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Autore: Ambros    23/12/2013    8 recensioni
Tre capitoli per passare le vacanze di Natale con la coppia più bella del mondo: la Klaine.
Dal testo:
-Ci sono poche cose, nella sua vita, di cui Kurt Hummel è assolutamente certo:
1. Il giallo e il verde dovrebbero essere eliminati dalla scala cromatica quando si parla di moda.
2. Non permetterà mai a nessuno di vedere i suoi capelli di prima mattina, quando è appena sveglio.
3. Lui odia Blaine Anderson.
[...]
È Natale, e Kurt sta festeggiando con i suoi amici.
Certo non ha tempo di pensare a quanto odi Blaine Anderson.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Rachel Berry, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Merry Christmas



Ci sono poche cose, nella sua vita, di cui Kurt Hummel è assolutamente certo:
  1. Il giallo e il verde dovrebbero essere eliminati dalla scala cromatica quando si parla di moda.
  2. Non permetterà mai a nessuno di vedere i suoi capelli di prima mattina, quando è appena sveglio.
  3. Lui odia Blaine Anderson.
In verità, non è nemmeno quell’odio che nasce senza un motivo preciso: lui, delle ragioni per odiarlo, le ha eccome.
Sono entrambi all’ultimo anno di liceo, ma non frequentano la stessa scuola: Kurt è imprigionato nel liceo pubblico di Lima, il William McKinley High School; Blaine, al contrario, frequenta la prestigiosa – nonché costosissima- Accademia Privata di Westerville, la Dalton – la cui retta è direttamente proporzionale alla quantità d’aria respirata tra quelle mura di pietra che avranno trecento anni, secolo più, secolo meno.
Fin qui, apparentemente, Kurt non avrebbe alcun motivo valido per odiarlo: ma non è certamente finita.
Entrambi fanno parte del Glee Club delle rispettive scuole, con un’unica differenza non trascurabile: Blaine è il leader indiscusso e carismatico del Glee Club della sua scuola – i cui ragazzi si fanno anche chiamare “Warblers”, che nome ridicolo-, mentre Kurt, la maggior parte del tempo, deve limitarsi ad ondeggiare sullo sfondo durante le esibizioni.
Ma non è nemmeno una banale invidia che lo spinge ad odiarlo, no. Magari è un incentivo, ma non è solo questo.
Prima di tutto, Kurt detesta le loro odiose divise; quei blazer che fanno sembrare gli Warblers tremendamente seri, formali e ingessati; sono un Glee Club, per l’amor del cielo, non una squadra di avvocati fiscali.
Ma, ancora una volta, non è solo questo. Aggiungiamo il fatto che Kurt e Blaine sono vicini di casa.
Abitano in due villette a schiera contigue, di quelle col giardino perfettamente curato e la facciata perennemente riverniciata di fresco.
Ma questo non sembra rappresentare un problema per Anderson ogni volta che deve organizzare una festa, giorni festivi o feriali che siano – Kurt è abbastanza sicuro che l’altro nemmeno sappia la differenza – e non importa quanto il ragazzo si lamenti per la musica troppo alta, quei suoni incessanti, ripetitivi e fastidiosi non accennano mai ad abbassarsi, come dimostrano le esorbitanti quantità di correttore color avorio che è costretto ad utilizzare la mattina per coprire le occhiaie violacee che gli macchiano la pelle altrimenti impeccabilmente nivea dopo i riti dionisiaci che, a quanto pare, il suo vicino ha la premura di organizzare a giorni alterni.
Quindi sì, diciamo che questo è uno dei motivi per cui Kurt Hummel sente di odiare Blaine Anderson.
Senza considerare il fatto che a malapena grugnisce quando si incontrano per sbaglio – sì, per sbaglio, non per caso -, come se aprire la bocca e articolare un suono che assomigli vagamente ad un “buongiorno” fosse uno sforzo immane ed eccessivo. E Kurt, in verità, pensa che forse, per i suoi neuroni, sarebbe davvero uno sforzo eccessivo.
Quindi sì, Kurt lo odia. Perché è un ricco damerino viziato e irrispettoso.
Potrebbe persino provare un po’ di compassione nei suoi confronti, a dire il vero: perché, se ci sono delle persone più odiose di Blaine, queste sono sicuramente i signori Anderson. Dispotici, altezzosi e snob, stanno in città il tempo strettamente necessario per evitare di dare ai servizi sociali una buona ragione per togliere loro la custodia del figlio.
E Kurt li sente urlare spesso, sa che il signor Anderson vorrebbe un bel figlio etero che gli porti a casa una ragazza diversa ogni sera; sa che la signora Anderson non si oppone mai al marito.
Quindi sì, il giovane Hummel potrebbe decisamente provare un po’ di compassione per lui – visto che anche lui è gay, e sa cosa significhi non sentirsi accettati, anche se ha una famiglia alle spalle che lo sostiene e lo appoggia. Potrebbe.
Se solo Blaine, dopo ogni lite, non organizzasse feste che potrebbero essere tranquillamente scambiate per la trasposizione cinematografica violenta della Terza Guerra Mondiale.
E poi, quel Blaine Anderson, è sempre schifosamente sicuro di sé. Quasi arrogante. Anzi, senza il quasi.
Cammina con passo svelto e deciso, calca il terreno come se fosse il re del mondo, con le spalle dritte e un sorriso insopprimibile a distendergli le labbra, e quegli occhiali rosa shocking – e non gli importa che gridino al mondo la sua omosessualità, perché lui è Blaine ottengo-tutti-gli-assoli-senza-neanche-sbattere-le-mie-lunghe-ciglia-da-cerbiatto Anderson.
E Kurt lo invidia, sì. Lo invidia e lo odia. Per i festini, e perché è così maledettamente bravo, iperattivo, sicuro di sé e allegro – tranne quando si incontrano la mattina, a quanto pare.
Anzi, ripensandoci c’è una cosa per cui prova compassione per il suo vicino di casa: il modo in cui si veste.
Quando Kurt lo vede senza il blazer della Dalton – e capita di rado, in realtà -, quasi spera che se lo rimetta al più presto.
Perché non è umanamente possibile che qualcuno si metta ancora i papillon.
Davvero non hanno ancora emanato una legge che li vieti? Davvero?
E quei colori sgargianti? A chi verrebbe mai in mente di mettersi dei pantaloni color senape? Accostati a dei mocassini blu scuro, oltretutto.
Un brivido gli corre ancora lungo la schiena, se ci ripensa.
Quindi sì, Kurt Hummel è abbastanza sicuro di odiare Blaine Anderson.
E la cosa non gli dispiace affatto: si compiace in continuazione di tutte le battute sarcastiche a cui riesce a pensare riguardo alla sua altezza ridicola, ai suoi poveri capelli perennemente intrappolati sotto uno strato di gel che – Kurt ne è piuttosto certo – può essere rimosso soltanto con scalpello, martello e una santa pazienza.
Ma questo non è il momento di pensarci.
Una volta tanto è  casa Hummel – anzi, Hummel-Hudson – a rimbombare e quasi vibrare per la pessima musica sparata a tutto volume. Certo, in verità la festa l’ha organizzata Finn, il suo fratellastro, ma per Kurt vale comunque come una piccola rivincita nei confronti del suo fastidioso vicino di casa.
È Natale, e Kurt sta festeggiando con i suoi amici.
Certo non ha tempo di pensare a quanto odi Blaine Anderson.



Blaine Anderson non ha alcuna certezza nella propria vita.
L’unica cosa che sa, in questo preciso istante, è che vorrebbe essere ovunque tranne che nel salotto di casa sua.
Persino alla festa del suo vicino di casa starebbe meglio. Certo sarebbe più a suo agio.
Nella sala non si sentono rumori. Risuona solo il fastidioso schiocco della mascella di suo padre, e vorrebbe solo alzarsi e urlare, perché lui odia le persone che biascicano, e sembra davvero che quell’uomo ce la stia mettendo tutta per slogarsi la mandibola e far vedere a tutti persino il suo processo digestivo.
E Blaine lo odia. Lui, di solito così pacifico e sorridente, odia suo padre.
Ed è per questo che ha preso ad organizzare delle feste assurde a cui a volte addirittura non prende parte.
Solo per fare un dispetto a quell’uomo che deve chiamare padre.
Sa che non dovrebbe, è sbagliato. Con quelle persone sedute attorno al tavolo, divide una buona parte del proprio DNA. È sbagliato che le odi.
Ma non può proprio impedirselo.
Per questo non riesce nemmeno a sfiorare il cibo che ha nel piatto, si limita a stuzzicarlo con la forchetta senza neanche vederlo davvero.
Non vede l’ora di andarsene in camera, ascoltare un po’ di musica, magari fare due chiacchiere con Wes, e andare finalmente a dormire.
Ovviamente, è sempre troppo ottimista ad aspettarsi che tutto proceda effettivamente in maniera così pacifica.
“Allora Blaine” la voce burbera di suo padre lo costringe ad alzare svogliatamente gli occhi dal piatto “hai trovato qualche bella ragazza da presentarci? O anche più d’una …” Nel dirlo gli rivolge un occhiolino che gli fa venire seriamente voglia di vomitare.
“No, papà” ribatte con tutta la calma e l’acidità che riesce ad infondere nella propria voce “Sarebbe piuttosto improbabile, visto che mi piacciono ancora i ragazzi.”
Il volto di suo padre si fa incredibilmente rosso, e Blaine si metterebbe a ridere se tutta quella situazione non gli facesse venire una gran voglia di piangere e urlare “Continui con questo capriccio idiota?” sbotta il signor Anderson scaraventando la forchetta nel proprio piatto “Quante volte te lo devo dire che ti devi far piacere le donne come piacciono a me?!”
“Quante vuoi, papà” ribatte Blaine con tutta la calma di cui dispone “Tanto non cambierò comunque.”
“Ascolta tuo padre” interviene freddamente sua madre, pallida e rigida, le labbra strette in una linea severa “È da troppo tempo che ti comporti come un bambino. Smettila di farti piacere gli uomini e basta. È una cosa anormale, e ci metti in imbarazzo. Cosa dovrei raccontare alla signora Lucas quando mi dice che suo figlio si fa trovare in camera con la fidanzata?”
“Che raccomandi loro l’uso del preservativo. Potrei avere gli incubi se sapessi che certa gente si riproduce.”
Sua madre sbianca di colpo, e suo padre si fa ancora più rosso. E in realtà Blaine si sta persino divertendo un po’.
“Come ti permetti?” sibila il signor Anderson, furioso “Almeno loro hanno la fortuna di avere un figlio normale.”
“Certo non ti dispiacerà quando il tuo figlio anormale non ti porterà a casa una ragazza di diciott’anni incinta.”
“Di sicuro sarebbe meglio che avere un figlio frocio come te!”
Blaine trattiene violentemente il fiato, e deve lasciare che un sorriso amaro gli si disegni sulle labbra per evitare di piangere. “Certo papà. Capisco la maturità di un punto di vista come il tuo.”
“Non ti rivolgere a tuo padre in questo modo, lui sta---”
“E mamma” la interrompe il ragazzo, voltandosi verso di lei “Grazie per essere un esempio così evidente dell’inutilità dell’emancipazione femminile.”
Gli occhi di sua madre si spalancano in maniera quasi comica, mentre si copre la bocca con una mano ostentando un’espressione ferita e sbalordita che meriterebbe un Oscar.
Blaine le rivolge un minuscolo sorriso strafottente, prima di alzarsi e bere d’un fiato il poco spumante che gli è rimasto nel bicchiere. “Speriamo di avere altri cento Natali così maledettamente divertenti!” esclama sarcastico, riappoggiando con poca delicatezza il calice sul tavolo.
“James! Di’ qualcosa!”
Ma Blaine non lascia a suo padre nemmeno il tempo di alzarsi; lascia la stanza a grandi falcate, salendo le scale di corsa per arrivare in camera sua e prendere il cellulare e il cappotto con i guanti e il cappello.
Si copre velocemente prima di scendere le scale e spalancare la porta d’ingresso ignorando suo padre che gli urla un “Sei un irrispettoso ragazzino viziato e irriconoscente!” dal salotto.
Esce nel giardino imbiancato dalla neve e lascia che la porta di casa sua si chiuda con un leggero tonfo alle sue spalle.
Inspira a pieni polmoni l’aria fredda che lo fa rabbrividire, e si rende conto in questo momento che non ha idea di dove andare. È Natale, non può presentarsi a casa dei suoi amici per chiedere asilo come farebbe di solito.
Sbuffa alzando gli occhi al cielo, e una nuvoletta ghiacciata si materializza immediatamente di fronte a lui.
Muove qualche passo incerto nel giardino, osservando con aria assorta le impronte che lascia nella neve.
Il rumore di una porta che si apre lo costringe ad alzare lo sguardo; una luce calda e accogliente si riflette sulla distesa bianca del giardino accanto al suo, prima che un ragazzo si affacci sull’uscio con una risata lieve e cristallina dicendo, rivolto verso l’interno, “No Rachel, sul serio! Mi serve un po’ d’aria!”
Blaine ci mette un istante a riconoscerlo: è il suo vicino di casa, avvolto in un lungo cappotto grigio da cui spuntano due gambe lunghe e snelle perfettamente avvolte in un paio di jeans strettissimi che si tuffano in degli stivali neri che sembrano essere stati creati per contenere quei polpacci sottili.
Kurt strofina le mani l’una contro l’altra, affondando il viso nella sciarpa, e solo allora si accorge di Blaine; gli rivolge un’occhiata sorpresa e vagamente distante, inarcando elegantemente le sopracciglia. Anderson si rende conto in quel momento di starlo fissando da quasi un minuto, e sente che le sue guance si colorano di rosso mentre gli rivolge un sorriso minuscolo, quasi di scuse.
L’altro ragazzo esita un attimo prima di inclinare lievemente il capo su una spalla, in un cenno di saluto; sembra indeciso, e si mordicchia il labbro inferiore lanciando numerose occhiate alla casa illuminata e rumorosa alle sue spalle.
“Bella festa?” Blaine non sa nemmeno perché ci sta parlando; il suo vicino di casa non gli è mai sembrato troppo propenso ad intrattenere un qualsiasi tipo di conversazione con lui, anche se non ne ha mai capito il motivo.
“Non male” risponde lui, sorpreso, avvicinandosi di qualche passo, sempre esitante “Certo, non è esaltante come le tue …” Aggiunge dopo un attimo, con una strana freddezza nella voce.
Blaine arrossisce di nuovo: si è scordato di tutte le volte in cui Kurt si è lamentato con lui per la musica troppo alta. Lì per lì non gli era nemmeno dispiaciuto, perché pensava che avrebbe dato più problemi ai suoi genitori, ma ora che si accorge di quanto sono belli quegli occhi azzurri che lo scrutano con una punta d’astio, desidera davvero aver abbassato quel cavolo di volume e magari averlo invitato a prendere un caffè.
“Già” borbotta imbarazzato, grattandosi distrattamente la nuca “Mi dispiace per quelle. Non volevo darti fastidio.”
Kurt spalanca gli occhi a quelle parole: che fine ha fatto Blaine-damerino? Il ragazzo viziato e spocchioso che gli ha fatto perdere preziosissime ore di sonno?
“Allora avresti dovuto evitare Pink …” mormora con un piccolo sorriso.
Gli occhi dorati – come mai non si era mai accorto di quanto fossero belli? - di Anderson si spalancano “Non ti piace Pink?!” esclama, scandalizzato.
Kurt si esibisce in una buffa smorfia infastidita che gli arriccia il naso “Diciamo che non è il mio genere.” Ribatte, senza pensare a quanto sia vagamente assurda tutta quella situazione. In fondo è Natale, no? A Natale succedono cose decisamente assurde.
Blaine scuote il capo con una finta rassegnazione, e apre la bocca per dire qualcosa, quando la porta alle spalle di Kurt si spalanca con malagrazia “Ehi Kurt! Torni dentro o no?” chiede impazientemente un ragazzo sorridente e muscoloso con un’imponente cresta in capo.
Il ragazzo si gira di scatto, e fa saettare gli occhi tra l’uscio di casa sua e il vicino di casa “Arrivo tra un minuto!” risponde alla fine, voltandosi di nuovo verso Blaine con un’espressione incerta. Il ragazzo scuote il capo e si richiude la porta alle spalle.
“Il tuo ragazzo?” chiede Anderson, e veramente non sa come gli sia venuto in mente di chiedere una cosa del genere: di certo non sono fatti suoi.
Kurt lo guarda incuriosito per una frazione di secondo, prima di scuotere la testa con un leggero sorriso “No, per carità. È Puck, il migliore amico di mio fratello. Molto etero.” Aggiunge dopo un attimo di esitazione, ridacchiando.
“Oh, capisco” risponde Blaine, con un po’ troppa enfasi e troppa poca fantasia, spostando con imbarazzo il peso da un piede all’altro.
“Non voglio trattenerti” aggiunge dopo qualche secondo, guardando di nuovo quei magnifici – davvero, come ha fatto a non accorgersene prima? – occhi azzurri. “Torna pure alla festa.”
“Oh, non c’è nessun problema” risponde immediatamente Kurt – ma non lo odiava lui quel ragazzo? – “Voglio dire” aggiunge velocemente “a meno che tu non abbia da fare. Non ho nessuna fretta di tornare dentro per vedere Sam che fa uno spogliarello sulla lampada del salotto – Dio, non riuscirò più a guardare quella lampada nello stesso modo -, ma se tu devi andare …” Incespica nelle sue stesse parole, e reputa saggio smettere di parlare quando si rende conto di star divagando.
Blaine sorride quasi inconsciamente del suo imbarazzo “No, tranquillo” si affretta a rispondere “In realtà il piano per stasera è vagare nel giardino finché i miei non si saranno addormentati, quindi …”
“Problemi con i tuoi?” chiede Kurt di getto, per poi mordersi la lingua “Scusa” aggiunge immediatamente “Non sono affari miei, non avrei dovuto chiedertelo. Fai come se niente fosse.”
E dire che pensava di reggerlo meglio l’alcol.
Blaine sorride di nuovo, chiedendosi come diamine abbia fatto a non notarlo prima. “Non preoccuparti” scrolla le spalle “Tanto scommetto che li sentite urlare tutti i giorni. Quando ci sono, intendo. Non è certo una novità.”
Kurt si mordicchia delicatamente il labbro inferiore, scrutandolo pensieroso “In effetti sì” ammette alla fine, arrossendo “Ma non voglio metterti a disagio, davvero. Nemmeno ci conosciamo.”
Anderson si stringe nelle spalle, avvicinandosi all’altro ragazzo di qualche passo quasi casualmente “Sono le solite cose che puoi immaginare anche tu” mormora alla fine, alzando gli occhi verso il cielo “A mio padre piacerebbe che non fossi gay. Mi preferirebbe di gran lunga etero e con una ragazza incinta. Ma siccome ha perso lo scontrino, non può cambiarmi, e si ritrova con un figlio anormale.” Conclude con un sorriso amaro e gli occhi leggermente lucidi.
“Non sei anormale” sussurra Kurt, guardandolo attentamente come se lo vedesse per la prima volta, e davvero non sa come gli sia venuta in mente una risposta del genere. Non avrebbe mai creduto che i signori Anderson potessero dire cose del genere. Al loro stesso figlio.
Blaine distoglie lo sguardo dal cielo per incrociare il suo, e gli rivolge un piccolo sorriso grato.
“Kurt! Andiamo, vuoi tornare dentro o—” Rachel spalanca la porta d’ingresso con malagrazia, ma si interrompe di colpo quando vede Blaine, e le sue labbra si curvano a formare una ‘O’ perfetta.
I due ragazzi si voltano di scatto, sorpresi “Oh, ehm, io …” Hummel incespica sulle proprie parole, senza sapere bene cosa dire.
Ma Rachel non gli presta attenzione, perché comincia a scrutare attentamente Blaine “Tu sei il ragazzo che canta negli Warblers, no?”
Anderson le rivolge un’occhiata vagamente a disagio “Sì” borbotta alla fine, guardando la neve che gli circonda i piedi.
“Kurt scusa, ma non hai sempre detto di odiarl—”
“Rachel!” sibila Hummel, stringendo gli occhi in un ammonimento nemmeno troppo nascosto.
Blaine lo guarda, sorpreso, ma non fa in tempo a chiedere niente perché la ragazza ha già parlato di nuovo “E il Warbler ha da fare, stasera?” chiede con un sorrisetto compiaciuto.
“Io … Non esattamente …”
“Oh, perfetto!” esclama lei, avvicinandosi per afferrargli un braccio e trascinarlo letteralmente dentro casa sotto lo sguardo basito di Kurt, che li segue incapace di dire o fare alcunché “Ci serviva qualcun altro che potesse fare un po’ di karaoke stasera!”
“Rachel, andiamo, così non è educato …” Tenta di protestare debolmente Hummel, incrociando lo sguardo divertito e confuso di Blaine, che gli mormora un “Non preoccuparti” mentre la ragazza continua a strattonarlo per un braccio con una forza insospettabile.
Arrivano nel salotto di casa Hummel-Hudson nel giro di qualche secondo, e si trovano davanti uno spettacolo tragicomico, in base ai punti di vista; un ragazzo biondo sta usando una lampada come un palo della lap-dance – e Blaine deduce che deve trattarsi di quel Sam -, un ragazzone che riconosce come Finn cerca di fare delle piroette aiutato da un ragazzo asiatico, col solo risultato di star praticamente distruggendo l’intero salotto; alcune ragazze – le più tranquille – stanno ballando al centro della stanza attorno ad un ragazzo in carrozzina che sembra si stia divertendo da morire ad agitare a tempo le braccia e le spalle. Il ragazzo con la cresta – Puck? – è vicino ad un tavolino ricoperto di bottiglie di vetro fino all’inverosimile, e sta mescolando diversi tipi di alcol con un ghigno sul viso. Probabilmente entro fine serata riuscirà a far esplodere la casa.
“MOMENTO KARAOKEEEEE!”
Blaine e Kurt si voltano contemporaneamente verso Rachel, così come tutti gli ospiti, basiti per il grido insospettabilmente alto scaturito da una ragazza tanto mingherlina.
Ma sono tutti troppo esaltati e ubriachi per farci caso, e si limitano a rispondere con delle urla entusiaste sollevando i bicchieri in aria.
Senza nemmeno rendersi conto di come sia successo, Kurt si ritrova con un microfono rosa e glitterato in mano, davanti allo schermo della televisione del salotto, mentre delle note familiari invadono dolcemente l’aria nell’improvviso silenzio generale.
“Da quando abbiamo un hobbit nel Glee Club?” sussurra Brittany, facendosi chiaramente sentire da tutti. 
Kurt si gira di scatto, e si accorge solo in questo momento che Blaine è accanto a lui, con un microfono esattamente uguale al suo in mano, e lo sta guardando con le sopracciglia aggrottate, incerto sul da farsi.
Hummel vorrebbe tanto avere il tempo di girarsi e sibilare a Rachel un “Prima di domani mattina ti ritrovi nel camino acceso”, ma è nato con la camicia, lui.
Quindi avvicina il microfono alle labbra con un piccolo sorriso di scuse rivolto al proprio vicino di casa, e lascia che le parole gli scivolino dolcemente dalle labbra.

                                                                                                                           I really can’t stay

Blaine lo guarda incantato per qualche attimo, e Kurt pensa che probabilmente non si metterà a cantare con lui e se ne andrà: tutta quella situazione è troppo surreale, lui lo odia, e poi nemmeno si conoscono, e solo perché hanno scambiato due chiacchiere in giardino non vuol dire che improvvisamente—

                                                                                                                           But baby, it’s cold outside

Kurt spalanca involontariamente gli occhi: è vero, l’aveva sentito cantare qualche volta, ma non gli aveva mai prestato troppa attenzione, troppo occupato com’era a pensare a qualche battuta sarcastica che gli sarebbe piaciuto rivolgergli se tra loro ci fosse stato uno scambio di battute che andasse oltre i grugniti.

                                                                        I’ve got to go away – But baby, it’s cold outside
                                                                       
This evening has been – Been hoping that you’d drop in
                                                                      
So very nice – I’ll hold your hands, they’re just like ice!
                                                                      
My mother will start to worry – Beautiful, what’s your hurry?
                                                                      
My father will be pacing the floor – Listen to the fireplace roar
                                                                      
So, really, I’d better scurry – Beautiful, please! Don’t hurry
                                                                      
But maybe just half a drink more – Put some records on while I pour

Anche Blaine lo sta guardando meravigliato, perché no, lui non aveva mai avuto l’occasione di sentirlo cantare per davvero; e non capisce perché gli stia correndo il cuore nel petto quando si accorge che le loro voci si intrecciano così perfettamente che riesce a crederci a stento: non gli è mai capitato di trovare qualcuno la cui voce si incastri così naturalmente con la sua, anche con un’acustica pessima che fa a gara con quella di un bagno pubblico.
Continuano a cantare guardandosi negli occhi, e nemmeno si accorgono dello strano silenzio che è calato attorno a loro, delle strane occhiate che si stanno lanciando Rachel e Puck.
Continuano solo a cantare, perdendosi per qualche minuto nella magia della musica e sperano inconsciamente che duri di più.

                                                                           I really can’t stay – Get over that old out!
                                                                          Oh, but baby it’s cold outside!


Quando le loro voci si intrecciano sulle ultime note – troppo presto – Kurt è sicuro che almeno una delle convinzioni su cui si fonda la sua vita sia crollata.
Forse non è del tutto vero che odia Blaine Anderson.
Forse l’ha giudicato un po’ troppo in fretta.
Forse.
Ma forse vale la pena scoprirlo.
Si guardano negli occhi per qualche lunghissimo istante, sbalorditi; sembra che Blaine sia sul punto di dire qualcosa, ma Finn fa irruzione tra di loro, battendo energiche pacche sulle schiene di entrambi, facendo quasi sputare loro i polmoni “Caspita ragazzi! Siete davvero bravi! Peccato che siate in due squadre avversarie, eh?”
Blaine annuisce con aria spersa “Sì, davvero un peccato” mormora, senza allontanare gli occhi dorati da quelli azzurri del suo vicino di casa.
Kurt vorrebbe davvero prenderlo da parte e parlarci, parlarci fino al mattino dopo magari, e non sa proprio come gli venga in mente una cosa del genere – dev’essere l’alcol, maledizione, la prossima volta non lascerà che Puck gli prepari i drink –, ma Brittany comincia ad osservare con curiosità i capelli del nuovo arrivato, sfiorandoli con un dito “Caspita” sussurra, spalancando gli occhi “Sembrano finti!”
Hummel non fa in tempo a scusarsi – dovrà scusarsi parecchio per quella serata folle, poco ma sicuro – perché Rachel stringe un suo braccio in una morsa e lo trascina verso la cucina, ignorando le sue proteste e i mugugni di dolore.
“Allora” esclama con un ghigno furbo piantandosi due mani sui fianchi, quando sono lontani da orecchie indiscrete “Come mai non ti posso lasciare solo un secondo che ti ritrovo a parlare con il tuo, pare, odiatissimo vicino di casa? Che, se non ricordo male, è gay. E, come posso ben vedere, è decisamente, decisamente carino.”
Kurt si stringe nelle spalle, con finta noncuranza “Era da solo in giardino, ha litigato con i suoi ed è Natale. Mi è sembrato carino fargli un po’ compagnia. Sei stata tu ad invitarlo dentro senza nemmeno chiedermelo!”
Lei non sembra affatto toccata dal rimprovero “Eravate troppo carini per non provare” scrolla le spalle, ignorando l’occhiata allucinata dell’amico “Che c’è?” chiede poi, quando vede che Kurt la sta scrutando con gli occhi spalancati.
“Tu—” Ma Hummel non sa bene come continuare “Io lo odio, okay? Cosa credi di fare?”
Rachel sbuffa, alzando gli occhi al cielo “Kurt, tesoro, tu odi tutti finché non li conosci. E stavate per mandare a fuoco il salotto con quelle occhiate durante il duetto. Quindi, cerca pure di prendere in giro te stesso. Ma con me non attacca.”
Non gli dà nemmeno il tempo di ribattere, perché si gira e si allontana sventagliando i capelli.
Tutte le loro discussioni – o semidiscussioni, per quello che vale – finiscono così, con uno dei due che si allontana indignato fingendosi offeso per circa venti minuti. Poi tornano a volersi bene come se niente fosse. Drama Queens.
Kurt sbuffa, alzando gli occhi al cielo; davvero, cosa credeva di fare Rachel?
Lui lo odia, quel Blaine. Di certo non cambierà tutto solo perché si sono scambiati nemmeno sedici parole nel giardino. E perché hanno cantato un duetto flirtoso. No? No. Appunto.
Scuote lievemente il capo con una smorfia infastidita, prima di avviarsi in camera sua con passo pesante, evitando Puck che cerca di coinvolgerlo in una versione porno della Macarena. Che sì, è raccapricciante come potete immaginare.
Si lascia cadere sul letto con un piccolo sbuffo, sentendosi improvvisamente stanco; guarda l’orologio: le 23.48. È ancora la Vigilia.
Rimane seduto sul materasso per qualche minuto, prima che la porta di camera sua si spalanchi con poca delicatezza.
“Oh Dio, mi dispiace! Rachel ha detto che qui c’era il bagno …” Fa capolino un Blaine estremamente imbarazzato che gli rivolge un minuscolo sorriso di scuse, prima di lanciarsi attorno un’occhiata veloce, senza riuscire a trattenersi.
Kurt si schiaffeggia mentalmente per averlo lasciato con quei pazzi dei suoi amici – e schiaffeggia anche Rachel Berry e i suoi assurdi tentativi di trovargli un ragazzo - “No, ehm … Il bagno è la porta accanto.”
“Oh, d’accordo. Grazie. E scusa ancora.” Blaine sta per chiudersi la porta alle spalle, quando qualcosa costringe Kurt a fermarlo “Aspetta!”
Anderson rientra un po’ troppo velocemente nella camera, guardandolo con aria interrogativa “Io … Mi dispiace che ti abbiano trascinato in tutto questo. C’è una porta che dà sul retro, in cucina; se esci da lì non ti tratterranno con la forza. Anzi, ora ti accompagno …” Hummel fa per alzarsi, ma Blaine lo ferma con un certo imbarazzo “No, io … Insomma, in realtà … Mi sto divertendo. Sto bene. I tuoi amici sono molto simpatici. Anche se una certa Tina non vuole proprio capire che sono gay e continua a provarci spudoratamente con me.” Kurt ridacchia, e sa che questa la ricorderà a Tina finché avrà fiato in corpo per parlare “Però, ecco, se è un problema vado via subito, non volevo certo autoinvitarmi …”
“No, no! Figurati! Puoi restare quanto vuoi!” ‘Puoi restare quanto vuoi?’ Ma che sta dicendo?
Blaine lo guarda per un attimo, dubbioso “Sei sicuro? Perché Finn giù ha passato almeno cinque minuti a chiedermi se ti avessi comprato tutte le sciarpe di Alexander McQueen per convincerti a lasciarmi entrare, visto che, a quanto pare, provi un odio viscerale nei miei confronti.”
Kurt sa che, in questo momento, il volto gli sta letteralmente andando in fiamme. E ha una gran voglia di andare a picchiare il suo fratellastro. “Io … Non è che … Voglio dire …” Balbetta, incapace di mettere in fila tre parole di senso compiuto. Prende un respiro profondo sotto lo sguardo attento di Blaine “Io non ti odio” mette in chiaro per la prima volta anche a se stesso “Voglio dire, nemmeno ti conosco. È solo che … Organizzi sempre quelle feste che sono davvero fastidiose.” Si morde la lingua per non dire nient’altro, perché si rende conto che tutti gli altri motivi che aveva per odiarlo sono piuttosto ridicoli e inconsistenti. Soprattutto ora che può guardare da vicino quegli occhi dorati.
Blaine aggrotta le sopracciglia, un po’ stupito, un po’ dispiaciuto “Per quelle mi dispiace, dico davvero” ribadisce, mordicchiandosi il labbro inferiore – chissà com’è passarci la lingua – UN MOMENTO! Come gli viene in mente di pensare cose del genere? “In realtà, tutte le volte voglio solo fare qualcosa per procurare dei guai ai miei” scuote la testa, rendendosi conto di quanto possa suonare sciocco “Mi dispiace, sul serio” conclude sinceramente “A volte tendo ad essere infantile.”
Kurt spalanca gli occhi, rendendosi conto di non aver mai considerato la cosa sotto quel punto di vista; pensava che Blaine fosse solo viziato e strafottente.
“No, a me dispiace” ribatte, prima che possa anche solo pensare a cosa sta per dire “Tendo a giudicare le persone un po’ troppo velocemente. Non avrei dovuto … Prima di conoscerti. Voglio dire, non che adesso noi ci conosciamo, però, nel senso, prima non …” Incespica di nuovo nelle proprie parole e pensa davvero che dovrebbe andare dal medico e controllare che non abbia nessun tipo di dislessia, perché così non può andare avanti.
Blaine lo guarda intenerito inclinando il capo su una spalla, e le parole gli sfuggono prima che riesca a trattenerle “Sei adorabile” mormora. Spalanca gli occhi quando si rende conto di quello che ha appena detto, e si maledice un milione di volte quando lo sguardo di Kurt incrocia il suo, sorpreso, imbarazzato e … compiaciuto?
Ma che diavolo gli ha messo quel Puck nel drink?
Si morde la lingua, chiudendo gli occhi “Mi dispiace” ripete per la milionesima volta “Giuro che non volevo essere così diretto. Dev’essere stato quel drink.”
“Oh, certo” ribatte velocemente Kurt “Capisco. L’alcol ti fa dire cose che non pensi, lo so.” Annuisce cercando di nascondere quel pizzico di delusione che minaccia di colorargli la voce.
“No, no!” esclama Blaine con troppa foga – seriamente, cosa c’era in quel drink? Metamfetamine? – “Voglio dire” cerca di salvare il salvabile “Non è che non lo pensi, solo che non ci eravamo mai parlati prima, ho scoperto che mi odiavi, e non voglio che pensi che io flirti spudoratamente con tutti quelli che incontro, anzi, sono proprio l’opposto …” Comincia a parlare a macchinetta gesticolando, e Kurt è abbastanza sicuro che anche lui … “Adesso sei tu ad essere adorabile.” Ecco. Ma come gli è venuto in mente di dirlo ad alta voce?
Arrossiscono entrambi, abbassando lo sguardo sul pavimento per qualche secondo; poi Blaine fa vagare casualmente lo sguardo fuori dalla finestra, e un sorriso entusiasta gli arriccia le labbra “Guarda! Nevica!” muove velocemente i pochi passi che lo separano dal vetro contro cui quasi spalma il viso, gli occhi illuminati da una strana luce.
Kurt gli si affianca più lentamente, esitando, ma con un sorriso ugualmente entusiasta sul viso, e i fiocchi bianchi si riflettono immediatamente nei suoi occhi azzurri.
Blaine si gira lentamente, e si ritrova a fissarlo con meraviglia prima di rendersi conto che forse non è una cosa molto educata da fare, soprattutto nel momento in cui Hummel si volta verso di lui e si accorge dello sguardo dell’altro che scivola immediatamente sulle sue labbra appena dischiuse.
Kurt lo sente che c’è qualcosa di strano nell’aria; un’elettricità. Mentre scruta quasi inconsciamente le labbra di Blaine e la parte più leggera e annebbiata del suo cervello si chiede che sapore abbiano, se siano davvero così morbide come sembrano, un minuscolo brandello della sua mente si rende conto che l’aria non dovrebbe vibrare in questo modo mentre i loro volti si fanno sempre più vicini, quasi senza che se ne rendano conto, e i loro respiri cominciano a mescolarsi, e Kurt pensa che quel profumo – il suo profumo – sia assolutamente la cosa più buona che abbia mai sentito.
“Kuuuuuuuuuurt! Devi venire, Finn sta per dare fuoco al salotto!” La porta si spalanca di colpo per lasciar intravedere una Tina dai capelli piuttosto stravolti – in effetti, non c’è niente in lei che non sia completamente stravolto (a partire, probabilmente, dal gay-radar di cui tutti siamo più o meno dotati)-. Kurt e Blaine si allontanano di scatto, e si rendono conto solo in questo momento di essersi avvicinati in maniera significativa; arrossiscono furiosamente, sotto lo sguardo brillo e comicamente indagatore della ragazza e l’occhio placido dei fiocchi di neve che continuano a cadere oltre il vetro della finestra, incuranti dei loro piccoli problemi di adolescenti.
“Io … Arrivo subito.” Riesce a sospirare alla fine Kurt, mentre Blaine spalanca gli occhi trattenendo il respiro, confuso e scombussolato.
Tina lascia la stanza a passo di marcia con aria vagamente offesa, e Hummel sta per seguirla, incerto, ma quasi gli tremano le ginocchia; non ha il coraggio di posare lo sguardo sull’altro ragazzo.
“Io … Devo andare. Mio padre mi uccide se lascio che Finn distrugga il salotto.” Balbetta, incerto.
“Oh, sì, certo.” Annuisce Blaine, ancora confuso e altrettanto imbarazzato, muovendo qualche passo per allontanarsi dalla finestra e seguirlo.
Scendono le scale avvolti da un silenzio quasi surreale, ma Anderson lo ferma prima che arrivino nel salotto affollato e paurosamente rumoroso.
“Kurt” la sua è quasi una domanda, e ringrazia la semi-oscurità che gli nasconde le guance arrossate dall’emozione, dall’imbarazzo, dall’alcol e da tante altre cose che non riesce nemmeno a decifrare; l’altro ragazzo si gira immediatamente con un’espressione interrogativa “Buon Natale” mormora alla fine, guardandolo negli occhi.
Kurt sospira, e nemmeno lui sa bene perché. “Buon Natale anche a te.”

                                                                                                                 ****





Note:
Giuro, solo due parole; 
1. Non c'è bisogno che vi dica chi canta cosa nel duetto, vero? No. Direi di no.
2. Che ve ne pare? Ero molto indecisa se pubblicarla o no, ma dalla regia (grazie infinite Mellark_Locked e a mia sorella :3) mi hanno suggerito di pubblicarla, quindi eccomi qua. Fatemi sapere voi cosa ne pensate!
3. Ho deciso di scriverla perché quest'anno, come tutti avrete notato, non ci hanno dato il duetto natalizio della Klaine (ç_ç). QUINDI, me lo sono fatto da sola. u.u
4. Aggiornerò il 27 e il 30.


Bacioni a tutti, Buone Vacanze e fatemi sapere cosa ne pensate!



 
  
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