Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hirriel    21/12/2013    4 recensioni
They say hope begins in the dark, but most just flail around in the blackness, searching for their destiny.
The darkness, for me, is where I shine.
(Richard B. Riddick)

Judal non si aspettava niente da quel viaggio nel sud d’occidente; Kougyoku si doveva sposare e lui la doveva accompagnare, punto. Non sarebbe dovuto succedere proprio nulla di anormale a parte gli occasionali bisticci e il fastidio arrecato dall’insopportabile caldo del territorio. Senonché gli rotolò davanti una piccola ragazzina con le guance paffute e gli occhi torbidi.
Il suo nome? Lilith.
E la quantità di problemi che portò fu indirettamente proporzionale alla sua altezza.
INTERROTTA
Genere: Dark, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judal, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Weilà gente! Bisogna festeggiare le vacanze di Natale no? Quindi ecco qui, sono tornata! Buona lettura.

 

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4. Imparare a conoscersi senza morire neanche una volta è parecchio complicato

I paesetti del continente erano sempre molto caotici, pieni di spettacoli, grida, negozi e aromi di ogni genere. Alla fine uno ci si adattava e quel gran caos diventava routine, il caldo soffocante si trasformava nel normale clima del luogo e il paesaggio, pieno di palme, datteri e sabbia, diventava casa. L’essere umano era fatto per adattarsi all’ambiente in cui viveva, chi prima, chi più tardi.

Ma Judal odiava il caldo in una maniera quasi ossessiva. Non riusciva proprio ad abituarsi all’afa e a quella costante luce che gli feriva gli occhi.
Aveva insistito più del solito con quelli dell’organizzazione per rimanere ad est, o magari andare nel fresco settentrione da Hakuei, che stava cercando di sottomettere le tribù Koga. Perché quei vecchi si erano impuntati a voler conquistare le terre del sud? Quello stupido maiale dell’imperatore aveva deciso di far maritare Kougyoku con un certo re della città di Balba-qualcosa e nessuno si era degnato di sentire la sua opinione, insomma, Kougyoku aveva appena conquistato un dungeon, quindi non facciamola combattere per l’esercito, facciamola sposare! Non che gli importasse qualcosa di tutti quegli affari diplomatici, solo non vedeva perché anche lui fosse dovuto andare con loro.
Poi, erano arrivati in un insulso paesetto molto fornito di grano e altri viveri, quindi importante per l’approvvigionamento degli eserciti, almeno così gli era stato riferito (il che contraddiceva l’aggettivo “insulso” di poco fa, ma per lui restava inutile e noioso. Punto, fine discorso e grazie tante.). E lì, mentre passava per la strada principale, gli era rotolata davanti una piccola ragazzina dagli occhi grigi.

Forse andare a sud non era stata una cattiva idea.

Ma continuava ad odiare il caldo. Così aveva deciso di portare Lilith nel boschetto al di fuori del paese, dove le fronde degli alberi facevano ombra sul terreno riarso dal sole e la brezza calda, frusciando tra le foglie e i rami delle piante, diventava più fresca e piacevole. A Judal piaceva molto la quiete di quel luogo.

«Hai intenzione di rapirmi?!» ma la tranquillità doveva venir rotta dalle grida della piccola ragazza sull’orlo di una crisi isterica.

«Dai, io non direi rapire, solo presa un attimino contro la tua volontà.» Judal si sventolò una mano davanti al viso, facendole segno di calmarsi.

«È la stessa maledettissima cosa!!» sbraitò lei, gesticolando a più non posso, i capelli più crespi del solito le davano un aspetto infantile ma anche combattivo, sembrava un piccolo gattino che cercava di fare la tigre. Judal sorrise «Quanto sei esagerata.»

«Mi metto a urlare.»

«Prego,» il ragazzo spalancò le braccia «sono sicuro che orde di soldati armati di spade e scudi accorreranno in tuo aiuto!»

Lilith batté i piedi a terra, si guardò un po’ intorno, fece il giro di alcuni tronchi, scrutò attraverso la boscaglia. Ma alla fine ci rinunciò e con un gemito di frustrazione si sedette a gambe incrociate, la schiena appoggiata contro il tronco di un albero. Non c’era nessuna via d’uscita, nessuno l’avrebbe sentita. «Allora? Perché mi hai portato qui?» domandò con un tono a dir poco omicida. Odiava quella situazione, odiava stare in compagnia di quel… quel… quell’essere.

Judal, che per tutto il tempo l’aveva osservata alquanto divertito, le si avvicinò un po’ «Uhm… non so… Perché ti ho portata qui? Chissà.» ghignò apertamente, sapendo che non avrebbe fatto altro che far infuriare ancora di più la ragazza.

Lilith abbassò il viso e si stropicciò gli occhi «Non ci credo, stai davvero cercando di farmi impazzire? Dacci un taglio e rispondimi.»

Lui mise il broncio «Sei così noiosa, potresti stare al gioco almeno un po’.»

«È proprio per questo che non ci sto.»

«Per essere noiosa?»

«No, per giocare.»

Judal sgranò teatralmente gli occhi e si mise una mano sul cuore «Ma allora sei proprio noiosa!» affermò con una voce esageratamente sconvolta.

«Felice di non esserti utile.» gli rispose, guardandolo da sotto in su «Ora dimmi perché sono qui.»

«Che ti importa? Tanto non hai niente di meglio da fare.»

«Forse dovrei star a pulire il negozio di Halima.» ribatté lei.

Il Magi alzò un sopracciglio e fece un sorrisetto sarcastico «Wow, tutta vita.»

«Non tutti sono te.»

«Non ti viene mai il torcicollo?»

Lilith lo guardò, confusa per il repentino cambio di argomento «Perché?»

Judal mise una mano davanti a sé, poco più in basso del petto «Sei bassissima!»

«…….» la ragazza dovette contare fino a dieci e fare un grosso respiro solo per tentare di calmarsi. Non ce la fece, quindi si alzò di scatto e gli diede le spalle, cominciando a camminare veloce tra i cespugli.

Il Magi le fu subito accanto e assunse un tono preoccupato «No, davvero, è impressionante! Hai almeno pensato di farti visitare da qualcuno? Quando hai smesso di crescere? A sette anni?» la verità? Si stava divertendo un mondo. Il che non capitava spesso, e dire che stavano insieme solo da dieci minuti.
Lei cercò di non ascoltarlo, scansando le alte erbacce che si trovava davanti, ma il ragazzo non demordeva «So di una malattia che a una certa età, invece di farti crescere ti fa abbassare, non è che potresti ess-»
Lilith si fermò di scatto e si voltò verso di lui, lo sguardo terrorizzato in viso «Davvero?!» strillò. Judal fece qualche passo indietro, sorpreso da quella reazione.

Piombò il silenzio tra i due, non si sentiva altro che il frusciare del vento tra i rami e il ronzio di qualche insetto. «Certo.» asserì quindi il Magi, serissimo «È per questo che te l’ho detto, sono preoccupato.» dovette mordersi l’interno della guancia per non ridere «Ah, ce n’è anche una che ti toglie completamente il senso dell’umorismo, di sicuro ne sei affetta.»

Altro momento di silenzio. Judal poté quasi sentire il cervello di Lilith che elaborava ciò che aveva detto. Questa volta, la ragazza non riuscì a non arrossire. Si mise le mani tra i capelli e pestò di nuovo i piedi a terra. «Mi stai prendendo in giro!! Giuro che ti ammazzo!»

«…Come hai fatto con quel bambino?»

Il cuore della ragazza sprofondò.
Questa volta, non ci furono né ringhi né imprecazioni, sembrò che persino la foresta fosse ammutolita. Lilith fissò il bel viso del ragazzo davanti a lei ma non lo vide, c’era solo il rosso di quei maledettissimi occhi, di nuovo. Richiamavano così bene il sangue di quella volta, erano davvero perfetti, sembrava che qualcuno avesse intinto un pennello nel collo lacerato di quel bambino e avesse dipinto le pupille di Judal. Che bel colore. Che bel colore. Lui la scrutava senza un minimo di imbarazzo, osservando attentamente ogni sua reazione, come se fosse solo un piccolo e insignificante animaletto da studiare.

Digrignò i denti, così tanto che la mascella prese a farle male «Figlio di puttana.» alzò la mano pronta a colpirlo; ma Judal non esitò un momento, afferrandole velocemente il polso tirandola a di sé «No, piccola.» d’un tratto era diventato serio, le dita lunghe e affusolate strinsero senza pietà la presa dolorosamente «Non puoi dirmi queste cose -continuò- va bene fino a un certo punto ma insulti così a gratis non li voglio. Ricordati sempre con chi stai parlando. Potrei spezzarti come un fuscello, convincerti a uccidere le persone a cui tieni di più, torturati, farmi implorare e tingere il tuo Rukh di nero.»

Era vero, era completamente impotente, poteva fare la voce grossa quanto le pareva ma Judal avrebbe potuto ucciderla in qualsiasi momento.
«Rukh?» domandò quindi, stringendo i denti per il dolore al polso «Cos’è?»

Il moro socchiuse gli occhi, valutandola ancora qualche secondo. Poi sbuffò e lasciò la presa, arruffandosi i capelli «Una lunga storia.» decretò di nuovo annoiato.

Lilith si massaggiò il polso cercando di reprimere l’incontrollabile brivido di paura che l’aveva attraversata. Gli scatti repentini di Judal la allarmavano, era la persona più lunatica che avesse mai incontrato; faceva una cosa, si contraddiceva subito dopo, decideva una cosa e poi cambiava idea. Non aveva mai saputo come comportarsi con questo tipo di persone, la spiazzavano, non si capiva cosa gli passasse per la testa. Si ricordava che una volta un uomo aveva ammazzato una signora con un colpo di bastone, ridendo come un matto e un attimo dopo, si era messo a piangere come se la donna fosse stata sua madre. Certo, quello era un pazzo, ma c’era davvero tanta differenza? Da quel giorno si era ripromessa che non avrebbe mai avuto niente a che fare con delle persone del genere e ironia della sorte, ecco con chi si ritrovava in un bosco lontano da tutti e da tutto.

Sospirò e tentò di calmarsi, decidendo che si sarebbe dovuta comportare in un altro modo se davvero voleva tornare alla città. «Okay… allora, non vuoi proprio dirmi perché mi hai portato qui?»

Judal non le rispose; spiccò un salto verso un alto albero e fluttuò sopra i rami, andando ad accomodarsi su uno di quelli, la schiena contro il tronco, le mani dietro la testa e gli occhi chiusi.

“Mi ignora?” Lilith non sapeva se sentirsi indignata o sollevata.

«Allora, che aspetti? Vieni qui.» comandò il Magi senza neanche riaprire gli occhi, sembrava sicuro che la ragazza avrebbe ubbidito. Lilith sentì di nuovo montarle dentro la rabbia «Oh ma anche no-» ma si bloccò, nonostante fosse arrabbiata per la sfacciataggine di Judal non poteva permettersi di alzare un’altra polemica inutile.
Sospirando si avvicinò all’albero e si appese a un ramo, cominciando ad arrampicarsi.

Le cicale -grilli? Non aveva mai capito la differenza- frinivano e la lieve brezza scompigliava i capelli dei due giovani, frusciando tra le foglie degli alberi pieni di resina; c’erano formichine che salivano e scendevano dal tronco, le più piccole si intrufolavano nelle fessure nascoste della corteccia, mentre le più grandi sembravano guidare le altre muovendo le antenne, quasi a pavoneggiarsi. I moscerini volavano pigri di foglia in foglia, seguiti da altri insetti alati che andavano in cerca di cibo o di un posto per riposarsi, chissà.
Lilith aveva sempre desiderato diventare piccola come quegli insetti: nessuno li notava ma loro erano onnipresenti. Avrebbe potuto viaggiare e conoscere nuovi posti, non curarsi delle guerre e delle rivolte, pensare solo a mangiare, dormire e vivere.
Scosse la testa, scansando i pensieri che le avevano attraversato in un lampo la mente; quelli erano sogni da bambina e lei doveva crescere. Velocemente fu sopra e raggiunse un tronco massiccio, poco più sotto di quello dove stava Judal. Si accomodò «Allora?» chiese, il viso rivolto al ramo più in alto.
Judal aprì un occhio e si sporse verso di lei «Ti piace proprio guardare tutto dal basso eh?» disse sarcastico. «Dai, vieni qui accanto a me, non mordo mica.»

Lilith ignorò la battutina «Non riesco più a salire.» mentì, in realtà non voleva stargli troppo vicina.

Judal sbuffò, si sporse dal ramo e allungò una mano verso di lei che lo guardò inorridita. No, non lo avrebbe mai toccato! «F-faccio da sola…» se si fosse arrabbiato avrebbe anche potuto lasciare la presa e farla cadere, figuriamoci se metteva la sua vita nelle sue mani.

Lui la guardò stranito «Dai, che se poi ti rompi qualcosa è un problema. Guarda che una piccoletta come te la posso sollevare anche con il mignolo.» si sporse di più e i suoi capelli scivolarono dal tronco, rimanendo appesi nel vuoto. Erano così lunghi che avevano superato la mano del Magi e quasi solleticavano la faccia di Lilith. La ragazza si chiese distrattamente se li avesse mai tagliati.
Scosse la testa all’offerta e cercò un appiglio da sola, incastrando i piedi nella corteccia.

«Guarda che cad-» Judal non riuscì neanche a finire di parlare che il rametto a cui Lilith si era aggrappata si spezzò.

Lei non riuscì neanche ad urlare.

Il cuore sembrò fermarsi, il respiro si mozzò; cadde indietro, le mani che cercavano di aggrapparsi a qualsiasi cosa, qualsiasi… beh, qualcosa lo trovarono. Per riflesso Lilith strinse la presa con tutte le sue forze, sapendo che da quell’altezza si sarebbe potuta far davvero male ma poi si accorse a cosa si era appesa. Oh, quanto avrebbe preferito cadere e rompersi un braccio. Judal urlò di dolore quando la ragazza si aggrappò ai suoi capelli e neanche lui fece in tempo a tenersi alla corteccia dell'albero.

Si dice che quando rischi di morire vedi tutto a rallentatore, magari con una musichetta tragica nelle orecchie e tutta la vita che ti passa davanti agli occhi, ma per Lilith fu anche troppo veloce; un attimo prima stava attaccata al ramo, l’attimo dopo si scontrò sul terreno e Judal le fu addosso con tutto il suo peso.

Il giovane Magi era stato colto alla sprovvista, non riusciva ancora a padroneggiare completamente l’incantesimo di gravità -difatti volava solo per poco tempo poi atterrava- e di sicuro non gli veniva automatico usare quel potere. Quindi non poté far nulla per frenare la caduta, tanto meno per evitare Lilith.

La ragazza vide le stelle, la spina dorsale fu attraversata da una fitta fortissima e per qualche secondo non riuscì neanche a mettere a fuoco lo sguardo, il gomito di Judal doveva averle schiacciato la pancia.

Non respirava.

«Lilith, cazzo!» avvertì a stento l’imprecazione del moro. Si dimenò e tossì forte tentando di prendere una boccata d'aria, ma non fece altro che strozzarsi ancora di più. Sentì che Judal la tirava su e la voltava, facendola mettere in ginocchio, una mano che le teneva la fronte e l’altra lo stomaco. Si piegò in due e tossì più forte, cercando di respirare grandi boccate, ficcando le unghie nel braccio del Magi che cominciò ad imprecare.
Si sentiva morire, non avvertiva nessun dolore alla schiena, o alle braccia, o per qualche taglio che si era fatta; tutto il suo corpo era concentrato nel respirare, la cosa più semplice del mondo, che ora le sembrava anche la più ardua da compiere.

Poi, lentamente si fermò. Ebbe qualche altro singulto ma riuscì a calmarsi.

Respirò a fondo dal naso ed espirò con la bocca; lentamente, allentò la presa sul braccio del moro e si massaggiò la pancia. Si mise a sedere, le braccia di Judal che le sorreggevano la schiena. Tremava e le lacrimavano gli occhi per lo sforzo, cominciava anche a sentire delle fitte allo stomaco.
Riaprì gli occhi e trovò il viso del Magi a pochi centimetri dal suo, con uno sguardo preoc- no, un attimo, era incazzato nero.

Veloce, cercò di dire qualcosa «Sto bene…» la voce uscì raschiante e strozzata e dovette fermarsi per deglutire.

Judal assottigliò gli occhi «Tu! Stupida piccola inutile ragazzina! Che cazzo fai eh? Potevi morire, mi senti? Anzi, ora ti ammazzo io, ti giuro che ti ammazzo!» il ragazzo cominciò a scuoterla, parlando così velocemente che Lilith capì sì e no due parole di quello che stava dicendo.
«Mi fai male!» si lamentò e subito Judal si fermò, le mani che le stringevano ancora le spalle, la bocca piegata in una smorfia di rabbia. Si era preso un colpo, aveva già cominciato a immaginare il corpo morto della ragazza tra le braccia, o magari paralizzato, incosciente, con qualche danno cerebrale. Invece quella maledetta aveva tossito, capito? Aveva tossito e poi aveva detto di star bene. Non voleva neanche sapere come fosse riuscito a non schiacciarla, piccola com’era.

Per un attimo nessuno dei due parlò, si fissarono, per la prima volta senza schernirsi, urlare o cercare di colpirsi; Lilith osservò le sottili ciocche color pece di Judal, quelle più corte, quelle che il Magi non era riuscito a legare e che gli cadevano scompostamente sul viso, incorniciando gli occhi, solleticandogli le guance e la mascella (si truccava? Sembrava aver un lieve ombretto viola sulle palpebre). Non aveva un viso molto maturo e quei ciuffi sparati in tutte le direzioni non aiutavano a farlo sembrare più adulto. Le labbra erano sottili e il naso un po’ grande, ma di certo non aveva l’aspetto di uno di quei personaggi cattivi che apparivano nelle favole. Quelli che volevano rovinare il mondo senza una ragione precisa erano brutti e stupidi.
Per la prima volta, notò all’altezza della sua gola una gemma rotonda di color rosso; era lucida e scura, non splendeva al sole, come se fosse troppo profonda perché la luce potesse anche solo sfiorarla, come se fosse troppo sporca per essere pulita. Era identica ai suoi occhi. No un attimo, non era vero, gli occhi gli brillavano: una luce fiera e orgogliosa, forse anche crudele, animava il grande fuoco che turbinava in quel rosso cremisi.
La pietra era incastonata in degli anelli d’oro, che abbracciavano tutto il collo di Judal. Come aveva fatto a non notarli prima?

Li odiava.

Non erano una collana ma un collare, come se il Magi fosse tenuto prigioniero da qualcosa o qualcuno. Le sembrava che gli anelli si stringessero piano piano, soffocandolo, ferendolo, tenendolo ancorato a… a cosa? Non lo sapeva, ma si rese conto che il ragazzo che aveva davanti non era libero. Era solo una sensazione ma ne era dannatamente sicura. Voleva alzare le mani e strappargli quel collare, poi distruggerlo e bruciarlo così che non ne rimanesse niente, solo polvere.

Ma Judal ghignò «Ti sei tutta sbavata.» e ruppe quella strana atmosfera che si era creata. La ragazza arrossì subito, pulendosi velocemente con la manica della maglia. «Ammettilo, volevi che ti cadessi addosso.» aggiunse malizioso, adorava metterla in imbarazzo.

Lilith lo spinse via e scattò in piedi, stizzita «Come no, era tutto un tuo piano, ecco perché sei salito sull’albero!»

«Aha certo,» disse Judal a sua volta, incrociano le braccia «ovviamente volevo che cadessi e ti appendessi ai miei capelli come fossero una liana. Sapevo che non avresti accettato il mio aiuto e sapevo che quel ramo era secco, mi hai scoperto!»

«Ma quanto sei simpatico.» sibilò lei di rimando «La prossima volta spero di strapparti quelle sequoie che ti ritrovi al posto di capelli!»

Sul viso del Magi si stampò di nuovo quel sorrisetto strafottente che ormai Lilith aveva imparato essere il suo marchio di fabbrica «Bene, piccola, allora ci sarà una prossima volta! Non vedo l’ora di averti di nuovo sotto di me.» sussurrò, con un’espressione innocente.

«EH?! COS… la vuoi smettere con questi stupidi commenti? Sei squallido!!» le stavano cominciando a prudere le mani dalla voglia di colpirlo.

«Non sono stato io a cadere da un albero.»

Lilith si mise le mani tra i capelli e proruppe in un ringhio di frustrazione, puntandogli il dito contro «La prossima volta ti ci spingo giù io, tu e i tuoi capelli, maledetto Raperonzolo!»

«E allora io….» la voce di Judal andò scemando mentre assimilava le ultime parole che gli erano state dette. Era rimasto senza parole, le labbra socchiuse, le braccia ancora strette al petto.

Si fissarono per degli attimi che sembrarono infiniti, mentre l’eco di quel nome rimbombava ancora nelle loro orecchie. Lentamente, Lilith abbassò il braccio. E scoppiò a ridere. 
Non era una risata forzata o isterica, le veniva dalla pancia, le scuoteva le spalle e le faceva lacrimare gli occhi. Si piegò in due non riuscendo più a fermarsi «Pffffff… AHAHAHAHAHAHAHAH Rap- Rape… AHAHAHAH!!!! Oddio è perfet-- AHAHAHAH» rialzò gli occhi e si ritrovò davanti un Judal con una vena che gli palpitava sulla tempia, i denti stretti, non sapendo se ridere anche lui o mettere fine alla vita di quell’inutile ragazzina «Pfff- ahah, Ju-Judal sei carinissima ..AHAHAHAHAHA» sinceramente non sapeva neanche più perché stava ridendo, forse era per tutta l’ansia accumulata di quel giorno, forse perché la faccia del ragazzo era troppo comica.

«Maledetta.» Judal cercò di nascondere il sorrisetto che non riusciva più a trattenere «Ti faccio vedere io.» Senza preavviso, se la caricò in spalla e spiccò un altro salto, tornando sopra l’albero. Ignorando le imprecazioni di Lilith, la prese per le caviglie mettendola a testa in giù e la fece sporgere dall’albero «Ora prega per la tua vita.»

«Cosa diavolo fai!! Mettimi giù!» non riusciva neanche a sembrare minacciosa in quel modo, cercò di scalciare ma Judal aveva una presa abbastanza forte -o si stava aiutando con la magia? Non la lasciò andare «Ne ho abbastanza di cadute, mettimi giù Raperon.. ahahaha» non ce la faceva, quel nome era fantastico.

«Dì di nuovo quella parola e sarà l’ultima cosa che farai!» le lasciò un piede, tenendo solo la caviglia destra.

Lilith lanciò un urletto «Ahi ahi ahi ahi!! Mi fai male!! Okay scusa scusa, tirami su, per favore!»

Judal le riprese il piede e l’aiutò ad aggrapparsi al ramo «Per questa volta mi accontenterò.» commentò, fingendosi offeso.

«Stupido, mi hai stirato le gambe!»

«Magari così ti alzi un po’» evitò un pugno diretto al suo viso.

L’atmosfera era diventata d’un tratto più leggera, solo in quel momento i due sentirono il cinguettio degli uccelli e il brusio del bosco sembrò improvvisamente più piacevole.

Lilith si sedette davanti a lui, imbronciata ma con una nuova luce negli occhi «Non è stato per niente divertente.» asserì, gonfiando le guance.

«Mph, da quant’è che non ridevi così?» Judal incrociò le gambe «Ah, scusa, non hai mai riso così.»

«Non è ver-»

«Ecco, hai costantemente questa ruga tra le sopracciglia, lo sguardo cupo e i denti stretti.» le sfiorò la fronte con due dita «Dovresti rilassarti di più, cos’è che ti fa avere sempre quest’aria da funerale?»

Lilith si scostò dal suo tocco, stranamente imbarazzata «E perché tu hai costantemente quel ghigno?» borbottò, guardando da un’altra parte.

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo «Dai Lilith, se rispondi anche solo a una mia domanda, non crollerà di certo il mon- cosa…?» Judal si alzò di scatto, mettendosi una mano sul petto «Qualcuno… è entrato nel dungeon di Amon…»

«Eh? Chi? … aspetta… per dungeon intendi quell’enorme cosa che ho visto nella città di Qish-» il Magi la interruppe, tirando fuori la sua bacchetta di ferro, con incastonato sopra un rubino. La agitò e subito dal cielo piombò qualcosa di rossiccio che si fermò davanti a loro docilmente: un tappeto volante. Lilith sgranò gli occhi e non riuscì a trattenersi «Oddio che- è fantastico!»

Judal ridacchiò «Piccola, ti meravigli di questo e non ti stupisci neanche un po’ che io sappia volare? Sei strana…» si accomodò sulla morbida stoffa rossa «Bene, ora devo andare ma mi sono divertito.» doveva avvertire l’organizzazione, probabilmente Al-Sarmen non c’entrava niente con il fatto che qualcuno fosse entrato nel dungeon di Amon, e se quel qualcuno lo avesse conquistato sarebbe stata una bella scocciatura. Fece un cenno veloce a Lilith e sfrecciò via, confondendosi tra le fronde degli alberi, diretto verso l'accampamento dell'impero Kou lì vicino.

La ragazza rimase a fissare il punto dov’era scomparso, la bocca socchiusa, intrappolata nella miriade di pensieri che le turbinavano in testa.
Poi, Lilith si accorse di una cosa «…Mi ha lasciata qui.» si guardò in torno, non vide altro che insetti e foglie e arbusti «Come ci torno a casa io?!!»


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Questo per me è un capitolo molto importante, Judal e Lilith cominciano finalmente ad avvicinarsi e sono riuscita a collocare gli eventi della storia in un preciso arco temporale del manga. Come avrete capito, Aladinn e Alibaba sono appena entrati nel doungeon, quindi si trovano ancora a Qishan, la città dove si sono incontrati per la prima volta. 

Intendo andarci piano con Judal e Lilith, hanno entrambi un carattere difficile e non voglio gestirli in maniera frettolosa, si conosceranno lentamente e il loro rapporto cambierà con il tempo... 
Ditemi che ne pensate, se li sto trattando bene e non sto sprofondando nell'OOC, se devo cambiare qualche battuta perché non è molto verosimile, se tutto è troppo veloce... per non parlare dei soliti errori ortografici :)

Grazie davvero a chi segue la storia, mi sto affezionando a questa piccola fic ^^
Alla prossima!

P.S. un po' di giorni fa, avevo già pubblicato questo capitolo, ma poi mi sono accorta che c'erano molti errori, era impreciso e noioso, quindi l'ho cancellato e riscritto. Chiedo scusa a chi l'aveva letto quando l'ho postato.
  
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