Serie TV > I Cesaroni
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Autore: Sissy77    23/12/2013    0 recensioni
Non puoi decidere con un addio di non vedere più una persona, perché ti verrà a cercare nei sogni, o cosa peggiore nei ricordi!!!!
Ricorda: Il sogno oggi è la realtà di domani... peccato che abbiamo dimenticato come si fa a sognare!!!
Ho sempre sognato con la storia di Marco ed Eva, sognato che anche l'impossibile fosse possibile. Gli autori de I Cesaroni non mi hanno regalato il finale desiderato.. bene ho deciso di regalarmelo da sola!!! Spero piaccia anche a chi deciderà di soffermarsi a leggerlo... by Sissy
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si era svegliata e Marco era lì con lei, non ci credeva ancora, l’aveva scelta nonostante la sua rivale fosse Eva, Eva Cudicini, la madre di Marta, la donna che tutti avevano creduto fosse il grande amore della sua vita. Invece no, era lei: Maya, il grande amore di Marco. Era felice, proprio come lui le aveva detto poche ore prima baciandola ed avere Marta in giro per casa la rendeva ancora più felice perché Marco era più allegro, meno preoccupato di saperla lontana dal suo sguardo paterno. Doveva ammettere che per quanto riguardava la piccola, Eva si era comportata da signora, non aveva ostacolato il rapporto tra padre e figlia, e nemmeno quello tra lei e Marta (cosa che aveva temuto dopo il no). Una donna ferita avrebbe potuto fargliela pagare cara sia a lei che a Marco, ma lui aveva sempre sostenuto che Eva non si sarebbe mai abbassata a tanto perché Eva amava sua figlia e mai avrebbe potuto vendicarsi utilizzando l’amore padre/figlia. Questo un po’ la irritava perché voleva dire che Marco conosceva proprio bene Eva e lei era gelosa di questo loro rapporto. Nei giorni in cui tutti erano a Roma, l’aveva visto il loro legame, la loro complicità; ne aveva sofferto, credeva di non esserne all’altezza invece lui l’aveva scelta, l’amava. Un sorriso le sfiorò le labbra ricordando quanto si erano amati la sera in cui lui si era presentato a palazzo per dirle che amava lei. Si era proprio felice. Tutto tra di loro era magnifico, si sentiva amata, protetta, completata ma ogni tanto un pensiero oscuro le attraversava la mente. Non sapeva spiegarlo, definirlo e nemmeno da cosa scaturisse. Aveva notato che succedeva sempre quando Marta era da loro, si sentiva a disagio, non che la bambina facesse o dicesse cose che la potevano mettere in quella condizione anzi le sembrava andassero d’accordo, si divertivano un sacco quando Marco non c’era. Si truccavano, uscivano a fare spese, ogni tanto andavano al parco e a quei pochi bambini del vicinato che aveva conosciuto Marta la presentava sempre come la fidanzata del suo papà e l’abbracciava. Perché allora aveva questi pensieri? Anche prima nel salutarli aveva notato l’espressione con cui Marco guardava la figlia e di rimando aveva guardato Marta e aveva pensato –sembra lei il genitore non lui- ed era ridicola come cosa, Marta aveva 4 anni ma alle volte sembrava averne 100, le piaceva definirla la saggia racchiusa in 99cm di bontà. Un amore di bambina, sempre pronta ad aiutare i bimbi più piccoli, sempre pronta a far giocare tutti al parco: nessuno escluso! Occhi molto espressivi che sapevano catturare chi le stava intorno –molto probabilmente sempre più simili a quelli di Eva - pensò fermandosi ad un semaforo. Già, Eva. Ogni tanto scopriva Marco fisso ad osservare la figlia, quasi assente, in quelle occasioni lei si sentiva di troppo. Le sembrava di non centrare nulla con loro, erano lì sul tavolo, tessere di uno stesso puzzle, aspettando che il destino lo completasse. Da una parte Marco dall’altra Marta ognuno con i propri incastri, ma tra di loro un vuoto, e lei sentiva di non esser quel pezzo mancante. Oddio era verde, le macchine dietro di lei suonavano impazzite, si era persa nei suoi pensieri, fece per partire ma il semaforo tornò rosso e dovette aspettare nuovamente sotto gli insulti degli altri automobilisti. Partì! Che ci fosse Eva in quei momenti in cui Marco si estraniava fissando la bambina? Che pensasse a lei? Certo la bambina le somigliava, forse sempre più… ma non voleva pensarci, tutti questi dubbi non le facevano bene, ma se solo avesse potuto vedere nella mente del suo uomo si sarebbe tranquillizzata. O forse no??? Forse non le sarebbe piaciuto scoprire cosa pensava, dicono occhio non vede cuore non duole. Lui l’amava questo era l’importante. Quei momenti, quegli sguardi erano cose loro, segreti tra padre e figlia. Credeva che anche Marta si accorgesse di queste assenze del padre ed il più delle volte gli sorrideva e lo abbracciava quasi a rassicurarlo, quasi a dirgli “tranquillo ci sono io. Andrà tutto bene”. –Sono pazza- disse tra se -che film mentali mi sto facendo???- Ci mancava solo più che la bimba leggesse i pensieri di Marco, mica era una strega o cosa simile … Lei si sentiva di troppo perché sapeva di non esserne la madre e non poteva farci niente, nulla avrebbe potuto cambiare questo. Un giorno avrebbero avuto un figlio loro e tutto si sarebbe sistemato. Anche lei allora sarebbe stata una tessera di puzzle da incastro, lo avrebbe sorpreso a perdersi nei suoi pensieri guardando la loro creatura e avrebbe visto altrettanti 99cm di bontà sorridere e abbracciare il padre. Si un figlio. Ne avrebbe parlato a Marco al suo rientro pensò sorridendo. Svoltò a destra ed imbucò lo svincolo per l’autostrada. Basta con questi pensieri, doveva concentrarsi, il viaggio era lungo e l’aspettava una settimana d’intenso lavoro. Prima arrivava, prima iniziava e prima sarebbe tornata a casa.
  
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