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Autore: Jelena_99    20/12/2013    1 recensioni
Diego e Ludmilla sono una coppia felice, che alla fine degli studi decide di andare a vivere insieme. Lui è un promettente cantante, pronto a sfondare nel mondo della musica; lei non è più la Ludmilla di un tempo: è cambiata, è maturata, è diventata più umana. Diego farebbe di tutto pur di avere successo, persino lasciare la casa, gli amici e la sua fidanzata, per trasferirsi altrove, in un mondo dove il successo è assicurato: gli Stati Uniti. E se Ludmilla nascondesse un piccolo segreto, che, se svelato, costringerebbe Diego a rimanere con lei? Si terrebbe tutto dentro e lascerebbe andare Diego, per fargli realizzare il suo sogno. E se nel tempo trascorso lontana dal ragazzo che ama, qualcun altro le si avvicinasse? E se questo qualcuno fosse Federico?
*****
Scritta a quattro mani: da me, Jelena_99, e MissEm, speriamo possa piacervi :)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diego, Federico, Ludmilla
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Finii di lavorare verso mezzogiorno, ero a pezzi. Lavoravo in un bar vicino casa. E dato che le bariste erano tutte donne, il luogo era ambientato solo da uomini depravati che con una scusa o l'altra cercavano di abbordare con te. Ovviamente, dato il mio orgoglio, stavo cercando un altro lavoro più dignitoso e sicuro, ma in un modo o nell'altro dovevo cercare di sopravvivere per me e il mio bambino. Indossai il pigiama caldo e mi misi nel letto. Mi addormentai subito. Sognai il mio bambino: era bruno con gli occhi color nocciola. Si trovava tra le braccia di suo padre, tra le braccia di Diego. Lo stava cullando, dicendogli cose dolci, a volte anche senza senso, assumeva un'espressione beata. Mio figlio e il mio ragazzo: un'immagine perfetta, che avrei conservato per sempre. Ma la sveglia suonò ed io mi svegliai. Mi ero completamente dimenticata: il mio appuntamento al buio. Mi alzai dal letto velocemente e mi precipitai verso la doccia, mi lavai anche i capelli. Uscii dalla doccia, asciugai la mia folta chioma e li stirai attentamente. Dopodiché aprii il mio armadio, alla ricerca di qualcosa di adatto per un appuntamento al buio.
-Questo no: mi fa i fianchi larghi, quest’altro sembra uno straccetto di una misera sguattera, questo… uhm… no, troppo elegante. Che cazzo mi metto?- sbottai, in preda a una crisi di nervi, dopo aver svuotato tutto il mio guardaroba. Non avevo concluso niente! Dopo dieci minuti di meditazione sui miei vestiti, alla fine optai per un semplice vestitino azzurro e un paio di sandali ornati con pietruzze e cristalli dai colori chiari. Avrei dovuto anche indossare qualcosa di bianco, per farmi riconoscere dal fantomatico ragazzo, quindi scelsi una piccola borsa a tracolla bianca. Il trucco non era molto elaborato: infondo dovevo andare al parco, non ad una cenetta al lume di candela. Ringraziai mentalmente le mie pazze amiche per non avere organizzato una cena impegnativa. Il parco andava più che bene, soprattutto perché se il ragazzo misterioso fosse stato di una noia mortale, avrei potuto liquidarlo in poco tempo e sgattaiolare via. Presi la borsetta, le chiavi e il cellulare, e uscii di casa, dirigendomi al parco. L’appuntamento era previsto per le 19:00 e io, come al solito, ero in ritardo. Sentivo già le voce di Francesca e Violetta che mi rimproveravano per non aver rispettato l’orario, ma tanto a me cosa importava? Neanche sapevo chi fosse il ragazzo!
Mi incamminai per il parco, accompagnata dagli schiamazzi dei bambini che si divertivano sulle altalene e i rimproveri delle loro madri, che, esasperate, ordinavano loro di scendere dalle giostrine per far ritorno a casa. Ridacchiai vedendo una signora sulla quarantina inveire contro due bambini che piangevano a dirotto e la supplicavano di restare ancora. Poi la realtà tornò a bussare alla mia testa e mi ricordai che probabilmente quella sorte sarebbe capitata anche a me. 
‘Beh, sarà fantastico sorbirmi le lamentele di mio figlio, maschio o femmina che sia’ pensai tra me e me. Ero solo all’inizio della gravidanza, ma molto spesso mi capitava di pormi alcune domande: sarò una brava madre? Saprò accudire come si deve il mio bambino?
Ero così agitata che mi ero persino ridotta a leggere un libro sulla gravidanza e sull’educazione dei propri figli, ma fortunatamente Violetta mi aveva convinto a buttare quella robaccia e a non preoccuparmi. 
-Vedrai che sarai una madre coi fiocchi- mi ripeteva in continuazione, per rassicurarmi. Chissà, magari aveva anche ragione.
Scrutai i presenti, alla ricerca di qualcuno che indossasse qualcosa di bianco. 
-Ma dove diavolo si è nascosto questo qui?- imprecai, scocciata. Finalmente, in lontananza intravidi un ragazzo che indossava un paio di scarpe da ginnastica bianche. Aveva un volto familiare, ero sicura di conoscerlo, ma non riuscivo a ricordare. Mi avvicinai al ragazzo, che era seduto su una panchina, e gli diedi un colpetto sulla spalla, facendolo voltare verso di me.
-Ludmilla?- sbottò lui, spalancando gli occhi.
-Ehm… ci conosciamo? Aspetta… ma tu sei… Federico?!- dissi incredula, ricordandomi improvvisamente di lui.
-Sì! Cavolo, come sei cambiata” mi sorrise, abbracciandomi di slancio. A quel contatto rimasi di sasso: risentirlo vicino mi faceva uno strano effetto. Io e Federico ai tempi dello Studio eravamo molto intimi: avevamo provato a stare insieme, ma poi lui era dovuto partire per l’Italia e la nostra pseudo-relazione si era bloccata sul nascere. 
-Beh, anche tu sei cambiato tantissimo. Ci ho messo una vita per riconoscerti- sottolineai, con fare ovvio.
-Allora sei tu la mia ragazza misteriosa?- chiese, indicando la borsetta bianca, segno distintivo. Sorrisi spontaneamente a quell’appellativo. La sua ragazza misteriosa.
-E tu il mio. Chi l’avrebbe mai detto che quelle due pazze avrebbero incastrato proprio noi due?- dissi, facendolo ridere e rimanendo incantata dalla sua risata cristallina.
-Sempre detto che quelle due sono la rovina di chiunque nel raggio di un chilometro- scosse la testa, divertito.
-Allora? Che mi racconti?- chiesi, sedendomi accanto a lui.
-Beh, che dire, sono da poco ritornato a Buenos Aires. Gli ultimi anni li ho trascorsi in Italia. Grazie a U-Mix ho molto successo in Europa e in America Latina, quindi sono continuamente impegnato in tour, concerti, servizi stampa. E’ dura la vita di una star- sospirò, scherzando. Risi, dandogli una piccola spintarella sul braccio.
-Ma che vanesio!- lo presi in giro, alzando gli occhi al cielo.
-Tu invece cosa fai?- mi chiese, curioso.
-Ecco, la mia vita è una totale noia, ad essere sincera. Lavoro come barista in uno squallido bar del centro, ma la gente che lo frequenta non mi piace per niente, quindi ho intenzione di trovare al più presto un altro lavoro. Fortunatamente ho con me le mie amiche, che rendono la mia vita più movimentata- spiegai in fretta.
-Wow… Chi l’avrebbe mai detto che la Ludmilla sicura di sé e delle sue capacità sarebbe finita a lavorare in un bar? Mi sorprendi- esordì.
-Beh, non tutti riescono a realizzare i loro sogni- dissi, con una punta di amarezza nella voce. Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, non sapendo cosa dire. La situazione era un po’ imbarazzante. Insomma… di cosa potevo parlare con un mio ex? Fortunatamente, ad un tratto, Federico ruppe il silenzio.
-Dal momento che Violetta e Francesca hanno organizzato questo appuntamento, suppongo che anche la tua vita sentimentale faccia schifo- disse, facendomi alzare un sopracciglio, scettica.
-Wow… hai la sensibilità di un bradipo- esordii ironica. Purtroppo aveva toccato un tasto dolente: Diego. Quasi quasi era meglio il silenzio opprimente.
-Scusa, forse sono stato un po’ insensibile. Comunque, se può farti sentire meglio, anche la mia vita amorosa è orribile, anzi è praticamente inesistente- rise, cercando di riparare la situazione.
-Mai quanto la mia- annunciai, accavallando le gambe.
-Provalo- mi convinse a parlare.
-Ti ricordi di Diego? Fino a poche settimane fa era il mio ragazzo. Mi ha lasciata qui a Buenos Aires per trasferirsi in America, sotto suggerimento del suo manager, per avere più successo. Credevo che presto sarebbe ritornato da me, ma dopo qualche giorno ho visto alcune sue foto con un’altra ragazza, quindi suppongo che essere piantata in asso dal proprio ragazzo sia peggio che non avere proprio un partner, come nel tuo caso- spiegai, notando il suo sguardo sorpreso al nominare di Diego.
-Diego? Non l’avrei mai immaginato. Credevo fosse innamorato di Violetta- disse, ricordando i giorni allo Studio.
-Beh, le cose cambiano- esordii, facendo spallucce.
-Mi dispiace, comunque. Non meriti di essere lasciata così- mi consolò, forse riferendosi anche a se stesso, quando mi aveva lasciata per tornare in Italia.
-Fa niente, passerà. Piuttosto, ti sei rivisto con qualcuno oltre a Violetta e Francesca?- chiesi, curiosa.
-Oh, sì. Ho rivisto Camilla e Leon, ma degli altri non so niente. Avevo intenzione di organizzare una rimpatriata con tutti i nostri amici dello Studio. Quelli sì che erano bei tempi- sospirò, in ricordo della nostra adolescenza allo Studio On Beat.
-Ti ricordi il primo anno che arrivasti?- gli chiesi, scavando nella mente.
-Sì, ti odiavo a morte, a differenza di quando ritornai per la seconda volta. Chissà perché, poi…- disse, con sguardo pensieroso.
-Eri l’unico che riusciva a vedere la mia parte buona- gli spiegai.
-La parte di cui mi innamorai profondamente- specificò, guardandomi intensamente negli occhi.
Arrossii leggermente, ricordando i pochi momenti in cui mi sentivo veramente felice allo Studio. Federico era stato il primo a fare emergere la mia parte buona e simpatica. Forse era anche grazie a lui se mi ero trasformata. E’ proprio vero che l’amore cambia le persone. Con lui tutto era diverso: mi sentivo più leggera, più tranquilla con me stessa. Federico era stato per me una cotta importante, che, purtroppo, era andata a finire male.
-E’ stato un peccato che tu sia dovuto ritornare in Italia. Eravamo molto in sintonia- dissi, superando l’imbarazzo iniziale.
-Si può sempre rimediare, non credi?- chiese, retorico. Rielaborai attentamente le sue parole : che aveva voluto dire? 
Lo vidi allungare il braccio e afferrare un cestino, di cui non mi ero neanche accorta fino a quel momento.
-E questo da dove sbuca fuori?- chiesi, incuriosita.
-L’hanno preparato le ragazze. E’ per il nostro picnic. Sono sicuro che dentro ci siano un sacco di cose deliziose- mi informò, leccandosi le labbra, forse al pensiero delle leccornie che avremmo presto mangiato.
Non persi neanche un singolo movimento della sua lingua con cui si era leccato le labbra. Non era stata una cosa voluta, ma quel gesto provocò un fuoco ardente dentro di me. Lo osservai attentamente: Federico era cambiato moltissimo, era diventato più alto, più muscoloso e soprattutto più bello. Il suo viso angelico era da togliere il fiato e avrei continuato a guardarlo per ore e ore. Era dannatamente carino e questo non potevo assolutamente negarlo. Ludmilla, ma che diavolo di pensieri stai facendo? Dannazione, svegliati! Sembri una scolaretta alle prese con la prima cotta. Riprendi immediatamente il tuo atteggiamento decoroso!
-Vuoi una patatina?- mi chiese, distraendomi dal mio soliloquio.
Annuii in fretta, ancora scossa dai miei audaci pensieri. Quella sarebbe stata una serata interessante. 

Note Delle Autrici:
Sera gente! Sarò brevissime, perché ho poco tempo. Purtroppo sto avendo problemi con il computer, quindi non so quando potrò aggiornare. 
Un Bacio 
Jelena e MissEm

  
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