Ricordo bene quando lo S.H.I.E.L.D. fu fondato: la chiamata del Presidente, la valigia con il telefono rosso (*), quell’atmosfera sospesa tra precarietà ed eroismo che diceva tutto di noi – di chi eravamo, di quello che saremmo diventati.
Poi è arrivato Thor e con Thor sono giunti anche i danni collaterali.
Come spiegare, altrimenti, il brillante astrofisico che accompagna in mutande le carole dei due chipmunks coordinati di Coulson?
Come giustificare la fila di lucine che viola la mia plancia di comando?
Ma, soprattutto, cosa fa Malekith imbavagliato (e in calzamaglia) sotto l’abete?
“L’elfo,” mugugna la stagista popputa: e aggiunge un’altra pallina.
Rivoglio la Guerra Fredda.
Nota: (*) è una leggenda metropolitana, immagino sconosciuta ai più giovani, ma chi, come me, era un bambino negli anni della Guerra Fredda, credeva davvero all’esistenza di una ‘linea calda’ tra U.S.A. e U.R.S.S., funzionale ad arginare il rischio di una guerra atomica tra le due superpotenze.