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Autore: alaskha    22/12/2013    3 recensioni
Aggrottai le sopracciglia, confusa. Una lettera per me? Da quando ricevevo lettere? Mio padre era troppo pigro e si limitava alle telefonate che duravano due ore e passa, lamentandosi poi del costo. Manuel non ero neanche sicura sapesse scrivere e Jane non si ricordava della mia esistenza.
Lui poi era in Italia, e non mi aveva mai cercata, mai in nessuna occasione: era rimasto a Milano per tutti quei quattro anni, magari trovandosi una bella fidanzata italiana dalle curve prorompenti e l’accento volgare. Non era mai tornato a casa neanche per Natale e quando chiamava Manuel, non chiedeva di me.
Beh tanto meglio, a me di lui non importava nulla e non volevo né parlargli e né tanto meno parlarne. Zayn Malik era un capitolo chiuso della mia vita.. un capitolo molto bello, certo, ma pur sempre chiuso.
(Sequel di "Skinny love")
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Half a heart
Chapter six - Fire starter

 
Appena mi svegliai ebbi come l’impressione di essere stata catapultata all’inferno, per tutto il casino che quegli indegni stavano facendo. Ma dico io, c’è gente che ha appena affrontato un viaggio di ben due ore in aereo, volete tacere?
Provai e riprovai a riaddormentarmi in tutte le svariate posizioni che il mio vecchio letto aveva da offrirmi, ma niente, le loro voci erano troppo alte: neanche fossero stati bimbi incapaci di contenere la loro gioia. 
Mi alzai e non mi guardai neanche allo specchio, spalancai la porta di camera mia e scesi molto molto molto molto molto lentamente le scale. Ventisette anni dopo raggiunsi la cucina, ovvero il luogo dove stavano scatenando l’inferno.
“Avete finito di fare tutto questo rumore? Stavo cercando di dormire, io” tuonai, con la mia vocina irritante nonché infastidita.
“Sei adorabile, piccoletta”
Strabuzzai gli occhi quando sentii quella voce calda e calma, come avevo fatto a non riconoscerla? Mi voltai verso di lui, con un falso sorriso stampato sulle labbra.
“Zayn, ma non ti mancava casa tua? Ecco, vacci allora” replicai, acida.
“Mi mancavi di più tu, in effetti” concluse, con un sorriso angelico.
Ma mi suonava tanto di presa in giro, così roteai gli occhi al cielo e mi sedetti su uno dei miei vecchi alti sgabelli, appoggiandomi con i gomiti al tavolo della cucina. Mio padre era indaffarato: stava preparando i pancakes, perché voleva darci un bentornato come si deve.
“Ehi, Natalie, buongiorno!”
Mi voltai verso di lui, stirando un sorriso.
“Mikey! – lo chiamai, affettuosamente – che ci fai anche tu qui?”
“Anche? – mi chiese, scherzosamente indignato – che significa anche? So di non essere un aitante pakistano, ma quell’anche mi ha ferito, sappilo”
Sentii Zayn ridere, e lo osservai mentre spegneva la sua sigaretta nel portacenere di fronte  a lui. Tyler lo lasciava fumare in casa, come se fosse figlio suo.
“Questo significa che avete fatto amicizia?” domandai ai due.
“Per forza – disse Mike – Zayn è un grande, non mi avevi detto che allenava il Milan, la squadra italiana d’eccellenza – fece una pausa, pensandoci un po’ – in realtà non mi avevi detto proprio niente, di lui”
A quell’affermazione, Zayn volse lo sguardo verso di me, ed io feci lo stesso, ma per un secondo soltanto, tornando poi a giocherellare con le mie stesse mani. Notai con la coda dell’occhio che aggrottò le sopracciglia, ed ero sicura che stesse per dire qualcosa.
“I pancakes sono pronti!”
Ma per fortuna mio padre esplose in grida di gioia per la colazione che ci aveva preparato con tanto amore. Almeno spero, stavo morendo di fame.
“Tu non hai mai parlato di me? Con nessuno?” mi chiese Zayn, stupito, senza farsi intimidire dalla presenza di papà o di Mike.
“Io.. beh.. non lo ritenevo necessario” tentennai un po’.
I due si guardarono, sentendosi di troppo, così papà escogitò un piano: non me lo sarei mai aspettato, dall’uomo tanto ambiguo che mi crebbe.
“Mike, ti va di vedere il resto della casa? Abbiamo una veranda spettacolare”
Mike ingoiò rumorosamente un pezzo di pancake, per poi lasciare la cucina insieme a Tyler, lasciando me e Zayn completamente da soli.
“Non lo ritenevi necessario, eh?” riprese lui.
Scossi la testa, mentre lo guardavo estrarre dal suo pacchetto di sigarette un’altra Marlboro.
“Non hai perso il vizio” notai.
“Ne ho tanti di vizi io, Natalie, e non ne perderò mai neanche uno” confermò, incastrandola tra le labbra.
“Per esempio?” chiesi, curiosa.
“Per esempio il fumo, no?” disse ovvio.
“Fammi un altro esempio” insistetti, alzandomi con l’intento di preparare un caffè.
“Ne vuoi un altro? – annuii, mentre lui pensava – mh, fammi pensare..”
“Avanti – lo esortai, prendendo due tazze dalla credenza – se dici di avere così tanti vizi, almeno un altro ti deve venire in mente”
Così Zayn sorrise, accendendosi la sigaretta ed aspirando profondamente. Guardai le sue braccia scoperte dalla maglietta a mezze maniche appoggiate al tavolo, e notai nuovi tatuaggi, probabilmente Made in Italy.
“Tu, per esempio”
Aggrottai le sopracciglia, stupita, posando la sua tazza davanti a lui. Mi ringraziò con un cenno del capo, dopodiché tornai a sedermi, sorseggiando un po’ del mio caffè.
“Io? Ma come faccio ad essere un tuo vizio, io?”
“Dopo quattro anni, non ho perso la voglia che ho di te – mi spiegò, bevendo – come la mettiamo?”
Sorrisi, davanti al suo sguardo eloquente.
“Sono una bomba, Malik” mi giustificai, stringendomi nelle spalle.
Lui aspirò del fumo, abbozzando una risata.
“No, sei fuori di testa, che è diverso”
“Non per altro sono innamorata di te”
Zayn prese l’ultimo tiro, spegnendo poi la sigaretta nel solito portacenere, guardandomi lusingato: la scintilla nei suoi occhi era tornata.
“Quindi sei innamorata di me” ripetè.
Mi morsi il labbro, per essermi lasciata scappare una cosa del genere, di quei tempi non era proprio il caso.
“Ero” mi corressi.
“No, piccoletta, ti ho sentita bene” disse lui, convinto.
Ed infatti aveva ragione, ma dovevo negare negare e negare fino alla morte.
“No – scossi la testa – io ti odio” sostenni.
“Ah sì? – mi chiese divertito - e perché passi da un estremo all’altro così facilmente?”
“Mi hai fatto litigare con Jacque, ieri sera” lo informai, finendo il mio caffè.
“Io? Che centro io? Non sapevo neanche che vi foste visti” si difese.
“Ha visto le nostre fotografie, non vuole che ti veda più, se non per questioni riguardanti il matrimonio” lo citai alla fine, imitando tristemente la sua voce, giocando con i motivi del legno del mio tavolo.
“Che cosa?” chiese Zayn, retorico.
Così io annuii e lui posizionò due dita sotto il mio mento, costringendomi a guardarlo negli occhi. Ad accogliermi trovai un bel sorriso rincuorante, che mi fece sorridere di riflesso.
“Il tuo fidanzato è un coglione, piccoletta  - sostenne Zayn – scusa, ma nessuno, tanto meno lui, riuscirà mai a tenermi lontano da te”
Certo, tranne te stesso.
Ma lo tenni per me, non avevo voglia di litigare.
“Non voglio, Zayn” confessai.
Così lui scosse la testa, convinto.
“No, infatti, staremo insieme tutti i giorni a partire da oggi – mi promise – anche a costo di spaccargli la faccia, piccoletta”
Gli sorrisi, con il desiderio di cacciare papà e Mike di casa, chiudere a chiave la porta e rintanarmi tra le sue braccia per tutto il resto della giornata.
“Federico ed Andrea vogliono vedere la città, oggi” m’informò, finendo a sua volta il caffè che gli avevo preparato.
“Entrerai nei panni di una di quelle guide che sollevano un ombrello per farsi seguire?”
“Simpatica, sul serio” mi prese in giro.
Lo guardai alzarsi dallo sgabello, così feci lo stesso.
“Ok, d’accordo, scusa – dissi, alzando le mani in segno di resa – credo che anche Mike e gli altri vogliano fare un giro per Londra”
“Bene – Zayn si strinse nelle spalle – Mike, il tuo capo e quella ragazza bionda sono le benvenute nel nostro gruppo di turisti”
“Zayn – lo ripresi, notando un solo nome mancante alla sua lista – lo so che tu e Jacque non andrete mai d’accordo, ma almeno provaci, fallo per me”
“No, piccoletta, non posso farlo, neanche per te, e sai perché?”
“Dimmelo tu, Malik”
“Perché è lui la causa del fatto che tra noi non potrà tornare tutto come prima, lui e solo lui”.
 
 
 
 
 
 
“È da una vita che non metto piede al Fire Starter, come sta Nick?” chiesi ad Harry, che mi camminava affianco, con le mani nelle tasche.
“È il solito Nick” mi rispose, stringendosi nelle spalle.
Annuii, mentre Harry apriva la porta del locale lasciandomi entrare per prima come un vero gentiluomo. Adocchiai il nostro vecchio solito tavolo, e quando notai che era già occupato da circa un migliaio di persone, aggrottai le sopracciglia.
“Ma che diavolo..?” cominciai.
“Oh, abbiamo compagnia” continuò il mio migliore amico.
Vidi Mike sventolare la mano in aria, per farsi notare da noi, suppongo.. o forse aveva solo spasmi muscolari dovuti alla sua mancata sanità mentale. E, con ogni probabilità, si trattava della seconda opzione.
“Ciao ragazzi, Londra è spettacolare! Voi non potete capire!” disse mangia – pasta dagli occhi verdi.
“Tu dici, Federico? – chiesi, scettica, accomodandomi affianco a lui – io ci vivevo a Londra!”
“Oh, giusto..” convenne.
“Che cretino” sentenziò mangia – pasta Thicke.
Scossi la testa divertita da quei due casi umani, per poi notare che il posto accanto al mio non occupato da Federico, era vuoto.
“Ciao piccola”
Ah, c’era anche lui? Mi sforzai di sorridere, rispondendo al bacio del mio fidanzato.
“Ciao tesoro, vista Londra?” gli chiesi.
Lui annuì.
“Certo, è bella ma – commento inopportuno in arrivo – Parigi non la batte nessuno”
Mike roteò gli occhi al cielo, ed io mi sforzai di non fare lo stesso.
“Tu sì che sei aperto a nuovi orizzonti” scherzai.
“Ecco qui – intervenne la voce di Louis, che scoprii si stava improvvisando cameriere – la coca cola di Mike, il succo di Julia, le due porzioni di patatine fritte per gli italiani e caffè alla francese per Jacque”
“Caffè alla francese? Ma fai sul serio?” gli chiesi.
Lui si strinse nelle spalle, giustificandosi.
“Lo sai che sono molto patriottico”
Ed anche molto idiota.
Ma quel commento me lo tenni per me, onde evitare stupiti litigi davanti a tutti: Jacque non era molto auto ironico.
Louis alzò le sopracciglia scettico, facendomi soffocare una risata.
“E per il mio fidanzato, the freddo”
Lou baciò dolcemente le labbra di Harry, porgendogli il bicchiere tra le mani.
“Grazie amore”
Quanto amore erano quei due ragazzi, mi scioglievo ogni volta che Louis lo guardava in quel modo.
“Ah, eccovi qui, siete arrivati”
Oh, no, diavolo, dannazione, tutti i santi, ma perché a me? Jacque e Zayn nello stesso posto no, non ero ancora capace di gestirli. Già che fossero nella stessa città, nello stesso stato, nello stesso continente e sullo stesso pianeta, mi creava qualche problema. Figurarsi a respirare la stessa aria.
“Natalie, mi sono preso la libertà di prenderti un caffè – disse Zayn, porgendomi la tazza fumante – non sarà buono come il tuo, ma anche questo può andare”
Presi la tazza dalle sue mani, guardandolo male, cercando di rimproverarlo con lo sguardo. Ma lui mi fece l’occhiolino, ed io sperai con tutto il cuore che Jacque non lo avesse notato.
“Parigi sarà pure bella – disse Julia, distogliendomi da quella scomoda situazione – ma Londra, con una guida come Zayn, riesce di gran lunga a superarla”
Zayn le sorrise riconoscente e dal modo in cui Julia se lo stava letteralmente mangiando con gli occhi, decisi d’intervenire dato che Malik era mio e solo mio. Insomma, avrebbe almeno dovuto chiedermi il permesso.. che non le avrei comunque accordato, ovvio.
“Oh sì Julia, che carina che sei – cominciai, sorridendo falsamente – ma ti prego, parlaci un po’ del tuo ragazzo che ti aspetta in Francia, come vanno le cose?”
Vidi Mike soffocare una risatina, mentre Julia m’inceneriva con lo sguardo e Zayn cercava d’intercettare il mio. Quando incontrai i suoi occhi, notai un’ombra di strana serietà. Lo vidi avvicinarsi, per poi prendere posto accanto a me.
Jacque strinse un po’ più forte la presa del suo braccio sulle mie spalle, facendomi sbuffare.
“Fammi capire – cominciò Zayn sottovoce, mettendo mano al suo pacchetto di Marlboro – tu puoi fartela con un francese ma nessuna ragazza può neanche lontanamente muovere un apprezzamento verso di me?”
Stava cercando di confondermi con l’uso degli avverbi, ma io ero più furba di lui.
“Esattamente” convenni, sorridendogli.
“Certo, resta pure nella tua convinzione, piccoletta” disse, con la sigaretta incastrata tra le labbra.
Così mi adirai, raddrizzandomi sulla sedia e sfilandogli con forza la Marlboro dalla bocca.
“Zayn, guardami un po’” dissi, dura.
“Che vuoi?” mi chiese lui, vagamente scocciato.
E certo che era scocciato: Jacque mi stringeva esattamente come era solito fare lui, anni fa. Così abbassai lo sguardo, addolcendomi solo un po’.
“Julia è una stronza, tutto qui”
Tornai al mio posto, giocherellando con la sua sigaretta, continuando comunque a sentire il suo sguardo addosso. Gli altri non c’erano più, erano scomparsi, come succedeva ogni volta che io e Zayn eravamo insieme: solo noi due, tutto il resto del mondo non contava.
“Natalie?” mi richiamò.
“Sì?” risposi, speranzosa.
“Posso riavere la mia sigaretta?”
“Oh – dissi, un po’ delusa – certo, tieni”
Si accese la Marlboro, lui che era l’unico cliente del Fire Starter che si poteva permettere di fumare all’interno del locale, senza che Nick andasse in escandescenza: tutto merito del suo fascino irresistibile.
“E, piccoletta..”
Sentii la sua mano cercare la mia, e lasciai che le sue dita s’intrecciassero alle mie. Voltai il viso verso il suo, incontrando i suoi occhi ed il suo bellissimo sorriso. Con le due dita della mano libera sfilò la sigaretta dalle labbra, prendendo un profondo tiro. Avrei voluto restare così per sempre, con le nostre mani intrecciate ed i nostri occhi a guardarci, in ogni nostra piccola sfaccettatura che conoscevamo ormai a memoria.
“Pensavo lo sapessi” disse, poi.
“Che cosa?” domandai, visibilmente confusa.
“Che c’è solo una stronza, di cui sono innamorato”
Che parlasse della sottoscritta non era certo un segreto, per me.
“Malik! Natalie! Siete a Londra e nessuno ci dice niente? Questa può essere opera solo di Styles e Tomlinson, senza ombra di dubbio”
Conoscevo quella voce che interruppe quel nostro momento, e non ci pensai due volte, prima di alzarmi e corrergli incontro, abbracciandolo.
“Liam! Sei qui!”
“Certo piccola, se mai sei tu che sei qui” mi corresse.
“Gli sposini volevano tenerti tutta per loro, non è vero?” e conoscevo anche quella, di voce.
“Niall!”
Corsi incontro all’irlandese, lasciandomi stringere anche da lui.
“E guarda un po’, Malik che fa finta di non vederci, troppo occupato a fumarsi la sua dannatissima Marlboro – disse poi Liam – non sei cambiato di una virgola, eh?”
Alla fine eravamo cresciuti, ed eravamo un solo, unico e grande gruppo. Liam e Niall erano dei ragazzi meravigliosi che avevo imparato a conoscere prima di partire per la Francia, trovando in loro due fantastici amici.
“Avevi dubbi?” disse Zayn.
Liam scosse la testa, divertito.
“Avete compagnia, vedo” disse poi.
“Payne, questi sono i miei amici, direttamente dall’Italia – Zayn fece le presentazioni – Federico ed Andrea”
“Piacere, ragazzi, sono Liam”
“E loro sono i colleghi francesi di Natalie – disse Harry – Mike, Julia e Jacque, il suo fidanzato”
A quelle sue parole, Liam voltò immediatamente lo sguardo verso Zayn, che si limitò a spegnere la sua sigaretta nel portacenere di fronte a lui. Rimasi a guardare la scena, fino a che non sentii il braccio di Niall attirarmi a sé.
“Fidanzato?” mi chiese, scettico.
“A quanto pare”
“Ma che significa?” continuò, confuso.
“Significa che stiamo insieme, no?”
“E tu e Zayn?”
“Quella è storia, Niall”.

 




 
who cares?
ciao belle :)
sono di frettissima anche oggi, la batteria del computer ci sta abbandonando.
sono in vacanzaaaaaaa smfgsfhdsgf
what about you? 
bene bene bene, cosa accade in questo capitolo?
arrivano Niall e Liam, che faranno parte della storia, contrariamente a Skinny love.
e poi? poi poi poi Julia che inizia a diventare una nota molesta (Glee a parte).
adesso scusate, ma prima che muoia il computer, volevo ringraziarti ancora ancora e ancora.
vi amo, addio <3




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