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Autore: Lady Shadow 87    17/05/2008    3 recensioni
Ed ecco la mia prima Fan-Fiction.
Alexa trova in fondo ad un cassetto una strana lettera, aprirà di fronte a lei un nuovo mondo, che mai nemmeno lontanamente avrebbe sperato di conoscere.
E' l'inizio di tutto.
Vi prego siate clementi. XD
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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20 – Dolorosa Verità

 

Rimasi per un attimo in piedi davanti la porta, non sapevo se andare verso il salotto o no. Non ero un ospite gradito io.

Guardai mia madre, con un gesto del viso mi indicò il salotto. Feci una lunga scia bagnata fino al centro del salotto dove vidi mio padre che con la bocca aperta si alzò dalla sua poltrona.

<< Alexa ... >>

Disse soltanto visibilmente stupito.

<< No, cosa ci fai quì ... >>

Continuò spaventato, ma non sapevo per chi, se per me o per lui.

<< Cosa ci fai tu quì. >>

Queste invece era senza dubbio la voce di mia madre irata. Scandì ogni parola, stava trattenendo la rabbia. Mi girai verso di lei che era alle mie spalle. Ma subito mi rigirai verso mio padre non degnandola più di uno sguardo.

<< Padre ... >>

Non lo avevo mai chiamato così, e intimorito sobbalzò.

<< S-si? >>

<< Non osare ignorarmi. >>

Disse mia madre ma feci finta di non sentirla.

<< Tu hai fatto un incantesimo di memoria su di me quando avevo 11 anni vero? >>

Mio padre sentendo la mia domanda distolse velocemente lo sguardo da me, ma non diede segno di voler rispondere.

<< Cosa avrebbe fatto lui? >>

Nessuno degnò di risposta mia madre.

<< Che cosa mi hai fatto dimenticare? Dimmelo! >>

Gli urlai contro avvicinandomi, volevo saperlo. Adesso. Poi li avrei abbandonati per sempre. Ma volevo sapere. Volevo sapere cosa si insianuava nei miei pensieri e mi provocava tutto quel dolore. Forse allora avrei saputo come combatterlo.

Ma lui non voleva parlare, fece un passo indietro.

No. Io dovevo sapere.

Velocemente estrassi dalla tasca la mia bacchetta e gliela puntai contro.

Per fortuna l’avevo lasciata dentro ai pantaloni.

Mio padre fece un balzo all’indietro e mia madre dietro di me urlò.

<< Sai chi è che ho incontrato e che mi avevate tenuto nascosto. Mia nonna Margareth! Tua madre! E lei mi ha trattato come una figlia. Non come voi. >>

Mio padre sobbalzò nuovamente.

<< Quella donna .... >>

Mi girai di scatto verso mia madre, era stata lei a parlare.

<< Quella donna è la persona più dolce e buona che abbia incontrato. >>

Le dissi. Nessuno poteva parlare male di mia nonna. Che era tutta la mia famiglia.

<< E’ una strega, proprio come te. >>

<< E come papà. Anche se immagino tu gli abbia impedito di fare incantesimi. >>

<< Esatto. >>

Vidi un sorriso di maligno trionfo allargarsi sul suo viso.

Mi rigirai lentamente verso mio padre, che ancora ci fissava spaventato.

<< Non del tutto però direi. Che cosa mi hai fatto dimenticare papà? >>

Stavolta la mia domanda suonò come supplicante.

Lui aprì la bocca per parlare ma non uscì nessun suono. Ma dopo poco abbassando la testa si decise.

<< Alexa, non posso dirtelo. >>

<< Tanto prima o poi me lo ricorderei comunque non credi? Dimmelo, centra mia madre vero? >>

Sentii mia madre indietreggiare.

<< Si, lei .... >>

<< Lei? >>

Ripetei. Ma non feci in tempo a dire null’altro che sentii mia madre tentare di prendermi la bacchetta, strinsi maggiormente la bacchetta e non la mollai, mi girai verso di lei e vidi che nell’altra mano brandiva un paio di forbici.

Scattai velocemente all’indietro e lei perse la bresa dal mio braccio destro.

Una fitta molto più forte delle altre mi assalì alla tempia. Sembrava quasi che la mia testa si volesse spaccare. Urlai, urlai come non avevo mai urlato.

E in quel momento ricordai tutto. Ogni cosa.

 

I miei 11 anni.

Mia madre era di fronte a me, mio padre poco dietro che tentava di fermarla.

Io ero scivolata a terra e avevo paura, tanta paura.

Mia madre allora come adesso aveva in mano un paio di forbici macchiate di rosso.

Abbassai il mio sguardo fino alla mia spalla sinistra.

Anche lì c’era una macchia rossa che si stava allargando.

Rialzai lo sguardo sua mia madre e sulle forbici.

Quello era il mio sangue.

 

Vidi mia madre cadere a terra, io velocemente scappai al piano superiore in camera mia e mi raggomitolai a terra di fianco al mio letto.

Faceva tanto male. Sia alla spalla che al cuore.

Poi arrivò mio padre con la bacchetta in mano. Doveva aver fatto svenire mia madre.

Mi si avvicinò.

<< Perdonami. Non son degno di essere chiamato “padre”, sono un buono a nulla e per te posso fare solo questo. >>

Disse con le lacrime agli occhi e poi l’incantesimo di memoria.

 

Il ricordo finì così.

Il dolore no, dalla testa ora si stava allargando fino al mio cuore.

Sentivo una stretta allo stomaco, una stretta al cuore.

Rialzai la testa.

Lacrime bollenti scendevano nuovamente lungo le mie guance.

Guardai incredula mia madre. Ma sapevo dentro di me che era tutto vero.

Non riuscivo però nemmeno a pensare a quella parola, alla verità.

Mia madre...

<< ...voleva uccidermi ... >>

Senza nemmeno accorgermene ero riuscita a dirlo.

Ma non mi faceva sentire meglio.

Vidi i suoi occhi assotigliarsi, tirò indietro le spalle e si sistemò impettita di fronte a me.

Mio padre invece abbassò la testa vergognoso, e sembrò quasi ingobbirsi.

<< Ditemi che non è vero ... >>

Chiesi implorante.

Anche una bugia ma volevo sentirlo.

Mia madre non poteva volermi uccidere.

Forse per sbaglio mi aveva ferito.

Casualmente

Erroneamente.

Mio padre aprì la bocca, voleva dire qualcosa, ma non disse niente.

<< Invece è tutto vero. >>

Mia madre fece un passo avanti e poi lentamente iniziò a girarmi d’attorno.

<< Si, fu tutto uno sbaglio fin dall’inizio, ma me ne accorsi veramente solo quando arrivò quella odiosa lettera che mi sbatteva in faccia che anche tu eri un mostro. >>

Io potevo solo seguirla con la coda dell’occhio. Senza sapere cosa dire o cosa pensare.

<< Già mi ero sposata tuo padre, che non valeva quello che appariva, anzi non valeva niente. E in più era quello che era, gli ho dovuto insegnare tutto. Come ad un bambino. E poi sei arrivata tu. >>

Mi girai per guardarla negli occhi.

<< Ma io sono tua figlia... >>

Sussurrai tra le lacrime.

Si fermò, continuando a fissarmi negli occhi. Il suo sopracciglio sinistro si alzò dubbioso. Stava per dire qualcosa.

 

<< Non ti ho mai voluta. >>

 

Sentii il mio cuore spezzarsi.

Chiusi gli occhi.

Sentii improvvisamente tutta la mia vita come uno sbaglio.

In quel momento gli ultimi mesi non esistevano più.

 

Non c’era nessuna Hogwarts.

Non avevo nessuna nonna.

Non ero una strega.

Non avevo nessun amico.

Non esistevano Harry, Ron ne Hermione.

Non esisteva Draco Malfoy.

 

<< Ora vattene, non ti voglio più vedere.  Vattene! >>

 

Mi spinse forte e io caddi, non avevo la forza di oppormi.

Sentii in bocca il sapore del sangue.

Mi dovevo essere rotta il labbro. Ma cosa me ne poteva importare in quel momento. Avevo ben un’altro dolore dentro. Ben più straziante.

Debolmente tantai di tirarmi su.

Ma niente sembrava avere importanza in quel momento.

Niente.

 

Solo ora ripensandoci dopo tanti anni capisco che quella fu la fine, la morte definitiva, della vecchia me stessa. Da lì potevo soltanto alzarmi e risorgere.

  
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