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Autore: AlezzyaChan    23/12/2013    0 recensioni
Urlavo, urlavo con tutto il fiato che avevo nei polmoni, ma nessuno poteva sentirmi.
Il calore delle fiamme mi ustionava le guance, la maglietta ed i pantaloni che indossavo si stavano pian piano distruggendo. Ero stanco, sentivo i polmoni pieni di fumo e cominciai a tossire.
La mia visione cominciò a diventare sfocata ed ingrigita, ogni cosa stava perdendo colore e forma.
Caddi in ginocchio sfinito e cominciai a piangere. Ormai era finita, mamma e papà non c'erano più, la città in cui vivevo si era trasformata in un inferno e nessuno avrebbe potuto salvarmi.
Ero solo.
Gli edifici continuarono a crollare, e sentii il terreno sotto le mie ginocchia scricchiolare e cedere, e dopo una frazione di secondo venni risucchiato dal vuoto che si trovava sotto di me.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Tematiche delicate
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Non so se aprii gli occhi, non so che ore erano, nemmeno quale giorno fosse o dove fossi. Non riuscivo a capire nemmeno se ero in piedi, sdraiato, seduto, in ginocchio o in altre posizioni possibili. Non c'era un suono, non c'era una luce, non c'erano colori, non riuscivo nemmeno a capire se intorno a me era tutto bianco o tutto nero. Io non riuscivo a percepire nulla, nulla dell'ambiente in cui mi trovavo e nulla di me, era come se avessi perso tutti e cinque i sensi, non riuscivo neanche a fare un pensiero preciso o a muovere un muscolo, provai a dire qualcosa, ma dalla mia bocca non uscì alcun suono. Forse anch'io ero diventato parte integrante dell'indefinito. Poi, pian piano le cose cominciarono a cambiare: cominciai a vedere un punto luminoso in mezzo al nulla, che col passare del tempo diveniva sempre più definito, insieme al suo colore ed alla sua forma. Intorno divenne tutto scuro, grigio, ed iniziai ad intravedere delle macchioline più scure e più chiare, delle ombre. Solo dopo un po capii che sopra di me c'era un soffitto con un buco che aveva una forma difficile da spiegare, e da essa penetrava una luce forte, quasi accecante. Probabilmente ero caduto da lì. Poi mi resi di essere bagnato e di galleggiare su dell'acqua tiepida da un odore per niente piacevole, che mi provocava un fastidioso pizzicore al naso e nausea. In quel momento realizzai che dovevo essere caduto in una delle fogne sotterranee della città, ma cosa era successo prima? Provai a muovermi, e mi accorsi che l'acqua non era alta, riuscivo a stare in piedi senza che il livello di essa sorpassasse il mio collo, inoltre mi resi conto che il mio corpo era fortunatamente illeso. Se non ci fosse stato quel liquido dall'odore ripugnante a salvarmi, sarei sicuramente morto. Mi guardai intorno e capii all'istante di non essere in uno spazio chiuso, perché una porta di notevoli dimensioni catturò la mia attenzione. Senza esitare camminai verso di essa con un po di fatica, sforzandomi di capire cos'era successo prima di cadere in quel posto, ma non c'era nulla da fare. Il mio cervello stava cercando di rifiutare delle immagini e dei suoni che non volevo e che non dovevo ricordare. Mi avvicinai abbastanza da poter allungare una mano verso una delle maniglie e spinsi. La porta si aprì un po e dalla fessura penetrò della luce azzurrina. Rimasi così, a fissare quel fendente di luce bluastra che tagliava a metà il mio corpo, e forse solo dopo un minuto mi decisi a spostare il peso del mio corpo contro la porta, per poter entrare nell'area successiva. Quando entrai in quel posto rimasi col fiato sospeso, la testa puntata verso l'alto, la bocca aperta e gli occhi spalancati. Sopra la mia testa, sopra alla porta, intorno a me c'erano scaffali colmi di libri, e man mano che guardavo in alto essi continuavano e si perdevano nella luce che proveniva dall'alto soffitto. Mi erano sempre piaciuti i libri, così mi fiondai incuriosito sul primo pezzo di libreria che trovai vicino a me e cominciai a scorrere il dito fra i titoli delle varie collane, ed in quell'istante mi accorsi che non si trattavano di libri normali. Ne estrassi uno con cura e ne contemplai la copertina: era rigida, liscia e di un colore tendente all'azzurro, come il resto dei libri che si trovavano in quell'enorme stanza. Cominciai a girare e a rigirare il volume fra le mani, e notai la leggerezza di quell'oggetto. Lo guardai meglio, e mi accorsi che non sembrava avere delle pagine, così tornai a fissare la copertina. Purtroppo il titolo era scritto in un linguaggio che non conoscevo molto bene, mio padre aveva cominciato ad insegnarmelo da poco. Le parole erano le stesse, ma cambiavano i segni, diventando sempre più complessi, ma lui era molto bravo a spiegare e due giorni prima avevo fatto grandi progressi. Due giorni fa, prima del giorno in cui i miei genitori, insieme al resto della mia famiglia se ne andassero uno dopo l'altro dietro quella porta metallica. Improvvisamente i ricordi cominciarono a riaffiorare uno ad uno nella mia testa, piccoli dettagli rimasti impressi nella mia mente che prendevano sempre più forma e più significato. La porta metallica. I miei genitori lì dentro. Io, solo. Il buio. Il mio battito cardiaco cominciò ad accelerare e cominciai a tremare. La città in fiamme, gli edifici che crollano, le urla di uomini, donne e bambini, i suoni degli spari e dei fendenti. -No... no!- dissi con voce tremolante, mentre mi cadde il libro di mano. I lamenti di mia madre. -NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!- urlai con tutta l'aria che avevo nei polmoni, e crollai a terra a causa di un forte giramento di testa. Il mal di stomaco cominciò a peggiorare ed ebbi delle conati di vomito, ma qualcosa m'impediva di rigettare. L'odore di chiuso e la puzza di sangue, la sentivo proprio qui, dentro di me, nello stomaco e nell'esofago, fino alla gola. I suoni, ed i rumori di quella notte risuonavano nelle mie orecchie, le immagini potevo vederle in quel momento, con i miei occhi. Quei ricordi giravano vorticosamente nel mio cervello, come un ciclone, e intanto perdevo la cognizione del tempo e la consapevolezza di avere un corpo, mi giravo e rigiravo a terra, con i miei occhi rossi sbarrati nell'oscurità.
  
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