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Autore: Carrie B    22/12/2013    0 recensioni
Due amici si rincontrano dopo anni, entrambi sono cambiati, riusciranno a tornare come prima e a ricordarsi chi erano l'uno per l'altra o dovranno arrendersi al destino e dirsi addio definitivamente!?
Due sconosciuti imparano ad innamorarsi di nuovo
Può un amore durare per sempre?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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La mia vita è iniziata circa l’anno scorso, quando tutto è iniziato a crollare, ero stufa di fare sempre la ragazza perfetta, di fare tutto quello che DOVEVO e che GLI ALTRI volevano che facessi, ero stanca di non essere mai abbastanza brava o abbastanza bella, ma allo stesso tempo ero troppo dentro per uscirne da sola, non so ancora se dire che sia stato un bene o no, ma circa un anno fa, conobbi Jesse, il ragazzo più fico e pericoloso della scuola. In realtà fu lui a trovarmi, un pomeriggio in biblioteca si sedette di fronte a me, da lì iniziò la mia rovina. Inrealtà non è mai stata solo colpa di Jesse, l’unica colpevole ero io, che mi facevo trasportare in un mondo che non mi apparteneva, un mondo in cui marinare la scuola era all’ordine del giorno, in cui gli adolescenti fumavano e bevevano, in cui tutti facevano quello che volevano.
Diciamo che non conoscevo le vie di mezzo, da perfetta ragazza tutta “casa e scuola”, solitaria e senza amici ero diventata proprio come Jesse e tutti i suoi amici, a scuola i miei voti erano pessimi, non suonavo più, non andavo agli allenamenti, ero senza controllo. Ero consapevole di non essere quel tipo di ragazza ribelle, ma per un secondo, un dannatissimo secondo mi sentivo viva, sentivo il mio cuore battere, mi sentivo respirare e non trattenere il fiato come ogni volta che varcavo l’atrio della scuola, sapevo che il tempo stava scorrendo, ma quando gareggiavo o frequentavo Jesse, credevo di poter fermarlo, anche solo per un istante. Se pensavo che il mio mondo fosse già a pezzi.. mi sbagliavo. Tutto si “sbriciolò” una sera quando arrivo una telefonata dall’Inghilterra, mio padre stava molto male a causa di una malattia ai polmoni respirava a fatica, così due giorni dopo io e James partimmo, Emily era già lì, arrivammo giusto in tempo per salutarlo un’ultima volta. Odiavo gli ospedali, odiavo il loro odore di malattie, di morte, entrammo uno alla volta, io per ultima. Papà era lì, sdraiato e aveva gli occhi chiusi, sembrava così debole, così indifeso, non lo vedevo da anni, tre o quattro circa, da quando decisi che non l’avrei mai perdonato, ma adesso non era più il “cattivo” che mi ero immaginata mille e mille volte, era un uomo, un essere umano che come tutti commetteva errori, era mio padre. Mi avvicinai al letto e presi la sua mano tra le mie, lui aprì gli occhi. «Sof.. » sussurrò lievemente. « Bambina mia..» disse infine. «Ciao Papà» sorrisi. Chiuse gli occhi e mentre la barra del monitor accanto al letto diventava piatta e il “bip” prolungato invase la camera, mio papà gemette per un’ ultima volta « vivi ». I medici fecero irruzione nella stanza, un’infermiera mi staccò da lì, ero in lacrime e urlavo. I miei fratelli mi abbracciarono, il mio cuore era a pezzi. Avevo perso mio papà due volte, la prima a sei anni e la seconda ora, a 17, solo che questa volta sapevo che era per sempre e il dolore mi lacerava nel profondo.
Al funerale c’erano tantissime persone che non conoscevo, tantissime persone che non vedevo da tempo, io ero davanti, vicino ai miei fratelli, vicino a mia mamma che piangeva tra le braccia di Tom. Dopo la funzione andammo in quella che era stata la nostra casa, dove tutti i parenti si riunirono. Mia zia Mary venne da me e mi disse di ricordare mio padre come era stato e non come l’avevo visto negli ultimi momenti della sua vita. Io ero distrutta, non avevo mai affrontato bene le perdite, non ero come i miei fratelli. Mi chiusi in quello che era il suo studio, mi sedetti dietro alla scrivania, dove appoggiate vi erano molte foto nostre, sia di quando eravamo piccoli, sia recenti, credo che mia mamma gliele abbia inviate nel corso degli anni. Una in particolare mi colpì, una mia e sua, mi ricordavo bene quel giorno come se fosse appena passato, quel giorno mi aveva insegnato a cavalcare su Drizzle, la vecchia cavalla alla fattoria dei nonni. Quando ero piccola passavamo molto tempo insieme, amavo stare con la mia famiglia, amavo le giornate alla fattoria, amavo la mia vecchia vita, poi mi venne in mente l’ultima parola di Papà “vivi” ed era esattamente quello che avevo intenzione di fare. Tornati a nyc, smisi di frequentare Jesse e la vecchia compania, ma d’altra parte non potevo neanche più tornare a essere la perfetta figlia, la perfetta studentessa. Ero in bilico, non sapevo più cosa sapere.
Un giorno tornata da scuola, andai in camera e sul letto trovai una lettera, una lettera di mio padre.


28 Marzo 2013

Mia Adorata Sof,
So già che quando riceverai questa lettera io me ne sarò andato, ma ti scrivo con la speranza che tu stia bene. Voglio che tu sappia che mi dispiace, mi dispiace di avervi lasciato andare, di averti perso, non solo una volta, ma parecchie volte. Tra i tuoi fratelli sei quella che mi somiglia di più, sei una ragazza meravigliosa, ma sei orgogliosa, proprio come me, ami gareggiare e lo fai solo per vincere. So bene che sei arrabbiata con me e hai tutte le ragioni di esserlo, ti ho lasciata, ho lasciato tutti voi,ma devi sapere che avevo appena scoperto della mia malattia e preferivo lasciarmi odiare pensavo scioccamente che in questo modo non avreste sofferto più di tanto dopo la mia dipartita. Siamo essere umani, per definizione imperfetti, è normale sbagliare. Non sto cercando di giustificarmi, anzi so bene di averti deluso e ti conosco talmente bene che so anche che stai facendo di tutto per attirare la mia attenzione su di te, tutti quei premi scolastici, tutti quei bei voti e di recente ho parlato con tua mamma che mi ha informato del tuo cambiamento. Ma non lo vedi che la vita è troppo breve per essere qualcun altro?! Deve vivere, ma non come stai facendo, devi essere te stessa, devi godertela la vita, perché non c’è niente di più bello al mondo. Ti ricordi quando ti insegnai a cavalcare, mi dicesti che ti sembrava di volare e che era così bello, il tuo cuore batteva così forte. Voglio che tu e i tuoi fratelli e tua mamma siate felici, vi meritate tutto il bene possibile. Vi voglio bene, sempre stato e sempre sarà. Sii te stessa e tutto andrà bene, te lo prometto e ricorda che l’unica vita che vale la pena di essere vissuta è quella che ti fa battere il cuore, io sarò sempre con te.
Papà.


Le lacrime mi rigavano il volto, dentro quella busta c’era una catenella con un ciondolo, con scritto:
vivi
Dentro c’erano due foto, una di tutta la famiglia e l’altra era quella sopra la sua scrivania in Inghilterra, io e mio papà sopra Drizzle, la cavalla con la quale avevo imparato a “volare”.
Misi la catenina al collo, era lunga in modo che il ciondolo arrivasse sino al petto, vicino al cuore, non importava più la rabbia, il dolore, il rancore, mio papà avrebbe sempre avuto un posto nel mio cuore.



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