Buonanotte
Necessito di un
tuo sorriso.
Sul
serio.
Ho un
disperato, enorme, spaventoso bisogno di te.
Ho bisogno del
tuo sorriso, e della tua presenza, mia piccola e fragile principessa.
Ho bisogno
dell’unico sentimento su cui non ho mai fatto affidamento.
E mi
vergogno da solo.
Siamo accampati
in un inutile spiazzo, un buio prato circondato da un’enorme
– banale –
foresta. E mi annoio. Ovviamente.
L’erba è
umida.
Molto, molto umida –
dopotutto, la
pioggia è cessata da poco, e l’aria gelida di
quest’inverno non può giovare
alla tua fragile costituzione umana.
Dovresti
rientrare, nasconderti nella capanna, indossare abiti più
caldi.
Invece
no.
Non ti
scoraggi.
Afferri quel
coso – sacco a pelo?
– e ti avvolgi
al suo interno, nascondendo il capo. E poi, prendi quelle assurde
coperte – plaid?
– dai mille colori. Quelle
coperte disgustose in cui tanto ami
arrotolarti, similmente ad una bambina.
Mi annoio
ancora.
Sempre
più.
Volgo il capo
intorno.
Non voglio
osservarti, non voglio vederti, non voglio guardarti, non voglio
ascoltarti,
non voglio sentirti, non voglio notarti.
Sparisci.
Mi stai
rovinando, Kagome. Mi stai schiavizzando in un modo che non riesco ad
accettare
– un buffo, banale sentimento umano.
Voglio
cancellare l’amore.
Le mie orecchie
– sciocche! –
si muovo
impercettibilmente, tese ad ascoltarti.
Ti stai
muovendo di certo.
Indeciso,
t’osservo anch’io.
E mi
manca il respiro.
Gli occhi
chiusi, un pugno accanto al volto, l’espressione pacata, le
labbra dischiuse, i
capelli imbizzarriti.
Quando
fai così, ti detesto.
Miroku, al
fianco di Sango, si è svegliato. Lo so perché fa
rumore. E fa rumore per farsi
udire, perché adora
rovinare le mie
giornate.
Ovviamente,
dopo circa duecento anni nel peccato, non potevo aspirare ad ottenere
un amico
dotato di intelletto.
“Che vuoi?”,
grugnisco, incrociando le braccia sul petto e socchiudendo gli occhi,
deciso a
valutare la situazione.
Sono l’opposto
della gentilezza, lo so, ma sono cresciuto così.
Maleducato.
Ipocrita. Opportunista.
E, se volessi,
potrei aggiungere altri aggettivi
al
mio carattere. Aggettivi non sempre
positivi, ma pur sempre aggettivi.
Tra l’altro, la
mia incapacità di accettare i miei sentimenti mi indispone
– sono un’hanyou, cazzo!,
non dovrei avere di questi
problemi!
Dovrei essere
dotato di un autocontrollo superiore, per esempio. E non dovrei
sentirmi
fragile.
Mai.
“Calmo!”.
La voce pacata
di Miroku non fa altro che farmi incavolare di più.
Possibile che
questo dannato bonzo sia incapace di farsi i fatti suoi?
Possibile che
voglia sempre e comunque avere
l’ultima parola?
Possibile che
desideri decidere della mia vita?
Sì,
possibile.
“Inu-chan…”.
Ringhio
sommessamente, adirato.
So
perfettamente del suo adorare sfottermi,
e non vorrei dargli modo di notare il mio disappunto. Ma sono frustrato, stasera.
“Non ringhiare”.
Ride?
Ride.
È stupido. O,
forse, non si rende conto che io ho
battuto Naraku.
E che potrei stenderlo
con un unico colpo.
E, per
lui, non sarebbe piacevole.
“Sta’ attento a
come la guardi”.
Inarco un
sopracciglio, incerto. “Che…?”.
“Sta’ attento a
come osservi la divina Kagome, Inu-chan!”.
Questa volta,
devo impormi violenza per non ucciderlo e buttare il suo cadavere in
qualche
fiume.
Allora
è – davvero – stupido!
“Non guardare in
quel modo la divina Kagome… Se dovesse svegliarsi e ti
vedesse osservarla così,
capirebbe subito le tue intenzioni, sai?”.
Sobbalzo.
La
Tessaiga invoca il tuo sangue, lo
sai, monaco depravato?
Sono tentato di
accontentarla. Davvero tentato.
“Non scherzare
con me, Miroku. Dimmi cosa vuoi”.
Ricomincia a
ridere sommessamente, lanciandomi, di tanto in tanto, delle occhiate.
Non vuole
svegliare Sango, probabilmente. E, dopotutto,
ha ragione: quella donna è una furia, mi terrorizza.
Non come
Kagome.
Lei
è diversa.
Lei è mia.
Mia.
Sempre e solo
mia.
Guai a
Koga se la tocca anche solo
con un dito!
“Inu-Yasha, sei
assurdo. Non puoi prima minacciarmi di morte e poi sorridere come un
ebete,
sai?”.
“Miroku…!”.
Il suo nome, in
questo momento, sembra un ringhio.
Se scherza
ancora un po’, e non vedrà l’alba di
domani.
E
poi…
“Che fate già
in piedi?”.
Mi volto.
Sango è davanti
a noi, infastidita. I capelli nocciola sono scappati alla sua beneamata
coda di
cavallo, e le ricadono scomposti sul volto. Ha gli occhi arrossati
– causa l’essersi
svegliata improvvisamente – e le labbra screpolate.
Sbadiglia,
probabilmente avrebbe bisogno di qualche altra ora di sonno.
Spero solo non
voglia sfogare su di me la sua
frustrazione: dopotutto, Miroku è un bersaglio migliore.
Chissà
cosa dirà lui per scagionarsi!
“Mi sono
svegliato, Sanguccia mia, e ho visto Inu-Yasha guardare in modo poco
casto la
divina Kagome! Avendo paura di qualche suo gesto avventato, mi sono
alzato e
l’ho raggiunto, sperando di fermare i suoi istinti
animali!”.
Che…?
Guardo in modo
omicida Miroku, poggiando una mano sull’elsa di Tessaiga, in
una vaga minaccia.
Sango guarda
me, imbarazzata. E poi Kagome. E poi di nuovo me. E poi di nuovo lei.
Spero solo non
ritenga doveroso svegliarla e raccontarle gli ultimi avvenimenti.
“Sanguccia,
stavo solo scherzando! Figurati se questo qui fa qualcosa del
genere!”.
Sango pare rasserenarsi –
cioè, ricomincia a
respirare, cosa che non ha fatto per quasi sette minuti.
Miroku è ancora
rigido, invece.
E non a torto.
Lo sa che,
quando Sango si sarà riaddormentata, lui si
ritroverà la gola tagliata dalla
Tessaiga…
Stupido,
stupido bonzo!
Kagome si
rigira nuovamente, attirando la nostra attenzione con una serie di
mugolii
confusi, attutiti dal quel coso su cui poggia il capo – cuscino?
Ha una mano sul
volto.
I capelli, scompigliati,
sono tutti sparsi sul prato, e contrastano nettamente con
l’erba quasi gialla.
Il plaid è
ormai gettato in un canto, e anche il sacco a pelo – sperando
si chiami così –
sta per fare la stessa fine.
E pensare che
questa sera si gela!
Sango sorride,
rassegnata, e recupera agilmente la coperta. “Sarà
meglio coprirla”, mormora,
scostando i capelli dal capo di Kagome.
Io e
l’aspirante suicida al mio fianco asseriamo con il capo,
perplessi.
A
volte, più che la sua migliore
amica, sembra sua madre.
“Torno a
dormire”, proferisce decisa, voltandosi verso di noi.
“Ho ancora sonno: grazie
a qualcuno mi sono inevitabilmente
svegliata”.
“Sanguccia,
tesoro, non ti andrebbe di dormire con me?”, chiede Miroku,
speranzoso. Uno
strano ghigno è apparso sul suo volto, e ha giunto le mani
in preghiera, deciso
a intenerirla.
Cosa
impossibile, tra l’altro.
Comunque, oggi
non lo uccido io.
Sango
basta e avanza.
Lo afferra per
il colletto del vestito, alzandolo di qualche centimetro dal terreno, e
mostrandoci palesemente la sua forza inumana, dono di
un’infanzia passata
allenandosi a cacciare demoni.
Ho paura io per
lui.
“Ripetilo,
stupido pervertito deviato!”, ulula, stringendo la presa.
Miroku ha
cambiato colore, e annaspa, alla disperata ricerca d’aria.
“Perché ti arrabbi,
Sanguccia? Ci dobbiamo sposare tra un po’, l’hai
forse dimenticato? Presto sarà
una cosa normale!”.
Ahi,
argomentazione sbagliata.
Vedo delle
scintille partire dagli occhi di Sango.
Ah-ha,
gli farà la pelle.
Miroku non
doveva proprio dirlo.
“Mi sposi solo
per portarmi a letto, idiota pervertito che non sei altro?”,
strilla, furiosa,
proseguendo poi con una nuova serie di epiteti poco gentili ed
improperi poco
simpatici.
Ahi!, però.
Cazzo!, si dimenticano sempre che il mio udito è
più sensibile del loro!
Non ci sento
più, questa matta mi ha stordito!
Chiudo gli
occhi, portandomi istintivamente le mani sulle orecchie, nel tentativo
– vano – di
chiudere i miei due padiglioni
auricolari per almeno una manciata di minuti.
Non voglio
sentire un’altra sfuriata di questa pazzoide, potrei
rimetterci l’udito. E non
mi farebbe granché piacere.
Sono
pazzi, quei due.
A un tratto,
sento qualcosa di morbido carezzarmi il capo, lentamente.
Apro gli occhi,
perdendomi nello sguardo di Kagome, inginocchiata accanto a me.
“Ti davano
fastidio le loro urla, vero?”, mormora, sorridendomi serena.
La sua voce è strana. Morbida,
quasi.
Sembra una
carezza.
E mi fa venire
sonno.
Vorrei
addormentarmi cullato dalla sua voce e dal suo calore, e vorrei poter
riposare
sentendola al mio fianco. Vorrei anche non essere così
maledettamente
sdolcinato, ma credo che, ormai, sia impossibile.
Almeno per un
po’, dunque, sarò a serio rischio – come
le aveva chiamate Kagome? – carie.
Dannazione.
La abbraccio,
incerto, e lei mi risponde con un sorriso imbarazzato.
Ci
siamo feriti tante volte, con l’orgoglio.
Appoggia il suo
capo sul mio busto, e io le carezzo la schiena, dannatamente coperta da
un
sottile kimono giallo. Gliel’ha regalato Kaede-baba, dopo
averlo reperito sulla
bancarella di un mercante.
Anche
se non glielo dico, le sta
molto bene.
Ispiro il suo
buono, buonissimo odore, incapace
di
fare altro: le ho mentito sin troppo a lungo sulle sensazioni che
quest’aroma
mi procura.
Le ho fatto
credere che fosse disgustoso, quando, invece, era l’unica
cosa in grado di
deliziare il mio animo corrotto.
Lo adoro.
La
adoro.
Sento il suo respiro
farsi regolare, e giungo alla più banale delle conclusioni:
s’è addormentata.
Mi guardo
intorno per l’ennesima volta.
Sango e Miroku
si sono riaddormentati accanto a Kirara e Shippo. Sembrano aver fatto
pace,
dato che il bonzo ha solo qualche lieve escoriazione.
Per questa
notte, potrei anche essere dolce. Dolce anche fuori, insomma.
Mi stendo sul
prato, trascinando il corpo caldo di Kagome con me, bene attento a non
farle
toccare l’erba umida.
“Buona notte,
principessa. Buona
notte”.
[Nota:
“Revisione” del 21
febbraio 2009]
O.O Era orrida.
Dèi, e pensare che non
l’avevo
ricontrollata, sin ora, perché credevo fosse caruccia.
Poi, ieri sera, l’ho
aperta
per caso, e… Puff!, ho scoperto che era un orrore.
Periodi ridotti a soggetto,
predicato e un complemento, termini che non userei mai, parentesi
tonde anziché il trattino…
Che schifezza è?
…
Vabbé, insomma, ho
voluto
aggiustarla un po’. Ma solo un po’,
perché ci sono quattro (4) persone che l’hanno
inserita nei preferiti: benché, dunque, io la ritenga una
schifezza, non me la
sono sentita di cancellarla, e l’ho modificata alla
bell’e meglio.
Beh, lo stile cambia, con il
tempo.
Sono migliorata, credo.
Ergo, devo ricontrollare un
po’ le storie vecchie – l’avevo
già fatto, tempo fa, ma mi sono annoiata ben
presto. XD
Alla prossima, spero di
rivedervi su altre mie storie!