Arrivarono alla fermata dell'autobus con un rombo di motore. Scesero dal ciclomotore e si tolsero il casco. Emily prese la sua borsa dal sedile, che le aveva gentilmente aperto Davide. In silenzio si sedettero in una delle panchine lì poste mentre aspettavano l'arrivo dell'autobus. Mentre il via-vai di persone defluiva, loro cercavano di intavolare una conversazione.
«Eccoci qui.»
«Già...» Diamine. non posso essere così timida! Non adesso!
«Ehm…Allora che mi racconti?» Disse
Davide tanto per rompere il ghiaccio.
«Beh, non molto in realtà. Che vuoi che ti
dica?» Gli rispose Emily a corto di parole e leggermente nervosa.
«Non siamo granché bravi a parlare, eh?»
Rispose lui ridendo nervosamente.
«Già» Rise anche lei, ma sapevano tutt’e due che era anche troppo forzata quella risata.
Emily iniziò allora a spremersi le meningi
alla ricerca di una argomento interessante di cui parlare, ma non trovava
assolutamente niente.
Non so niente
di lui. Come faccio a chiedergli qualcosa se non so cosa gli piace? Aspetta…
«Senti…»
«Senti…»
Emily prese parola,
vedendo che la situazione cominciava a farsi imbarazzante, ma a quanto pare
avevano avuto la stessa idea.
«Ah no. Parla prima tu.» Davide fece
il galantuomo dandole la precedenza ma anche Emily voleva essere gentile.
«No, no. Vai prima tu. Per favore! Cosa
volevi dirmi?» Disse mentre lo guardava interessata.
«No, niente. Volevo solo scusarmi. Ti ho
praticamente costretto a venire con me. Mi dispiace! E poi penso che Karina ci
abbia visti e lei è….ehm, come posso dire? Lei è un po’ possessiva, ecco.»
Sbottò lui grattandosi la testa ed evitando il suo sguardo.
Un po’?? Ma scherzi? Come minimo adesso starà
pianificando la mia morte con una lunga e lenta tortura.
Emily
lo guardo leggermente scettica e quasi scoppio a ridere per la sua affermazione,
ma evitò di farlo per non offenderlo. In effetti Davide stava minimizzando la cosa
di almeno un 90%.
«Ecco…è probabile che lei ti faccia qualche
dispetto. Non sopporto quando fa la bambina capricciosa.» Continuò
scusandosi guardandola negli occhi.
«Senti… se ti fa qualcosa, qualsiasi cosa,
vieni a dirmelo. Ok? Non voglio che tu abbia problemi per colpa mia.»
Sciogliendosi come neve al sole davanti a quegli occhi di un blu cosi acceso
Emily annuì totalmente ammaliata.
«Ehm..okey, io…va bene Ma davvero, non ce
bisogno che ti preoccupi. Anzi, perché non parliamo d’altro? » Cercò di
cambiare discorso Emily per evitare:
-1 di continuare a parlare
di quell’odiosa Barbie e
-2 di fulminarsi l’unico
neurone funzionante che le rimaneva.
«Va bene. Ah, giusto! Volevi dire qualcosa
prima, vero?» Le disse sorridendo.
Emily cominciò a pensare che
quel sorriso dovesse essere vietato. Al sentire questo Emily ebbe come un black
out.
«Ah! Non era niente di importante. Tant’è
che mi sono completamente dimenticata cosa volevo dire.»
«Ah. Mi dispiace. E’ colpa mia, ho parlato
troppo. »
«Non fa niente. Perché non mi dici qualcosa
di te?» Oddio non guardarmi con
quegli occhi troppo azzurri! E poi quelle labbra. Dio, perché devi essere così
tremendamente sexy anche quando sorridi?
Emily si sedette a gambe incrociate per poterlo vedere bene.
Davide le sorrise furbo «Beh, che dire? Mi chiamo Davide Fellini e…ehm…
ho 19 ani, faccio la quinta al Liceo Linguistico Nolfi, classe 5c…»
Emily scoppiò a ridere «Ma smettila!»
Lui rise di rimando «Ma scusa non volevi sapere qualcosa su di
me?»
«Scemo! Dimmi qualcosa che non so.»
Gli disse prima di fargli una linguaccia.
Un altro sguardo da
furbetto.. «Sono alto uno e
ottanta, peso sessanta chili e…»
«Eddai! Fa il serio!» Gli disse dandogli
una botta sul braccio.
«Ok, ok. Allora chiedi pure.»
Perché lo devi dire con quel sorriso smagliante? «Beh, non lo so. Tipo: cosa fai nel tempo libero? Cosa ti piace? Qual è il
tuo colore preferito? Che cibo detesti?...»
«Devo rispondere a tutto quello? » Le
disse con uno sguardo cos serio che per un attimo Emily rimase interdetta. Poi
capì che la stava solo prendendo in giro e lo guardò fintamente offesa e fece
come per tirargli un pugno sulla spalla.
«Ok ok. Adesso rispondo!Cavolo sei manesca,
te l’hanno mai detto.» Scherzò lui mettendo fintamente la riparo la sua
spalla con una mano.
«Si me l’hanno già detto, ma non posso farci niente. Sono fatta così. »
Gli rispose facendo spallucce fintamente seria.
«Allora. Il mio colore preferito è il blu,
in ogni sua sfumatura. Non sopporto i funghi e le olive, ma vado pazzo per il
pesce e le torte al cioccolato. Poi osa c’era? Ah si! Mi piace giocare ai videogiochi,
ho un paio di console a casa. Gioco a calcio come centravanti. E poi, ehm,
suono la chitarra con un paio di amici. Anzi vogliamo formare una band. Ma i
manca una cantante. Se conosci qualcuno che sappia cantare bene, fammi sapere.
Te ne sarei grato.»
Emily arrossì leggermente ed
evito il suo sguardo pensando che lei in effetti conosceva una cantante. Già,
lei sapeva cantare dannatamente bene e lo sapeva. Ma non sapeva se dirglielo o
meno.
«Ehi a che pensi?» Le chiese Davide
notando il suo momentaneo silenzio.
«Ah scusa. Mi ero un attimo persa fra i miei
pensieri. Cercavo nella mia memoria qualche cantante conosciuto, ma non ho
trovato niente, mi dispiace. »
E’ meglio che non lo sappia, non al momento
almeno. E poi con che faccia vado a dirgli che in effetti io sono un fenomeno
nel canto? Nah lascio stare meglio.
«Ah, non importa tranquilla. »
Il rumore di un motore
precisò l’arrivo dell’autobus numero 74. I ragazzi si girarono a osservare la
scena. I ragazzi che come Emily aspettavano quel autobus si fermarono davanti
alle porte impazienti di salire.
Capisco la voglia arrivare a casa e di volersi
sedere, ma…non stiamo esagerando?
«Beh, questo è il mio.» Disse Emily
mentre prendeva la sua borsa e se l’appoggiava in spalla. «Grazie per aver aspettato con me.»
«E’ stato un piacere. Allora ci vediamo
domani.»
«Si certo!»
Davide allora si avvicinò
a lei per darle i soliti due baci di saluto. Ed Emily immaginò ancora come
sarebbe stato se si fosse avvicinato per un solo di bacio. Emily salì sul
veicolo ma Davide la chiamò prima che le porte si chiudessero.
«Ah, Grandi, non ti azzardare ad arrivare
ancora in ritardo.»
«Tranquillo, non succederà più. Questa è la mia promessa, sappilo.»
Le porte si chiusero ed
Emily lo salutò con la mano, si sedette e mentre l’autobus metteva in moto
Emily si lasciò andare all’ultimo sorriso della giornata ricordando gli
avvenimenti successi.
Ehilà!!Ragazzi vi chiedo scusa per il gigantesco ritardo (praticamente 8 mesi!). Sono veramente dispiaciuta. Ma avevo il "blocco dello scrittore" se così possiamo dire. (Io scrittrice?? Ma va...) Questo capitolo è uno schifo, già lo so. Ma spero di rifarmi prossimamente. Insultatemi anche, se volete, ma scrivete qualche cosina, please, anche se non me lo merito. Lo so. Questo è il vostro regalo di Natale, spero vi piaccia.
Alla prossima!