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Autore: _Elahlea_    23/12/2013    1 recensioni
Loro: si sa ormai, One Direction. Internazionali, amati, desiderati, odiati, ricercati, giovani e infaticabili.
"Che la gente mi dica per quale motivo dovrei sbavare loro dietro! No davvero, nemmeno per Brad Pitt si fa tutto questo chiasso! Ma si può sapere che hanno di speciale? Insomma sì, musica che mette allegria e tutto il resto, però c'è bisogno di andare in visibilio come fosse resuscitato John Lennon? Dammi una buona ragione, Bob, una sola, e ti giuro che esco a cena con uno di loro!!!"
Lei: Emily, cantante, giovane, bella, piena di talento e...scettica. Perché a tutti piacciono gli One Direction? Emily è convinta di poter resistere al fascino che miete milioni di giovani ragazze in tutto il mondo: sarà vero o crollerà miseramente? E se dovesse cedere, quanto potrebbe farsi travolgere da questa febbre che impazza? L'occasione per mettersi alla prova sembra essere un incontro in uno studio televisivo. Ce la farà o no? Si accettano scommesse.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Emily stava in piedi immobile sull'uscio, basita. Aveva una quantità tale di emozioni che si erano rimescolate tutte insieme fino a formare una scorza di apatia piuttosto fragile, che si sarebbe infranta al minimo tocco. Le parole erano lì, proprio sulle labbra, ma per qualche strana ragione non si decidevano ad uscire.
Dopo quelli che le sembrarono migliaia di anni finalmente riuscì a pronunciare quella sola, breve parola, che racchiudeva in sé mille e uno significati.
"Josh"
Il tono tradiva una sorpresa che non sapeva dissimulare.
Josh stava lì davanti a lei, come se si trattasse della cosa più naturale del mondo, dopo essere sparito per un anno e averla lasciata sola a rimarginare le ferite che le aveva causato, ancora non del tutto guarite.
"Ciao Emi"
La salutò con una spontaneità tale che pensò di essersi immaginata tutto quello che era successo tra di loro, quasi fosse stato un brutto sogno e ora lei si fosse svegliata per andare a pattinare con lui come facevano sempre.
Emily continuò a fissarlo: non c'era nessuna implicazione logica che giustificasse la presenza di quel ragazzo sul suo vialetto. 
Non era cambiato affatto: stessi occhi verdi, stessi capelli scuri scarmigliati, stesso giubbotto di pelle mentre fuori c'era la neve e un freddo glaciale, stessi jeans stinti e stessa catenina che gli aveva regalato Emily quando avevano fatto un mese. Piuttosto ipocrita da parte sua, pensò.
"Sei più bella di quanto ricordassi" disse messo lievemente a disagio dalla ragazza che continuava a non proferire parola.
"Posso entrare?"
Emily si sbloccò. Ogni fibra del suo corpo si ribellò istantaneamente a ciò che stava accadendo. Tutto quello che era successo dentro di lei era stata solo la quiete prima della tempesta.
"No!" 
La risposta uscì naturalmente prima ancora che lei la pensasse.
"Cosa ci fai qui?" chiese con tono severo.
"Ho saputo che eri tornata...avevo voglia di vederti" rispose stranito. Non si aspettava quella reazione.
"Avresti potuto cliccare il mio nome su Internet" replicò con i muscoli della faccia contratti.
"Volevo vederti di persona" spiegò.
"Davvero? Bé mi hai vista, buon Natale!" replicò impietosa e fece per chiudere la porta.
Josh la bloccò con una mano.
"Emi aspetta..."
"Aspettare? Aspettare Josh? E aspettare cosa di preciso, eh? Ho aspettato per un anno intero, un anno in cui tu non ti sei fatto sentire in nessun modo e dopo quello che hai fatto te ne spunti qui dicendomi che sei venuto perché hai saputo che ero tornata e avevi voglia di vedermi? Cosa ti aspettavi? Che ti avrei accolto a braccia aperte?" sbottò Emily in preda alla collera.
Si sorprese di come stava gestendo la cosa: era una furia calma, glaciale, che Josh non si aspettava, abituato probabilmente a delle sfuriate isteriche farcite di urla e grida assortite.
"Emi..."
"E piantala di chiamarmi Emi, sono Emily per te" lo interruppe frettolosa.
"Tu hai ragione però..."
"Ma ci mancherebbe altro! Lo so benissimo che ho ragione!"
"Però io volevo parlarti...cioè voglio parlarti" disse in tono di scuse.
Emily sospirò esasperata. Fece un lungo respiro e poi riprese, più calma.
"Io no, non abbiamo nulla da dirci per quanto mi riguarda. Ora vattene" comandò.
"Ma io..."
"Ho detto vattene!" ripeté con un tono che non ammetteva repliche.
Josh la guardò per un attimo, gli occhi della ragazza che lo fissavano gelidi, furenti, senza battere ciglio.
Voltò le spalle e se ne andò contrariato e amareggiato.
Emily chiuse la porta e si recò in cucina col viso cereo, le gambe che le tremavano in preda all'emozione.
Stacie si voltò subito, allegra.
"Allora il tronchetto?...Emi...che è successo?" chiese alzandosi e facendosi seria in viso.
"Josh" mormorò con gli occhi vitrei.
Quelli grigi di Stacie si spalancarono, imitati da quelli della madre.
"Che cosa?" urlò sconvolta alzandosi di scatto.
"Dov'è? Dov'è quel lurido sporco vigliacco?" tuonò andando verso l'ingresso.
Emily la afferrò per un braccio.
"Stacie fermati!". La ragazza si voltò.
"L'ho mandato via" 
"L'hai mandato via? Avresti dovuto spedirlo a casa sua a calci! Scommetto che sei stata inopportunamente gentile come al solito" la rimproverò camminando avanti e indietro.
"Se tu..." Stacie si bloccò. Emily aveva gli occhi lucidi.
"Oh mi dispiace, parto sempre in quarta, lo sai. Che stupida sono! Stai bene?" chiese raddolcendosi.
Emily annuì poco convinta.
"Non piangere Emily, ti prego" la supplicò abbracciandola.
"Piangere? Io? Per quell'idiota? Figurati! Non mi ricordo neppure quando è stata l'ultima volta che ho pianto" replicò ricacciando indietro le lacrime.
Stacie la prese per mano.
"Dai, andiamo di sopra"
 
Emily aveva suonato per tutto il giorno. Incessantemente, Tutta la musica più drammatica che le era venuta in mente era risuonata tra le pareti della sua stanza, sia con la chitarra che col pianoforte, aveva scritto cinque nuovi testi e cantato altri testi vecchi.
Era la vigilia di Natale e lei non era serena. 
Fino a quando Stacie non era andata via tutto era andato per il meglio, ma una volta ritrovatasi sola si era sentita inghiottita da una marea di sconforto profondo. Era per questo che si era buttata sulla musica, e dopo sei ore di estenuante impegno poteva affermare di essere riuscita ad arginare il peggio. Si sorprendeva sempre del potere catartico che la musica aveva su di lei.
Fuori nevicava.
Sorrise debolmente al proprio riflesso nella finestra.
"Bé, non male come prima prova, no?"
Si avvicinò alla finestra e guardò fuori: il cielo plumbeo oscurava il sole così che sembrasse molto più tardi delle tre del pomeriggio. Decise di uscire dal suo isolamento per andare a vedere cosa stavano facendo i suoi genitori al piano di sotto.
Mentre scendeva le scale qualcuno bussò alla porta. Si fermò a metà rampa, gelata da quel suono.
"Finiscila subito, non fare la ragazzina!"
Deglutì sonoramente e si avviò con passo meccanico verso la porta, mise la mano sulla maniglia ma le ci volle qualche secondo per prepararsi mentalmente a chi avrebbe potuto trovare dall'altro lato. Quel qualcuno bussò ancora una volta.
Emily trasse un respiro profondo, compose la faccia in un'espressione imperturbabile e aprì la porta.
"Ciao" la voce allegra del ragazzo era perfetta per il sorriso che ne illuminava il volto.
Emily sgranò gli occhi.
"Harry!" esclamò felice (anche sollevata dal fatto che non fosse Josh) buttandoglisi al collo.
Il ragazzo la abbracciò a sua volta, sollevandola da terra e facendo un giro su sé stesso.
"Mi sei mancata" disse con il viso affondato tra i suoi capelli.
"Ma che ci fai qui?" gli chiese con un sorriso a trentadue denti.
"L'altro giorno mi sono accorto che abitavamo vicino e mi sono detto -ehi, perché non fare un salto da lei?- e quindi..." allargò le braccia.
"Sono così felice di vederti! Gli altri? Dispersi per il Regno Unito?" 
Harry annuì.
"Vieni, entra" lo invitò prendendolo per un braccio.
"Vuoi qualcosa? Avevo tutta l'intenzione di fare un tè o una cioccolata, scegli tu"
"Vada per la cioccolata" acconsentì mentre porgeva il cappotto alle mani tese della ragazza.
Emily entrò in cucina facendo strada.
"Emily chi era alla porta? Di nuovo Josh?" chiese sua madre sentendola entrare.
"No mamma, voltati"
La signora Davis distolse l'attenzione dall'arrosto che era nel forno e si girò. 
"Salve" sorrise gentilmente.
Harry le porse la mano per presentarsi:"Salve, sono Harry"
"Harry, come il ragazzo di quel gruppo Emily, quello che prima non potevi ve..."
"Eh sì, è proprio lui mamma! Proprio così. Lui!" la interruppe Emily a metà frase a voce piuttosto alta per coprire le parole inopportune della madre; non vista da Harry le rivolse anche uno sguardo eloquente con il significato implicito di stare zitta.
"Oh...oh certo, Emily mi ha parlato tanto di te"
"Davvero?" disse Harry incuriosito gettando uno sguardo alla ragazza, impegnata a darsi uno schiaffo sulla fronte, esacerbata dalla mancanza di collaborazione di sua madre.
"Bé, mi ha parlato un po' di tutti voi in effetti" corresse il tiro.
"Bene, ora magari preparo questa cioccolata e poi andiamo. Via!" stabilì caricando l'ultima parola e guardando sua madre.
"Sei tu da piccola?" chiese Harry dopo aver lanciato di sfuggita uno sguardo allo scaffale del caminetto.
Emily non rispose, prevedendo già il disastro che stava per essere compiuto da sua madre.
"Sì, è Emily. Abbiamo decine di album con le sue foto"
Stavolta Emily si schiaffeggiò con entrambe le mani sulla fronte: perché quella donna le faceva questo? Eppure era sua madre, avrebbe dovuto volerle bene, non mostrare le sue imbarazzanti foto al primo arrivato!
Harry prese tra le mani la foto che ritraeva Emily a due anni con un cappellino da Babbo Natale, i riccioli ribelli che ne uscivano fuori e un pacco regalo più grande di lei.
"Veramente?" 
"Sì, ti piacerebbe vederli?"
Ecco, l'aveva detto, ne era certa.
"Mamma io non credo che..." cominciò timidamente.
"Certo" la interruppe il ragazzo fissandola divertito.
Emily assottigliò lo sguardo di rimando. Sua madre intanto aveva tirato fuori un pesante album che aveva già aperto sul tavolo, sotto lo sguardo interessato di Harry.
"Sembra quasi che cammini con queste benedette foto in tasca per mostrarle a chiunque ti capiti a tiro!" borbottò la ragazza prendendo due tazze dalla credenza.
"Come dici cara?"
"Niente!"
Emily preferì non guardare quali fossero le foto presenti in quell'album e concentrarsi sulla cioccolata, se solo i commenti di sua madre e di Harry glielo avessero permesso.
"Che bella!"
"Anche a me piace questa foto, è quella del tuo secondo compleanno Emi"
La ragazza finse di non sentire; era irritante quando sua madre rispondeva a domande che non aveva fatto nessuno.
"Che occhioni che ha qui!"
"Sì, le avevamo regalato una piccola chitarra, ce l'aveva chiesta fino allo spasimo"
Harry guardava le foto col sorriso stampato in faccia e sua madre stava lì a narrargli il contesto storico di ogni singola foto con dovizia di particolari.
Dopo qualche minuto Emily interruppe quel bizzarro quadretto con un colpo di tosse.
"Ehm ehm" aspettò che le rivolgessero l'attenzione.
"Non vorrei disturbarvi, ma la cioccolata è pronta"
"Non preoccuparti, puoi portarlo anche al piano di sopra se credi, Harry" disse la signora Davis porgendogli l'album delle foto.
"Grazie" replicò prendendolo in mano.
Emily guardò la scena con gli occhi sgranati.
"Che c'è?" chiese Harry.
"Niente" rispose atona.
Salì le scale e aprì la porta della sua camera.
"Questa è la tua stanza?" domandò allibito il ragazzo sulla soglia.
"Sì, perché?"
"Ma è...è fighissima!"
E in effetti Emily l'aveva curata fin nei minimi particolari: era una stanza rettangolare piuttosto grande, con le pareti color panna e una finestra che aveva un davanzale basso, sul quale aveva sistemato dei cuscini così da trasformarlo in un piccolo divanetto; nella parete di fronte alla finestra c'era l'armadio e un manichino sartoriale su cui era sistemato un vestito bordeaux, accanto al manichino vi era un comodino in legno scuro sul quale con sopra una lampada con del gas colorato all'interno, poi un letto ad una piazza e mezza e sopra una mensola con diversi libri; dall'altro lato della camera poi vi era un autentico giradischi e dei 45 giri dei Rolling Stones, dei Beatles e dei Queen, a fianco a quello un porta CD che conteneva musica di tutti i tipi: Beethoven, Nirvana, Chopin, All American Rejects, Vivaldi, 30 Second to Mars, Mozart, The Clash; e ancora, il pianoforte e le chitarre, acustica, classica ed elettrica. Al muro erano appesi poster e foto: locandine di film come "The Rocky Horror Picture Show" "Harry Potter" "Avatar" "Il Signore degli Anelli", poster dei Queen e dei Nirvana, e sopra al suo letto una bacheca con diverse foto di Emily e altre persone.Infine, una scrivania col computer e dei quaderni impilati.
Harry esaminò la stanza con la bocca aperta, non toccando nulla solo perché aveva le mani impegnate dalla tazza bollente e dall'album.
"Grazie, siediti pure dove ti pare" lo invitò Emily prendendo a sua volta posto sul davanzale-divano.
"Dunque, continuiamo con il mio impicciamento nella tua infanzia" disse accomodandosi sulla sedia della scrivania.
"E' proprio necessario?"
"Posso cambiare età se vuoi. Per esempio..." si alzò per avvicinarsi alla bacheca con le foto.
"Questa sei tu con...perché sulla faccia di questo ragazzo c'è un adesivo con una linguaccia?" domandò.
"E' stata Stacie" spiegò prendendo un sorso dalla tazza.
"Sarebbe la ragazza bionda nella foto sotto" precisò poi.
"Capisco...e quello con la faccia adesivata è Josh?"
Emily saltò su:"E tu che ne sai?"
"Mi è sembrato che tua madre avesse detto che alla porta era Josh, forse mi sono sbagliato..."
"No no, affatto..."
"Non vuoi dirmi perché ha un adesivo sulla faccia?" chiese sedendosi sul letto di fronte a lei.
La ragazza fece spallucce:"Ci siamo lasciati...e non nel modo migliore"
"Lui è quell'unica volta in cui ti sei fatta prendere di cui mi hai accennato?"
Emily annuì.
"Si è rifatto vivo ieri..." spiegò cercando di sembrare indifferente.
Harry la scrutò:"E questa cosa non ti ha fatto piacere..."
Emily incrociò le gambe e fissò per un po' il fondo della tazza che stringeva tra le mani.
"Hai mai voluto bene a qualcuno in maniera profonda Harry? Non intendo il bene che puoi volere ai tuoi amici o alla tua famiglia, intendo un bene speciale. Non sto parlando di amore con la "A" maiuscola -quello si prova solo una volta nella vita- ma di un sentimento che sta tra il voler bene e l'amore, hai mai provato qualcosa di simile?"
Harry non rispose, soltanto, la guardò interessato.
"Sembra di essere in un altro mondo, uguale a quello che hai sempre conosciuto ma più bello: il cibo ha un sapore migliore, il cielo un blu più intenso, le stelle una luminosità maggiore, il tempo diventa lento quando sei senza quella persona e scorre troppo velocemente quando siete insieme. Ad un tratto, senza che nessuno ti abbia chiesto il permesso, quella persona si prende il tuo cuore e tu anziché infuriarti e pretenderlo indietro, avanzi inebetita verso quel ladro e ti rendi conto che lui è la terra e tu la luna, poi diventa il sole e tutto il tuo sistema gira intorno a lui, ma non è nulla di forzato, nasce spontaneo e per te è naturale che le cose vadano così, perché non esiste nessuno al mondo come lui e lui soltanto ti fa sentire in quel modo straordinario, come se fossi la presenza più bella e importante di tutta la sua vita. In tutto questo, lui ha il tuo cuore e il cuore è così delicato, basta nulla per danneggiarlo; allora, tu pensi che lui non potrebbe mai farti del male, perché è l'unico tra mille, l'eccezione che aspettavi. Tutto questo non ha importanza, perché il primo errore è già stato fatto quando hai abbassato la guardia e gli hai permesso di prendersi il cuore, ormai è nelle sue mani. E non è sempre detto che lui ne abbia cura, può anche divertirsi a torturarlo in maniera crudele, tradendo la fiducia che avevi riposto in lui. A quel punto, quando tu hai provato quel sentimento speciale, guardare in faccia la realtà ti fa provare un male indicibile. Non lo si può spiegare, lo puoi provare e basta. E' qualcosa di troppo grande che vuole uscire, ma tu sei troppo piccola per un dolore così, e non esplodi, implode dentro, ti consuma...anche se tu all'inizio non avevi voluto vederlo, non volevi vedere che quella perfezione era solo frutto della tua immaginazione. E' troppo tardi ormai...vai avanti per inerzia e impari a non farlo più, impari a chiuderti il cuore a chiave...e a buttare la chiave".
Harry fu travolto da un'ondata di rabbia e compassione: come si poteva anche solo pensare di ferire Emily? Emily, che stava seduta di fronte a lui? Emily, la cui voce aveva tremato mentre parlava? Emily, che aveva gli occhi dolci di un bambino che si erano velati di tristezza? Chiunque l'avesse fatto era un mostro, e lui non le avrebbe permesso di struggersi per lui.
Le si avvicinò, posò la sua tazza sul tavolo e le prese le mani tra le sue sorridendo.
"Vuoi davvero passare la vigilia di Natale chiusa in casa?" sussurrò.
Emily lo guardò un poco. "E cosa vorresti fare?"
"Bé potremmo andare a pattinare...oh, quasi dimenticavo!" esclamò estraendo un pacchetto dall'ampia tasca della felpa.
La ragazza corrugò la fronte.
"Cosa è?"
"Come sarebbe? Il tuo regalo di Natale, no?" rispose semplicemente.
Emily aprì l'incarto con la bocca ancora aperta. 
"Sogno di una notte di mezza estate" lesse le lettere dorate della copertina di cuoio rigida.
"Harry..." Emily aveva un sorriso a trentadue denti.
"Ho chiesto aiuto a Bob e lui mi ha detto che ti piace Shakespeare e che non avevi ancora letto questo così..."
Emily lo buttò letteralmente sul letto con la foga del suo abbraccio.
"Grazie grazie" rise mentre gli baciava la guancia più e più volte.
Harry rise a sua volta, fino a trovarsi il viso della ragazza proprio di fronte, occhi negli occhi, i nasi che si sfioravano. Sorridevano ancora entrambi, Harry si rese conto di avere le mani strette sui fianchi di Emily; la mente gli si svuotò del tutto, guardò fisso quelle iridi color miele misto al verde e sentì una sensazione strana, quasi elettrica partire dalla punta dei piedi e arrivare fino alla testa. Una ciocca di capelli le era appena caduta sul viso, la scostò delicatamente con due dita.
"Andiamo?" chiese in un soffio la ragazza.
Harry annuì stranito.
Scese le scale ancora inebetito, seguendo meccanicamente la ragazza.
"Mamma, sto andando a pattinare con Harry" urlò la ragazza sull'uscio.
Sua madre comparve sulla porta della cucina con un grembiule.
"Ricordati che ci sono i nonni e i cugini questa sera, Emi"
"Non si preoccupi, gliela riporto per l'ora di cena. Arrivederci"
"Ciao Harry"
I due ragazzi si chiusero la porta alle spalle e furono avvolti dalla neve di quel gelido pomeriggio di fine Dicembre.
  
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