NOTE
DELLO SPELACCHIOTTO
Buona
domenica tutti/e!
Sarò
breve, anche perché non c’è molto da
dire ma tre persone speciali da
ringraziare. Giusto un paio di formalità, questa
è una shot che partecipa al
contest natalizio organizzato dal gruppo Facebook EFP
Madness, al quale chiunque è invitato, e penso sia
leggermente più OOC e
fluff di quelle
che scrivo di solito. Detto ciò, vorrei ringraziare NCSP che ieri sera penso abbia fatto un
casino ma la perdono
comunque perché è la mia figliuola preferita, herion perché mi sta aiutando
in questo momento difficile da
shipper compulsiva e la mia Watson
che ieri non si è nemmeno addormentata a guardare Lo Hobbit,
ma ha fangirlato
come una pazza su Lee Pace (e
come darle
torto?) <3
E
ora, buona lettura e buon CumberChistmas!
John
entra nella camera da letto di Sherlock, trovandolo sprofondato sotto
il
piumone. Ogni volta, dopo un caso, il detective crolla in quel modo,
addormentandosi un po’ ovunque e venendo trascinato dal
medico nel letto più
vicino, dove più tardi verrà raggiunto da
quest’ultimo. Inizialmente questa che
ormai è diventata un’abitudine è nata
perché John era troppo stanco per salire
fino al piano di sopra, stremato da tutti quegli inseguimenti, e non provava
più alcuna malizia nel
condividere un letto con lui. Poi la mattina si svegliavano
l’uno abbracciato
all’altro, ma non ci hanno mai dato peso, non fino a quando
la signora Hudson
non li ha scoperti e sono stati costretti e parlarne. Non si sono mai
dichiarati
apertamente, almeno non agli occhi degli altri, ma hanno capito fin da
subito
che quel qualcosa tra di loro era finalmente uscito allo scoperto.
-Sherlock-
lo chiama gentilmente, passandogli una mano nei capelli, ma Sherlock si
tira le
coperte sopra la testa, mugolando in protesta. John sospira divertito e
si
ritira in cucina, tornando qualche minuto più tardi con una
tazza di cioccolata
calda e panna. Si siede sul materasso accanto a lui e lo scuote
leggermente.
-Sherl-
insiste con un tono di dolcezza nella voce, notando on piacere una
zazzera
corvina che fa capolino da sotto il piumone.
-Buongiorno-
lo saluta con un tiepido sorriso e gli porge la tazza fumante. Sherlock
si tira
a sedere e ricambia il sorriso, che si diffonde agli occhi,
illuminandoli, una
volta che il dolce profumo gli arriva alle narici.
-‘Giorno-
mugugna e prende un sorso, schioccando la lingua sul palato. John
ridacchia e
si allunga a baciare via la panna dai suoi baffi, lasciando il
detective
piacevolmente sorpreso e con un rossore diffuso sulle guance.
-Buon
Natale, Sherl- aggiunge, alzandosi dal letto per lasciargli finire la
magra
colazione che si permette dopo un caso.
-John-
lo richiama dal letto il detective, facendolo voltare verso di
sé. -Buon Natale
anche a te- gli augura arrossendo debolmente
tornando a sorseggiare la bevanda.
Il
medico militare lo ringrazia ed esce dalla stanza, andando ad indossare
il
maglione natalizio come da tradizione, da sempre criticato da Sherlock.
Va in
cucina a lavare le tazze ed a tirare fuori il regalo per
l’uomo, quando sente
un’allegra voce famigliare nel soggiorno.
-Cucu’!
Buon Natale, mio caro- la signora Hudson fa il suo ingresso nella
piccola
stanza andando ad abbracciare John, che ricambia la stretta.
-Grazie,
signora Hudson, anche a lei- ridacchia. –Come è
elegante, pranzo con la
famiglia?- le domanda, asciugandosi le mano in un asciugamano.
-Con
i nipotini, sì, ne avremo fino a tardi, mi sa- sospira con
aria teatrale.
In
quel momento li raggiunge Sherlock, ancora assonnato e con la camicia
bianca
sbottonata. Sbadiglia passandosi una mano nei riccioli e posa la tazza
nel
lavello, accorgendosi poi della padrona di casa.
-Buongiorno
e buon Natale- le dice, coprendosi il torace scoperto con un minimo di
decenza
e donandole un breve abbraccio. John sorride vedendolo così,
sorridente e
genuinamente allegro, abituato al suo essere perennemente accigliato.
-Grazie,
caro. Ora devo davvero andare, ci vediamo stasera. Festeggiate senza
esplosioni
e rompere qualcosa- si congeda, agitando la mano rugosa ed uscendo dal
piccolo
appartamento.
Sherlock
ridacchia e tira una pacca sulla spalla al medico, rosso in faccia per
l’imbarazzo.
Quindi si dirige nel soggiorno ed afferra la vestaglia appoggiata sul
dorso
della poltrona, ma la getta via notando le tracce di colla, un
esperimento per
trovare il collante che ha causato la morte ad un bambino di tre anni
la
settimana scorsa. John si schiarisce la voce e lo raggiunge,
prendendogli l’indumento
dalle mani.
-Lascia.
Te la lavo io- dice, facendo qualche passo in direzione del bagno, ma
si sente
trattenere per il maglione e si ferma. Appena si volta, sente un paio
di labbra
calde ed al sapore di cioccolato premute contro le proprie. Si congela
in
quella posizione e dopo un attimo di smarrimento risponde al bacio,
socchiudendo le palpebre. Dura appena qualche secondo, ma ha il potere
di
annebbiargli i sensi ed appannargli la vista. Riprende controllo di
sé e
ridacchiando va a buttare la vestaglia nel cesto dei panni sporchi.
Torna nell’altra
stanza e trova Sherlock inginocchiato di fronte all’albero
addobbato. Sorridendo
dolcemente va a sedersi accanto a lui, soffiandogli un bacio nei
capelli.
-E’
il primo Natale che festeggio da quando è morto mio padre-
bisbiglia, prendendo
una pallina dorata e rigirandosela tra le mani.
John
non risponde, semplicemente lo stringe contro il proprio petto e lo
culla con
dolcezza. Sa quanta fatica gli costa parlare del proprio passato con
qualcuno,
perfino con lui, ma non ha mai voluto aprirsi davvero con nessuno
tranne forse
suo fratello Mycroft ed il loro rapporto non è uno dei
migliori. Tuttavia per
la cocciutaggine di voler costruire una relazione perfetta si
è costretto a
confidarsi con John, anche se quest’ultimo gli ha chiaramente
detto che gli
andava bene così, di non volere la relazione perfetta.
Sherlock
prende un respiro profondo e si volta nell’abbraccio, andando
a scontrare le
loro bocche in una bacio impacciato che sa di promessa e di mille
parole non
dette. Quando si separano, il detective ha il volto in fiamme ma
l’espressione
serena.
-Apriamo
i regali- John gli dà un buffetto sul naso e scioglie
l’abbraccio,
inginocchiandosi accanto all’albero ed allungandosi per
prendere un pacchetto
rosso. –Non dedurne il contenuto, altrimenti uccidi il senso
del Natale- lo
ammonisce con affetto, ricevendo uno sbuffo divertito da parte del
moro, che
afferra il regalo.
-Pensavo
che il Natale fosse una festività religiosa con cui si
festeggia la nascita del
Messia. Avresti dovuto dire che uccido il senso commerciale del Natale-
risponde, strappando la carta regalo mentre John rotea gli occhi.
Estrae un
maglione di lana rossa con un motivo tipicamente natalizio, simile a
quelli del
medico militare. Lo alza all’altezza del viso ed esclama
–E’ orribile.-
L’altro
arrossisce imbarazzato e leggermente offeso e si gratta la nuca
abbassando lo
sguardo.
-Sì…-
sospira, sentendosi un completo idiota. Qualche attimo dopo si sente
stringere
da qualcosa di caldo che gli pizzica le guance e solleva il volto,
trovando che
quel qualcosa è Sherlock stesso, che indossa il suo maglione.
-Grazie-
borbotta contro la sua spalla per poi allontanarsi, lasciando un John
piacevolmente sorpreso a realizzare ciò che ha appena detto.
Quindi il medico sorride
come un ebete e percepisce a malapena il pacchetto che
l’altro ha messo nelle
sue mani. Lo apre e ne tira fuori una lente d’ingrandimento.
-…
Grazie, Sherl- sussurra rigirandosi l’oggetto tra le mani,
ancora avvolto nella
plastica per l’imballaggio.
-Vedi
ma non osservi, John- ribatte Sherlock, prendendo la lente ed indicando
un’incisione
sul manico. Il biondo avvicina il viso al punto e nota una data incisa.
-E’
la data del…- bisbiglia, improvvisamente commosso.
-Del
nostro primo bacio- termina il detective al posto suo, arrossendo
vistosamente.
John
posa la lente accanto a loro, attento a non romperla, e salta
letteralmente
sulle sue labbra stringendolo a sé. Gli riempie il viso di
baci e gli sussurra
dolci cose senza senso all’orecchio, mentre l’altro
ricambia la stretta
ridacchiando e trovando finalmente il verso senso del Natale.