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Autore: _Clementine_    23/12/2013    1 recensioni
"Mentre guidava senza meta nella sua Corvette Stingray del ‘69, si meravigliava di come una canzone riuscisse a suscitargli tutti quei pensieri".
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Justin Taylor, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come here, come here.

 
Era in auto. Viaggio di piacere, non conosceva neanche la meta. Avrebbe continuato a guidare fin quando non avrebbe trovato un posto di suo gradimento. 
In macchina, da soli, non si può far altro che pensare e quella maledetta canzone, che veniva passata in radio più di ogni altra, non faceva che riportargli alla mente il suo raggio di sole.
 
 “If you were here beside me, instead of in New York…”
 
Erano passati anni eppure, ogni volta che pensava a Justin, il respiro diveniva affannoso e gli si chiudeva lo stomaco.
Dopo la sua partenza , dedicava le giornate completamente al lavoro.
Di notte, invece, era tornato ad essere, almeno apparentemente, il Brian Kinney di sempre. Quello che credeva solo nelle scopate, ricche di piacere e prive di stronzate. 
Oramai aveva raggiunto i quaranta. Avrebbe dovuto trovare un nuovo compagno e smetterla di passare da un ragazzo all’altro. Ma il suo cuore apparteneva ancora a Justin.
 Lui lo sapeva bene.
 
“If the curve of you is curved on me…”
 
Ogni week-end da quando Justin non lo raggiungeva più a Pittsburgh, si allontanava da quel loft che, ormai, non era più casa sua. Spesso passava le notti in ufficio.
Non poteva dormire lì perché, in ogni angolo di quell’appartamento, avevano consumato il loro amore.
Dio, se solo ci pensava riusciva a percepire il suo respiro, le sue morbide labbra baciargli il collo, le sue dolci mani sfiorargli i fianchi.
E quando poi riusciva a sentire di essere dentro di lui, voleva rimanerci per sempre.
 
“ ’Cause I love the simple thought of you…”
 
Ed era vero. Amava anche solo pensare all’artista.
Lo stesso che era riuscito ad aprirgli il cuore, che lo aveva spinto sino ai limiti del suo orgoglio.
Quello con il quale, per la prima volta, aveva fatto l’amore e non il solito sesso.
 
“… And the lack of it snaps me in two…”
 
Ricordava i primi mesi dal trasferimento di Justin. Quando tornava a casa ogni week-end ed ogni volta che finivano per stare insieme, era come se l’artista prendesse un pezzo del suo cuore.
Rubava qualcosa da lui e la portava via con sé.
Andò avanti così per un po’, fino a quando i fine settimana dell’artista divennero troppo impegnati per allontanarsi dalla Grande Mela e tornare nella cittadina natale.
E fu così che rimase solo, da un momento all’altro, diviso tra nostalgia e rabbia. Quella rabbia nata dall’aver lasciato andare  l’amore della sua vita, nata dal suo non essere stato, per una volta, il solito stronzo egoista.
 
Mentre guidava senza meta nella sua Corvette Stingray del ‘69, si meravigliava di come una canzone riuscisse a suscitargli  tutti quei pensieri.  
Correva in autostrada e l'idea di poter invertire la direzione verso New York, sfiorava la sua mente.
 
“… There is nowhere else that I belong…”

Rideva. Rideva tanto e di gusto. Quella stupida canzone sembrava raccontare la sua vita e lui si compiaceva di essere così importante da essere di ispirazione.
Pittsburgh non era più casa sua.
Aveva perso i contatti con Emmett, che si era trasferito con Peter, il suo nuovo compagno, nel Connecticut. Anche se, all’apparenza, i due non sembravano essere legati da una forte amicizia, quella checca isterica aveva sempre fatto parte della sua vita. Liz e Mel erano lontane kilometri e non riusciva a raggiungerle con facilità. Gus stava crescendo. Era tutto suo padre, solo meno stronzo e non consapevole della propria sessualità.
Riguardo Michael, non parlava con lui da qualche mese, dopo l’ennesimo litigio. E gli mancava. Gli mancava il suo patetico migliore amico. Debbie continuava a chiamarlo, preoccupata come una madre per un figlio e quando, durante i suoi viaggi improvvisi spegneva il cellulare, lei lasciava mille messaggi in segreteria, talvolta non così dolci come si potrebbe pensare.  Ted continuava a lavorare con lui, ma le loro vite non si incrociavano al di fuori del contesto lavorativo.
Non esisteva alcun posto a cui apparteneva.
 
“…and the fire that was starting to go out.”
 
Insomma, in poco più di quattro minuti, aveva ascoltato la sua storia, non solo a base di sesso e droga, ma anche di forti e profondi sentimenti.
Quella canzone, in qualche modo, lo aveva spinto dove, da anni, non riusciva ad arrivare. Lo aveva spinto a riflettere sulla sua vita. Lo aveva spronato ad agire, a fare il primo passo per cambiare le cose. 
L’unica cosa che aveva deciso di non affrontare erano i conflitti del suo cuore.
Aveva lasciato a Justin vivere la sua vita e ne aveva sofferto, ma lo aveva fatto perché aveva capito.
Aveva capito che impedirgli di realizzare i propri sogni,  avrebbe spento definitivamente il fuoco che c’era tra loro.
Avrebbe sempre sperato in un suo ritorno, ma non lo avrebbe mai costretto a tornare. Sapeva che prima o poi, in un modo o nell’altro, si sarebbero rincontrati.   
Così lasciò la radio accesa e non invertì la marcia verso New York. Continuò a guidare in cerca di una meta.


Note d'autrice: Prima fanfiction su "Queer as Folk" ispirata dall'ascolto di "New York" degli Snow Patrol. Sono una Britin dipendente e me ne vanto molto. In questo caso, ho cercato di dipingere con le parole un quadro piuttosto introspettivo di Brian. Chi leggerà la storia, sarà probabilmente portato a pensare che io abbia descritto un aspetto tanto romantico di Kinney da non essere nella sua natura. Ma, in realtà, ho solo provato a mettere in luce i sentimenti che ho sempre intravisto in lui. :) 
Un grazie a tutti coloro che leggeranno la mia storia.  
 

 
 
 
 

 
   
 
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