Videogiochi > Elsword
Segui la storia  |       
Autore: AlezzyaChan    23/12/2013    2 recensioni
Urlavo, urlavo con tutto il fiato che avevo nei polmoni, ma nessuno poteva sentirmi.
Il calore delle fiamme mi ustionava le guance, la maglietta ed i pantaloni che indossavo si stavano pian piano distruggendo. Ero stanco, sentivo i polmoni pieni di fumo e cominciai a tossire.
La mia visione cominciò a diventare sfocata ed ingrigita, ogni cosa stava perdendo colore e forma.
Caddi in ginocchio sfinito e cominciai a piangere. Ormai era finita, mamma e papà non c'erano più, la città in cui vivevo si era trasformata in un inferno e nessuno avrebbe potuto salvarmi.
Ero solo.
Gli edifici continuarono a crollare, e sentii il terreno sotto le mie ginocchia scricchiolare e cedere, e dopo una frazione di secondo venni risucchiato dal vuoto che si trovava sotto di me.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La città era in fiamme, anche se ero chiuso in un umida cella riuscivo a sentire tutto. Le urla disperate delle persone, il rumore delle fiamme che divampavano e degli edifici che crollavano. Riuscivo perfino a capire quale tipo di materiale stesse cadendo, se era fragile come il vetro o più resistente come il metallo. Ero lì, chiuso in quel posto buio e freddo senza neanche sapere il perché, adesso solo, fissando la porta dove uscivano urla di vario tipo. Non riuscivo a capire le parole, ma potevo comprenderne il dolore, la rabbia, la paura e la disperazione nella voce. Voci sconosciute, anonime, come se fossero di fantasmi, ed io ero lì davanti, solo. Avevano preso me e la mia famiglia per motivi a me ignoti, fuori, nella città c'era l'inferno, ed io ero lì, a fissare la porta che era stata varcata da molte persone fra cui i miei genitori. Aspettavo, speravo che i miei genitori uscissero vittoriosi da quella porta di metallo, che mia madre mi abbracciasse e mi dicesse che era tutto finito, che stavano bene e che non sarebbe più accaduto qualcosa del genere. Rimasi seduto, sbirciando da dietro le ginocchia quella fessura con paura, tremando. Dopo un po sentii un urlo che mi fece fischiare le orecchie. Mia madre. Il mio cuore cominciò a battere forte, riuscivo a sentirlo in ogni parte del mio corpo, quella voce continuava ad urlare incessantemente, mi coprii con forza le orecchie con le mani, stringendo la testa così forte che cominciarono a farmi male anche le tempie, eppure quella voce riuscivo a sentirla, insieme ai miei battiti cardiaci. Cosa le stavano facendo? Cercavo in ogni modo di non pensarci, ma nella mia mente cominciarono a prendere forma mostruosi pensieri e paure. Cominciai a sentire anche la voce di mio padre, strinsi ancora di più la testa ed urlai con forza, tremando come una foglia e sudando. Intanto gli edifici della città continuarono a crollare rovinosamente, non riuscivo ad escludere neanche quei rumori. Iniziai a pensare che prima o poi la mia testa sarebbe esplosa. Ad un certo punto le urla cessarono. Mi tolsi le mani dalle orecchie e fissai la porta con speranza e timore. Fissai la porta, che lentamente si aprì e fuoriuscì un uomo, uno di quelli che ci aveva rapiti. Il mio cuore ricominciò a palpitare forte, ed in quel momento capii qualcosa che non volevo ammettere. Il mio cervello cercava di ripudiare quell'idea, come un virus, ma più passava il tempo e più mi convincevo della realtà. Quel figuro si avvicinava sempre di più, tenendo un'arma puntata contro di me, probabilmente era una specie di pistola elettrica. -A quanto pare manchi solo tu.- disse lui, fissandomi la fronte. Il suo sguardo era tagliente come un pugnale, sentivo il mio corpo che si raffreddava sempre più, il sudore che scendeva sotto le mie ascelle. E così ero il prossimo? L'ultimo a morire? Che morte schifosa. -P-Perché l'hai fatto... ?- Dopo nemmeno una manciata di secondi il pavimento cominciò a tremare e cominciarono a cadere pezzi di calce dal soffitto. Vidi cadere dei grossi pezzi dall'alto che ricoprirono tutto, uno colpì anche quell'uomo. Rimasi lì impalato a fissare quella mano ferita e tremolante spuntare dal pezzo che lo aveva colpito, e incominciai ad indietreggiare spaventato. Spaventato dalla scena che avevo davanti a me e da quel che avrei potuto vedere sbirciando attraverso la fessura di quella porta. Così voltai le spalle e cominciai a correre, sbucando fuori da un apertura dell'edificio che si era generata in seguito da un suo crollo parziale. Urlavo, urlavo con tutto il fiato che avevo nei polmoni, ma nessuno poteva sentirmi. Il calore delle fiamme mi ustionava le guance, la maglietta ed i pantaloni che indossavo si stavano pian piano distruggendo. Ero stanco, sentivo i polmoni pieni di fumo e cominciai a tossire. La mia visione cominciò a diventare sfocata ed ingrigita, ogni cosa stava perdendo colore e forma. Caddi in ginocchio sfinito e cominciai a piangere. Ormai era finita, mamma e papà non c'erano più, la città in cui vivevo si era trasformata in un inferno e nessuno avrebbe potuto salvarmi. Ero solo. Gli edifici continuarono a crollare, e sentii il terreno sotto le mie ginocchia scricchiolare e cedere, e dopo una frazione di secondo venni risucchiato dal vuoto che si trovava sotto di me.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Elsword / Vai alla pagina dell'autore: AlezzyaChan