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Autore: Misaki Ayuzawa    22/12/2013    4 recensioni
Chi è Tessa Gray? Ve lo dico subito. Tessa Gray è una povera sedicenne in crisi. Perchè, non solo frequenta il terzo anno di liceo, e si sa, il liceo è un problema per tutti, ma anche perchè non riesce a trovare il libro giusto... si avete capito, è una lettrice appassionata che non riesce a trovare un libro appassionante e questo è un problema per qualunque lettore che si rispetti! Questa, signori è la storia di Tessa Gray e della sua caccia alla "trama perfetta" ma non solo la sua perchè compariranno, con la stessa importanza, gli altri personaggi che fanno di Shadowhunters il ciclo di romanzi che è!
Dal 7° cap.: Il blu si fuse col grigio per diventare tempesta.
Dal 9° cap.: "E che cosa cerchi?"
"Romanzi. Ce ne sono pochissimi. O poesie ... Ci sono soltanto enciclopedie e storici!"
Will si sentì ferito nell'orgoglio. Quella era la sua biblioteca e nessuno la poteva offendere!
Dal 13° cap.: "Ah non preoccuparti! In caso scacciamo via Will!"
"Chissà perchè non credo prenderebbe la cosa con diplomazia ..."
"Mmmm ... forse no" Rise.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Theresa Gray, William Herondale
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 20: Quando il cuore, e l’alcol, prevalgono sul cervello

Nello stesso momento in cui Thomas vide Tessa arrivare, i suoi occhi luccicarono.
Balbettò un “Sei bellissima” e un “Ciao”.
Per tutta risposta la ragazza aveva sorriso nervosa e aveva afferrato il braccio che Thomas le porgeva.
Presto si immersero nella folla che rendeva i corridoi prossimi al salone delle feste caotici, colmi di chiacchiere, gridolini e risate provenienti da piccoli capannelli in movimento.
L’Istituto non era mai stato così bello.
I corridoi erano illuminati da tante piccole candele di vario colore che diffondevano una luce soffusa e calmante. Mazzolini di vischio erano appesi dovunque in modo elegante, sicuramente opera di Sophie, e facevano del luogo il paese delle fate. Se questo già aveva estasiato Tessa, quest’ultima era rimasta senza parole nell’entrare nel salone.
Volti nuovi e familiari si mescolavano nell’arcobaleno di colori dei vestiti sensuali delle donne e eleganti degli uomini. Professori e studenti tutti sorridenti, a parte alcune eccezioni che Tessa notò quasi immediatamente.
Alcuni uomini di mezz’età, non appartenenti alla London Institute, stavano corrucciati in un angolo. Sembrava proprio che un’aurea grigia e assolutamente priva di spirito natalizio avesse creato una bolla di isolamento.
“Prendiamo qualcosa da mangiare? Sai, prima che tutti gli altri non lascino altro che dei piatti vuoti!”
Thomas con un sorriso incoraggiante la condusse fino al buffet. In effetti, notò Tessa accigliata, alcuni vassoi erano vuoti ma restavano ancora tante delizie: torte e crostate di ogni genere, cupcakes, crostini conditi con paté e salse varie, pollo fritto tagliato a cubetti, patate fritte e al forno, ecc …
Tessa spiluccò alcune di quei cibi e si lasciò convincere da Thomas a bere un bicchiere di vino. Non amava particolarmente l’alcol ma dato che si trattava di un’occasione speciale non si fece troppo pregare. Dopo circa venti minuti, passati in compagnia di Thomas, che non si era dimostrato troppo eloquente e neppure tanto brillante, Tessa avvistò Maia e Jordan che ballavano un lento nella sala della musica attigua, Jace che cercava di baciare una Clary rossa in viso per il divertimento e che non voleva fare smancerie in pubblico e Simon che tentava quasi disperatamente di far colpo su Izzy, gesticolando e facendo battute a raffica. Izzy dal canto suo sorrideva con un certo distacco, osservando nello stesso tempo la sala alla ricerca di ehm … piatti più appetibili.
Tessa stava meditando di scolarsi un altro bicchiere di vino quando Thomas le chiese di ballare. La ragazza accettò felice di fare qualcos’altro che stare in piedi come una stupida a fissare il via vai di gente.

Will entrò nella sala del buffet con Jem. Nonostante le iniziali proteste doveva ammettere che il completo gli stava uno splendore. Ovviamente non lo disse a Jem per orgoglio … in fondo, nello specchio aveva visto solo il riflesso di William Herondale, non se stesso … e il vero Will Herondale era sicuramente migliore di un riflesso … sapeva che tutto questo ragionamento era contorto e abbastanza privo di senso, avrebbe potuto essere oggetto di studio di Freud in effetti, ma non aveva potuto fare a meno di pensarlo. Dopo tanti anni di arroganza, indifferenza e senso di superiorità, quei sentimenti stavano entrando a far parte pian piano del suo vero io. Non sarebbe dovuto accadere, non era nei suoi piani, ma quando fingi, la finzione diventa realtà, che tu voglia o no … Riscossosi da quei pensieri che minacciavano di spingerlo verso la soluzione dell’alcol, si concentrò sulla stanza gremita di persone che mangiavano e parlavano. Nessuna voce sovrastava un’altra, tutte quante erano amalgamate perfettamente tra loro, fondendosi con la musica classica che proveniva dalla sala da ballo. Tutti i suoni erano musica in quel momento e Will suppose, dallo sguardo beato di Jem, che l’amico stava pensando la stessa cosa. Anzi, era sicuro che se avesse avuto in mano il suo violino avrebbe cercato di riprodurre fedelmente quell’atmosfera, mischiandola con le sue emozioni e i suoi sentimenti.
Will si accorse di star esaminando scrupolosamente la sala in cerca di una determinata persona. Il suo cervello non aveva dato quel comando, ma gli occhi continuavano a cercare, speranzosi.
Fu leggermente deluso nel non trovarla. Forse non era venuta. Will sapeva che non aveva stretto particolari legami e quindi suppose che Tessa avesse preferito starsene in camera …
Will e Jem si mossero verso il tavolo del buffet, ma vennero bloccati a metà strada da Charlotte. La donna aveva un’aria radiosa nel suo vestito beige. Parve felice, troppo felice, di vedere i due ragazzi che aveva praticamente cresciuto da quando avevano dodici anni …
“Will, Jem! Che bello vedervi!” Will non fu totalmente convinto da quelle parole … era come se … come se stessa scappando e lui e Jem fossero un’ottima ancora di salvezza …
“Allora ragazzi, vi state divertendo?”
“Non è che ci sia una particolare differenza tra la festa di quest’anno e quelle passate … dunque no, non mi sto divertendo ma potrei sempre riuscirci entro la fine della serata se riuscissi a trovare qualche fanciulla disinibita …” Il ragazzo aveva puntato a comportarsi normalmente, anche perché era piuttosto contrariato dall’assenza di Tessa. E pensare che stava per chiederle di andare con lui!
“Will, contegno! Almeno per stasera, se no ti sospendo!”
Una specie di biondo ossigenato allampanato arrivò alle spalle di Charlotte e gliele strinse con le mani.
“Vuoi davvero sospendere qualcuno la notte di Natale, mòn chèrie?”
Il volto di Charlotte assunse un’espressione sconfitta … Probabilmente era quel tizio la causa del suo tentativo di fuga.
“Charlotte, chi è questo? Sembra appena uscito da uno spot pubblicitario … non è che te lo hanno mandato come omaggio con il buffet?” Will sorrise sornione … un volto da prendere a pugni ripetutamente e senza rimorso.
Jem diede una sonora, e dolorosa, pacca sulla schiena di Will. Il biondo però non sembrava essersi curato della provocazione.
Charlotte riprese “Questo è Woolsey Scott. Woolsey , questi sono William Herondale e James Carstairs” e accompagnò le parole con un gesto della mano.
A Will, ripresosi dalla pacca, parve opportuno intervenire nuovamente, rivolgendosi a Woolsey “E sei un gigolò oppure il suo ragazzo?”
“Will, c’è il budino al cioccolato là … ce ne sono solo dieci coppette. Sbrigati oppure non potrai mangiarlo” disse Jem, cercando di limitare i danni.
Will parve capire solo “budino al cioccolato” e, dopo aver detto “Prendetevi una stanza, non sarebbe decoroso dare mostra di voi in pubblico” accorse al tavolo, avventandosi sui budini e urtando un Henry depresso, che barcollò numerose volte essendo già al quinto bicchiere di brandy …

Jem, alquanto stanco di vedere Will ingozzarsi, si avventurò nella sala da ballo da solo. Sentiva la musica farsi sempre più vicina. La piccola orchestra ingaggiata per l’occasione, suonava un pezzo semplice … un valzer sulle cui note ballavano decine di coppie. Tutte in armonia o almeno, la maggior parte. Presto si accorse di due figure leggermente goffe che ballavano, o meglio dire che si muovevano, all’estremità della pista. Sorrise vedendo Tessa staccarsi da Thomas Tanner e chinarsi per massaggiarsi la punte delle ballerine. Indovinò le parole di Thomas pur non sentendole, stava chiedendo scusa e con molto imbarazzo si era allontanato lasciando la ragazza da sola.
Jem le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio “Ti serve aiuto?”
Tessa trasalì. Si girò e sorrise “Nah … posso sopravvivere anche senza un accompagnatore. Anzi sarei stata meglio senza un accompagnatore” aggiunse indicando col capo i suoi piedi.
“Allora mi dispiace”
“E perché dovresti dispiacerti?”
“Perché hai appena trovato un compagno per parte della serata”
Tessa non parve affatto dispiaciuta.
“Con accompagnatore intendevo una persona che sta zitta per tutta la serata pur avendoti invitata e poi quando finalmente decide di rivolgerti la parola  è per proporti qualcosa di distruttivo per i tuoi piedi” fece spallucce “quindi tu vai bene”
“Ah okay … allora andiamo a fare una passeggiata”

Mentre i due camminavano per i vialetti dei giardini, a Tessa si accese una lampadina …
“Ma Will dove lo hai mollato?”
“Oh, era tutto impegnato a mangiare. Non di grande compagnia in effetti, ma suppongo che tra un paio d’ore mi verrà a cercare per condividere le sue impressioni sulla serata … Credo che ti convenga allontanarti prima di allora”
“Non penso di essere facilmente scandalizzabile”
“E io non penso che Will si farà tanti problemi a parlare liberamente anche davanti a te” disse di rimando Jem. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e un’espressione felice stampata sul volto. Gli piaceva parlare di Will, probabilmente.
“Come fai a ingoiare tutto quello che Will dice? Intendo … non che lui si comporti male con te ma … a volte non ti infastidisce?”
“E’ strano che tu me lo chieda”
“Lo so, non mi so fare i fatti miei, scusami!” Tessa era pronta a rimangiarsi la domanda e cercare in futuro di farne di meno, ma Jem, come sempre del resto, la stupì
“Non intendevo questo. Mi riferivo al fatto che è strano che proprio tu faccia questa domanda, dato che con te Will parla molto più che con altre persone.
“Beh … non pretendo di conoscerlo bene e non ho nemmeno la presunzione di dirlo … ma io penso a volte che non sia genuino. Se parliamo di libri è naturale, quasi rilassato … ma se prendiamo un altro discorso … è come se misurasse sempre le parole. E non posso nemmeno fare a meno di notare che spesso si comporta male con tutti tranne che con te”
“Sembri quasi invidiosa, sai?”
Tessa divenne paonazza e scosse vigorosamente la testa in segno di diniego.
“Will e io ci supportiamo a vicenda. Nel tempo abbiamo creato un rapporto quasi fraterno. Non parliamo dei nostri problemi … di rado parliamo di cose private in effetti, ma riusciamo a capirci. Io non mi comporto come un adulto che tenta di raddrizzare un bambino e Will non è troppo oppressivo, come altri invece sarebbero”
“Allora è un compromesso!”
Jem sorrise “Suppongo di si … una specie”
“Perché spettegolate su di me?”
La voce di Will era giunta inaspettata per Tessa, mentre Jem non sembrava troppo sorpreso e aveva già la risposta pronta.
“Parlavamo delle tue straordinarie doti poetiche”
Tessa pregò che Will non avesse sentito tutto. Sarebbe stato imbarazzante per lei e chissà cosa Will avrebbe pensato …
“Ma davvero? Allora che ne direste se ve ne recitassi una completamente nupva? Posso farlo!”
“Prego, William” con un gesto della mano, Jem invitò Will a proseguire.
Quest’ultimo si schiarì la gola e partì …

“Mentre mangiavo il budino al cioccolato,
e il boccone la gola ebbe attraversato,
un essere ripugnante,
dall’alito pesante
mi si avvicinò
e mi minacciò!
Era Jonathan Morgenstern …
che odia i Western-“

“Che razza di rime sono? Non ha senso!” Tessa non aveva potuto fermare le parole. Se qualcosa non andava, non andava!
“Tessa, tu mi interrompi troppo spesso per i miei gusti” disse Will con tono irritato e compiaciuto allo stesso tempo
“Beh, ha ragione Will” intervenne Jem.
“Traditore! Io mi fidavo di te! Basta, significa che da ora in poi passerò il mio tempo con Jonathan!”
“Intendi il fratello di Clary o il suo ragazzo?”
Will rimase colpito dalla domanda dell’amico.
“Perdinci Bacco! Quella ragazza è circondata da Jonathan! Ma come fa a sopportarli tutti e due? Comunque non importa … io intendevo suo fratello. Jace non credo sarò mai in grado di sopportarlo”
“Ma non hai appena detto che Jonathan ha un alito pesante?” Tessa notò che Jem si stava divertendo un mondo in questa raffica di parole. Le sembravano due bambini che condividono uno scherzo tutto loro. Pur essendo lì Tessa si sentiva un po’ estraniata dalla situazione, era come se Will e Jem in quel momento avessero creato una barriera intorno a loro, anche se involontariamente.
“Avrà pure un alito pesante ma almeno non è un totale idiota”
Jem stava per rispondere qualcosa ma delle voci provenienti dal porticato iniziarono a chiamarlo.
Non era per nulla infastidito, ma in fondo era normale. Jem non era mai infastidito o almeno, Tessa non lo aveva mai visto in tale modo. Salutò Tessa con un bacio sulla guancia e poi diede una leggera pacca sulla spalla di Will, dunque si allontanò.
Will ritornò improvvisamente serio.
“Tu credi che io finga?”
Tessa si ritrovò spaesata da quel repentino cambio di discorso ma riuscì a capire: Will aveva sentito gran parte della conversazione tra lei e Jem. La ragazza comunque non si era mai tirata indietro e quindi affrontò la situazione anche questa volta.
“Io non lo credo, io ne sono quasi certa”
“Non puoi dirlo, non mi conosci” Ora Will era più vicino, aveva un’aria che incuteva timore.
“Naturale, sono praticamente appena arrivata qui ma su di te so qualcosa, no?”
“Sarei tanto curioso di sapere che cosa …” Quegli occhi blu la stavano osservando con attenzione. La esaminavano dall’alto in basso, soffermandosi sul vestito prima e anche sulle forme del corpo, cosa che innervosì Tessa, e poi sul volto.
“ Preferisci stare in biblioteca che in qualunque altro posto. Ti piacciono i romanzi e le poesie, probabilmente ti piace pure scriverne. Non ti piace esporti e sei Gallese.”
Will non parve affatto colpito e Tessa si sentì una stupida.
“E dove hai sentito che vengo dal Galles?”
“Non ci vuole un genio per capirlo, dato che spesso ti chiamano Il Gallese”
“Ah, mi chiamano così? Dovevo darmi più da fare … avrei voluto qualcosa di più memorabile, come ad esempio il Playboy dell’Institute, oppure il Re dell’alcol … Anche il Libertino andrebbe bene. No, aspetta: il Libertino del Galles, abbastanza epico non credi?”
Ovviamente il tutto era stato detto con un sorriso malizioso e dei gesti a dir poco ambigui. Le dita lunghe di Will si erano immerse nei capelli lasciati sciolti di Tessa. Il pollice aveva preso a massaggiarle lentamente la mandibola e ora la mano stava scendendo fino al collo, dove incontrò la catenella dell’angelo meccanico. La seguì fino ad arrivare al ciondolo, e poi si fermò.
Tessa pregò che Will scambiasse il martellamento del suo cuore per il ticchettio dell’angelo. Non capiva da dove venisse quell’atteggiamento, ma non voleva sapere fino a che punto Will sarebbe potuto arrivare. Si allontanò dal ragazzo ma nel farlo inciampò nel vestito e si ritrovò lunga e distesa su di lui. Per fortuna non c’era nessuno nei paraggi.
Will sentì il peso della ragazza su di lui. I suoi capelli gli accarezzavano le guance e i suoi occhi lo guardava con dispiacere. Si stava scusando per averlo praticamente atterrato ma non aveva la parole per dirlo. Fu quasi tentato di non lasciarla più andare nel momento in cui Tessa fece per rialzarsi. Non avrebbe voluto più perderla di vista. Mai più. In quei mesi, durante i quali avevano parlato di libri e avevano girovagato tra gli scaffali della biblioteca in silenzio, si era sentito meglio che mai. Libero come non si sentiva da quando se n’era andato da casa. Perché, se non poteva parlare apertamente con lei, poteva almeno sperare che dai suoi discorsi sulle trame e sui personaggi Tessa potesse imparare a conoscerlo. Allo stesso tempo pregava che non ci riuscisse.
Tessa era semi alzata, sempre sopra di lui, allora le strinse gli avambracci.
Will alzò la testa. Erano a pochi centimetri di distanza.
Will doveva affrontare circa cinque centimetri per arrivare a Tessa.
Non gli importava di cosa sarebbe successo dopo.
Tessa si sarebbe sentita male e lo avrebbe schiaffeggiato? Lo avrebbe ricambiato? Oppure il giorno dopo glielo avrebbe fatto pesare? O magari avrebbe fatto finta di niente, come lui avrebbe fatto in qualunque caso. Come lui avrebbe dovuto fare in qualunque caso …
Ma Orazio non diceva forse “Carpe diem?”
Si, lui avrebbe colto l’attimo e non gli importava di nulla se non di Tessa.
E non si era mai sentito così egoista.
E non si era mai sentito così perduto.
Allora si, Will percorse quei cinque centimetri.
Facendo leva sui reni si mise seduto, mollò la presa da un braccio di Tessa per mettergli una mano dietro la nuca e la baciò.
Tessa sgranò li occhi al contatto tra le labbra. Il suo primo impulso fu quello di respingerlo ma per la prima volta il cuore aveva spodestato il cervello, assumendone le funzioni. Non aveva capito quanto lo desiderasse fino a quel momento. Forse non lo aveva mai saputo.

“Basta, io vado lì e lo caccio!” Henry era alla seconda bottiglia di brandy.
La cosa non poteva andare avanti. Aveva cominciato a parlare da solo dopo due ore che vedeva Charlotte in compagnia di quel manichino biondo. Non era mai stato impulsivo né irruento, ma lo spettacolo di quei due che ballavano, di quei due che sorridevano e di quei due che di tanto in tanto si scambiavano baci, stava diventando qualcosa di insopportabile!
Stava bevendo l’ennesimo bicchiere, quando vide Woolsey avvicinarsi. Fu sorpreso che quel tizio avesse liberato Charlotte dai suoi tentacoli per andare a parlare proprio con lui.
Si rivolse ad Henry con tono molto confidenziale, quasi fossero due vecchi amici.
“Henry! E’ da un po’ che volevo parlarti da solo …”
“E che vuoi?” Henry sputò fuori quelle parole come se fossero veleno.
Woolsey proseguì, per nulla intimorito.
“Ti volevo chiedere se potevi smettere di fissare Charlotte. Sai, ho notato che non le hai staccato gli occhi di dosso nemmeno per un attimo stasera e la cosa comincia ad infastidirmi”
“E io sono molto infastidito dal fatto che vi frequentate e del fatto che tu sia qui oggi”
Woolsey parve divertito. Si sentiva evidentemente superiore ad Henry, i cui limiti erano stati annientati dall’alcol.
“E come vorresti risolvere la situazione?”
“Sinceramente non lo so ma dato che sei qui davanti a me mi è venuta in mente una cosa che desidero tanto fare”
“E cioè?”
Henry reputò più opportuno illustrare la sua idea in pratica, piuttosto che verbalmente e così gli piazzò un gancio destro dritto sul naso, da cui presto iniziò a colare del sangue.
Prima che Woolsey potesse dire alcunché, stupito com’era, Henry uscì dalla sala e si incamminò verso la sua stanza.

Angolino dell'autrice: Ciaoooo! Da quanto tempo non aggiornavo! Ma comprendetemi, quest'ultima settimana di scuola è stat un inferno. Per farmi perdonare da questa assenza però, ho scritto un capitolo ENORME, almeno secondo i miei standard. Tra l'altro ancora non ho detto tutto quello che dovevo dire e quindi il prossimo capitolo riprenderà esattamente da dove è finito questo. Spero sinceramente che vi stia piacendo :) Volevo chiarire un paio di cose comunque. In questo capitolo il rapporto tra Tessa e Will potrà sembrare un pò affrettato ma secondo me va bene così. In effetti nel romanzo originale, la storia tra Will e Tessa è molto affrettata, è qualcosa di immediato, se vogliamo metterlo a paragone con la relazione tra Jace e Clary. Poi poi poi ... Ah, si, Henry! Non vedo l'ora di scrivere il prossimo capitolo perchè ci sarà un sacco di spazio per il nostro Branwell ubriaco :D 
 

  
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