dei progressi compiuti da Twiggy ed Easlay; io gli descrivevo accuratamente tutto ciò che osservavo.
Fortunatamente, i capostipiti ancora non avevano scoperto nulla, ma sapevo che quella situazione non sarebbe durata a lungo; ciò che ignoravo era che di lì a poco la mia vita sarebbe cambiata radicalmente.

Erano trascorsi sette mesi dalla nostra fuga. Io e mia madre stavamo attraversando una foresta davvero inquietante. O almeno così appariva a me, con quegli alberi distorti e ricurvi e quei terribili fiori dai petali neri. Mia madre, al contrario, sembrava parecchio eccitata e propose di inoltrarci nel profondo del bosco.
L’accontentai controvoglia. Quel posto non era affatto rassicurante e le mie intuizioni si rivelarono presto esatte.
Fummo circondati da un gruppo di dieci demoni e in tutti percepivo una grande quantità di forza maligna.
-Siete coraggiosi ad avventurarvi qui.- uno di loro si fece avanti per parlare.
-Noi demoni dell’oscurità non amiamo le intrusioni.- intervenne una giovane donna.
Non dissi nulla e mi limitai a scrutarli. Il colore della loro pelle era nero come la pece e, in contrasto con essa, le loro chiome erano di un bianco splendente. Un aspetto decisamente insolito. Non avevo mai avuto a che fare con qualcuno della loro specie prima.
Mia madre si avvicinò a me. -Lo avvertì anche tu? Emanano un’aura potentissima.- sussurrò in modo da non farsi sentire.
Annuii. -Il problema è il numero. Siamo in netto svantaggio. Forse è meglio provare a ragionare, prima di fare mosse avventate.-
-Mekare. Kotaro.- disse un demone, lasciandoci completamente di stucco.
-Il nostro capo è in grado di leggere nella mente.- spiegò la femmina che aveva parlato anche prima, notando le nostre espressioni allibite.
Spostai il mio sguardo da lei al capo. Ci osservava con una calma gelida e il pensiero che stesse sondando le nostre menti, mi mandava in bestia.
-Siete due demoni del fuoco, traditori della vostra stirpe, e state vagando nel Makai.- uno strano sorriso si dipinse sul suo volto.
Feci di tutto per tenere a freno la rabbia: avevamo di fronte un gruppo di dieci avversari, nove maschi e una femmina; la maggior parte di loro non avrebbe causato problemi a me e mia madre, ma il loro capo e la femmina emettevano una potenza terrificante e ci avrebbero sicuramente dato del filo da torcere.
*Sei un buon osservatore* parlò improvvisamente una voce nella mia testa e capii subito che si trattava sempre del capo *Io e Nathyrra siamo i più potenti; gli altri vi sono decisamente inferiori. Ma dato che noi siamo in maggioranza, l’esito sarebbe scontato.*
Non aggiunse altro; poi notai che spostava il suo sguardo su mia madre; dopo qualche istante, la vidi indietreggiare turbata.
-Smettila! Cosa le stai facendo?- scattai immediatamente.
Lui sorrise nuovamente, ma non mi rispose.
-Ho capito che non siete degli invasori.- affermò con noncuranza -Ma il fatto che siete demoni del fuoco particolari mi attira. Ti faccio una proposta, Kotaro: battiti con me e, se vincerai, sarò felice di ospitarti.-
*Non hai mai avuto a che fare con gente della nostra specie e sei curioso di saperne di più su di noi.*
Il suo modo di fare mi irritava, ma aveva ragione.
-E nel caso perdessi?- domandai, pur immaginando già la risposta.
-Vi elimineremo.-
Accettai. In fondo non avevo molta scelta.
Mia madre mi prese in disparte. -Sei sicuro di quello che fai, figlio mio? Questa situazione non mi convince.-
-Non piace neanche a me, ma non abbiamo alternative.- le risposi sbrigativamente
-Quel tipo, il capo, ha degli strani poteri.- mormorò preoccupata -Se sa leggere nel pensiero, allora potrebbe anche prevedere le mosse degli avversari in combattimento.-
-Sì, lo stavo pensando anche io.-
-Fai molta attenzione, ti prego.-
-Non temere.- la rassicurai con un sorriso -Vedrai che saprò cavarmela.-
Mi tolsi il soprabito e lo affidai a mia madre, che si allontanò di qualche passo. Io, invece, mi avvicinai al capo dei demoni dell’oscurità, che mi attendeva sghignazzante.
-Non mi sono ancora presentato. Il mio nome è Thraxyl.- si esibì in un breve inchino -Ora direi che possiamo dare il via alle danze.-
Ingaggiammo un combattimento corpo a corpo: Thraxyl non era fortissimo e anche in velocità gli ero nettamente superiore; tuttavia, come io e mia madre avevamo previsto, era in grado di leggere tutte le mie mosse in anticipo.
-Perché non fai uso del fuoco nero?- mi provocò in un momento di pausa -Sono ansioso di conoscere la tua Onda della Tigre Oscura.-
Era riuscito a sottrarre anche quest’informazione dalla mia mente! A quel punto speravo di essere riuscito a sigillare bene dentro di me almeno il segreto della trasformazione, la mia arma migliore.
Accolsi la sua richiesta; tolsi le bende dal braccio e mostrai il simbolo della Tigre Oscura. Evocai l’onda di fuoco e, come mi aspettavo, Thraxyl riuscì a respingerla contro di me.
Dopo aver assorbito l’energia, riprendemmo un combattimento corpo a corpo; stavo bene attento a ciò che pensavo, anzi tentavo di tenere la mente sgombra e, infatti, mi trovai in vantaggio.
Con mia grande sorpresa, il mio avversario appariva più che rilassato.
-Bravo, fai in modo di occludere la tua mente, ma non credere che basti questo per vincere.-
Detto questo, congiunse le mani e iniziò a pronunciare parole incomprensibili.
Non essendo affatto tranquillo, concentrai una sfera di fuoco oscuro nelle mie mani e gliela lanciai.
Improvvisamente, apparve un’enorme cerchio nero sopra di lui che assorbì la mia palla di fuoco.
-È una voragine oscura che assorbe tutto ciò che si trova nel suo raggio di azione - dichiarò Thraxyl -Preparati, Kotaro, perché stai per scomparire al suo interno!-
Una tremenda forza, iniziò a risucchiarmi verso quella sorta di buco nero. Cercare di opporsi era impossibile. Allora tentai una mossa davvero azzardata: senza fare resistenza, mi lasciai trasportare verso la voragine, ma, appena raggiunsi Thraxyl, assunsi la forma della Tigre Oscura e sferrai una zampata dritta sul suo petto.
Come lo colpii, il buco nero si dissolse e io riacquistai le mie sembianze. I compagni di Thraxyl mi fissavano con un misto di stupore e paura: il loro capo giaceva a terra gemente e sanguinante.
Mi portai sopra di lui, mentre cercava di prendere fiato.
-Questa volta sei riuscito a sorprendermi. Non ero riuscito a vedere che avevi ancora in serbo qualcosa.- biascicò ansimante -Ti sei guadagnato il mio rispetto e, come d’accordo, sarò felice di ospitarti nel mio territorio.-
Per tutta risposta, puntai una sfera di fuoco contro la sua faccia. -Tu avevi intenzione di eliminarmi. Cosa ti fa credere che ti lascerò vivere?- sibilai minaccioso.
Il suo volto diventò una maschera di puro terrore. Forse nella sua lettura del pensiero non aveva colto quanto io possa diventare pericoloso per chi osa sfidarmi.
Tremante, balbettò qualcosa di incomprensibile. Mi ero stancato e stavo per mandarlo all’altro mondo, quando la femmina, Nathyrra, mi fermò.
-Non farlo, ti prego.- mi supplicò frapponendosi fra me e il suo capo -Abbiamo sbagliato a sfidarti, sei più potente di quanto pensavamo. Ma se ce lo consenti, ci faremo perdonare.-
Come abbassai la mano, Nathyrra sorrise sollevata. -Grazie, sei molto generoso. Ora permettimi di fare strada a te e alla tua compagna verso il nostro villaggio.-
Mia madre mi affiancò. -Non abbiamo motivo di restare. Andremo via subito.-
Non passò che qualche secondo che mia madre sgranò gli occhi spaventata, apparentemente senza motivo. Intuii che Thraxyl le aveva di nuovo parlato mentalmente.
Furente, lo afferrai per il collo. -Cosa le stai dicendo, bastardo?-
Nonostante fosse intimorito, sostenne il mio sguardo. -Nulla che tu non sappia già, amico mio.- rispose enigmatico -In ogni caso, la stavo solo convincendo ad accettare il nostro invito.-
Per nulla persuaso dalle sue parole, mi voltai verso mia madre per cercare conferma e, con mio grande stupore, lei annuì. -Dice la verità. Lascialo andare.-
Due demoni si fecero avanti per aiutare il loro capo a mettersi in piedi, poi, preceduti da Nathyrra, ci mettemmo in marcia verso il villaggio.
Non era molto grande, forse in tutto contava un centinaio di abitanti, ma in compenso era abbastanza pittoresco, con i suoi edifici alti e slanciati costruiti tutti con un particolare cristallo nero.
Non facemmo neanche in tempo a posare le nostre cose, che subito mia madre si dileguò. Io invece fui accolto nella dimora di Thraxyl e Nathyrra, che scoprii essere sua figlia.
Nonostante poco tempo prima avessero tentato di ammazzarmi, si rivelarono dei buoni ospiti. Nathyrra poi mi riempiva di attenzioni. Mi raccontarono ogni cosa del loro villaggio, la loro storia e il motivo per cui erano molto diffidenti verso gli stranieri. Thraxyl accettò addirittura di mostrarmi le sue tecniche più particolari e di insegnarmene qualcuna.
I giorni passavano velocemente e ogni giorno tra i demoni dell’oscurità era per me fonte di nuove scoperte: erano davvero un popolo interessante.
Sfortunatamente non riuscivo a godermi appieno il mio soggiorno tra di loro perché la mia mente era occupata da un pensiero fisso: era da più di tre mesi che non avevo notizie da mio padre.
Non avevo nessuno con cui sfogare le mie preoccupazioni, ma una sera, mia madre fece ritorno. Ormai non fingevo neanche più sdegno per il suo comportamento; mi ero completamente rassegnato a quelle sue sparizioni più o meno prolungate: tanto alla fine, tornava sempre da me.
Lei notò immediatamente il mio turbamento ed io le spiegai la ragione.
Come sempre espresse il suo disappunto in merito. -Perché continui a preoccuparti di lui? Ormai siete distanti. Può darsi che anche lui l’abbia capito. Forse è per questo motivo che non ti scrive più.-
-Non avrebbe alcuna motivazione ad interrompere così di punto in bianco la nostra corrispondenza.- replicai io -Deve essere successo qualcosa.-
-Smetti di pensare a lui. Gioverà ad entrambi.- dichiarò in modo fermo, ma accorato; poi sparì, senza darmi tempo di controbattere.
In quel momento compresi di averla persa. O meglio, l’avevo persa molto tempo prima, quando mio padre aveva dato inizio a quella serie di reazioni a catena che avevano portato alla nostra fuga.
Io non sarei mai riuscito a lasciarmi alle spalle il mio passato e lei non sarebbe più tornata indietro, neanche per me.

La sera seguente mi recai da Thraxyl e Nathyrra e comunicai loro che di lì a poco sarei andato via, senza curarmi di riferire i dettagli.
-Ma perché vuoi andartene? Eppure ti trovi bene qui con noi.- protestò Nathyrra, alquanto contrariata.
-È vero.- intervenne anche Thraxyl -E poi mi sono affezionato a te. E anche Nathyrra…-
Affianco a lui, Nathyrra arrossì visibilmente.
-Kotaro, avrei piacere che tu sposassi mia figlia ed entrassi a far parte di questa famiglia. Sei un ragazzo davvero in gamba ed io vorrei averti al mio fianco, come mio braccio destro.-
Quella proposta sconcertante mi lasciò interdetto.
Nathyrra era imbarazzatissima, ma dal suo atteggiamento si intuiva che sperava in una risposta affermativa, cosa che non sarebbe mai potuta avvenire.
-Nathyrra, sei una ragazza meravigliosa- esordii -E la tua proposta, Thraxyl, mi onora molto. Ma non posso accettare.-
I loro volti si incupirono.
-Il legame che mi proponi di stringere è simile ad un altro da cui sto tentando ancora di liberarmi.-
-Sei già sposato?- trasalì Nathyrra.
Scoppiai a ridere. -No, nulla del genere. Ma ho parecchie cose da risolvere.
-Immagino che non riuscirò a farti cambiare idea.- disse Thraxyl rassegnato.
-No, infatti.-
-Quando pensi di partire?- domandò Nathyrra .
-Aspetterò che mia madre torni. Sempre che torni in tempo ragionevole.- commentai.
-Faresti bene a distaccarti da quella donna, Kotaro.- mormorò improvvisamente Thraxyl, lasciandomi di sasso.
-Come?-
-Non ti dirò altro. Ho letto nelle vostre menti. Lei ti darà una grande delusione.-
-Immagino di sapere cosa intendi.- risposi freddamente.
-Saprai.- fu la sua risposta sibillina.
Avrei voluto lanciarmi su di lui e obbligarlo a rivelarmi tutto ciò che sapeva, ma decisi di non farlo. Mi congedai dai miei ospiti, per far ritorno all’alloggio che avevano assegnato a me e mia madre.
Inaspettatamente, lei era lì che mi stava aspettando.
-Sei tornata presto! Hai dimenticato qualcosa?- commentai acidamente.
-Non sono legata alle cose materiali come te.- rispose lei altrettanto aspra.
Non avevo alcuna voglia di continuare quel gentile scambio di battute, così feci per andarmene, ma lei, con una mossa veloce comparve davanti a me, sbarrandomi la strada.
-Sto parlando seriamente, Kotaro. Non riesci a fare a meno di pensare a tuo padre, senti il bisogno di stare in mezzo ad altra gente…-
-È la mia natura, madre.- la interruppi con fare stizzito -Dove vuoi arrivare?-
Tirò un lungo respiro e mi prese le mani. -Vieni con me questa notte. Lascia ogni cosa qui e prova a vivere come vivo io.-
Accettai la sua proposta, nonostante la preoccupazione per il silenzio di mio padre mi stesse divorando. Avevo anche cancellato le parole di monito su mia madre che Thraxyl mi aveva rivolto. Era così straordinario per me che lei mi chiedesse di far parte del suo mondo; era il momento in cui avevo la prova tangibile del suo affetto verso di me.
Per giorni interi ci inoltrammo in foreste inesplorate, lottammo con mostri reconditi nel cuore di boschi oscuri, sostammo in luoghi segreti che possedevano una sorta di aura fatata per liberare la nostra parte bestiale e lanciarci in zuffe giocose.
Gli occhi di mia madre brillavano di una gioia immensa, era evidente: solo in quel mondo lei si sentiva completa e appagata.
Eravamo stesi sulle rive di un lago cristallino, quando lei mi rivolse le fatidiche parole. -Avventurati con me nel cuore del Makai. Esplora con me i suoi luoghi selvaggi e intoccati.-
Non risposi. Un angosciante presentimento mi stava opprimendo. Perché mi stava chiedendo una cosa simile? Sapeva cosa le avrei risposto, sapeva che ero preoccupato per mio padre e doveva aver intuito le mie intenzioni di tornare ad accertarmi che andasse tutto bene.
-Cogli questa occasione. Abbandona una volta per tutte la tua vita passata. Vivi con me, sul serio questa volta.-
Per la prima volta lessi la commozione nei suoi occhi sempre fieri e freddi.
Una morsa di ferro attanagliò il mio stomaco. Dunque il momento dell’ultimatum era giunto: andare con lei o perderla per sempre.
-Non posso.- furono le parole più difficili da pronunciare per me -Io non posso cambiare per te, madre, così come tu non cambierai per me.-
Mia madre scoppiò in un pianto sommesso. -Nonostante tutto, hai compiuto comunque questa scelta.-
Un lampo attraversò la mia mente. “Nonostante tutto”? Che significava “nonostante tutto”?
Il fatto di non avere notizie da mio padre, le parole di Thraxyl, la mia immagine mentre porgevo a mia madre il mio soprabito prima di combattere contro il demone dell’oscurità… tutto questo esplose improvvisamente nel mio cervello.
Con veemenza, estrassi la pietruzza dalla tasca interna del mio soprabito e me la rigirai fra le mani. La analizzai minuziosamente. Non era la mia gemma! Non era la gemma che mia aveva dato mio padre. L’avevo già guardata altre volte, ma di sfuggita, per controllare se per caso c’era una missiva in arrivo. Non mi ero accorto della differenza, finché non mi era sopraggiunto il sospetto.
-Che cosa hai fatto?- mormorai sconvolto.
Mia madre continuava a piangere mesta.
-Che cosa hai fatto?!- gridai.
Mia madre tirò fuori dai suoi abiti un foglio di carta e, con la mano tremante, me lo porse.
Lo afferrai con furia. Era ovviamente una lettera di mio padre. Diceva di essere stato scoperto dagli anziani. Gli avevano intimato di eliminare la sua donna umana e i due bambini mezzosangue entro un mese. Se avesse disobbedito, lo avrebbero trucidato insieme alla sua famiglia.
Lessi l’intestazione della lettera. Era arrivata due settimane prima.
Mia madre singhiozzava disperatamente. La guardai con odio. Poi mi lanciai con tutta la velocità possibile verso la mia dimora nel villaggio dei demoni dell’oscurità.

Avevo appena recuperato le mie cose, quando la vidi sulla soglia della porta, con il viso ancora rigato dalle lacrime.
-Perché mi hai fatto una cosa simile?- bisbigliai con un’immensa amarezza.
-Avrei fatto di tutto pur di non perderti.- sussurrò con voce tremula. -Ma è stato inutile, visto che avresti deciso così lo stesso.-
-Dunque questo è un addio.-
Furono quelle stesse mie parole a scatenare in me un’angoscia lacerante.
-Non puoi farlo.- mi supplicò lei -Non puoi pensare di affrontare i capostipiti.-
-Combatterò al fianco di mio padre. E vincerò.- replicai con determinazione.
Mia madre parve rassegnata. Si avvicinò a me e mi diede un fugace bacio sulle labbra. -Promettimi che vivrai.-
-Te lo prometto.- dichiarai con solennità.
Poi se ne andò.
Per sempre.>>


  
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