Serie TV > I Cesaroni
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Autore: Sissy77    23/12/2013    1 recensioni
Non puoi decidere con un addio di non vedere più una persona, perché ti verrà a cercare nei sogni, o cosa peggiore nei ricordi!!!!
Ricorda: Il sogno oggi è la realtà di domani... peccato che abbiamo dimenticato come si fa a sognare!!!
Ho sempre sognato con la storia di Marco ed Eva, sognato che anche l'impossibile fosse possibile. Gli autori de I Cesaroni non mi hanno regalato il finale desiderato.. bene ho deciso di regalarmelo da sola!!! Spero piaccia anche a chi deciderà di soffermarsi a leggerlo... by Sissy
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nuovamente inverno, come passava il tempo. Marco era a casa sdraiato sul divano cercando ispirazione per il cd. Niente da fare, non riusciva proprio a comporre niente. Non era mai stato bloccato per così tanto tempo, no bugia lo era già stato ma era un periodo che non voleva ricordare, avrebbe voluto cancellarlo. Maya era in giro con una sua amica giunta da Lussemburgo, in cerca di qualche trovata per il matrimonio. Anche questo Marco avrebbe voluto cancellare. Si sentiva allergico al matrimonio, in verità ultimamente si sentiva allergico un po’ a tutto, forse per quello non riusciva a comporre. Walter prima di ripartire con la Ducati, lo aveva voluto incontrare. Gli aveva detto solo “stavolta pensaci bene ma bene bene” lui non capendo cosa l’amico intendesse aveva chiesto spiegazione “Quando capirai perché non riesci a comporre allora avrai capito tutto e finalmente tutto tornerà come deve esser anzi come doveva esser già da un bel po’” era risalito in macchina e l’aveva lasciato lì pesce lesso come sempre. Quanti misteri, perché tutti sembravano sapere cose che lui non sapeva? Anche Eva era diventata strana nell’ultimo periodo, anzi tutti non solo lei. La sentiva per telefono, ma da quando era andato a trovarla e lei era malata, non l’aveva più vista. Si chiedeva se non stesse male seriamente e se avesse proibito a tutti di dirglielo pensando fosse preso dai preparativi del matrimonio. Sospirò. Gli faceva prendere Marta dai suoi e mai alla casa al mare. Marta sembrava tranquilla, se la madre fosse stata male, la bambina lo avrebbe contattato come la volta dell’influenza. Aveva sempre una scusa buona con cui si giustificava e a cui lui non poteva replicare. In realtà aveva anche pensato di presentarsi a casa sua di sorpresa, in modo da non darle la possibilità di fuggire, ma poi aveva pensato che forse non voleva vederlo e leggerglielo negli occhi gli avrebbe fatto troppo male. E allora preferiva come al solito non prendere iniziative. Pensare che le poche volte che l’aveva fatto ne erano nate cose stupende: la sera della maturità, Marta, la lite nel giardino dei suoi mesi addietro, e chissà perché finiva col metterci anche le fatine danzanti. Gli piacevano. Suonavano alla porta. “Simona!?!?!?” disse trovandosi di fronte la ragazza. “Ciao Cesaroni” Marco si spostò per farla entrare “Accomodati” e si sedettero sul divano “Senti Simona lo so, avrei già dovuto consegnare qualche pezzo, ma proprio non mi riesce di scrivere niente. Ci provo ma quello che scrivo mi pare senza senso, non lo so spiegare, non lo sento appartenere a me ma a qualcuno altro” Marco era davvero mortificato, si sentiva in colpa verso lei e suo fratello che tanto avevano creduto in lui. “Non ti devi preoccupare per noi, al momento ce la caviamo ancora, ma siccome sia io che Franco non vogliamo perdere il nostro cantautore preferito, ho pensato di venire fino qui. Magari ho la soluzione” gli sorrise porgendogli una busta “Cos’è?” chiese Marco prendendola. “E’ l’ultimo articolo che accompagnerà l’uscita del singolo. Uscirà domani, ma ho pensato fosse meglio che tu lo avessi oggi. Marco li hai mai letti gli articoli?” chiese la ragazza “Sinceramente no” disse vergognandosi pure un po’ “Ah ecco ora mi spiego tante cose” disse Simona scuotendo la testa ”Cioè???” chiese Marco sempre più confuso “Beh ecco mi faceva strano tu non mi avessi mai fatto domande su chi scriveva gli articoli” “In verità Maya li conserva tutti, ma io non li ho mai letti perché so di cosa parlo nelle mie canzoni e mi sarei infastidito a leggere l’interpretazione di una persona che con me centra ben poco. Lo ringrazio perché la sua trovata ha permesso a voi e a me di tirare il fiato ancora per un po’ in attesa di un nuovo album. Ti giuro Simona vedrò di buttare giù qualche idea” “Marco” disse lei alzandosi “giurami che appena uscirò da qui aprirai quella busta e leggerai l’articolo, potresti rimanere piacevolmente colpito e chissà potrebbe darti l’ispirazione.” Simona lo salutò, arrivata alla macchina fece una telefonata “Fatto, speriamo bene”. Marco tornò a sdraiarsi sul divano, aveva bisogno di idee e non ti leggere il solito critico musicale che tirava conclusioni a suo piacimento. Rimase a contemplare il soffitto per qualche ora ancora. Nulla, vuoto assoluto. Guardò la busta e si decise ad aprirla, insomma mica moriva se leggeva il punto di vista di qualcuno che non fosse lui, magari lo ispirava davvero. << Eccoci arrivati all’epilogo cari amanti della bella musica. Le parole che userò per l’ultima volta serviranno a raccontarvi una favola, la mia . Quanti di voi, me compresa, si immergono in una canzone e sognano di esser protagonisti di quelle parole che legate a delle note raccontano una favola? Credo che la musica sia questo: magia! Tutti i cantautori usano il plettro della passione per raccontarci i loro amori, ma da sempre a me e dico a me, è piaciuto sentirmelo far raccontare solo da questo ragazzo in poche e semplici parole: “ Tu ama ama ama fino in fondo superando i dubbi e tutte le difficoltà e lascia che il tuo amore cresca dal profondo più forte ci unirà.. in un abbraccio E apri il cuore e ama ama ama follemente.. taglia i fili del timore adesso dentro a te. Non pensare a quello che dirà di noi la gente tu credici con te.. tu credici con me.. adesso che stiamo insieme” Voi ci credete?? E tu ci credi Cesaroni, dimmelo ci credi? Io ci credo.. alla mia favola, tu credici con me!! Buon ascolto con l’ultimo singolo! La vostra voce narrante Alessia!!! >> Marco lesse e rilesse quel nome in fondo al foglio. Andò in camera, ma dove l’aveva messa la raccolta di articoli? Ah eccola, l’aprì e li lesse tutti dal primo all’ultimo per varie volte. Alessia, quel nome, ma non poteva essere no, non poteva. Nessuno degli altri articoli era firmato, solo l’ultimo. Possibile??? Non sapeva cosa pensare, solo quel nome Alessia gli rimbombava in testa come un martello pneumatico. Poi si accorse che in qualche articolo c’erano errori di stampa, alcune lettere erano in grassetto. Strano che Simona avesse fatto uscire articoli così. Gli venne un dubbio, provò ad unire tutte le lettere: tutto quello che ho sei tu. Eva! . Non poteva esser, era una coincidenza, un sogno. Fece per riporre la raccolta in modo che Maya non si accorgesse che l’aveva presa, avrebbe dovuto spiegarle come mai si era interessato ad una cosa che non gli era mai interessata. –Cavolo- pensò vedendo un segnalibro cadere dalle pagine – e ora dove l’avrebbe riposto? Non lo aveva notato prima tra gli articoli, chissà a quali pagine apparteneva. Ma non era un segnalibro qualunque, era una busta. Marco la rigirò tra le mani e vide che sopra c’era il suo nome “Ma che cavolo..” non si ricordava di aver ricevuto lettere. Si mise seduto sul letto e l’aprì cioè –E’ già aperta- pensò prendendo il foglio dentro la busta. < Marco Marco Marco, so che non ti sono mai piaciuto, ma non è un problema, alle volte capita, non piaccio a tutti. Di solito non piaccio a chi si sente messo in trappola dai sentimenti, a chi ha paura di spogliarsi di fronte all’amore. Tu sei così.. Hai tanto amore da dare ma sei sempre trattenuto perché pensi di non valere abbastanza, di non valere mai il gioco della candela.. Eppure ce chi punta molto, chi ha sempre puntato molto su di te mettendosi in gioco per entrambi e non sempre ha vinto, ma imperterrita ha amato follemente. Se ora ti faccio una domanda, riesci a rispondere senza pensarci, a dire la prima cosa che ti viene in mente? Chi punterebbe su di te per tutta la vita nonostante i dubbi e tutte le difficoltà? Sii felice Cesaroni qualunque sia la tua risposta. E ricorda il sogno oggi è la realtà di domani ma abbiamo dimenticato come si fa a sognare!!! Efraim > Marco aveva solo una risposta, solo una. Era seduto in soggiorno quando Maya rientrò. “Amore sapessi” gli disse vedendolo “Ho trovato un ristorantino romantico che..” si bloccò, davanti a lei non c’era il suo Marco ma un altro Marco. Vide i borsoni ai piedi del divano “Che succede? Parti? E’ successo qualcosa ai tuoi??” Marco tirò fuori la lettera “Sai cos’è?” volle sapere. Maya non sapeva cosa rispondergli “Non è difficile, si o no.” “Si” rispose lei sedendosi a sua volta. “Quando è arrivata?” “Non è arrivata, l’ho trovata sulla porta di casa” –Come faceva a sapere Efraim dove abitavano?- si chiese perplesso “Quando?” “Marco senti, non sapevo di chi fosse e l’ho aperta vero, quando ho visto che era di Efraim sapendo che non ti piaceva ho pensato che…che ” cercò di giustificarsi ma cosa poteva dire che non sembrasse –Ho capito che intendeva Eva e non volevo che tu lo capissi-? Così rimase in silenzio. “Quando?” le chiese nuovamente “Il giorno dopo il matrimonio di Walter e Carlotta.” Si arrese lei. Il cuore iniziò a battergli forte, sembrava gli scoppiasse in petto. – Ricorda: il sogno oggi è la realtà di domani- ripensò alle parole di quell’assurdo vicino di casa. Il sogno.. ricordò il discorso di Efraim, la bottiglia di vodka, Eva e le bambine non più sul dondolo, lui barcollante cadere, lei aiutarlo ad alzarsi per non svegliare le piccole, la mansarda, il caffè, il the che poi era te, il bacio, la carezza, i capelli sciolti, lui sopra di lei, stretti in un solo battito perché i loro cuori erano un sol cuore, perché lui era Marco e lei era Eva. Le fatine di rosso vestite che danzavano intorno a loro, lui felice, mezzo addormentato sentire lei che baciandolo un’ultima volta gli sussurrava –Ti amo e ti amerò per sempre ora lo so- il risveglio, lei che non c’era. Ecco perché era andata via, ecco perché era sfuggente in questo periodo, perché non era un sogno ma una dolce realtà “Marco Marco stai bene?” lo stava chiamando Maya. “Ora si” rispose. “Maya io la amo, credevo davvero di poter esser felice senza di lei. Volevo essere felice senza di lei. Credevo veramente di poter esser felice con te. Ma non so cosa mi succede quando c’è lei.. io la guardo ed è come se la vedessi entrare in casa di mio padre per la prima volta. Lo stesso tuffo al cuore di quando avevo 18anni mi percuote dentro e nonostante io abbia combattuto contro questo amore tormentato, non posso impedirmi di amarla, succede così: naturalmente. Mi innamoro di lei tutte le volte perché in realtà non ho mai smesso . Potrei provarci, potrei decidere di sposare te e provare, ma tu avresti sempre il dubbio che quando scrivo una canzone, che quando guardo Marta, che quando ti sfioro i capelli in realtà io stia pensando a lei e sarebbe una tortura per tutti.” Maya accanto a lui era immobile “Lo so che non ci sono parole che io possa dire per alleviare il tuo dolore, so che mi sto comportando da merda, ma dimmi come posso fare?” chiese lui. “Non puoi fare diversamente” disse lei ripensando alla spiaggia, a Eva che lo abbracciava e a lui che si faceva abbracciare. “In fondo lo sapevo ma non volevo vedere, mi ero illusa di esser riuscita a rapirti il cuore. Ma non è così, il tuo cuore è sempre stato con lei, sta solo aspettando che tu vada a riprenderlo.” Si alzò dal divano e andò in camera seguita dalla sua amica che era rimasta a seguire la scena impietrita, poco prima erano in giro a cercare ristoranti per un matrimonio, tra poco a cercare un volo per Lussemburgo. Marco posò le chiavi di casa sul tavolino chiuse la porta dietro di se e andò incontro al suo nuovo io. Parcheggiò davanti a casa, c’era il furgone dalla bottiglieria, doveva esserci Lucia. –Bene- pensò! Con la Cudicini poteva ancora spuntarla ma non sapeva se avrebbe avuto la stessa fortuna con la Liguori, in fondo aveva fatto del male a sua figlia, e se provava immaginarsi un deficiente come lui fare male a Marta, gli veniva voglia di prendersi a sberle da solo. Sentì Eva sussurrargli –Non stare a guardare, combatti ti prego combatti- Lo avrebbe fatto, si lo avrebbe fatto. Suonò, il cuore a mille. “Marco ciao” Lucia non sembrava sorpresa di vederlo “Ciao” si spostò per farlo entrare. Tornò verso la cucina, non sembrava sorpresa ma non sembrava nemmeno intenzionata a rendergli la vita facile. Lucia intanto si stupiva sempre di più di quanto sua figlia conoscesse quel ragazzo, pazzesco! Lui prese coraggio pregando che non fuggisse di nuovo “C’è Eva?” disse d’un fiato “Eva?” lo stuzzicò Lucia “Si Eva. Sta bene vero? Ultimamente non l’ho più vista” povero ragazzo gliel’avevano tenuta nascosta per tanto tempo pensò Lucia dicendogli “E’ di sotto con tuo padre e Marta, ma effettivamente qualcosa ha” Cos’’aveva? E perché c’era anche suo padre?- pensò Marco deglutendo a fatica –oddio il problema non era più Lucia ma suo padre. Era una riunione di famiglia?” andò in terrazzo. Erano là tutti e 3. Marta cingeva le gambe della madre e sembrava giocare con la sua pancia, Eva rideva divertita e intanto appoggiava la testa sulla spalla di Giulio e si aggrappava al suo braccio. Ebbe un attimo di gelosia verso suo padre. Lei era sua e di nessun altro. “Sono belli veri?” disse Lucia spaventandolo. “Si” rispose. Marta vide il padre “Mamma c’è papy” e lacrime di gioia iniziarono a bagnarle le guance, il suo 2° desiderio magari si avverava. Eva le scompigliò i capelli “perché piangi fiorellino mio?” domandò chinandosi a guardare la figlia “Perché papà è giallo mammina, non è più grigio” Eva le posò un bacio in fronte e pensò che da tempo non faceva più domande alla figlia sui colori e sulle fatine che danzavano intorno alla gente. Aveva capito che quello era il modo che aveva trovato per spiegare i sentimenti che vedeva dipinti sul volto delle persone. Ad esempio sapeva che per la bimba lei era arancione, non aveva capito a che tipo di sentimento lo associasse ma l’arancione le piaceva come colore quindi doveva esser una bella cosa e ultimamente aveva saputo che la sua pancia era multicolor. “Perché non te lo vai a strapazzare un po’ di coccole?” Marta non se lo fece dire 2 volte “Papyyyyyyyyyy” e corse verso il suo Peter Pan che forse aveva capito che quella era anche la sua di isola che non c’è. Giulio guardava quella donna e si ritrovò a dirle “Scusa Eva se non ho mai capito fino in fondo quanto vi amate. Se lo avessi fatto non mi sarei ritrovato a cercare di aiutare mio figlio facendo in modo che ti dimenticasse, ma avrei fatto in modo che crescesse come uomo e capisse fino in fondo il suo sentimento per te” Eva si appoggiò al suo braccio per rialzarsi, continuando a dare le spalle alla casa “Sai Giulio non c’è nulla per cui chiedere perdono.. a me basta che me lo uccidi se lui ancora non l’ha capito!!” gli sorrise divertita. La baciò in fronte e la lasciò sola, Marco aveva posato Marta e stava scendendo le scale. Si incontrarono a metà strada, Giulio lo guardò, pareva chiedergli –Sei sicuro?- Marco sostenne lo sguardo del padre “si papà stavolta ne sono sicuro” rispose continuando la camminata verso il suo passato, presente, futuro. Erano lì, lei rivolta verso il mare, a scrutare la linea tra cielo e acqua, lui pochi passi più indietro a pregare che il sogno diventasse realtà. “Ciao” le disse “Ciao” rispose lei. Avrebbe voluto prenderla per un braccio girarla e dirle ti amo, ma sapeva anche che non molto tempo prima le aveva detto non ti amo più. Come avrebbe fatto a convincerla che era sincero? -Dai Marco- pensava intanto lei –Sforzati un po’, non far fare sempre tutto a me- Un modo per iniziare, possibile che non gli venisse in mente nulla? Dov’era quell’uomo che l’aveva fatta star zitta con un bacio? Giulio, Lucia e Marta guardavano dal terrazzo: chissà cosa si stavano dicendo! Pensarono. “Oggi è passata Simona, mi ha fatto un'altra ramanzina perché non ho mai chiesto chi scrivesse gli articoli sui singoli. Sono stato costretto ad ammettere che non li ho mai letti” “Davvero?? E come mai?” cercò di sembrare sorpresa “Boh forse perché so cosa ho scritto in quei pezzi, non avevo bisogno di leggerlo da qualcuno altro” ma cosa stava facendo, che discorso del piffero aveva iniziato. Eva dandogli le spalle se la rideva alla grande. Com’era buffo ed impacciato la sua mezza mela? “Beh certo tu sei sempre stato un po’ permaloso in quel senso” “Beh quando si parla della persona che amo da una vita, sono permaloso si!” L’aveva detto così senza programmarlo, ne era meravigliato pure lui. Perché non rispondeva nulla? “Che ami???” chiese lei “Si che ho sempre amato, che amo e che amerò per sempre. Credo proprio di amarla! Una sera un tipo un po’ bizzarro mi ha chiesto: se la ami, se ami quello che siete quando state insieme, se ami anche il litigare con lei perché stai qui come un pesce lesso?” Aveva iniziato e non riusciva a fermarsi “E’ una vita che me lo chiedo e credo di aver trovato la risposta. Ho sempre avuto paura che quella donna un giorno mi guardasse e non vedesse nulla.. Paura di trovarmi un giorno davanti ai suoi occhi spenti mentre nei miei è ancora vivo il giorno in cui entrò nella mia vita. Tutte le volte che la vedo io ritrovo quella ragazza, quegli occhi che mi hanno catturato e non mi hanno più lasciato. Credo anche che quando sarà vecchia, con le rughe e la dentiera io guardandola vedrò sempre quella ragazza e lo stesso tuffò al cuore mi percuoterà l’animo ed una nuova canzone nascerà per lei. Ed allora ho preferito mollare perché abbandonare fa male per un po’, essere abbandonati fa male per sempre” Si fermò per prendere fiato. “Tutti i miei successi li devo a lei, la musica, l’amore, la nuova vita. Tutto è sempre partito da lei e io so di non meritarlo questo dono che la vita mi ha concesso, però voglio provare a meritarmelo se lei vuole. Credo di aver capito la lezione” “A si??” disse Eva cercando di non far tremare la voce “E quale sarebbe questa lezione??” “Che se io ci credo allora si avvererà. Se crederò che non mi ami sarà così. Ma se crederò che ci ameremo per sempre allora per sempre sarà, perché le uniche cose che posso perdere sono quelle che io decido di perdere” Eva piangeva, forse davvero finalmente aveva capito, magari sarebbe ancora caduto ma lei sarebbe stata lì ad abbracciarlo e a ricordargli che ci credeva. “Quindi da quello che dici credo che non vorrai perderti l’appuntamento a cui devo andare domani” disse confondendolo “Appuntamento?” cosa stava blaterando. Eva si voltò lentamente e lui la vide. A quella vista stava per indietreggiare ma lei lo prese per mano e chiese “Ovunque andrò ci crederai? Ovunque andrò ci sarai?” –Oddio era incinta- Marco impallidì ed Eva per un attimo ebbe paura che non ci sarebbe riuscito a non scappare verso una nuova Londra. Lui si ricordò le parole di qualcuno: il sogno oggi è la realtà di domani ricorda!! La guardò negli occhi, era bellissima proprio come quando aspettava Marta “Che appuntamento?” continuò a guardarla e a crederci, doveva crederci per forza, voleva crederci. Lei si avvicinò, appoggiò la mano di lui sul pancione . A quel contatto Marco venne pervaso da un brivido di piacere e la creatura doveva averlo sentito perché scalciò . “Che appuntamento?” chiese nuovamente alla donna che amava da sempre. Lei abbasso gli occhi timida e rispose “L’appuntamento che ti farà conoscere tuo figlio o tua figlia, non si sa ancora, come la sorella ama nascondersi” sorrise e decise di guardarlo finalmente negli occhi, quegli occhi che sapevano guardarla come se fosse sempre la prima volta. Erano passati 2 anni da quel giorno. Marco rientrato dal lavoro passò dalla spiaggia, sicuramente in casa non c’era nessuno, era l’ora di veder morire il sole che lasciava posto alla sua amata luna. “Papyyyyyyyyy” gli corse incontro Marta seguita dalla sorella che a stento riusciva a tenere salde le gambine sulla sabbia. Le prese entrambe in braccio e la vide. Era là assorta a contemplare il mare, e la sua pancia era multicolore come diceva il suo piccolo fiorellino. Arrivò vicino a lei e la cinse con un braccio dopo aver posato a terra le bambine. Eva appoggiò la testa alla sua spalla. Quanto era cambiato in quei 2 anni. Ora si era l’uomo che lei aveva intravisto a 18 anni entrando per la prima volta in casa sua, ma allo stesso tempo era rimasto il ragazzo che le aveva rapito il cuore. “ Eva ti amo” disse lui mettendogli una mano sul pancione ormai molto evidente. Era un maschio, e non si nascondeva. Marco sapeva già come chiamarlo, lo aveva cercato su internet. Voleva un nome che significasse portatore di amore, di doni o simile. Ne aveva trovato uno con quel significato: Efraim. Al che aveva pensato al bizzarro vicino di cui era stato geloso, ma che in realtà doveva ringraziare perché era stato lui a donargli Eva, Marta e tutto quello che ne era derivato in seguito: più dono di così. Alle volte credeva fosse un angelo venuto a dargli una mano a districare la matassa di sentimenti del suo cuore. Lei rise, tutte le volte che Marco la toccava, Efraim faceva le capriole. Lo guardò “Anche io ti amo, anche io” ed entrambi scoppiarono a ridere. Amavano rifare quella sceneggiata: lui scappato dall’X-Tour lei in sala parto per Marta. Lui che arrivava e le diceva che l’amava. Ridevano ancora e Marta li apostrofò “Ehi voi 2 state prendendo in giro il giorno in cui sono nata io” e fece la finta arrabbiata. I genitori continuarono a ridere ancora di più. Marco si fece serio, si inginocchiò davanti ad Eva e lei lo guardò con un sopracciglio alzato. Quanto l’amava? Se l’era chiesto una miriade di volte in quegli anni. Sapeva solo che era all’ennesima potenza. Prese dalla tasca uno di quegli ovetti trasparenti con la sorpresa, quelli che si vincono alle macchinette per bambini inserendo una monetina. Lo aprì e dentro c’era un anellino. “Vuoi sposarmi Eva Cudicini?” Eva era a bocca aperta, sembrava un pesce lesso, pensò Marco divertito dallo scambio di ruoli. La guardava e glielo richiese “Vuoi diventare mia moglie per tutta la vita e oltre? Vuoi invecchiare con me?” “Si “ disse lei con gli occhi ormai bagnati dalle lacrime. Marco le prese la mano e al mignolo le infilò l’anellino. Si alzò e la baciò come se fosse stata la prima volta che le loro labbra si incontravano. Sorrise. “Che c’è?” chiese lei curiosa. “Son due anni che cerco di vincere sto anello alle macchinette. Stasera prima dell’ ennesimo giro di maniglia mi son detto: ok se non lo vinco vado a comprarlo. Voglio che sia mia moglie” Eva scoppiò a ridere e lo baciò a lungo, sempre più a lungo. Marta e la sorella sedute sulla sabbia li ammiravano. Marta disse alla sorella “Ora guarda eh??!! Magia” e tante piccole fatine danzavano tutt’intorno. “Hai visto Alessia come sono belli insieme Marco ed Eva?” diede un bacio alla sorellina che rispose “i ono elli eme.. elli elli eme” e fece un piccolo applauso con le sue piccole manine. E.. vissero felici e contenti..!!!!
  
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