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Autore: Sissy77    23/12/2013    1 recensioni
Non puoi decidere con un addio di non vedere più una persona, perché ti verrà a cercare nei sogni, o cosa peggiore nei ricordi!!!!
Ricorda: Il sogno oggi è la realtà di domani... peccato che abbiamo dimenticato come si fa a sognare!!!
Ho sempre sognato con la storia di Marco ed Eva, sognato che anche l'impossibile fosse possibile. Gli autori de I Cesaroni non mi hanno regalato il finale desiderato.. bene ho deciso di regalarmelo da sola!!! Spero piaccia anche a chi deciderà di soffermarsi a leggerlo... by Sissy
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Coricata sul letto con la figlia sdraiata su di lei, come quando era neonata, Eva guardava il soffitto cercando di prendere decisioni importanti per la sua vita e quella di Marta. Aveva bisogno di un lavoro, non poteva continuare a farsi mantenere da Lucia e Giulio come quando era diciottenne. Loro le avevano detto che non doveva preoccuparsi di nulla, ma il voltar pagina per lei era di vitale importanza ed il lavoro era in cima al nuovo capitolo del suo libro intitolato vita. Aveva scritto qualche articolo da Free Lance, ma nulla di che. Era stata tentata di presentarsi alla redazione di Up TO You, ma l’idea di trovarsi faccia a faccia con la Zavattini, dopo il loro ultimo incontro di anni prima, non la entusiasmava. Quel mattino girovagando per le stradine romane della Garbatella, aveva scoperto un mercatino delle pulci mai visto prima, doveva esser una novità del quartiere. Marta era con Lucia a comprare le verdure al mercato e lei aveva potuto perdersi in quelle viuzze come le piaceva fare da ragazzina. “Ciao Eva” vide Simona all’altro lato della bancarella dove si era fermata a curiosare. “Simona?!?!?” lo stupore dipinto sul volto di Eva la fece sorridere “si sono proprio io”. Le due ragazze si diressero verso un bar e rimasero a parlare finche Lucia non telefonò per sapere dove fosse finita, avevano finito le spese e aveva bisogno di aiuto per portare le borse a casa, Marta era troppo piccola per aiutarla. “Stammi bene Eva” disse Simona salutandola “pensaci. Spero accetterai” così dicendo tornò verso la bancarella di dischi in vinile dove aveva incontrato la giovane –quello che si dice: segno del destino- pensò Simona. Eva faceva proprio quello ora: pensava! Anche Marco e Maya erano a letto quel pomeriggio, persi nei labirinti dei propri pensieri. Si erano da poco amati, -focosamente amati- pensò Maya con un sorriso. Ora erano abbracciati cullati dal torpore che sempre li sorprendeva dopo aver fatto l’amore. Forse quello era il momento giusto per parlargli dei suoi progetti. “Marco?!?” “mmm” le rispose mezzo addormentato “Cosa diresti ti dicessi che voglio un figlio?” “mmm” le rispose sempre addormentato, “ne saresti felice? Saresti felice di diventare padre amore mio? “Io sono già padre” rispose cercando di aprire gli occhi, non capiva cosa centrava ora Marta con il fatto che avevano appena finito di fare l’amore. “Lo so amore” rispose divertita Maya dalla confusione in cui era caduto il suo uomo “ma io ti parlo di noi, un figlio nostro, tutto nostro” Marco si svegliò di colpo sedendosi di scatto. Quella reazione sembrò avvertire Maya che forse non era proprio del tutto giusto quello come momento per parlare di figli. “Co..co..co..” balbettò “Cosa stai dicendo?” si girò a guardarla. “Niente, era solo una domanda” cercò di difendersi “Così per parlare! Ci ho pensato tanto nei mesi in cui Marta è stata qui, sarebbe bello avere un bimbo che scorrazza per casa, non credi?” abbozzò un sorriso “Solo Marta scorrazza qui e là” rispose Marco distratto dal pensiero delle parole di Emma: <> Irritata Maya si alzò dal letto infilandosi la maglietta che Marco le aveva sfilato spogliandola. “Che c’è?” chiese lui cercando di mantenere la calma. –Che c’è??? Che c’è??? Che c’è??- avrebbe voluto urlare lei –ti parlo di un nostro figlio, frutto del nostro amore e tu mi parli del frutto dell’amore che un tempo avevi per Eva?- gridò dentro di se la ragazza. Lo fulminò con gli occhi senza proferire parola e lasciò la stanza. –Accidentaccio- pensò mentre si vestiva e la raggiungeva in cucina. “Si può sapere perché ora ti sei arrabbiata?” “non sono arrabbiata” rispose lei tagliente cercando di accendere il gas, aveva bisogno di una camomilla per mantenersi calma e non tirargli tutto quello che trovava in casa. “Ah non sei arrabbiata?” le chiese lui sarcastico. Gli squillò il cellulare e a quanto pare non aveva intenzione di smettere. “Pronto” si ritrovò a rispondere secco “Weilà” sentì dall’altra parte “è così che si risponde ad un vecchio amico?” “Walterrrrrrrrrrrrrr.. o porca vacca Walterrrrrrrr” l’umore gli era girato da brutto a bello al solo suono della voce amichevole così cara. “Pisellone mio che combini??? Stai a compiere i doveri coniugali o hai tempo per una birra con il tuo amico d’infanzia?” –Sia lodato il cielo ed il suo amico Walter- “dove sei?” gli chiese tornando in camera lasciando Maya perplessa e sempre più furibonda con il gas e con lui. Si fece una doccia veloce si preparò ed usci dicendo a Maya che sarebbe rientrato più tardi, Walter era a San Martino e lo raggiungeva. –Certo certo corri dal tuo amico- disse facendogli il verso quando lui ormai aveva chiuso la porta alle sue spalle. Walter era seduto al bancone del bar e aspettava l’amico di sempre. “Ehi fatte abbraccià” eccolo era arrivato. I due si abbracciarono e si spostarono ad un tavolino. “Che fai da queste parti?” Marco lo sapeva ancora in giro con la Ducati “E che vuoi so rientrato per qualche giorno altrimenti chi la sente Carlotta? Hai presente no?!?!!?” E certo che c’aveva presente, quante risate si erano fatti lui ed Eva ad assistere ai battibecchi di quella improbabile coppia. Ecco, da ragazzo pensava che lui ed Eva sarebbero convolati a nozze, non avrebbe scommesso un euro su loro due ed invece. “Ehi non è che ti ho disturbato? Al telefono mi sei sembrato scocciato appena hai risposto” Marco non aveva voglia di parlare di Maya e liquidò il discorso con un: “Ti ricordo che anche io vivo con una donna” come a dire: come si fa a non scocciarsi ogni tanto. Walter gli diede ragione e passò a raccontargli le avventure del suo ultimo viaggio di lavoro. Era ora di cena e Marco invitò Walter a casa sua per 2 spaghi ma l’amico rifiutò “E no no caro mio pisellone” lo apostrofò “Tu sai che l’unica donna con cui condivido volentieri una cenetta romantica è la piccola Marta. A lei non avrei detto sicuro di no. A te lo dico eccome” e scoppiò in una fragorosa risata tanto che gli avventori del bar si voltarono a guardarli. “No dai scherzi a parte” ritornò serio “in verità Carlotta mi ha costretto a raggiungerti” “Ah allora non ti sono mancato per niente. Bell’amico” rispose Marco fingendosi offeso “Si che mi sei mancato pisellone. Tanto mancato che sono venuto a chiederti se ti va di farmi da testimone.. sai me sposo e non posso farlo se tu non sei al mio fianco amore” pronunciò l’ultima parola con la R moscia facendo scoppiare Marco a ridere. “Certo che mi va” Walter gli consegnò l’invito su cui stava scritto Marco e Maya Cesaroni e lui rimase a contemplare quelle scritte a lungo. Walter cercò di non notare l’atteggiamento dell’amico, aveva già troppi casini per conto suo tra matrimonio, lavoro, padre e madre e suoceri. Ci avrebbe pensato a tempo debito se necessario. “Ah Marco” continuò Walter “Credo che Carlotta l’abbia chiesto ad Eva, anzi lo so per certo.. quelle due son tornate ad esser pappa e ciccia come a scuola da quando Eva è tornata da Parigi. Se ti crea problemi la cosa, capirei decidessi di mollarmi all’altare” Walter aveva sempre un modo tutto suo di affrontare gli argomenti spinosi e di questo Marco ne era un po’ invidioso, lo era sempre stato. “Nessun problema amico mio, l’altare ci aspetta” uscirono dal bar a braccetto e fecero il loro numero preferito: i fidanzatini gay! Rientrato a casa Maya lo aspettava gli corse incontro abbracciandolo e gli chiese scusa. Marco la strinse, a sua volta le chiese scusa e le disse che al momento non si sentiva pronto di diventare nuovamente padre, non che non lo volesse, ma Marta si era abituata da poco a quella strana situazione di mesi vissuti con Eva e mesi con loro e non voleva destabilizzarla. Maya annuì capendo i timori di Marco, ma ciò non tolse il suo sentirsi amareggiata. “Mammina” si stiracchiò “oh finalmente ti sei svegliata fiorellino mio” disse Eva baciando la figlia “Mammina?” riprese Marta “voglio una cameretta tutta mia quando abito con te” Eva non era certa di aver capito bene “in che senso stellina?” domandò “Quando abito con papà e Maya ho la mia cameretta” a quelle parole Eva sentì le lacrime salirle agli occhi “A me piace abitare qui con i nonni e gli zii, ma non ho la mia cameretta di Trilli, non ho la mia polvere magica e la mia scopetta-motorino” “Vuoi una casetta tutta tua Amore?” “No, non tutta mia, ma mia e tua” le sorrise la bambina che si era messa a sedere sul letto gambe incrociate. Forse Marta aveva ragione, in questa casa c’erano troppi ricordi, ma come faceva a prendere in affitto casa, a mantenere sua figlia senza un lavoro? “Marta sei sicura???” “Si mammina, l’ho sognata poco fa, dobbiamo cercare la nostra isola che non c’è, dove ci aspetta Peter Pan” disse Marta senza possibilità di replica “Allora ok. Isola aspettaci arriviamo” la bimba iniziò a gridare e a saltare sul letto. Lucia che stava riponendo la biancheria nella camera di Rudy e Mimmo entrò e quello che vide le scaldò il cuore. Eva e Marta ridevano di gusto saltellando sul letto. Avevano cenato e Marta stava giocando a nascondino con Mimmo che era rientrato dai campi, mentre Alice e Rudy discutevano sui tessuti da usare per l’abito di Carlotta, ovviamente Rudy aveva le idee un po’ confuse tra taffettà raso e seta. Prima di raggiungere i genitori in giardino Eva chiamò Simona per accettare l’offerta di lavoro, sarebbe passata nei prossimi giorni alla casa discografica per definire i termini del contratto. “Si sta bene vero?” interruppe così Lucia e Giulio che si stavano scambiando effusioni adolescenziali anche se l’età non era dalla loro parte. Si sedette sul marciapiede guardando quelle due mezze mele che si erano ritrovate dopo tante difficoltà, sorrise. “Tesoro!?!” disse Lucia notando una strana luce negli occhi della figlia “Mamma.. io e Marta abbiamo deciso che ci serve una stanza di Trilli” Lucia guardò Giulio e poi Eva “si mamma abbiamo bisogno di polvere magica e di una scopetta-motorino che vada veloce” ”Io credo che mi serva un grappino” disse Lucia rientrando in casa scuotendo la testa credendo che la figlia si fosse ammattita. Eva si sedette sul dondolo vicino a Giulio “Trilli eh????” le domandò sapendo, a differenza della moglie, a cosa Eva si riferisse. Aveva aiutato Marco a preparare la stanza seguendo scrupolosamente le indicazioni della nipote, le era sembrata un capomastro, impartiva ordini a lui e a Marco senza pietà. “Mi stavo chiedendo se ti andava di accompagnare me e Marta alla ricerca dell’isola che non c’è.” “ Eh certo, serve sempre un uomo in questi casi vero??? Controllare tubi, quadri elettrici.. mica mai che mi chiediate di accompagnarvi a comprare vestiti” la canzonò scherzosamente Giulio “Beh se poi ti va potremo andare a fare un giro per negozi” stette al gioco sapendo bene che lui odiava andare a fare shopping “Per carità” rispose infatti “Che Dio mi salvi dai centri commerciali” Lucia tornò con una bella tisana calda “ed il grappino???” la prese in giro la figlia “Si si prenditi gioco della tua povera madre anziana” sbuffo Lucia. “Mamma domani Giulio accompagna me e Marta a cercare casa” quasi le cadde la tazza “Cosa?” domandò preoccupata “Si, te l’ho detto cerchiamo la stanza di Trilli” “Ma scusa,, come pensi di pagar l’affitto?”. Non che quello fosse un problema se ad Eva serviva uscire da quella casa piena di ricordi, loro l’avrebbero aiutata ma così su 2 piedi “Con lo stipendio del mio lavoro ovvio” esordì Eva con l’espressione di una bambina che teneva tra le mani il giocattolo desiderato “Lavoro??? Che lavoro??” “Quello che ho trovato oggi” i suoi occhi brillavano e Lucia ne era catturata, quella era sua figlia, stava tornando, gliel’aveva detto mesi fa –non so come non so quando ma ne uscirò- stava mantenendo la promessa pensò Lucia sempre più orgogliosa di quella piccola donna che aveva di fronte. Eva si alzò dal dondolo lasciando sua madre a bocca aperta “Ehi signorina che lavoro??? Che lavoro???” Ma Eva era già rientrata e Marta nascosta dietro la porta le saltò addosso cercando di spaventarla, la madre di quel piccolo fiorellino stette al gioco ed urlò fingendo un grande spavento. Giulio abbracciò la moglie e le sussurrò “Piccole donne crescono” “Già” sospirò Lucia “spero solo che sia la scelta giusta. Dici che dovremmo dirle quello che Emma ha detto a Marco di Marta?” Giulio si fece pensieroso poi pensò alla saggezza popolare che suo fratello tanto sfoggiava e disse “Tra moglie e marito non mettere il dito” Lucia lo rimproverò “Eva e Marco non sono marito e moglie” Giulio ripeté “Tra moglie e marito non mettere il dito mai mai mai” si alzò dal dondolo e lasciò Lucia fuori a brontolare sul fatto che mai sarebbero diventati marito e moglie “Capito?!!??” udì in lontananza Giulio salendo le scale. Era ormai più di 2 settimane che giravano i quartieri di Roma in cerca della famosa isola che non c’è, ma niente andava bene per la nipote. Alle volte non scendeva nemmeno dalla macchina, dava uno sguardo dal finestrino diceva “no, non è questa” e a nulla servivano gli sforzi di Eva per farla almeno scendere a dare un’occhiata. Eva era ormai rassegnata, quando la figlia si comportava così diceva a Giulio “La prossima” e si avviavano all’appuntamento successivo. In quella giornata avrebbero provato a ripassare davanti a case già viste sperando che Marta collaborasse. Altri genitori avrebbero forse scelto una casa senza tener in considerazione il parere dei figli, ma Eva era diversa, ogni tanto in lei rivedeva la sua dolce Marta, lei anche teneva al parere dei figli. Ormai molti anni erano passati dalla sua morte, ma il ricordo era ancora vivido in lui. E poi diciamolo, forse era anche una ‘battaglia’ con Marco e la vita che offriva alla piccola quando stava con lui. “Giulio???? Giulio????” Eva lo stava chiamando “Dove stai andando?? Non è di qui” –ihiihh- sorrise tra se l’uomo “Sorpresa” le disse “Oggi abbiamo un piccolo cambio di programma. Credo che ormai non sia importante se arriviamo un’ora prima o dopo all’appuntamento.. giusto Marta???” “Giusto nonnooooooo. Sorpresa arriviamo” gridò di gioia la piccola dal seggiolino. Eva scoppiò a ridere “tra isole che non ci sono, trilli e i suoi amici folletti, polvere magiche e non, credo anche io non sia più tanto importante la puntualità” Così dicendo si mise comoda sul sedile e cullata dalla musica emessa dalla radio si addormentò. Si sentì sfiorare il braccio, Giulio era sceso dalla macchina, aveva fatto scendere Marta e ora cercava di svegliare lei “Dai mamma svegliatiiii” la bambina non stava più nella pelle “Dove siamo?” chiese cercando di connettere il cervello “sorpresa sorpresa” continuava a dirle la figlia. Finalmente si decise a scendere e quello che vide la lasciò senza parole “Guarda mammina il mareeeeeeee” gli occhi della figlia brillavano di gioia e visto che la madre sembrava non intenzionata a sbrigarsi lei decise che non poteva più aspettare. Corse verso la spiaggia togliendosi scarpe e calze, Giulio guardò Eva e sorridendo disse “ credo che tua figlia sia intenzionata a bagnarsi i piedi” Eva scese dalla macchina come in trance e seguì la figlia. Giulio notò lo strano comportamento della donna, ma lo imputò al fatto che si fosse appena svegliata. Anche Eva si tolse scarpe e calze, quando appoggiò i piedi sulla sabbia sospirò. Marta intanto emetteva piccoli gridolini di gioia non appena l’acqua le sfiorava i piedini, correva su e giù. D’un tratto la sentirono urlare, si era allontanata un po’ da loro e Giulio si spaventò così tanto che si mise a correre verso la nipote, Eva lasciò stare i ricordi e corse pure lei incontro la figlia. La trovarono davanti ad una casa che aveva il terrazzo rivolto verso il mare ,una scalinata che dal terrazzo portava ad un’idea di giardino attraversato da un piccolo sentiero di sabbia che immetteva direttamente sulla spiaggia e una grande vetrata permetteva agli occupanti della casa di godersi dal soggiorno quella meraviglia di spettacolo che era il tramonto. Marta si girò verso di loro, gli occhi luccicanti, pareva in estasi, disse semplicemente “Questa” e si voltò nuovamente verso la casa. Giulio guardò Eva che continuava a fissare la figlia, aveva uno sguardo che non riusciva ad interpretare, sembrava.. sembrava.. non lo sapeva, riusciva solo a ripetersi che sembrava.. sembrava meravigliata ecco si meravigliata, stupita. Non tanto dalla casa, che effettivamente aveva tolto il fiato pure a lui, ma dalla figlia. Forse ora riusciva a capire cosa intendeva il figlio quando le parlava di Marta, di come fosse magica, se Eva era così sconvolta non riusciva ad immaginarsi il figlio che aveva una sensibilità ancora più spiccata. Marta puntò il dito verso un cartello appeso alla staccionata del giardino, seguirono l’indicazione della piccola e lessero: AFFITTASI e sotto un numero di telefono. Marta ripeté : “Questa”. Giulio, visto che Eva non parlava, sembrava rapita da chissà cosa, tentò di dire alla nipote che non era detto fosse disponibile “Chiama” disse Eva uscendo dal suo torpore allontanandosi seguita da Marta che continuava a dirle “è questa mamma è questa mammina l’abbiamo trovata.. è quella del mio sogno” le saltellava intorno ridendo felice continuando a giocare con le piccole onde che morivano a riva. “Mezz’ora e arriva.” Disse Giulio riferendosi al proprietario. Si sedette sulla spiaggia appoggiandosi alla barca sulla quale Eva si era seduta, doveva esser una vecchia barca di pescatori ormai inutilizzata. “Perché ci hai portate qui Giulio? Come mai al mare?” domandò Eva con lo sguardo che scrutava l’orizzonte cercando la linea di congiunzione tra cielo e mare. “Qui Marta, mia moglie, portava i ragazzi” le spiegò “Oddio Rudy è sempre stato un orso, ce lo portò qualche volta, così per non lasciarlo a casa a distruggere tutto quello che trovava.” Sorrise “Diciamo che questo era il posto di Marta e Marco. Lo sai anche tu, Marco è più introverso, più taciturno, in questo assomiglia molto alla madre, Rudy è più simile a me. Quando Marta si accorgeva che qualcosa lo turbava, lo preoccupava, se lo caricava in macchina e partivano. Lei portava la sua chitarra e stavano qui a rilassarsi, soprattutto d’inverno quando non c’era il chiasso dei turisti ed il mare aveva il fascino del mistero dicevano loro quando cercavo di capire perché amavano così tanto sto posto. Non avevano bisogno di parole tra di loro. Ho sempre invidiato un po’ questo tipo di rapporto. Io sono più da scopettone del bagno.. Vedendo la stanchezza tua e di Marta ho pensato che con voi lo scopettone non era il caso di usarlo. Stamani mi sono svegliato con questa idea e quindi.. eccoci qui!” “Dici poco” replicò la ragazza. Non capendo cosa Eva volesse dire si girò a guardala come a chiedere spiegazioni e vide che lacrime le solcavano il viso e morivano sul suo sorriso, sembrava le si fosse aperto un mondo fino ad allora sconosciuto. “Oh Eva che succede?” si preoccupò Giulio “Niente. Capisco tante cose ora” La ragazza ricordò a voce alta il periodo in cui aveva rischiato di perdere Marta per il distacco della placenta, l’aiuto, il conforto di Marco e Walter che l’aveva ospitata in magazzino trasformandolo in una casa rustica ma comoda e piena d’amore. La decisione di rientrare a casa dopo aver scampato il pericolo, la paura di affrontare la madre, paura di non esser capita. Marco, intuendo le sue paure,quel giorno prima di portarla a casa le disse –ti porto in un posto, servirà ad entrambi- Eva guardò Giulio “Mi portò qui. Lui stava seduto dove tu ora sei seduto tu, ma la barca era quella dei bagnini, e io giocavo con le onde e cercavo conchiglie come fa ora Marta. Aveva il suo taccuino per gli appunti e scriveva scriveva, credo sia allora che compose Ninna Nanna per quel figlio che portavo in grembo e che pensavamo fosse di Alex, ma che forse entrambi avremmo voluto fosse suo.” Guardò Marta e tanti altri ricordi la investirono. Si asciugò le lacrime. Giulio non seppe che dire -coincidenze?- Pensò. Forse troppe per i suoi gusti. “E ora Marta che cerca la sua isola che non c’è e la trova proprio qui, dove in fondo vi era già stata ma non lo sapeva. L’isola dove suo padre, il suo Peter Pan, l’ha amata indipendentemente dal fatto che fosse o meno sua figlia ” Eva si asciugò altre lacrime, Giulio fu attraversato da un brivido, gli pareva di aver visto la sua Marta giocare a rincorrere le onde con la nipote. Restarono a guardare il sole diventare timido tanto da far arrossire il cielo finche non furono richiamati dall’arrivo del proprietario. Giulio aveva controllato lo stato della casa dentro e fuori, non voleva pericoli per Eva e la piccola visto che sarebbero state lì da sole. Il prezzo era buono, parte della casa era ammobiliata, mancavano poche cose. Raggiunse Eva e la piccola sul terrazzo, nessuna delle due aveva preso parte al giro turistico della casa. “Sei sicura Eva di voler venire a vivere qui?” chiese Giulio già sapendo la risposta. Aveva saputo che la loro casa sarebbe stata quella non appena la ragazza aveva finito di raccontargli la sua storia. “Si Giulio. Come dice Marta è questa” rispose ancora persa nell’orizzonte. Giulio si chiedeva quali ricordi le stessero tenendo compagnia. Le porse le chiavi, lei lo guardò e lui le disse “Ho già anticipato la caparra e i primi due mesi di affitto, devi solo più mettere una firma! Domani si va in cerca della cameretta per Marta!” la prese in braccio e la bambina gli diede un grande bacio e lo ringraziò per avergli trovato l’isola. A Giulio scappò una lacrima ed Eva se ne accorse. Appoggiò la testa sulla sua spalle e si sentì dire: “ Si papà” vero non era suo padre ma in quegli anni ne aveva fatto le veci, lei voleva bene a Sergio, sapeva che lui l’adorava e lei adorava lui. Giulio era speciale, la faceva sentire protetta, e si sbagliava: Marco assomigliava tanto anche a lui. Certo era ancora un ragazzo immaturo in alcune cose, ma gli anni avrebbero lavorato e sarebbe diventato un ottimo padre seguendo le orme di Giulio, lei ne era sicura. Ripeté: “Si papà, grazie. Mi è sempre piaciuto il mare d’inverno”. Un'altra lacrima solcò il viso di Giulio e stettero a godersi lo spettacolo degli ultimi raggi di sole scomparire in mare prima di far ritorno alla Garbatella.
  
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