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Autore: SkyDream    22/12/2013    10 recensioni
Capitolo 1:“Che succede Ran?” aveva chiesto sedendosi sul letto e facendo dondolare le gambine a mezz’aria.
Capitolo 2:“Anche io ho le mani calde per lo stesso motivo” aveva detto lui scandendo le ultime due parole.
Capitolo 3:Appena vide quella scena gli si fermò il cuore, erano entrambi al palasport della periferia e lui la teneva per i fianchi per evitare che cadesse. Rise.
Capitolo 4:"Aspettami Ran…ricordati che tu sei la mia luce.- Shin.”
Capitolo 5:“Taglia il colore che ti piace di più, non ha più importanza ormai. Sappi però che noi due resteremo per sempre insieme, perché noi due siamo fatti l’uno per l’altra.”
Capitolo6: "Hai paura Conan? Pensavo che gli angeli non avessero paura."
Prima storia( tra l'altro a raccolta) che pubblico su questo fandom, spero vi piaccia.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera a tutti.
Questo è l'ultimo capitolo della raccolta.
Perchè è l'ultimo capitolo?
Perchè rileggendo tutta la storia mi sono resa conto che fa più schifo di quello che immagginassi... è ciò mi ha distrutto abbastanza.
Per tanto, visto che questa raccolta non ha nè testa nè piedi, ho deciso di finirla qui.
L'altra opzione era eliminarla ma grazie a questa cosa mi sono affezionata a tanti di voi, e poi non mi sembrava giusto nei confronti della mia Bannerista di fiducia- Giulia Pierucci- che mi dedica pure questo banner,

Per tanto vorrei ringraziare tutti e scusarmi con quelli che hanno pensato che questa storia dovesse finire già dal primo capitolo.
Infatti ho sempre chiesto di saltare i primi 4 perchè sembrano una raccolta a parte.
Un bacio a tutti

La vostra SkyDream.
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Tutta la verità, solo la verità, nient’altro che la verità.
Il dito piccolo di Conan cliccò il tasto rosso sul cellulare privato: Ormai non c’era più nulla da fare, Ai era stata più che chiara.

Conan-Kun, ho trovato il modo per sconfiggere l’Organizzazione…solo che abbiamo un problema molto grave: Devo tornare grande.”
“Che bella notizia! Basterà che tu prenda l’antidoto temporaneo e finalmente quei corvi neri porta sfiga saranno conciati per le feste!” esultò Shinichi contento e con una speranza nel cuore.
“Mi dispiace Conan, ma devo tornare grande a tempo indeterminato…e l’unico modo per riuscire a creare l’antidoto è farti ingerire un nuovo prodotto che ho appena ultimato e ….” Continuò quella con una tristezza palpabile nella voce. “E vedere come reagisce il corpo a freddo, in base allo sfogo effettuato allora riuscirò a creare l’antidoto per il corpo a caldo.”
Un momento di silenzio avvolse entrambi, dei brividi si impossessarono della pelle del ragazzino.
“Il corpo a freddo?” chiese sapendo perfettamente cosa intendesse la scienziata, nonché compagna di avventure.
“Dopo aver ingerito la pillola te ne darò un’altra che ti causerà un arresto cardiaco…però pensaci bene Conan-Kun, potresti anche rifiutarti.”
Troppo tardi, aveva già staccato la chiamata.

Il bianco soffitto della stanza era diventato stranamente interessante, come se al suo interno ci fossero tutte le risposte alle sue domande…e le risposte ai suoi pensieri che l’assillavano da quando quella situazione assurda l’aveva coinvolto all’interno del giro nero più grande del pianeta.

Sarebbe riuscito a ingerire entrambe le pillole?

Sarebbe riuscito a dire addio a quel sorriso splendido che faceva risplendere le sue giornate? Ci sarebbe riuscito o si sarebbe comportato da bambino e sarebbe rimasto con Ran, magari per il resto della sua vita?

I suoi piedi erano rivestiti da calze colorate, su di lui solo vestiti colorati e stampe per bambini: era stanco di tutto ciò.
Scese dal letto e si avviò verso la camera di Ran, infondo lei aveva visto tutto…non sarebbe stato difficile convincerla che quel bimbo dalla testa mora era il suo Shinichi.

Ripercorse i lunghi corridoi facendo scorrere la mano sul muro: Gli sarebbe mancata quella casa?

Udì perfettamente ogni singolo rumore procurato dalle sue scarpe da interni: Gli sarebbero mancati quei rumori?

Passò davanti la camera di Goro e lo sentì russare in pieno nella sua pennichella pomeridiana: Gli sarebbe mancato quel secondo padre?

Si fermò davanti la stanza più bella e profumata di tutta la casa: Gli sarebbe mancata quella camera!

La castana stava ripetendo la lezione per il giorno successivo, sentiva la sua voce melodiosa rimbombare leggermente all’interno di quelle fedeli quattro mura.
Il cellulare tremò tra le sue mani, non poteva permettersi un comportamento così infantile…ma infondo quella era la sua ultima visita a quell’angelo che gli aveva cambiato la vita da molti anni, l’aveva resa speciale.
Ora, dietro la porta di quella camera doveva finirla con quella stupida storia.
Un rumore simile a qualche suoneria predefinita cominciò a fare da sfondo a quella situazione che entrambi odiavano e amavano con tutto se stessi.

“Pronto, Shinichi?” chiese una Ran un po’ perplessa mentre continuava a giocherellare con una matita rivestita di mille colori, un po’ come il suo cuore.

“Devo parlarti…” La matita scivolò lentamente dalle dita morbide e fredde della fanciulla, era caduto con un tonfo secco, la mina era ormai spezzata ed era finita sotto il piede della scrivania in legno. “Sono stanco di mentirti, in realtà mi sono stancato molto tempo fa e tu lo sai molto bene."

Silenzio. Un singhiozzo. La supplica di capirci qualcosa.

“Ti amo…” disse guardando il farfallino rosso tra le sue mani, lo staccò con un rumore secco e violento e lo gettò dentro la porta della camera, insieme ad essi c’erano anche i tondeggianti occhiali. “Ti amo e questo non posso negarlo, Ran.”

Conan entrò nella stanza con un sorriso triste, si poggiò allo stipite della porta e diede un calcio ai due oggetti che aveva tirato poco prima.

I suoi occhi blu incrociarono quelli della ragazza che, ancora con il cellulare all’orecchio e il libro di biologia aperto, era rimasta a fissarlo con un espressione indecifrabile.

Le sue labbra sembrarono tremare, cercavano di pronunciare una parola- un nome- che entrambi conoscevano fin troppo bene: era il suo nome.

“Si, Ran, è proprio come pensi tu. Io, Conan Edogawa, sono Shinichi Kudo!” esclamò lui senza il minimo tatto, doveva correre da Ai ma non poteva permettersi di lasciare Ran in quel modo…in quello stato.
Si avvicinò a lei e la guardò fisso in quelle iridi preziose che tanto aveva amato e protetto.
Con una mano accarezzò il dolce viso e sfiorò il contorno degli occhi.

“Se l’ho fatto è stato solo per proteggerti. Se non ti ho detto nulla è stato solo per la tua incolumità. Ma ora è giunto il momento che la quasi verità diventi la giusta e intera verità, senza eccezione!”  La castana era rimasta immobile a fissarlo e ad annuire, sembrava solo una semplice mattinata di chissà quale giorno e di chissà quale mese, d’altronde cosa le importava di che giorno fosse se, secondo lei, non c’era lui ad animarla?

“Quella volta, a Tropical Land..” ed ecco che una miriade di immagini passarono la loro mente facendoli tacere e facendogli trattenere quel poco di fiato che i loro polmoni si imponevano di prelevare “Mi sono allontanato un attimo perché avevo notato degli scambi tra alcuni uomini vestiti di nero.” Shinichi tacque.

“No, Shin, non ti sei allontanato un attimo!” sussurrò lei guardandolo con gli occhi di cristallo, cristallo che cominciava a diventare liquido.

“Hai ragione, mi dispiace. Ma in quella occasione un terzo uomo, che non avevo notato prima, mi ha aggredito e mi ha dato del veleno chiamato Apotoxina chi mi ha rimpicciolito, ma loro credevano che io fossi morto.” Le guance della ragazza si arrossarono, le labbra tremarono e mutarono colore, i suoi occhi si chiusero per lasciar andar via alcune stille d’acqua salata. “Ai era un membro di questa Organizzazione in nero, ma dopo una lunga esperienza aveva deciso di prendere lo stesso veleno ed è stata presa in cura da Agasa. Da allora lottiamo entrambi per tornare adulti, ma l’Organizzazione è sempre in agguato e da poco ha capito che ci sono collegamenti tra me, te e Ai.”

Quella mano piccolina trasmetteva lo stesso calore della mano grande del suo vero corpo.

Rimasero in silenzio e anche gli occhi di Conan cominciarono ad inumidirsi, soffriva a vederla così…soffriva di più a sapere che lei non sapeva ancora tutto, doveva prendersi di coraggio e rivelarle tutto prima che il dolore lo squarciasse definitivamente.

“Ma ora abbiamo trovato la soluzione per il nostro problema: Ai mi userà per un esperimento e capirà come tornare grande e come sconfiggere questi uomini malvagi, ma per fare ciò dovrà…dovrà… dovrà uccidermi, capisci?”

Gli occhi celesti di Ran si aprirono di botto e terminarono di versare lacrime, le sue braccia lo circondarono e lui poteva sentire il suo cuore battere senza il minimo freno, il suo respiro era diventato veloce e fluido mentre il suo corpo tremava senza sosta ignorando i comandi del cervello…ma anche la sua mente era andata via, era diventata folle davanti a un’immagine simile…davanti il suo Shinichi che, morto per salvare tutti, era rimasto intrappolato in un corpo che non era suo.
La mano tremolante e pallida della ragazza cominciò a scompigliare i mori capelli del bambino, erano rimasti immobili, non sapevano cosa fare.

“Portami con te…” sussurrò in fine quella guardando nuovamente il bimbo negli occhi e scorgendo definitivamente il suo amore all’interno.

“Sei matta,Ran? Tu devi ricominciare la tua vita! Devi fare finta che…che io…” gli occhi lucidi.

“Non chiedermi di far finta che tu non sia mai esistito, perché tu e io siamo una cosa sola…tu ed io siamo un’anima divisa in due corpi, tu sole…e io luce, ricordalo!” La ragazza lo teneva stretto, aveva deciso che non l’avrebbe lasciato andare e che l’avrebbe convinto a non commettere atti imprudenti  come quello.

“Ran…io ti ho sempre amato, non ho amato nessuno se non te. E ogni volta che soffrivo tenendomi il cuore era perché l’antidoto temporaneo mi uccideva lentamente le cellule del corpo… se io ho sofferto un sacco solo per vederti sorridere, è solo perché ti amo!”

La ragazza aveva ripreso a disperarsi tenendolo fermo sul proprio corpo, non poteva minimamente pensare che tutti i suoi dubbi e le sue supposizioni fossero vere, che il suo Shinichi soffrisse per vederla sorridere, che quell’apparente e innocuo papillon e quegli occhiali erano solo una maschera d’aiuto per non riconoscerlo, che lei non era stata presa in giro… perché lui, Shinichi Kudo, l’amava più di qualunque altra cosa…e ora l’avrebbe perso per sempre.

“Ma la cosa peggiore è che tu, per me, sei stato amico, fratello, confidente e unico amore…perderò quattro delle cose a cui tengo di più se perdo te!”

E, nel silenzio di quella stanza, Shinichi sfiorava per l’ultima volta le labbra della ragazza: calde, morbide e sempre pronte ad accoglierlo…anche se per l’ultima volta.

E, dopo quell’infinito bacio, lui era scappato via senza darle il tempo di reagire, perché non poteva permettersi di farsi vedere così debole da piangere.

Una lacrima rigò la sua guancia mentre il suo cuore sentiva Ran urlare di fermarsi, e le sue gambe correvano più forti sapendo di andare in contro a morte certa.

E poi, dopo che quella pasticca interamente gialla era finita dentro di se, un’ altra pasticca rossa aveva firmato la sua morte, morte che aveva già provato anche se per poco esattamente 10 giorni prima quando, nella speranza di vederla con i suoi veri occhi, aveva tentato di prendere un antidoto non ancora ultimato e aveva sussurrato il suo nome con tutta la dolcezza del mondo.

Ingerisco la pillola blu chiudendo gli occhi, e la vedo li: bella come una Dea, i suoi occhioni blu che possono essere messi al pari della stella più bella, quel sorriso capace di mozzarmi il fiato da una vita, il vestito da sposa utilizzato per la recita, e poi…quelle parole che mi sono rimaste impresse durante la chiamata fasulla sull’aereo il giorno in cui Kaito Kid aveva fatto la sua seconda comparsa.
“I love you, Shinichi!” sorrido e pronuncio il suo nome con tutta la dolcezza che trovo.
Sento il mio cuore fermarsi del tutto e poi il buio più totale.*

E lì, a Beika, due stelle luminose erano morte insieme.

Lui, sole del giorno, era morto d’arresto cardiaco causato da una medicina,

Lei, luce della notte, era morta dentro dopo aver saputo tutta la verità.

* Tratto dal capitolo "E, nel caso dovessi spegnermi" ovvero capitolo 18 di questa raccolta.
 
   
 
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