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Autore: _Whatever_    22/12/2013    3 recensioni
Tutto inizia a Sheffield nel lontano 2003, ma alcuni rapporti sono destinati a durare per molto tempo.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Turner, Alexa Chung, Matt Helders, Miles Kane, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Forget Whose Legs You're On'
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Margaret
La mattina dopo mi svegliai perché qualcuno era entrato nella camera in cui stavo dormendo. Avevo bevuto parecchio la sera prima e comunque la serie di eventi intercorsi con i ragazzi mi aveva un attimo confusa e ci misi un attimo a capire dove fossi.
Jill era entrata in camera di Matt, nella quale stavo dormendo abbracciata a suo figlio, ed aveva spalancato le tende.
“Ragazzi, qui fuori ci sono due ragazzi in un furgoncino che vogliono rapire Margaret.”
“Mamma, mandali via!” disse Matt stringendo di più la presa attorno a me.
“Li ho invitati a mangiare un pezzo di torta che ho preparato per la colazione. Rendetevi presentabili e venite giù.”
Dieci minuti dopo raggiungemmo gli altri in salotto: Miles e Alex non ci avevano aspettato per la colazione e stavano mangiando il dolce e bevendo il tea, conversando amabilmente con Jill, mentre James Ford era seduto a tavola, con una tazza di tea davanti e un piattino con un pezzo di torta di fianco, ma non aveva ancora toccato niente.
“Potevate almeno aspettarci eh!” Disse Matt fregando la fetta di torta che Alex reggeva a mezz’aria mentre rispondeva a una domanda di Jill sul tour.
“Ci hai messo una marea a scendere e noi non abbiamo troppo tempo.” Rispose Alex afferrando un’altra fetta di ciambella.
Tutti notarono che aveva parlato al singolare rivolgendosi a Matt. Io finsi di non aver sentito e andai ad accomodarmi vicino a Miles, il quale mi sorrise colpevole, come se volesse chiedere scusa per il suo amico.
“Non trovavamo la biancheria sparsa sotto le lenzuola.” Rispose Matt.
Appena sentii questa frase, iniziai a ridere rumorosamente, mentre Miles quasi si affogò con il tea.
James sorrise, ma non disse nulla.
L’unico che rimase impassibile ovviamente fu Alex, che lanciò uno sguardo poco divertito a Matt.
“Matt!” Aveva urlato Jill dalla cucina.
“Era una battuta mamma! Lo sai che l’ultima volta che siamo andati a letto insieme eravamo al liceo!”
Notai che Alex stava per dire qualcosa a Matt: aveva aperto la bocca, ma la richiuse, concentrandosi sul suo tea.
“Matt, ti prego, basta. C’è gente che sta rischiando la morte con queste frasi.” Dissi sorridendo, mentre battevo una mano sulla schiena di Miles, che si doveva ancora riprendere.
“Sì, hai ragione, Alex mi sta per uccidere con il cucchiaino.”


Alex
Dopo l’ennesima battuta, mi alzai senza rispondere, andai in cucina a salutare Jill e andai ad aspettare Miles, James e Margaret in macchina.
Matt si era evidentemente schierato e io non avevo voglia di assistere al suo teatrino in difesa di Margaret ed era riuscito nel suo intento di farmi saltare i nervi. Il problema, e sapevo che era un problema mio, era che le conseguenze si sarebbero riversate su Margaret, perché sarebbe stata lei ad affrontare il viaggio in macchina con noi.
L’automobile aveva sei posti, disposti su tre file da due. Mi sedetti nell’ultima fila e mi accucciai per bene, perché avevo intenzione di dormire per tutto il viaggio.
L’allegra compagnia mi raggiunse dopo qualche minuto.
Matt accompagnò fuori Miles, Margaret e James e salutò la ragazza affettuosamente. Si scambiarono un lungo abbraccio, durante il quale le sussurrò delle parole, ma ovviamente non riuscii a distinguere una sola sillaba.
Quando si staccarono, Matt si avvicinò all’automobile, aprì la portiera e mi cercò con lo sguardo.
“Vacci piano signorino e fai pace con il cervello. Lei è qui perché l’hai deciso tu.”
Non mi diede il tempo di rispondere, perché allargò la portiera per fare entrare gli altri. La prima ad entrare fu Margaret. Si sedette esattamente sul sedile davanti al mio e la maledii mentalmente perché non potevo vedere nemmeno il suo profilo in quel modo. Miles si accomodò di fianco a me e James prese posto di fianco alla ragazza.
Nessuno parlava. Miles era attaccato al cellulare a scrivere sms, James Ford si era messo le cuffie e Margaret non sapevo cosa stesse facendo, ma stava in silenzio, quindi era innocua.
Mi misi a guardare fuori dal finestrino e mi addormentai dopo pochi minuti.
Feci un sogno strano: ero in mare, con le scimmie, su una scialuppa sgangherata e Matt mi urlava addosso che l’avevo fatta scappare. Avevo fatto scappare una persona, ma non capivo di chi parlasse. La cosa più strana comunque fu vedere Matt fumare la pipa. Stavo per chiedere a Matt di chi stesse parlano, quando fui svegliato.
Margaret e James stavano parlando e la ragazza si era lasciata andare un esclamazione troppo rumorosa e io mi ero svegliato. Ci misi un po’ a capire di cosa stessero parlando: musica.
Margaret si scaldava facilmente e James Ford aveva opinioni spesso impopolari, quindi probabilmente erano finiti a discutere.
Miles di fianco a me stava sorridendo e si stava gustando la discussione senza intervenire.
“Tra quanto arriviamo?” Chiesi per far capire che mi ero svegliato.
James si girò verso di me. “Manca un’ora Turner, torna a dormire. Io e Margaret smettiamo di fare casino, anche perché penso che non mi rivolgerà mai più la parola da adesso.”
“Pensi bene.” Aggiunse Margaret senza girarsi.
Ero troppo curioso di sapere su chi non erano d’accordo, ma mi sarei mozzato la lingua piuttosto che chiederlo.
L’ultima ora di viaggio fu un supplizio. Ero sempre sul punto di dire qualcosa a Margaret, qualsiasi cosa, e invece me ne restai in silenzio, aspettando che la tortura terminasse.
Cercai di distrarmi inviando qualche messaggio ad Alexa, ma la cosa non mi aiutò più di tanto.


Margaret
Il primo a interrompere quel terrificante silenzio fu Miles.
“Mia madre mi ha appena scritto. Ha detto che se non passo prima da lei, mi sogno di poter mangiare da lei in questi giorni e voi non volete impedirmi di stare con mia mamma, vero?!”
“Miles, puoi avvisare Pauline che sarà la prima fermata che faremo.” Rispose Alex tranquillamente.
“E tu non sei contemplato in questi pranzi Turner. Solo io e la mia mamma.” Precisò Miles prendendo in giro il suo amico.
“Io non posso accodarmi? Non so dove stare.”
“Tu hai una camera prenotata nell’hotel in cui alloggio io.” Alex mi aveva risposto. Aveva parlato a me direttamente. Mi aveva colta di sprovvista. Il suo tono era serio e dittatoriale.
“E se io non volessi dormire in quell’hotel? Insomma, non mi sembra di essere la benvenuta.” Mi ero girata per risponde al piccolo Hitler e lui aveva aperto la bocca per ribattere, ma Miles l’aveva preceduto.
“Se ti va, puoi restare a dormire da me. Mia madre ha sempre voluto una figlia femmina e secondo me ti vedrebbe come la figlia che non ha mai avuto.” Scherzò Miles nervosamente.
“Kane, non ti preoccupare, Pauline ha avuto una figlia femmina.” Disse James Ford.
Io e Miles ridemmo della battuta del batterista, mentre Alex era rimasto serio dopo la mia rispostaccia.
Arrivati a casa Kane, trovammo Pauline al cancello fuori dal giardino. Sorrideva tantissimo e si teneva le mani in mano perché era nervosa e non vedeva l’ora di vedere il suo ometto di casa. Scendemmo prima io e James, il quale la salutò educatamente, ma sempre con una certa freddezza, mentre io non mi presentai, perché volevo aspettare che salutasse Miles prima.
Miles scese dall’auto e andò subito ad abbracciarla. Gli occhi di Pauline erano lucidi, ma si ricompose in fretta, per essere salutata anche da Alex.
“Mamma, questa è Margaret. Una nostra amica.” Disse Miles indicandomi, mentre Alex recuperava il bagaglio di Kane.
“Oh, so benissimo chi sei mia cara. Piacere Pauline.”
“Salve signora, è un piacere conoscerla.” Le porsi la mano, ma lei mi abbracciò calorosamente.
Quando ci staccammo, notai che Alex aveva preso solo il bagaglio di Miles.
“Alex, puoi prendere la mia valigia? Accetto l’invito di Miles a dormire qui stanotte, se non un problema ovviamente per lei.” Dissi rivolgendomi a Pauline.
“No, assolutamente, sarò felice di tenerti qui. A una condizione.” Era diventata seria e mi stavo preoccupando.
“Mi devi dare del tu!”
Alex non poteva credere alle sue orecchie e James si mise a ridere di gusto.
“Ragazzi, io vado a sistemare le mie cose. Ci vediamo in teatro alle sei.” Disse James e salì in macchina. Alex intanto aveva preso la mia valigia e me la stava portando dentro, mentre Miles aveva preso Pauline a braccetto per entrare in casa.
Pranzammo a casa di Miles e fu piuttosto piacevole. Pauline era molto simpatica e si divertiva a raccontarmi gli aneddoti più divertenti della vita di suo figlio. Era piuttosto fiera di lui, per quello che era diventato e perché aveva realizzato il suo sogno.
Miles mi fece sistemare in camera sua, lui avrebbe dormito tranquillamente sul divano.
Le pareti di tutta la casa erano tappezzate di disegni: ritratti, paesaggi, semplici oggetti. Erano fatti a matita e in basso a destra era segnata una piccola M., quindi immaginai fossero opera di Miles.
Ne stavo osservando uno in salotto: raffigurava un paio di occhiali da lettura. La montatura era vecchia, fuori moda da qualche decennio ormai e mi chiedevo perché un disegno così semplice fosse stato piazzato in salotto.
“L’ha fatto Miles. Sono gli occhiali di suo padre.”
Alex mi aveva raggiunto in salotto, mentre Miles aiutava sua madre a sistemare la cucina. Non l’avevo sentito arrivare e mi spaventai.
“Non sapevo fosse così bravo.”
“Già, nessuno sembra capire quanto sia bravo.” Non si riferiva evidentemente al disegno, ma parlava della musica. Miles non aveva avuto fortuna con le sue band precedenti, ma Alex riconosceva il suo talento.
Alex non aggiunse nient’altro e io non avevo niente da dirgli, quindi tornai in cucina.
“Ma dove suonate questa sera?” Chiesi a Miles, perché non avevo ancora capito.
“Alla Philarmonic Hall.” Disse tranquillamente.
“Coooosa?”
“Già! E la bbc registra anche il concerto!”
“Ma, ma, io non lo sapevo! Non ho niente da indossare!”
“Carissima, ti va di andare a fare un giro per negozi oggi pomeriggio?” Mi propose Pauline.
“Oh, sì, sarebbe meraviglioso!” Risposi entusiasta.
“Vengo anche io! Devo andare a prendere delle camicie nuove!” Aggiunse Miles.
“No, tu non vieni. Sarà un pomeriggio tra donne.” Comunicò Pauline facendo un’espressione seria per sfottere suo figlio.
“E’ per quello che vuole venire, non hai capito?” Alex ci aveva raggiunto in cucina e per l’ennesima volta non mi ero accorta della sua presenza. La battuta faceva ridere, ma nel suo tono non c’era niente di divertito. I suoi occhi erano come spenti.
Finimmo di sistemare la cucina e poi Pauline si preparò per uscire. Lasciammo Miles e Alex a giocare alla playstation prima del soundcheck.
  
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