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Autore: mangakagirl    23/12/2013    8 recensioni
"-Sei il nuovo Silver Bullet: sei l’unico in grado di sconfiggere questa Organizzazione che si paragona ad un vampiro per dire che è immortale. E cosa uccide un vampiro, Kudo? L’argento-“
Dopo che l'Organizzazione tende una trappola al detective liceale, il segreto di Shinichi e di Shiho viene scoperto. Il pericolo è più vicino che mai e l'FBI propone di aprire il Programma Protezione Testimoni per salvaguardare la vita delle persone con cui sono venuti a contatto. Ed è proprio per questo motivo che Ran si ritrova a Komatsu, lontana da Shinichi, con una nuova identità dopo essere venuta a conoscenza della verità da parte di Jodie. 
Mentre Anokata osserva ogni mossa del detective con maestria, Shinichi lotta con il pericolo che lo circonda e con i suoi sentimenti in attesa di sparare il suo Proiettile d'Argento e di sgominare l'Organizzazione che gli ha rovinato la vita. Ma qualcosa andrà completamente storta...
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Gin, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Vermouth | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A Silver Bullet as a Prisoner

 Capitolo 10

Shinichi aprì gli occhi e fu subito accecato da un bagliore bianco e fastidioso: il sole era sorto da tempo e rischiarava l’ambiente circostante riflettendo i suoi raggi ovunque. Il liceale sentì mani e piedi intorpiditi, la gola secca e una fitta dolorosa al ventre e all’omero che gli ricordarono i fatti avvenuti il giorno prima: avevano sconfitto Anokata.
Si mise a fatica seduto afferrandosi con i pugni ai lembi delle lenzuola, arricciandole disordinatamente, forzando più sul braccio sano che sugli addominali scolpiti da dio greco che dolevano terribilmente a causa della ferita. Stropicciò il cuscino scocciato e vi sprofondò contro esausto dal lieve sforzo appena effettuato, per poi far vagare lo sguardo nella stanza. Un mazzolino di tulipani rossi immersi in un vasetto pieno d’acqua attirarono la sua attenzione, facendogli battere le palpebre sorpreso. Qualcuno era già andato al suo capezzale…
Taku, manco fosse morto!
La porta si spalancò e un’agente Jodie molto sorpresa di vederlo già sveglio gli sorrise sollevata.
-Cool guy! Ti sei svegliato grazie al Cielo, avevo il presentimento che ti fossi ripreso!- rise la donna avvicinandosi al suo letto con passi affrettati sui suoi stivali neri alti fino al ginocchio. Prese una sedia da un angolo remoto della stanza e la piazzò accanto al materasso del ragazzo, rivolgendogli poi un’occhiataccia risentita con i suoi occhietti azzurri e occidentali -Piccolo ragazzino incosciente, volvevi forse ammazzarti?!- esclamò accigliata piazzando le braccia sui fianchi mentre Shinichi batteva le palpebre confuso -E non fare l’innocente con quegli occhietti blu da santarellino, hai dimenticato che hai inseguito Anokata da solo ieri? Incosciente!-
Il liceale sorrise colpevole distogliendo lo sguardo dal suo, ridacchiando.
-Andiamo, agente Jodie…-
-Ah-ah- lei scosse la testa alzando il dito indice davanti alla sua faccia -Decidere di inseguire il capo di una delle organizzazioni più pericolose del Giappone senza non solo avvertire l’FBI, ma anche trascinandosi dietro due ragazzine: dove l’avevi lasciato il buon senso?!- esclamò sdegnata gesticolando animatamente -Non appena ti sarai ripreso come si deve, noi due faremo un bel discorsetto Cool guy- lo mise in guardia con aria severa, per poi però sorridere qualche secondo dopo e scompigliargli i capelli sollevata -Ma per ora lasciamo perdere il tutto… L’importante è che tu sia sano e salvo e che ti riprenda in fretta-
Si alzò dalla sedia e gli fece l’occhiolino, raggiungendo poi la porta e aprendola con una gran fretta.
-Vado a chiamarti Hattori che sta impazzendo da ieri: vuole vederti, urlarti contro, insultarti, parlare e sapere tutti i dettagli di quello che hai combinato in sua assenza- ridacchiò scuotendo il capo divertita -Che ragazzo insolito che è… Ah!- aggiunse prima di sparire oltre la soglia. Si voltò verso di lui e gli sorrise materna, addolcendosi e sospirando.
-Sei stato davvero bravo, Cool Guy- ammise -Un potenziale futuro membro per una squadra dell’FBI. Non mi stupirei se Black ti avesse già messo gli occhi addosso-
Pochi attimi dopo la porta si chiuse e Shinichi rimase qualche secondo a riflettere sulle ultime parole della donna.
Un membro dell’FBI, lui? Oh no, non faceva per lui quella vita.
Shinichi Kudo era un detective, il migliore detective del Giappone: qualsiasi lavoro non sarebbe stato adatto a lui, perché lui il suo sogno lo aveva e lo avrebbe realizzato.
Chiuse gli occhi cercando di rilassarsi e di ignorare il dolore che lo divorava ovunque, ma la quiete durò appena una trentina di secondi, fino a quando l’uragano Hattori non irruppe nella stanza come una furia, spalancando la porta e sbattendola con forza.
-Oooo! Era ora che il Bell’addormentato si decidesse a svegliarsi! Stavo per venire a prenderti a ceffoni, razza di idiota!- il dialetto del Kansai si fece a stento capire in mezzo ad una trentina di “Sah” e “Ya” -Non solo vengo a sapere che sei tornato adulto definitivamente, ma inoltre vengo chiamato da Miss Sbadiglio-sempre per salvarti la pelle perché qualcuno ha deciso di affrontare una donna diabolica da solo e qui nessuno vuole dirmi nulla del perché è venuto fuori tutto questo casino! Ora tu sputerai fuori tutto! Sah!- lo assalì coi suoi soliti modi spicci e poco aggraziati che fecero aggrottare le sopracciglia del ragazzo di Tokyo, irritato da quel tono così alto, incomprensibile e trapanante.
-E’ sempre un così grande piacere rivederti, Hattori- rispose ironico mentre si sedeva accanto al letto con aria più serena dopo essersi accorto che l’umorismo non gli mancava, dandogli un colpetto al braccio sano con il pugno.
-Come stai?- gli chiese qualche secondo dopo scrutandolo a fondo negli occhi blu come l’oceano che battevano stanchi e spenti.
-Bah, direi peggio di alcune volte… Meglio di altre ancora-
-Aaaaah, piantiamola con ‘sti preamboli campati per aria: cerchi sempre di fare il figo, tu-
-Sei qui per scassare le palle o per qualcosa di costruttivo, Hattori?- si stizzì il liceale dell’est incrociando le braccia al petto.
-Sono qui per soddisfare la mia sete di conoscenza, razza di permaloso del cavolo! Quindi passiamo al sodo: in soldoni, che hai combinato?- tagliò corto quello, curioso fino al midollo con la frenesia addosso che sprizzava da tutti i pori. Shinichi batté perplesso le palpebre non comprendendo a pieno cosa intendesse l’amico.
-Riguardo che…?-
-Tra te, Ran e Macbeth, Baho!- rispose battendosi un palmo sulla fronte scuotendo il capo -Non sto parlando mica della Principessa sul pisello! Su, muoviti!-
-Oh… quello-
-Allora?!- lo incalzò il ragazzo di Osaka impaziente, sporgendosi verso di lui mentre l’altro alzava le spalle fissando davanti a sé, fingendo indifferenza.
-Beh, in soldoni come dici tu, Ran pensa che io e Haibara siamo finiti a letto insieme-
Il sorriso di Heiji scemò all’istante, lasciando spazio allo sconvolgimento più totale, tanto che la mascella arrivò a sfiorargli il pavimento. Passarono qualche secondo di silenzio duranti i quali il cervello del ragazzo stentò a funzionare, quando…
-C-cosa hai detto, scusa?!- urlò rischiando di ribaltare la sedia all’indietro e battere le ginocchia contro il bordo in legno del letto.
-Ci ha beccati in un momento un po’ inopportuno, critico diciamo, e ha frainteso…-
-Come come come?!- esclamò Heiji senza più ritegno avvicinandosi a lui con lo sguardo più sconvolto che mai -Cioè… Con “critico” intendi che tu e Lady Macbeth…-
-Baro!- Shinichi arrossì e si agitò tra le lenzuola, dandogli una manata per allontanarlo in malo modo da sé -Ma no! Ti pare?!-
-Potresti muoverti a spiegare?! Grazie!- Heiji si indispettì sentendo i nervi a fior di pelle mentre l’altro incrociava le braccia al petto.
-Quando Ran è arrivata a casa mia ieri mattina, io e Haibara eravamo fradici a causa del temporale che ci aveva beccati dal ritorno da un’indagine. Appena entrati, per evitare una polmonite, abbiamo cominciato a spogliarci e lei era con me perché aveva lasciato le chiavi della casa del Doc sul tavolino di casa mia: le ho detto di indossare gli abiti di mia madre per non farla tornare fuori al freddo.
La casa era un disastro, figurati: chi ha avuto tempo di occuparsene da quando siamo finiti in mezzo a questo casino… Inoltre la sera prima avevo amabilmente deciso di buttare i cuscini del divano e di rovesciare l’intero mobilio del tavolino basso a terra dal nervoso… Non guardarmi in quel modo, anche io a volte sbotto!- si giustificò in imbarazzo e stizzito al suo sguardo sconvolto -Eravamo accaldati dalla corsa, trafelati… Insomma, quando è arrivata la situazione era equivocabile- tagliò corto non vedendo reazioni da parte del migliore amico, che lo fissava quasi scettico di ciò che stava dicendo.
-Ma tu poi hai chiarito tutto, vero?- domandò Hattori assottigliando gli occhi mentre l’altro abbassava lo sguardo sulle coperte.
-Beh… no-
-Cosa?!-
-In quel momento mi interessava che tornasse a Komatsu al sicuro, non avevo tempo di spiegarle ogni cosa e smentire i suoi sospetti. Lo capisci o no?- rispose deciso col tono di chi non aveva altro da aggiungere.
-No! Kudo, capisco che volevi proteggerla e tutto, ma così Ran pensa che tu sia davvero andato a letto con Haibara!-
-Ma vah?!- Shinichi batté una mano sulle lenzuola provocando alcuni cerchi su di esse -Non lo avevo mica capito, Hattori!- aggiunse più sarcastico che mai mentre l’altro assottigliava gli occhi cominciando a perdere le staffe. -Ho dato la prerogativa ad altro, ti ho detto…- ripeté a denti stretti guardandolo dritto negli occhi. -Quando eravamo prigionieri le ho detto ciò che provo per lei, senza giri di parole- ci tenne a precisare stringendo il lenzuolo nel pugno destro mentre le parole del giorno prima gli risuonavano martellanti nella testa.
“La verità è… Che ti amo davvero”
-Ma non è servito a nulla-
-Cioè, lei…?- Hattori trattenne il fiato finchè i loro occhi non si incrociarono ancora una volta, tesi e arrendevoli, facendo passare alcuni attimi di silenzio.
-Nulla, Hattori: l’ho persa per ora. E per sempre se nulla cambia-
-No, vado a parlarle io- il detective di Osaka si alzò in piedi sotto lo sguardo sorpreso di Shinichi, che lo afferrò per un polso con forza tentando di riportarlo a sedere sulla sedia. Quello si voltò verso di lui guardandolo interrogativo.
-Kudo…?-
-Non voglio che ti immischi in questa storia, Hattori: è una cosa che non ti riguarda!-
-Come sarebbe? Beh, non mi importa cosa pensi tu, e poi non è questo il Kudo che conosco- sottolineò fissandolo duro in viso con una certa linea di delusione -Una volta non ti saresti mai arreso così facilmente, ora sembra che tu abbia perso la voglia di combattere per lei!
Eppure tu hai sempre lottato per quello che volevi, Kudo, a maggior ragione se si trattava di Ran! Che fine ha fatto il mio migliore amico?- domandò mentre quello abbassava il capo, lasciando che la frangia gli coprisse gli occhi blu come il mare.
Che fine aveva fatto Shinichi Kudo? Si era forse arreso?
No, affatto.
-Hattori, guarda io non mi sono arreso- disse deciso alzando lo sguardo nei suoi occhi verde smeraldo, che attendevano una spiegazione -Ma guarda in che situazione mi trovo ora: mi hanno appena tolto una pallottola dal ventre, ho un braccio ferito e non ho nemmeno la forza di reggermi in piedi. Non posso affrontare questa situazione così, non ora.
Ma in ogni caso io non mi arrendo, Hattori: lo Shinichi Kudo che ricordi esiste ancora-
-Hai bisogno di tempo, quindi? Stai dicendo che vuoi guarire prima di affrontarla?-
-Sto dicendo che voglio rimettermi per avere la forza di vincere anche questa battaglia-
Heiji sospirò e si passò una mano dietro al collo alzando gli occhi al soffitto, poi si liberò dalla presa dell’amico che sembrava essersi calmato un po’ e annuì, facendo un passo indietro. -Ok, ti credo- aggiunse qualche secondo dopo allontanandosi dal letto mentre Shinichi lo guardava allarmato.
-Dove stai andando?- domandò tentato di alzarsi e ricorrerlo per fermarlo, qualsiasi cosa avesse in mente.
-In bagno-
-Hattori…-
-Torno subito-
-HATTORI!- urlò Shinichi prima che la porta si chiudesse e lui rimanesse solo nella stanza. Fece per alzarsi, ma un dolore acutissimo alla ferita lo costrinse a ricadere sul materasso, facendogli battere un furioso pugno sulle lenzuola.
-Cazzo, Hattori!- imprecò scuotendo il capo furioso: sapeva benissimo che l’amico, testardo com’era, stava andando da Ran.
***
 
Si diresse fuori dalla stanza con determinazione, percorrendo in fretta e furia i corridoi dell’ospedale fino alla saletta d’attesa, dove sapeva che Ran si trovava aspettando di essere dimessa dopo una notte passata in osservazione. Entrando nella sala, Heiji sentì la voce dell’agente Jodie risuonare nel silenzio mattutino e si fermò rizzando le orecchie in cerca di informazioni importanti.
-L’intervento di Shinichi è andato bene- disse la donna osservando il leggero annuire di Ran intenta a fissare fuori dalla finestra sulla quale era seduta. L’agente sospirò abbassando lo sguardo, un po’ scocciata dalle sue poche reazioni alla notizia.
 -Ascolta Ran, so bene che sei arrabbiata con lui. Ne hai tutte le ragioni… Ma è pur sempre il tuo migliore amico e soprattutto il ragazzo che ami. Perché io lo so che adesso vorrai smentirmi, ma so anche che non lo farai guidata dal cuore, ma dalla rabbia che ti mangia viva da quando sei andata a Komatsu. Lo conosci da tutta la vita e lui ha appena rischiato la sua: ha bisogno di te Ran, e tu di lui- Jodie le posò una mano sulla spalla ma lei rimase immobile, come se le parole la trapassassero senza toccarla davvero.
Sentiva la voce di Jodie, la sua predica sul fatto che lui era debole e che non era il momento di fare i bambini, eppure non poteva accettare ciò che le diceva.
Aveva ragione, era furiosa, e questo doveva bastare a giustificarla, no? Perché insistere tanto?
-E’ nella stanza 501. Se tu potessi anche solo…-
-Grazie agente, ma ora dovrebbe tornare a casa: manca da chissà quanto- la congedò fredda Ran, voltandosi verso di lei con aria da cariatide e occhi spenti, come se non vedesse nulla davanti alle sue pupille. Quella sospirò stizzita, fece per dire qualcosa, ma ci ripensò e la salutò con distacco, uscendo dalla saletta e passando accanto ad Hattori con un’occhiata sdegnata che sembrava dire “Provaci tu, io non ci riesco”.
Il ragazzo del Kansai annuì piano, mettendo poi su un sorrisino dei suoi e entrando nella saletta con scioltezza, le mani nelle tasche dei jeans scuri, la felpa verde smeraldo che richiamava il colore dei suoi occhi. Raggiunse la grande finestra sulla quale lei era seduta e le si sedette di fronte, incrociando i loro occhi.
-Hey- mormorò con il suo solito tono amichevole, trasmettendole calore.
-Hey- sorrise lei sollevata nel vederlo, riprendendosi dal suo stato di statua marmorea -Anche tu hai cambiato identità o è un onore che è toccato solo a me?- domandò un po’ ironica, voltandosi meglio verso di lui e incrociando una gamba sull’altra, mantenendo le braccia abbandonate in grembo.
-Emmm… No- Heiji provò un lieve moto di imbarazzo e ridacchiò -Purtroppo io mi sono dovuto tenere la mia vera identità… Che sfiga, eh?-
Ran annuì, trasformando il suo sorriso in uno amaro.
-Già, come pensavo le cose migliori toccano sempre a me… Scommetto inoltre che tu eri anche già a conoscenza della vera identità di Shinichi Kudo, vero?- disse e schietta, lasciandolo senza parole per controbattere: dannazione, era lui che doveva prenderla in contropiede, non il contrario!
-Ran, lui…-
-No, non me lo dire: voleva proteggermi per cui non poteva dirmi nulla bla bla bla…?- lo interruppe ironica -Beh, per la cronaca, sono stata comunque in pericolo!- assottigliò gli occhi accigliata, non ricordando per nulla la vera Ran che tutti conoscevano.
-Questo è vero, ma lui ha fatto di tutto per evitare la cosa…-
-Quindi stai dicendo che è colpa mia se siamo stati rapiti? Colpa mia che sono ritornata a Tokyo per avere una dannata spiegazione?!- alzò un sopracciglio infastidita, ma quello scosse la testa in fretta.
-Non l’ho mai detto, non fare la vittima. Volevo solo ricordarti che lui ti ha protetta: sempre- sottolineò con cura, cercando di pungerla nel profondo; Ran però scosse la testa, alzando le spalle indifferente.
-Forse è vero, ma mi ha fatta soffrire. E tanto anche…-
-È il tuo migliore amico e il mio migliore amico. Credimi, lui…-
-Lo credevo anche io, Hattori-
-Credevi?- ripeté sorpreso il ragazzo del Kansai mentre un colombo planava vicino al vetro della finestra, sbatacchiando agitato le ali come allarmato dalla piega che stava prendendo quella conversazione -Ran, è ancora il tuo migliore amico! Dannazione, avete vissuto 18 anni della vostra vita insieme…-
-Credevo perché fino a 17 anni fa ero sicura che lui non fosse quello che si è rivelato! Ora invece, dopo un anno di bugie, mi sono resa conto che…-
-Cosa, Ran?- domandò Hattori serio mentre lei si spostava con furia i capelli dietro le orecchie.
-Senti, se sei qui per farmi la predica ci ha già pensato Jodie, non ti preoccupare- tagliò corto stizzita, facendo per alzarsi. Ma poi ci ripensò -Se sei qui invece perché vuoi parlare della lieta novella…-
-Giusto…- Heiji ridacchiò grattandosi il capo con la mano destra -Volevo appunto parlare di questo-
-Oh, allora sai già che è andato a letto con quella Miyano o come diavolo si chiama… Non ha perso tempo a spargere la notizia vedo, deve andarne molto fiero- disse ironica e pungente, spostando lo sguardo su un punto indefinito del pavimento mordendosi il labbro inferiore con rabbia.
-Lui non è andato a letto con Miyano, Ran. Mi sono fatto spiegare ogni cosa e…-
-La situazione era inequivocabile, Hattori! La casa, i vestiti, il fiatone… Se avessi visto con i tuoi occhi quello che ho visto io, la penseresti come me-
-Sì, ma fammi finire almeno una frase! Ieri mattina a Tokyo ha diluviato. Kudo e Haibara erano fuori e si sono presi la pioggia. Quando sei arrivata da loro si stavano cambiando per non prendersi una polmonite e tu hai frainteso il fiatone e il disordine per…-
-Ma davvero ti aspetti che ci creda?!- Ran batté le palpebre sconvolta mentre Heiji si stupiva di tanta testardaggine. -Questa sembra più una favola, non un fatto realmente accaduto!-
-Ma me lo ha appena detto Kudo, Ran! Perché non vuoi…?!-
-Ha mentito, Hattori, men-ti-to! Non ha fatto altro negli ultimi mesi!- quasi urlò la karateka battendo un pugno sul marmo della finestra e sporgendosi in avanti verso di lui nervosa, coi capelli che scendevano da dietro le orecchie a davanti i suoi occhi furenti.
-Ran, lui ti ama! Ma come fai a non capirlo?! Lo conosco così bene che sono pronto a scommettere che piuttosto che andare a letto con una che non sei tu farebbe voto di castità!- affermò scaldandosi alla sua espressione scettica e stizzita.
-Piantala Hattori, ok?!- affermò austera e seria la ragazza -Stai cadendo nel ridicolo adesso!-
-Ma credi davvero che ti avrebbe raccontato tutte quelle frottole per il puro gusto di farlo? È stato obbligato, Ran, l’ha fatto per te! Ma cos’è che non capisci?!- Hattori cominciò a marcare il suo Osakaben, diventando un insieme di Ya, Sah e altre abbreviazioni quasi incomprensibili per un edochiano poco abituato. Ma Ran comprese a pieno e si sentì ferita nel profondo, rimproverata come una bambina.
Non era lei che non capiva, erano gli altri che non comprendevano a fondo come si sentisse a causa di Shinichi…
-Non l’avrebbe mai fatto se non fosse stata una questione di vita o di morte, lo sai anche tu e me lo stai confermando tacendo…- insistette il ragazzo mettendole una mano sulla spalla e catturando il suo sguardo nel proprio, tentando di farla ragionare.
-Ma se mi amava davvero, Hattori, non mi avrebbe mentito! Quando ci si ama non si vuole vedere l’altra persona soffrire, e lui invece non ha fatto nulla per evitarlo. Ho passato notti e giorni interi in pena per lui, a piangere, a sperare in una sua cazzo di chiamata o messaggio o segnale di vita, ma nulla! E lui era lì con me, cavolo! Era Conan! E Conan vedeva come stavo e sapeva che sarebbe bastato poco per sollevarmi il morale…-
-Preferiva saperti viva, Baho!- Heiji sbottò sbraitando quasi incomprensibilmente, prendendola ora per entrambe le spalle mentre quella abbassava il capo stringendo forte denti e labbra dal nervoso e dal magone che le montava dentro come ai vecchi tempi, quando era la fragile Ran che tutti adoravano e trattavano come una bambolina.
-Davvero rinunci a tutto ciò che avete passato, condiviso, vissuto insieme per una tua semplice supposizione e perché non vuoi accettare il suo più che valido motivo per cui non ti ha detto nulla?- disse deluso, non sapendo bene che risposta aspettarsi nonostante fosse un detective: ma Kudo aveva ragione, Ran era un caso difficile e complicato, pieno di sentimenti confusi e fuorvianti…
-Non è solo questione di credere o no alla faccenda di quello che è successo tra lui e Miyano…- disse lei in risposta -…Ma anche tutto il resto: ha mandato altri a dirmi la verità, per esempio. Capisci ora? Ho cambiato la mia vera identità per lui, mi sono trasferita, ho cambiato vita eppure lui non ha avuto il coraggio di presentarsi da me… Come può pretendere ora che io mi presenti da lui come se nulla fosse?-
-Stai sbagliando tutto, Ran-
La ragazza sentì il nervoso montare di nuovo dentro, alzò il capo e si liberò dalla sua presa alzandosi in piedi e fulminandolo.
Possibile che anche quando aveva ragione lei, alla fine passava per la parte del torto?
-Ma tu cosa faresti al mio posto, Hattori?! Vorrei vedere qualsiasi altra persona al mio posto!-
-Sarei arrabbiato come te, non lo nego, ma capirei anche che quella persona lo ha fatto per me e gliene sarei grato visto che era l’unico modo per salvarmi la vita!-
-Ma come si fa ad essere grati a qualcuno che ti ha spezzato il cuore e fatta soffrire per un anno intero, giorno e notte, con la sua assenza?! Lui mi ha mentito, mi ha distrutta, mi ha illusa!-
A quel punto, Heiji si alzò a sua volta dal davanzale e assunse una delle espressioni più serie della sua vita, puntando lo sguardo dritto nelle iridi azzurro-lilla della ragazza, che cominciavano a velarsi di calde lacrime cristalline.
-Dovresti davvero capire quali sono i principi dell’amore, Ran, perché ora come ora, l’unica cosa che si può dire di te, è che non li ha proprio capiti- disse atono, passandole accanto deciso e lasciandola da sola a fissare la finestra paralizzata, con solo i capelli lisci e leggeri che svolazzavano sulle sue spalle a causa del forte spostamento d’aria provocato dal passaggio del ragazzo.
***
 
Heiji entrò nella stanza 501 scuotendo il capo e grattandosi la testa con forza, sentendo una strana sensazione di oppressione a comprimergli il petto.
Shinichi, non appena lo vide, si mise più dritto a sedere e lo fulminò deciso e furioso con il suo profondo sguardo blu da lasciare senza fiato.
-Sei andato in bagno, eh?- disse ironico con tono brusco e la voglia di saltargli addosso e vendicarsi alle stelle.
-Già, c’era la fila- rispose quello con sguardo distratto e serio, ripensando alla sua discussione appena finita, dove si era reso conto dell’immaturità di tutti e due i suoi amici.
-23 minuti e 57 secondi. Dovevano esserci davvero centinaia di persone!-
Shinichi si scoprì sentendo caldo dal nervoso e si voltò verso Hattori, seduto di nuovo sulla sua sedia, con l’intenzione di urlargli subito addosso.
-Mi hai cronometrato? Dovevo mancarti davvero tanto, Kudo…-
-Hattori ora piantiamola!- il detective dell’est sbottò -Ti avevo detto di starne fuori, dannazione!-
-Sono andato in bagno infatti!-  mentì Heiji deciso, ma l’altro non ci cascò e se lo mangiò con gli occhi.
-Puoi prendere per il culo Kazuha se vuoi, l’FBI, i tuoi genitori o l’imperatore in persona, Hattori! Ma non puoi prendere per il culo me, chiaro?! Che cosa le sei andato a dire?- quasi urlò furioso mentre il detective dell’ovest assottigliava scocciato gli occhi e lo squadrava con distacco.
-Niente, volevo solo chiederle come stava…-
Shinichi scattò dal materasso e lo afferrò per il colletto della felpa, guardandolo dritto negli occhi e sfidandolo determinato mentre quello rispondeva serio allo sguardo.
-La morfina ti dà alla testa, amico-
-Smettila di dire cazzate, ok?-
-E tu piantala di fare cazzate, ok?- rispose Heiji liberandosi dalla presa brusco, proprio mentre qualcuno bussò alla porta bianca della stanza.
Shinichi osservò la nuova arrivata con sguardo indecifrabile sentendo il nervoso fluire dentro come lava, seguendo i suoi movimenti mentre quella entrava nella stanza innaturalmente, come fosse un automa.
Shiho chiuse la porta con delicatezza, si voltò verso i due detective con sguardo serio, lasciando che loro scorgessero sul suo viso ancora gonfio il livido viola e nero che le occupava tutto il lato sinistro sotto lo zigomo. Si andò a sedere sul bordo della finestra alla destra di Shinichi, poi incrociò le braccia al petto lasciando le gambe dondolare verso il pavimento e alzando un sopracciglio.
-Le vostre urla si sentono dal fondo del corridoio- affermò atona mentre l’ex calciatore si rimetteva seduto con la coperta sulle gambe e l’aria di chi non voleva più discutere.
-Poco importa- rispose.
-Come ti senti?- domandò quella pochi secondi dopo, scrutandolo come se fosse un curioso caso di alieno appena sbarcato da Marte poche ore prima. Il liceale fece una smorfia, sminuendo la sua situazione.
-Tu piuttosto? Come va il viso?- rispose fissandola mentre lei si sfiorava il livido con l’indice e il medio sinistri lentamente, senza levargli gli occhi di dosso. Si alzò e gli andò vicino, sedendosi poi sul bordo del letto e continuando a fissarlo in silenzio, come incantata. Shinichi batté gli occhi mantenendo lo sguardo leggermente interrogativo, poi sobbalzò quando lei lo scoprì per fissare il suo ventre ferito.
-Emmm…- improvvisò lui arrossendo mentre Hattori sghignazzava con una mano a nascondergli mezza faccia. Si beccò l’occhiata truce del migliore amico, ma non resistette a fare un suo commento, tanto per smorzare la situazione tesa di poco prima.
-Oi oi, Macbeth, se vuoi vi lascio da soli…-
-Taci- rispose quella senza nemmeno guardarlo in viso, ma alzando la maglia del pigiama di Shinichi per osservare come era medicato. Il liceale posò le dita sulla sua mano e la scostò in imbarazzo un po’ bruscamente, tossicchiando.
-Haibara, non è che eviteresti certi atteggiamenti? Sono imbarazzanti! Grazie!-
-Lei dov’è?- domandò quella, interrompendolo come se nemmeno lo avesse sentito. I loro sguardi si mantennero seri per diversi secondi, con Shinichi che sfumava tornando al suo colorito normale, poi quello alzò le spalle una seconda volta, battendo gli occhi con lentezza.
-Chiedilo a lui- indicò l’amico accanto con lo sguardo -D’altronde, è lui che finora è stato con lei- aggiunse con fastidio mentre l’interpellato faceva finta di non aver capito il suo doppio significato.
-Non è più qui- rispose -E’ stata dimessa e, a quest’ora, è sicuramente già andata via per tornare a casa. So che l’Occhan e sua moglie stanno tornando a Tokyo: l’FBI li ha avvisati di quanto accaduto-
Shiho fissò Shinichi come aspettandosi una sua reazione a quelle parole, ma il ragazzo, lo sapevano bene tutti e due i presenti, era orgoglioso e non manifestò nemmeno un’emozione a quelle parole: si finse indifferente.
-Perché volevi saperlo?- domandò poi, alzando lo sguardo nel suo, che in quel momento era grigio ghiaccio.
-Volevo solo sapere come si stava evolvendo la situazione, tutto qui-
-Vedi di non fare come lui- Shinichi si voltò verso Heiji, che sbuffò cominciando a scocciarsi di tanto rancore.
-Io non c’entro nulla in questa faccenda- la scienziata si alzò continuando a fissarlo negli occhi -Sono affari tuoi questi, non miei-
-Perfetto- il liceale sorrise furbetto -Fortuna che qualcuna che lo capisce c’è-
Shiho si voltò verso l’altro detective, lo squadrò da capo a piedi, poi si cacciò due ciuffi dietro le orecchie e si diresse alla porta della stanza con indifferenza.
-Io sono stata dimessa e ho un sacco di cose da sistemare ora che sono tornata adulta. Ti chiamo più tardi per sapere come va. Osaka- fissò il ragazzo del Kansai negli occhi -Ci si vede-
-Ciao Macbeth-


Mangakagirl's Corner:
Minna Konnichiwa :D
Ok, dopo un ritardo clamoroso, dopo una riscrittura drastica dell'intero capitolo...
ECCOCI QUAAAA!
Sì, sono tornata u.u Non so per la gioia o la diperazione di quanti, ma... Sono qui ;)
Non date la colpa a me, ma alla mia dannatissima scuola! Ultime due settimane = INFERNO peggio del resto dell'anno (e per me è sempre Inferno... Vi lascio immaginare! -___-)
In ogni caso non ce ne frega più niente, siamo in vacanza... Parliamo del capitolo!
Ran incazzata nera, Shin e Hattori che discutono, Ran che discute con Hattori... 
Il mio scopo era non far andare Shin OOC... Ci sono riuscita??
Per come è ora è accettabile diciamo... Abbastanza IC credo, ma dovete dirmelo voi ^^
Siamo al capolinea D; Nel senso che, sì, il prossimo capitolo chiude la storia T^T
Che succederà??
Come si concluderà questa guerra tra Ran & Shin?
Purtoppo devo ancora correggere l'ultimo capitolo, per cui arriverà non so quando... In ogni caso in queste vacanze penso, perchè quando la scuola ricomincerà di nuovo non avrò tempo -__-
Taku! Chi mi capisce? D:
GRAZIE a tutti coloro che mi stanno seguendo e recensendo e perdonate se non ho ancora risposto alle vostre recensioni: lo farò a breve, promesso! ^^"
Alla prossimo e ultimo capitolo :')
Mangakagirl!

 
  
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