10
In
infermeria
Le
teorie di Helen
La
squadra di supporto li aveva portati alla base in poco meno di due ore.
Era
stato il loro unico intervento in quella missione. Iago li vide parlare
con il
capo, più che altro per assentire ad ogni sua parola.
“
Voglio un rapporto dettagliato sulla mia scrivania entro un
ora.” Disse il capo
e se ne andò. Iago guardò la squadra. Erano
quattro agenti semplici, due di
loro li conosceva bene. Erano molto professionali, ma non molto potenti
da
soli… eppure non avevano un graffio. Cosa diavolo era
successo?
Individuò
l’agente medico e si fece indicare la stanza in cui erano
stati portati Ian e
Linus. Subito gli dissero che non avrebbe potuto vedere Ian. Era in
sala
operatoria, nessuno poteva entrare. L’agente si mise davanti
a lui, come
aspettandosi che Iago usasse la forza per passare. Il ragazzo invece
non disse
niente, fece un semplice cenno con la testa e tornò sui suoi
passi.
Era
inutile perdere il controllo in una situazione come quella. Non
c’era niente
che potesse fare e vedere il suo amico nel letto non
l’avrebbe aiutato a
pensare lucidamente. Avrebbe atteso e avrebbe sperato.
E
poi
c’era Linus. Decise di andare da lui.
“
Iago! Puoi dire a questi babbei che non ho bisogno di nessun riposo! Io
sto
bene!” gli urlò contro Linus, quando lo vide
entrare. Iago non riuscì a fare a
meno di sorridere.
“
Lasciali stare, Linus. Stanno facendo solo il loro dovere.”
“
E
non lo possono fare da un’altra parte?! Voglio andare da
Ian.” Sbottò Linus.
Iago
vide che stava bene davvero. Qualche graffio, qualche livido. Una benda
sulla
nuca, ma niente di preoccupante.
“
Cos’è successo là fuori?”
chiese, andando verso la finestra.
“
Non
lo so!” rispose Linus, brusco. “È quello
che voglio chiedere a Ian. L’ho già
detto pure al capo. Abbiamo aperto il blindato, stavamo per prendere la
refurtiva e poi è diventato tutto bianco. Dopo, mi sono
svegliato qui” ci pensò
un attimo e aggiunse: “ Pensavo di essere morto, sai? Poi ho
pensato che in
paradiso non ti attaccano alle flebo. Soprattutto se stai
bene!” lo disse alzando
la voce, in modo che gli infermieri sentissero.
“
Comunque non potresti andare da Ian. È in prognosi
riservata.” Disse Iago,
senza staccare gli occhi dalla finestra.
“
Hey, non ti metterai a piangere, vero, omone? Ian starà
bene. deve stare bene
per forza, perché deve spiegarmi che diavolo è
successo là fuori.” Disse Linus.
“ Il piano sembrava perfetto.”
Iago
sorrise, ma non rispose. Ian sapeva che non esistevano piani perfetti,
lo
diceva sempre. Si ingegnava solamente a limitare i danni. E a riportare
la
squadra a casa, sana e salva.
“
Sai
che sono riuscito a bloccare un’auto in corsa?” gli
chiese Linus. Anche senza
usare il suo poteva di leggere la mente, sapeva a cosa stava pensando
Iago. E
sapeva che erano pensieri inutili.
Iago
si voltò e si avvicinò al letto. Linus stava per
lanciarsi in un’accurata e
compiaciuta analisi delle sue abilità. Per una volta, non se
ne dispiacque.
Helen
si trovava a casa di un’amica quando suonò il
cercapersone camuffato da
orologio. Gli diede appena un’occhiata e continuò
ad ascoltare l’amica.
Frequentavano entrambe la facoltà di medicina e stavano
preparando l’esame di
farmacologia insieme.
“
Qualche impegno?” chiese Clara.
“
No,
no. Era solo la sveglia. Continua pure.” E Clara
continuò ad elencare tutte le
tipologie di farmaci che stavano studiando.
La
mente di Helen era già altrove. Iago l’aveva
chiamata con il codice giallo.
Nessuna emergenza… ma la informava che era successo qualcosa
ad un membro della
squadra. Qualcosa era andato storto nella missione di Ian e Linus? O
forse le
condizioni di Scott erano peggiorate? O si trattata di Karen?
La
mente la portava lontano da lì, lontano dal libro di
farmacologia che aveva
davanti, ma si impose di rimanere calma e distaccata. Anche nelle
situazioni di
emergenze la regola era mantenere la copertura.
E la sua copertura adesso era quel maledetto esame di cui
già sapeva tutto!
La
mattina seguente lasciò perdere
l’università e corse alla base. Aveva parlato
con Iago e non perse tempo in convenevoli: andò a cercare il
medico che aveva
visitato Ian e pretese la cartella medica. Dopodichè corse
nella stanza del
ragazzo.
Un’ora
dopo lasciò la sala per andare da Linus.
Lo
trovò a letto, intento a seguire un film d’azione
in tv.
“
Helen!” la salutò il ragazzo. “ Toglimi
una curiosità: tu puoi vedere sotto i
vestiti della gente, vero?”
Helen
era ancora sulla soglia. Sorrise, suo malgrado. “
Sì, se volessi, potrei.”
“
E
puoi farlo anche con gli attori in tv?”
“
Solo se li vedessi dal vivo. Se li guardassi in tv vedrei solo il tubo
catodico. Ma questo lo sai già.”
“
Uff…” sbuffò Linus, abbassando il
volume alla tele.
Helen
si sedette accanto al letto. Notò che non c’era
niente sul comodino,
evidentemente Linus stava più che bene.
“
Vabbè. Sai qualcosa di Ian?” le chiese.
“
Sono stata da lui prima. Ho dato un’occhiata alla cartella e
alle cure che
hanno predisposto. Stanno facendo il possibile, ma è ancora
incosciente” spiegò
Helen, senza mezzi termini, come suo solito.
Linus
tentennò un po’ prima di fare la domanda
successiva. Di fronte a Iago non
avrebbe mostrato la minima preoccupazione, ma adesso c’era
Helen e lei era
l’unica con cui si sentiva libero di esprimere quello che
sentiva.
“
Ha
qualcosa di grave, vero?”
Helen
conosceva quello sguardo e quello che stava pensando. “ No,
niente di grave. È
come se avesse consumato fino all’ultima goccia di energia
che aveva in corpo.
Ora ha bisogno di riprendersi.” Si fermò un attimo
e poi disse quello che pensava
davvero: “ Tu lo conosci, Ian. È capace di correre
per ore senza il minimo
affanno. Non so proprio cosa abbia fatto per finire in quello
stato…”
Linus
guardò altrove. “ Penso che mi abbia salvato la
vita. Lo dovrei ringraziare
quando si riprende.”
Continuarono
a parlare di altro e Linus ritrovò in parte il suo
buonumore. Sembrava essersi
convinto che Ian fosse solo “maledettamente
stanco”. Dal canto suo, poteva
lasciare l’infermeria già da qualche ora, ma con
Ian e Scott fuori
combattimento, non sapeva con chi allenarsi.
“
Per
la verità… volevo parlare con te di una
cosa…”
“
Ti
sei trovata un ragazzo!” esclamò Linus,
spalancando gli occhi.
“
Linus! Cosa ti fa pensare che lo verrei a raccontare a te, se trovassi
un
ragazzo!” disse Helen ridendo.
“
È
così che tratti gli amici! Con tutto quello che faccio per
te…” disse Linus,
strofinandosi gli occhi platealmente.
“
Lasciamo perdere, Linus. Ho una cosa da chiederti.” Fece
Helen, con
un’espressione seria.
“
Ogni tua parola è un ordine, principessa Helen dei
ghiacci.” rispose Linus.
“
Riguarda
Scott” esordì Helen.
“
Ok”
fece Linus. Non era più il momento di scherzare.
“
Ho
analizzato la sua cartella e le sue condizioni peggiorano gradualmente,
senza
alcun motivo concreto. I medici non ci capiscono niente, ma a me
è venuta
un’idea. Ma… be’… non penso
che il capo approverebbe.” Spiegò Helen con calma.
Non amava infrangere le regole e Linus lo sapeva bene.
“
Una
missione da Squadra beta?”
“
No”
rispose Helen. “ Niente di ufficiale. Dobbiamo solo svegliare
un amico.”
Entrarono
nella stanza riservata a Scott. Helen spiegò brevemente che
tutti quei
macchinari servivano a monitorare le condizioni di Scott, ma non
c’erano novità
da più di ventiquattro ore. In più, diventata
sempre più debole. Se ne stava
andando… lentamente.
In
quel momento, il viso di Scott sembrava ancora più pallido,
e non era solo
colpa della luce. Ora che aveva gli occhi chiusi, aveva un viso fatto
per
passare inosservato. Un fantasma.
“
Allora, vogliamo cominciare?” disse Linus. Non gli piaceva
stare lì. C’era
qualcosa in quella stanza, aveva la sensazione che non ci fosse solo
Scott lì.
Occhi che guardavano, voci che sussurravano.
“
Lo
senti anche tu vero?” chiese Helen.
“
Mi
fa venire i brividi. Ma è lui che lo fa?”
“
Penso di sì. Ora concentrati. So che i tuoi poteri non hanno
effetto su di noi.
Cioè, non puoi leggerci nella mente e in più, noi
avvertiamo chiaramente i tuoi
tentativi. Ma non abbiamo mai provato in condizioni del genere.
C’è una grande
attività celebrale, ma è come se
fosse… be’… da un’altra
parte.”
“
Vuoi che gli legga la mente?”
“
Sì,
se ci riesci. Voglio sapere che sta succedendo lì dentro.
Prova a parlargli.
Forse in questo modo, potremo avere un indizio e trovare una
cura.”
Linus
ci pensò un po’ su. Non c’era niente di
male in quello che stavano per fare, ma
Helen dimenticava una cosa fondamentale.
“
Helen, non posso leggere la mente di Scott. Ci ho già
provato una volta. Anche
se non conosce i suoi poteri e non riesce a percepirmi, io non posso
entrare
nella sua testa.”
“
Ma
non so se adesso… be’, se adesso è lui
dentro la sua testa.”
Linus
la guardò con gli occhi sgranati. Poi guardò il
volto di Scott. “Che cavolo
vuoi dire?”
“
Ho
osservato le sue mosse, i suoi poteri. E mi sono fatta l’idea
che la sua mente
lavora in modo diverso dalla nostra. E hai visto anche tu i fantasmi.
Per
controllare entità di tale portata deve avere
delle… non so come chiamarle…
delle forme mentali in grado di agire su vari livelli. Controlla il suo
corpo,
i suoi pensieri… e poi ci sono i fantasmi.” Helen
si fermò scuotendo la testa.
“ Non lo so, Linus. Sono solo ipotesi. Ne ho parlato anche
con Karen e mi ha
consigliato di continuare su questa linea e tu sai che osservatrice
è Karen.”
Finì Helen, quasi come a volersi giustificare.
“
Ok.
Quindi tirando le conclusioni, potrebbe essersi perso in
questi… livelli… e
aver perso il controllo del corpo. In fondo, è molto
inesperto.”
Linus
si avvicinò a Scott, ancora un po’ titubante, ma
stavolta era pronto ad andare
fino in fondo.
Provò
ad entrare nella sua mente. Sentì subito quella resistenza
che avvertiva sempre
quando era con Helen e gli altri… solo che questa volta era
molto più debole.
Poteva facilmente forzarla: era la prima prova a favore di Helen.
Chiamò
a raccolta le sue forze e si concentrò per spingere.
E in quel momento, accadde una cosa che non credeva possibile.
Nel
momento stesso in cui spinse con tutte le sue forze, la mente di Scott
si
spalancò come una porta. Linus fu risucchiato dentro e in un
istante si trovò
nel buio più completo. Per un attimo si lasciò
prendere dal panico, si guardò
intorno, senza vedere niente. Non c’era niente.
Un
attimo dopo, capì che si sbagliava. C’era qualcuno
che si muoveva lì vicino. O
qualcosa. Lo avvertiva chiaramente come avvertiva l’aria
fredda sulla faccia.
Non ebbe il tempo di chiedersi come fosse possibile avere quelle
sensazioni, se
il suo corpo era rimasto nella stanza con Helen. Adesso si
concentrò su quello
che sentiva e si preparò per difendersi.
“
Chi
sei?” gli chiese una voce gracchiante. Sembrava provenire da
molto lontano.
“
Dov’è Scott?” chiese Linus di rimando.
“
Scott non è qui. Non più. Ha lasciato questo
posto molto tempo fa. Chi sei tu
che giungi vivo tra i morti?”
“
Scott deve essere qui, bastardo! Dimmi
dov’è?” gridò Linus,
meravigliandosi
dell’eco provocato dalla sua voce. Le sue percezioni adesso
erano tutte
sballate. Se si fosse mosse, avrebbe perso facilmente
l’orientamento.
Colui
che aveva parlato non rispose, ma cominciò a muoversi.
“Sei venuto a far
compagnia al nostro jushi?”
“
Che
vuoi dire?”
Qualcosa
sfrecciò verso di lui. Sentì il sibilo
dell’aria e istintivamente si tirò
indietro. Sentì qualcosa di affilato passargli accanto alla
guancia e perdersi
dietro di lui.
Calmo.
Doveva stare calmo. Era addestrato per quello. Così Linus
ritrovò la calma e
ricordò una cosa fondamentale. Era al buio, vero, ma lui era
il Signore delle
Ombre! Chiuse gli occhi, congiunse le mani ed evocò un clone
d’ombra. I suoi
cloni erano ciechi alla luce… ma vedevano benissimo al buio.
Linus poteva
vedere con i suoi occhi.
Vide
davanti a lui uno spettro. Galleggiava nell’aria,
luminescente, terribile.
Stringeva nelle mani due sciabole fantasma, come un grande guerriero di
altri
tempi. Un attimo dopo vide dietro di lui apparire alti spettri. Non
poteva
restare lì a lungo.
“
Nessuno giunge immune nelle stanze dei morti, sonen!”
gridò lo spettro, poi si
lanciò contro di lui, urlando.
Linus
lanciò il suo clone contro di loro, mentre con tute le sue
forze cercò di
tornare indietro. Sentì di nuovo quella resistenza, ma
stavolta non ebbe
esitazione. Si scaraventò contro la parete e
tornò indietro, mentre il suo
clone veniva massacrato dagli spettri.
Linus
tornò in sé. All’improvviso, venne come
spinto all’indietro, inciampò nella
sedia e si trovò a terra.
“
Santo cazzo che storia!” esclamò, ansimando.
“
Linus! Mi hai fatto prendere un colpo! Cos’è
successo?” disse Helen.
“
Ho
fatto come hai detto! Sono entrato nella…”
“
Sei
ferito.” Lo interruppe Helen. Gli passò un dito
sulla guancia e gli mostrò il
sangue.
“
Cavolo allora è possibile! Mi hanno colpito quando
ero… be’… nella mente di
Scott…”
Linus
raccontò tutto quello che era successo. Non ci mise molto,
ma fu quando più
preciso possibile.
“
È
stata un’idea stupida” concluse Helen.
“
No!
Sono entrato nella sua testa come dicevi tu. Avevi ragione,
è possibile!”
“
Ma
è troppo pericoloso! Sei stato fortunato… non
possiamo provare di nuovo.” Disse
Helen. Era sconvolta al pensiero di aver messo la vita di Linus in
pericolo.
“
Ma
io ce la posso fare!” insistette Linus.
“
No,
Linus. Troveremo qualcos’altro.”
Linus
si voltò, risentito. Sapeva di potercela fare, gli serviva
solo un po’ di
tempo. Ma Helen sembrava così decisa…
“
Helen… ma come è possibile che nella mente di
Scott ci fossero così tante…
presenze?” chiese Linus ad un tratto.
“
Non
era la mente di Scott. Penso che ci sia un’altra
spiegazione.” Rispose Helen,
quasi soprappensiero.
“
Che
tipo complicato eh?” disse Linus, sorridendo.