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Autore: yllel    21/12/2013    8 recensioni
Dal testo:
[“Non mi stai ascoltando!” esclama lui, quasi spazientito. Lei scuote la testa decisa, anche se e’ sempre piu’ spaventata da quello che sta sentendo.
“Invece si, ho capito. Ti serve un contatto” replica.
Lui la fissa intensamente negli occhi.
“No. Non mi serve un contatto. Mi serve un collegamento”]
E’ cosi che e’ cominciata e a volte e’ stato difficile.
Ma ora, e’ ancora piu’ difficile.
E forse non ne vale piu’ neanche la pena.
Il seguito di “Insicurezze”: Sherlock e Molly, un arrivo inaspettato e un nuovo caso.
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti! Innanzitutto tanti, tantissimi auguri di Buone Feste!
Poi... grazie a chi ha recensito il capitolo precedente: Efy, IrregolarediBakerStreet, Lisbeth17, Kagura, martiachan e Namisas.
E poi ancora... due annunci: il primo e’ che ho finalmente visto tutta la seconda serie. Grazie quindi a chi non mi ha mai fatto notare alcune mancanze o inesattezze rispetto alle storie. Beh, meglio tardi che mai (no, non ho intenzione di aspettare cosi tanto per la terza)!
Il secondo annuncio, ben piu’ importante, mi porta a dirvi che la  mia prima fanfic e’ diventata un fumetto! Infatti la bravissima Kuchi sta pubblicando sul suo profilo facebook un fumetto ispirato a “Meglio di prima” e inutile dire che questa cosa mi ha riempito di orgoglio e che e’ anche molto bella e ben fatta. Sono stata autorizzata dall’autrice a darvi il link, se volete sbirciare:
www.facebook.com/emanuela.riccardi.7/media_set?set=a.10201604866421916.1073741828.1185970971&type=3
E ora... lo so vi avevo promesso un po’ piu’ di azione, ma credo dovrete aspettare il prossimo capitolo. Troppe cose da dipanare in questa storia!
Buona lettura!
 
OGNI SINGOLO ISTANTE
CAPITOLO DIECI
 

La tazza di the caldo non stava affatto aiutando.
Normalmente, sedere sul divano con in mano una delle sue tazze preferite piena del caldo liquido aveva sempre aiutato Molly ad affrontare meglio molte situazioni.
Una giornata storta al lavoro.
Un appuntamente andato male.
Le notti insonne passate a preoccuparsi per Sherlock.
Ma niente di tutto quello che stava vivendo in quelle ore poteva considerarsi normale, per cui la tazza di the caldo non stava affatto aiutando.
Con un sospiro la appoggio’ sul tavolino e si strinse con forza il plaid caldo attorno al corpo, cercando di farsi sempre piu’ piccola e di  non ricominciare a piangere.
Falli’ miseramente in entrambi gli intenti.
Sherlock se ne era andato da quasi due ore, ma la loro discussione aleggiava ancora nell’aria ben presente e carica di rabbia e delusione.
Credo sia  meglio separarci.
...
E io non ti rendo felice.
Non riusciva a credere che nel giro di pochi minuti il suo matrimonio fosse arrivato cosi vicino al punto di rottura ma considerato che non si era mai trattato di un vero matrimonio, non c’era da stupirsi.
No, quest’ultima cosa non era vera.
Fin da quella notte, Molly si era sempre ritenuta una donna sposata ma non si era certo fatta illusioni che anche per Sherlock fosse cosi: la loro unione era nata in un momento di estrema difficolta’ e per ragioni di estrema necessita’.
Tuttavia...
Tuttavia a un certo punto le cose erano cambiate e anche se erano andate per una strada a dir poco impossibile, Molly si rendeva ora conto di aver sempre sperato di poter camminare un giorno al fianco di Sherlock Holmes con il suo anello bene in vista al dito anulare sinistro, alla luce del giorno e senza nascondersi da nessuno, meno che meno dai loro amici.
Questa speranza aveva avuto qualche possibilita’ di avverarsi, almeno fino a che ieri lei non si era resa conto di come fosse fondata su un’enorme bugia.
Che Sherlock non aveva negato.
Che lei aveva contribuito ad alimentare, con la sua stupidita’, i suoi occhi palesemente e testardemente chiusi e la sua fede incrollabile nella possibilita’ di un cambiamento.
Che lei aveva contribuito a costruire e a portare avanti.
 
Quattro mesi prima
 
Molly rientra nel suo appartamento dopo un turno di sedici ore filate  in cui ha avuto a malapena il tempo di buttare giu un boccone e fare ben due pause per andare in bagno, tuttavia non puo’ evitare di essere pervasa da una forte eccitazione al pensiero che Sherlock potrebbe essere a casa;  sono ormai trascorse alcune settimana da quando... da quando lei e’ a tutti gli effetti la moglie di Sherlock Holmes e un sorriso felice le appare sul viso al ricordo della loro prima notte insieme e delle altre che sono seguite. Non molte in verita’, lui sta ancora lavorando per distruggere la rete di Moriarty ma ormai ci e’ vicino, ne e’ sicuro: preso potra’ tornare alla sua vita e Molly non vede l’ora di poter vivere tutte queste meravigliose sensazioni in piena liberta’.
Perche’ per quanto possa sembrare incredibile, per quanto possa essere strano, lui non si e’ pentito e continua a voler stare con lei: Molly ridacchia al ricordo della sua faccia perplessa quando si sono svegliati insieme per la prima volta e di quanto ha avuto paura che Sherlock stesse semplicemente per dire che cio’ che era successo era stato uno sbaglio enorme, solo per scoprire invece che lui aveva appena letto un messaggio di Mycroft  che gli faceva le congratulazioni.
Molly non ha ancora trovato il coraggio di chiedere a suo marito quanto suo cognato abbia avuto modo di sapere o (aiuto,  no...) vedere delle circostanze di quella che si puo’ definire con un eufermismo l’evoluzione del loro rapporto.
Anche se e’ giusto fare un passo per volta e per ora non hanno ancora discusso delle varie e potenziali conseguenze, perche’ vivono in un mondo tutto loro dove nessuno fa domande o commenti e stanno imparando a stare insieme, lei pensa che potra’ essere ancora piu’ felice quando finalmente le cose torneranno a posto e potranno stare insieme davvero: forse e’ troppo presto per essere una coppia sposata, ma sicuramente possono essere una coppia. Molly e’ consapevole che le circostanze della loro unione sono state per lo meno “particolari” ma e’ arrivata a pensare che sono un punto di partenza come un altro, da dove poter costruire qualcosa.
Quello di una vita quotidiana con Sherlock Holmes e’ un pensiero spaventosamente bello e terrificante allo stesso momento e Molly deve continuamente ricordarsi che non e’ un sogno, che succedera’ davvero: certo non c’e’ stata nessuna appassionata dichiarazione d’amore ma chi ne ha bisogno, quando i fatti contano piu’ di mille parole?
Prende le chiavi dalla borsa e apre la porta canticchiando; se Sherlock non e’ a casa  ne approfittera’ per farsi un lungo bagno caldo e per pensare ad una vera cena che non sia composta da avanzi di take away... il suo umore e’ cosi buono, che potrebbe persino arrivare a mettersi lo smalto alle unghie.
Si ferma interdetta sulla soglia non appena nota l’atmosfera cupa del soggiorno: tutte le imposte sono chiuse e nell’aria c’e’ qualcosa di simile alla tensione. Un po’ spaventata, mette mano al pulsante per accendere una luce ma una voce la ferma.
“No. Ti prego. Lascia stare cosi”
L’ombra di Sherlock seduto sul divano si intravede appena e lei ha un leggero sobbalzo sia per la sorpresa sia per il tono che lui ha usato.
Insicuro. Debole.
Si avvicina piano al divano e gli si inginocchia davanti.
“Sherlock? Che succede?” in un attimo le si presentano alla mente mille scenari di cio’ che puo’  essere andato storto, forse e’ stato scoperto o gli e’ scappato uno dei suoi obiettivi.
Cielo, forse e’ ferito.
Decide di non dare retta alla sua richiesta e accende l’abat-jour vicino al divano, illuminando fiocamente l’ambiente.
La poca luce le basta per cogliere il viso pallido dell’uomo davanti a lei.
E le sue mani che tremano.
Sherlock Holmes ha chiuso gli occhi per evitare che la luce li colpisca e sta tremando.
Questo spaventa Molly piu’ di qualsiasi altra cosa.
“Ti prego, dimmi che cosa e’ successo. Sono sicura che si possa risolvere... non sei  ferito, vero?”
Lui scuote piano la testa e poi fa un sospiro.
“Questa mattina abbiamo preso Sebastian Moran”
Molly scuote la testa per indicare che quel nome non le dice molto, Sherlock si e’ sempre premunito di raccontarle molto poco di quello che sta facendo: sospetta che sia in parte perche’ la vuole proteggere e in parte perche’ davvero non vuole che lei conosca fino in fondo tutti gli aspetti della sua missione.
“Lui... lui era l’ultimo” annuncia Sherlock, aprendo improvvisamente gli occhi e guardandola fissa per comunicarle cio’ che questa frase significa veramente.
E’ finita.
La rete criminale di Moriarty e’ stata definitivamente distrutta.
Le mani di Sherlock cominciano a tremare ancora di piu’ e finalmente lei capisce che cosa sta succedendo: e’ in stato di shock, l’enormita’ di tutto quello che ha fatto in quasi due anni gli sta calando addosso improvvisamente e l’adrenalina che lo ha sostenuto in tutto questo tempo, tutta la sua determinazione, stanno scemando inesorabilmente lasciando posto a una sensazione di vuoto e smarrimento.
Lei non puo’ saperlo, ma per Sherlock e’ molto peggio di quella sera lontana, quando non riusciva a capacitarsi di poter aver visto qualcosa di tremendo e irrazionale fuori dai confini di  Baskerville.
Molly abbraccia piano suo marito e lui la stringe forte, ancorandosi a lei in cerca di sicurezza mentre nella sua mente le immagini di quest’ultimo periodo passano veloci.
Tutto quello che ha perso.
Tutto quello per cui ha combattuto e per cui ha rischiato piu’ volte la vita.
Tutto quello che l’ha quasi distrutto.
Mentre continua a tremare una singola lacrima gli solca il viso e riesce a verbalizzare la sua paura piu’ grande.
“John...” sussurra.
John capira’?
Perdonera’?
Sara’ in grado di riaccoglierlo nella sua vita, dopo che l’ha ingannato e dopo che cosi tante cose sono cambiate?
Molly si stacca gentilmente da lui ma non smette di accarezzargli la nuca  con un movimento rassicurante e rilassante.
“Lui sara’ felice di riaverti con se’, ne sono sicura. Si arrabbiera’, ma la gioia sara’ infinitamente piu’ forte di qualsiasi altra cosa”
Sherlock abbassa la testa.
“Dovro’ spiegare cosi tante cose... a lui e a tutti gli altri” sussurra, prendendo la mano di Molly e accarezzandole distrattamente l’anulare sinistro, dove una notte di molto tempo fa ha infilato un anello che adesso ha un significato speciale, anche se continua a restare chiuso in un cassetto.
Lei rimane in silenzio per un tempo che pare lunghissimo, poi ricomincia a parlare.
“Non devi spiegare necessariamente tutto. Non subito, per lo meno” gli dice e se Sherlock non fosse cosi preso dai suoi pensieri noterebbe il suo tono incrinato e incerto.
Ma registra solo le sue parole e alza la testa di scatto.
“Vuoi dire...”
Lei fa un sorriso forzato e di nuovo lui manca di cogliere quanto lei si stia impegnando a non mostrare segni di debolezza.
“Voglio dire... sara’ gia’ abbastanza pesante dover spiegare che abbiamo mentito, non serve che loro sappiano gli altri particolari. Terremo nascosto quello che e’ successo fra di noi... chissa’, potrebbe anche essere divertente fare le cose di soppiatto. Non dobbiamo pensarci ora”
Anche Sherlock sorride e il suo e’ un sorriso genuino, di sollievo, come se si fosse appena tolto di dosso un grande peso e probabilmente e’ cosi...  Non e’ pronto, ragiona tristemente Molly accantonando in un attimo tutte le sue speranze e dicendosi per farsi forza che probabilmente non lo e’ neanche lei, ritrovandosi tuttavia a pregarlo silenziosamente di rifiutare  questa proposta.
“Si, hai ragione” concorda invece lui.
Lei continua a sorridergli ancora fino a che non si e’ calmato del tutto, ma quando lo lascia in soggiorno visibilmente piu’ rilassato e si chiude in bagno per farsi una doccia, non puo’ fare a meno di piangere mentre ripensa a tutte le sue speranze di qualche minuto prima.
Si assicura di uscire solo dopo aver esaurito tutte le sue lacrime.
 
Molly non aveva mai rimpianto quella decisione, anche se negli ultimi tempi aveva cominciato ad essere sempre piu’ pesante da sopportare, ecco perche’ le cose tra lei e Sherlock avevano cominciato a irrigidirsi: era come se lei fosse andata avanti e avesse pian piano costruito il desiderio di cambiare e lui invece non si fosse smosso di un passo, contento di stare chiuso nel loro piccolo mondo.
E col senno di poi, il motivo era abbastanza chiaro.
Il campanello arrivo’ a distoglierla dai suoi pensieri e si alzo’ titubante dal divano.
Se Sherlock era tornato, forse sarebbe stato meglio riparlarne. No. Mandarlo via, la soluzione migliore era quella. Tuttavia...
“Chi e’?” chiese con voce incerta.
“Zia Emily, cara”
Oh, fantastico.
Per un attimo Molly fu tentata ma no, non era assolutamente ipotizzabile poter evitare di incontrarla, non sarebbe stato giusto, non si vedevano da una vita e fino ad ora gli unici momenti passati insieme erano stati colmi di tensione.
E inoltre la zia aveva diritto a delle spiegazioni, dopo tutto... anche se non era davvero il caso di raccontarle della lite appena accaduta. Quello era un fatto ancora troppo fresco e doloroso.
Molly fece scattare la serratura e attese paziente che l’altra donna arrivasse alla sua porta e quando la accolse, cerco’ di stamparsi in viso un sorriso convincente.
Che duro’ all’incirca cinque secondi.
“Cara, ho pensato che avremmo potuto trascorrere un po’ di tempo insieme e cosi ti deciderai a raccontarmi tutto per bene... quel tuo marito e’ ancora a Eton probabilmente, quindi non corriamo il rischio di essere interrotte e credimi ho tutta l’intenzione di... oh”
Zia Emily si ammutoli’ prendendo consapevolezza in una frazione di secondo degli occhi rossi di Molly e della sua aria triste.
“A quanto pare e’ troppo tardi” considero’ amaramente “devo dire che dovrei essere irritata dal fatto che lui sia tornato e non mi abbia contattato per ragguagliarmi, ma suppongo sia altrettanto grave che abbia scelto di venire da te e ridurti in questo stato”
“Zia, per favore...”
“Per favore un corno, ragazza mia! Di certo non posso dire di essere stata una presenza fissa e costante nella tua vita ma si da’ il caso che io sia ancora l’unica con qualche diritto di capire che diavolo stia succedendo e di arrabbiarmi, se insisti nello sprecare la tua vita in questo modo e con una persona che sicuramente non ti merita!”
Inconsciamente Molly strinse i pugni in segno di difesa.
“Io lo amo!” dichiaro’ con veemenza, perche’ non c’era verso che lei potesse dichiarare il contrario. Era vero, il suo amore per Sherlock non era mai stato in discussione.
“Si... anche tua madre mi disse cosi ma sai qual e’ la grande differenza? Tuo padre la ricambiava! E non posso certo pensare che sia anche il tuo caso, perche’ da quando sono arrivata non ho assistito neanche ad un fatto che possa dimostrarmi il contrario... da quello che quell’uomo ti ha costretto e ancora ti costringe a fare al modo in cui ti tratta! Non ci posso credere... una donna cosi intelligente e ben dotata che si riduce cosi per un...”
Molly chiuse gli occhi e cerco’ di isolarsi dalla conversazione mentre la zia continuava la sua tirata, inondando Sherlock di alcuni epiteti a dir poco simpatici.
Era vero anche quello: lui l’aveva sposata per necessita’ e non riusciva a negare di averla voluta in un attimo di debolezza, che probabilmente rimpiangeva ogni giorno e di cui si vergognava.
Tutto il loro rapporto era un’enorme bugia.
“Basta! Basta! Basta!” grido’, sia per interrompere quel flusso di pensieri che per zittire la donna di fronte a lei.
Emily tacque subito e l’espressione sul suo volto si fece piu’ comprensiva.
“Oh bambina mia perdonami... sono solo una vecchia sciocca che non sa quando e’ il momento giusto per tacere e dare invece semplicemente un po’ di conforto. Vieni qui...” spalanco’ le braccia e Molly vi si rifugio’.
“Io non so cosa fare, zia” balbetto’ tra le lacrime “Sono cosi confusa, ero davvero sicura che lui provasse qualcosa di importante ma ora non riesco a capire se tutto questo per lui e’ troppo...”
Emily la fece sedere piano sul divano e continuo’ a passarle una mano sulla schiena per trasmetterle un po’ di calma.
“Tesoro... sono sicura che tu ci abbia provato ma quell’uomo e’ incapace di portare avanti una situazione del genere. Non ho ben capito quali siano state le circostanze del vostro matrimonio ma di certo non sono state... come dire? Normali?
Molly scosse piano la testa nell’abbraccio della zia per confermare la sua idea e questo basto’ all’anziana donna per decidere di passare all’attacco.
“Va bene. Gli errori si fanno, cara. Gli sei stata d’aiuto ma non gli devi sicuramente nulla e il mio legale che cura i miei interessi qui a Londra conosce senz’altro un buon avvocato divorzista!”
Molly alzo’ la testa di scatto.
“Io non voglio divorziare!”
Il pensiero al momento era semplicemente troppo forte da affrontare.
Emily si rese conto che Molly non era pronta a pensare in termini cosi definitivi e decise di aggiustare il tiro: non avrebbe permesso a Sherlock Holmes di rovinare la vita di sua nipote a quel modo, serviva solo un po’ di tempo per convincere la ragazza della scelta giusta da fare.
“Non devi decidere ora” disse con calma e con un sorriso rassicurante “Perche’ non ti prendi una pausa? Il cielo sa se non ne ho bisogno anche io, soprattutto dopo la perdita di Edward. Potremmo stabilirci a Parigi per un po’... e’ sempre stato un tuo sogno ma prima eri troppo impegnata con tuo padre e poi hai iniziato la tua carriera, non ci sei mai stata vero? Ho risparmiato abbastanza perche’ possiamo divertirci un po’ e intanto tu avrai modo di pensare. Non credi che stare separata da lui un po’ ti possa aiutare a vedere le cose con piu’ chiarezza? E avremo finalmente la possibilita’ di passare un po’ di tempo insieme.”
Molly fece una smorfia.
Sherlock le aveva anticipato questa cosa, sapeva gia’ che zia Emily le avrebbe offerto di partire, anche se non per girare il mondo e lei l’aveva accusato di essere crudele.Tuttavia... tuttavia questa poteva essere una soluzione, un modo per staccare la spina e poter avere la possibilita’ di ragionare meglio su tutta quell’assurda situazione.
Ma fuggire poteva essere davvero la cosa giusta da fare?
“Io non lo so...” rispose dubbiosa.
Emily le batte’ amichevolmente su un ginocchio.
“Non ti chiedo una risposta ora, cara. Pensaci su, prima voglio comunque scoprire cosa e’ successo ad Edward. Nel frattempo, prepariamoci una bella tazza di the e correggiamolo magari con qualcosina di un po’ piu’ forte del latte, vuoi?”
Il primo sorriso della giornata apparve sul volto di Molly.
 
***
 
“E cosi lui ha pensato subito che fosse colpa mia”
Mary si stava mordendo il labbro in modo pensieroso e subito John le fu accanto e le prese una mano: sapeva cosa le stesse passando per la testa, si stava chiedendo se il suo comportamento in qualche modo avesse fatto del male a Molly.
“Ma non e’ cosi” le disse quindi in tono fermo, prendendole il mento con due dita e costringendola a guardarlo “credimi, qualsiasi cosa sia successa tra quei due tu non c’entri. Se Molly ti ha fatto quelle domande e’ perche’ aveva in mente qualcosa e le tue risposte non c’entrano nulla, hai solo raccontato la verita’. Sherlock deve averla fatta  grossa e sappiamo entrambi che quei due hanno dei problemi enormi, in questo momento. Se c’e’ qualcuno da biasimare sono io, Greg ha ragione. Abbiamo tirato le cose troppo per le lunghe, avrei dovuto costringere Sherlock al confronto molto prima e aiutarlo a districarsi in questa situazione, e’ chiaramente in difficolta’ e chissa’ quali casini sta combinando”
“Il modo in cui l’ha trattata ieri al laboratorio...”
“Lo so amore, tu non ci sei abituata ed e’ per questo che sei stata l’unica ad accorgerti del loro rapporto, tutti noi che conosciamo Sherlock da tempo avremmo ritenuto l’idea assolutamente impossibile... solo tu potevi pensare di dargli una chance e credere che potesse essere cambiato cosi tanto”
Mary fece un mezzo sorriso.
“Mi stai dicendo che ho dedotto il grande Sherlock Holmes?”
John le sorrise a sua volta.
“Non e’ una cosa di cui mi vanterei molto, se fossi in te... soprattutto con lui. Non adesso che sembrate aver raggiunto una specie di tregua, cosa che mi rende ancora piu’ fiero del fatto che mi vuoi sposare”
Mary fece un sospiro: chiaramente John era consapevole di quanta fatica lei avesse fatto per adattarsi alla presenza di Sherlock nella loro vita e a tutti i cambiamenti che il suo ritorno aveva portato, tuttavia era sempre rassicurante sentirglielo ammettere ad alta voce.
In quel momento il cellulare di John segnalo’ un sms e lui lo lesse con calma, mostrandolo poi alla sua fidanzata.

PORTOBELLO ROAD 77. AL PIU’ PRESTO. SH

“Nonostante il suo modo di essere tu gli vuoi molto bene” osservo’ con tranquillita’ la donna “ed e’ per questo che ora andrai dove lui ti ha convocato”
John annui’.
“Si. E’ il mio migliore amico anche se e’ un idiota, certe volte. Ecco perche’ non smettero’ mai  di stargli accanto e di supportarlo, anche se in questo caso forse ha piu’ bisogno di una bella strigliata.
Ed ecco perche’ andro’ sempre da lui.
Ma sai una cosa? Tornero’ sempre da te.”
Si chino’ su di lei e la bacio’ teneramente.
 
***
 
Sherlock lo stava aspettando all’indirizzo fornito nell’sms di fronte ad un palazzo chiaramente antico con diverse targhe d’ottone all’ingresso, segno della presenza di diversi studi e uffici importanti. La sua postura era rigida e aveva un’aria tesa.
Accolse John con un cenno del capo e si preparo’ ad entrare, ma il Dottore lo trattenne per un braccio.
“Non credi sia meglio parlare, prima?”
Sherlock volto’ la testa verso di lui.
“Incontriamo il Professor Grant, storico e collezionista di opere letterarie. Il suo nome mi e’ stato fornito da un informatore, ci aiutera’ a capire in che cosa si fosse imbattuto Andrew St. James”
“Non mi riferivo a quello e tu lo sai benissimo” lo accuso’ John con uno sguardo serio.
“Non c’e’ nulla altro di cui parlare” replico’ altrettanto seriamente Sherlock, senza aggiungere il pensiero successivo che gli si formo’ in testa e che gli diede una stretta al cuore.
Potrebbe non esserci piu’ neanche un matrimonio di cui parlare.
“Concentriamoci sul caso” disse invece con fermezza.
John scosse la testa, pronto a replicare ma Sherlock fu piu’ svelto.
“Per favore, John”
 “Va bene” acconsenti’ l’amico, realizzando il muto messaggio dietro a quella supplica.
Fa troppo male, ora.
“Andiamo” si risolse a dire con un sospiro, avviandosi con il consulente investigativo lungo una scalinata di marmo dall’aria imponente.
Tutto nel palazzo trasudava  un’aria di ricchezza e ostentatezza che a John piacque veramente poco, mentre Sherlock si limito’ a mantenere un’aria concentrata, cercando di evitare il piu’ possibile di pensare a cio’ che era successo qualche ora prima.
Era un tentativo inutile, perche’ lo sguardo ferito di Molly e le sue parole continuavano a ripresentarglisi davanti ossessivamente e solo la consapevolezza del suo fallimento  gli stava permettendo di non voltarsi e semplicemente fuggire da quel ridicolo posto, per tornare a casa di sua moglie e gridarle che si era sbagliata, che la sua inadeguatezza nel loro rapporto non era definitiva e che lui poteva fare meglio.
Se lei avesse voluto ascoltarlo e dargli una seconda possibilita’.
E se lui se la fosse meritata, della qual cosa in quel momento non era poi cosi sicuro.
“I signori hanno un appuntamento?” chiese con aria compunta la segretaria, squadrandoli con aria di sufficienza.
“No” rispose lapidario Sherlock “ma sono sicuro che il professore ci ricevera’”
La donna assunse un’aria dubbiosa.
“Il professore e’ molto impegnato, ma sono sicura che se mi lasciate il vostro nome e recapito con la ragione della vostra visita, saremo in grado di organizzare un incontro per la fine della settimana”
“Inaccettabile. Ho bisogno di vederlo subito... per favore, riferisca al suo capo che Sherlock Holmes vuole incontrarlo...e  che Edward St. James non si era sbagliato. Credo proprio che questo lo convincera’ a riceverci.”
La segretaria si alzo’ dalla sua scrivania e busso’ piano alla porta dietro di lei, entrando e richiudendosela subito alle spalle, lasciando Sherlock e John in attesa.
“Beh” commento’ il Dottore “posticino alquanto snob. C’e’ una bella differenza con il piccolo cottage di St. James”
Sherlock scrollo’ le spalle.
“Il professor Grant e’ molto noto nell’ambiente accademico per la sua tendenza a non condividere le sue scoperte, quanto piuttosto ad approfittarne e a venderle al miglior offerente”
“E la vittima si sarebbe rivolta a lui per fare altrettanto?” chiese dubbioso John.
“Non credo” rispose il suo compagno “non era il tipo ma se c’e’ qualcuno che in qualche modo puo’ sapere in che cosa si era imbattuto St. James, e’ l’uomo seduto in quell’ufficio”
“Che intendevi dire quando hai detto alla segretaria che il professore non si era sbagliato?”
Prima che Sherlock potesse rispondere, la segretaria riapparve sulla soglia e annuncio’ con sussiego che il professor Grant avrebbe potuto riceverli per dieci minuti.
I due entrarono nell’ufficio e furono accolti da un uomo sulla sessantina, dall’aspetto curato e un sorriso ironico.
“Signori... benvenuti. Devo dire che il vostro modo di annunciarvi e’ stato alquanto... curioso. Ho letto sul giornale della morte di Edward, naturalmente... che peccato. L’ultima volta che l’avevo incontrato sembrava in perfetta salute”
La notizia che si era trattato di un omicidio non era ancora trapelata, quindi, riflette’ Sherlock prima di rispondere.
“Intende dire quando ha avuto modo di dichiarare come falso il documento che il professore aveva attribuito a Shakespeare?”
Grant fece un sorrisetto.
“Era una semplice riunione tra accademici ed Edward non ha potuto evitare la figuraccia... da mesi aveva annunciato di aver trovato qualcosa di estremamente interessante ma si e’ dovuto arrendere all’evidenza dei fatti... il documento era palesemente un falso. Ora, naturalmente conosco la sua fama, Signor Holmes e quindi sono stato preso da curiosita’ quando lei ha detto alla mia segretaria di riferirmi che in verita’ non c’era stato nessun errore da parte di St. James. Mi dica, su quali basi fa una simile affermazione?”
Sherlock si prese il tempo di osservare l’arredamento dell’ufficio e la disposizione della scrivania, poi fece un mezzo sorriso.
“Perche’ naturalmente Edward St. James falsifico’ appositamente il documento per nascondere il fatto che aveva trovato qualcosa di estremamente piu’ importante e di valore”
 
 
 
  
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