Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: ShakespeareInLove    23/12/2013    26 recensioni
MOMENTANEAMENTE SOSPESA per motivi personali.
“Horan, eh?” Chiese in un tono che non riuscii a decifrare, piegando leggermente la testa di lato e fissandomi.
Le luci si erano abbassate e non riuscivo a vederlo bene, ma lo riconobbi comunque.
Harry.
“Sarà lui il tuo Romeo?” Aggiunse raddrizzando la testa per poi portarsi un bicchiere alle labbra e voltarsi, ma non prima di aver aggiunto: “Sogni d’oro Abigail.”
Lo guardai mentre si allontanava e quando uscì dal mio campo visivo, il mio cuore tornò a battere regolarmente.
Non potevo essere più confusa di così.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Molly Penny’s

“Il solito bambina?” Mi chiese sorridente l’uomo davanti a me dall’altra parte del bancone. “Si Al, il solito Moccaccino.” Dissi accasciandomi su uno degli sgabelli e appoggiando la testa tra le mani.

“Ehi.. ehi!” Sentii una voce poco lontana da me. Alzai di poco lo sguardo e mi ritrovai a fissare due splendidi occhi color oceano.

Perché hanno tutti gli occhi così maledettamente belli?

“Ti è appena suonato il telefono.” Disse il ragazzo sorridendo per poi tornare a lavorare.

Aggrottai le sopracciglia e presi il telefono dalla borsa illuminando lo schermo. Effettivamente mi era appena arrivato un messaggio, ero talmente sovrappensiero da non essermene accorta. Sbloccai il telefono e non appena vidi il mittente mi si gelò il sangue nelle vene.

 

Da: Verde acqua

A casa mia tra due ore.
Rhode Island Street, 14.
Puntuale.

 

Spalancai ancora di più gli occhi se possibile.

“Abbie, ti senti bene?”  La voce di Al mi distrasse dai miei pensieri. Alzai lo sguardo dal telefono, sempre con gli occhi spalancati. “Cosa è successo, bambina?” mi chiese preoccupato appoggiando una mano sulla mia sul bancone, infondendomi calore.

Al era un uomo anziano, sulla settantina, ed era inoltre il proprietario del bar ‘Molly Penny’s. Chiamò così il bar dopo la morte di sua moglie circa 30 anni fa. Era una persona davvero molto dolce e solare e mi voleva bene come se fossi sua figlia. Andavo da lui a fare colazione e a volte a pranzare ogni singolo giorno da quando vivevo a Londra, cioè circa due anni. Era per me il padre che non avevo mai avuto, forse addirittura l’unica persona che mi abbia davvero voluto bene fin da subito.

“Si Al, non ti preoccupare. Sto bene!” Dissi sorridendogli per tranquillizzarlo. Lo vidi che stava per dire qualcosa quando delle risate acute attirarono la nostra attenzione.

Mi voltai verso un tavolo a pochi metri da dove ci trovavamo. C’erano sedute cinque ragazze, che sorridevano e ridevano civettuole, guardando qualcosa poco lontano da me.

Strizzai gli occhi per cercare di capire cosa fosse e mi maledii mentalmente per aver dimenticato di prendere gli occhiali per l’ennesima volta.

“Eh si, il nuovo ragazzo che ho assunto è il mio pronipote. Mi sta facendo guadagnare sempre di più ultimamente. È da due giorni che è pieno di ragazze di tutte le età che quando arrivano mi chiedono esplicitamente di essere servite da lui.” Disse Al ridacchiando e indicando un ragazzo, che riconobbi come quello di poco fa, con gli occhi color oceano.

“Louis, Louis vieni qui!” Disse Al facendo segno al ragazzo di avvicinarsi. “Dimmi zio Al!” Disse sorridendo prima a lui, poi a me. Arrossii. “Lei è Abigail, la nostra cliente preferita.” Disse sorridendo e indicandomi.

Louis spostò il suo sguardo curioso su di me per poi allungare la mano. “Piacere Abigail, io sono Louis.” Gli sorrisi anche io, stringendogli la mano e schiarendomi la gola, per ritrovare la voce. “Piacere mio, ma ti prego, chiamami Abbie.”

“Cameriere!” Sentimmo nuovamente chiamare dal tavolo di ragazze. “Scusa tanto ma il lavoro mi chiama.” Disse sbuffando, con un sorrisetto ironico, tornando da loro. “Ditemi fanciulle” Disse per poi voltarsi verso di me e strizzarmi l’occhio.

Ridacchiai.

“Quel ragazzo è una botta di vita!” disse Al. Mi voltai verso di lui e lo vidi perso con la testa tra le nuvole. “E’ così vivo. Lo conosco da quando è nato, è il figlio di mia nipote. È una forza della natura!” Sorrisi a mia volta posando nuovamente lo sguardo su Louis, intento a ridere e scherzare con le ragazze.

“Ecco il tuo solito Moccaccino, comunque.” Mi risvegliai dalla trans in cui mi trovavo prendendo con una mano il bicchiere fumante mentre con l’altra sbloccai il telefono accorgendomi solo in quel momento che.. “E’ tremendamente tardi!”

Dissi alzandomi di scatto e cercando il portafoglio dalla borsa. Dove diavolo..

“Tranquilla bambina, me li darai domani. Vai pure se sei in ritardo!” Gli sorrisi con gratitudine avviandomi verso l’uscita.

“Lo farò, grazie mille Al!” Stavo per voltarmi ed uscire quando una voce attirò nuovamente la mia attenzione verso l’interno del bar. “Ci vediamo Abbie!”

Sorrisi imbarazzata.

“Ciao Louis.” Dissi facendogli un cenno e uscendo finalmente da quel bar.

L’aria fredda colpì il mio volto obbligandomi a sistemarmi la sciarpa. Portai il bicchiere alle labbra, bevendone il caldo contenuto mentre mi incamminavo verso Rhode Island Street. Conoscevo quel quartiere, era il più ricco nella periferia di Londra.

Guardai nuovamente l’orologio. Avevo si e no 10 minuti per arrivare in perfetto orario quindi velocizzai il passo. Abbassai lo sguardo sul telefono per inviare il solito messaggio a mia mamma per dirle che tutto procedeva alla perfezione quando andai a sbattere contro qualcuno.

Ma quella non fu la cosa peggiore.

Il peggio infatti arrivò quando il Moccaccino si rovesciò completamente sul mio cappotto, imbrattandolo da cima a fondo. “Merda” Sussurrai facendo cadere atterra il bicchiere ormai completamente vuoto.

“Guarda dove metti i piedi, idiota” Alzai lo sguardo, realizzando solo in quel momento di essere andata addosso a qualcuno.

Un ragazzo poco più alto di me mi guardava con aria infastidita. Era moro, con la pelle ambrata e una leggera barba gli ricopriva il volto.

Era tremendamente familiare, ma per chissà quale ragione non riuscivo a ricordare dove l’avessi già visto o perché mi sembrava di conoscerlo.

Alzai ulteriormente lo sguardo fino ad incontrare i suoi occhi, che erano di un magnetico color cioccolato.

Ma solo io incontravo ragazzi con occhi del genere?

“Scusa, non ti avevo visto.” Dissi imbarazzata abbassando lo sguardo verso il cappotto per evitare il suo, insistente. “Stai più attenta la prossima volta!” Disse duro per poi riprendere il suo cammino, non prima di avermi dato una spallata.

Fantastico, non solo ero in ritardo, odoravo anche come un cane bagnato.

Sbuffai continuando a camminare stavolta guardando davanti a me, per evitare altri spiacevoli incontri. Trovai subito il numero 14 e mi accorsi, con mia grande sorpresa, che non ero neanche in ritardo.

Puntuale.

Mi posizionai davanti alla porta pronta per bussare quando essa si aprì di scatto, facendomi venire addosso una ragazza.

Quella giornata era decisamente da dimenticare.

“Scusa.” Dissi mio malgrado cercando di non cadere atterra.

Lei fece una smorfia e fu allora che la riconobbi. Era la ragazza bionda del corso di Letteratura Inglese, Lucy Nash se non sbaglio.

Si voltò verso l’interno della casa. “Ci si vede domani Styles. Solita ora!” Disse per poi guardarmi con strafottenza ed andarsene. Aggrottai le sopracciglia osservandola mentre si allontanava sculettando.

“Puntuale come ti avevo chiesto.” Sussurrò una voce alla mia sinistra. Mi voltai annuendo ma rimasi a bocca (letteralmente) aperta quando mi accorsi che non solo non indossava la maglietta, anzi, era addirittura in boxer.

Misi di riflesso le mani davanti agli occhi e subito lo sentii ridacchiare. “Copriti!” Sbottai e ancora oggi non capisco dove trovai il coraggio di dire una cosa del genere in quella situazione.

Mi sentii trascinare in avanti, mentre continuavo a tenere gli occhi coperti dalle mani e subito dopo la porta si chiuse alle mie spalle.

“Vado a cambiarmi, aspetta qui.” Annuii non muovendomi di un solo centimetro. Sentii i suoi passi allontanarsi e solo quando fui sicura che se ne fosse andato tolsi le mani e mi concessi un’occhiata alla casa.

Un bellissimo salotto con un grande divano al centro attirò la mia attenzione. Era molto accogliente, con colori caldi. Ma la cosa migliore era ciò che si trovava appena dietro al divano.

Una grossa libreria grande quanto tutta la parete era colma di libri di qualsiasi genere. Mi avvicinai incantata e presi a leggere i titoli di ogni singolo libro che i miei occhi incontravano. Quello per me era il paradiso.

“Ti piace leggere?” Sentii la sua voce, alle mie spalle perciò mi voltai incontrando nuovamente il suo sguardo verde acqua.

Annuii lanciando un’ultima occhiata agli scaffali dietro di me per poi raggiungerlo, mentre si incamminava verso quella che pochi istanti più tardi scoprii essere la cucina.

“Vuoi che te lo lavi il cappotto? Potrebbe peggiorare la macchia se non si mette subito in ammollo nell’acqua.” Disse facendo un cenno nella direzione del cappotto che ora tenevo in mano. “No, tranquillo, faccio io quando arrivo a casa, non-“

“Non essere sciocca, dammi qua. Per tornare a casa ti presterò uno dei miei.” Disse prendendomelo dalle mani senza lasciarmi il tempo di obbiettare. Sparì dietro una porta e io cercai di regolarizzare il mio respiro.

Mi sedetti su uno degli sgabelli che circondavano la grande isola che si trovava al centro della cucina, poggiando la borsa sul tavolo e iniziando ad estrarre il libro di Romeo & Giulietta e un blocco per gli appunti con una penna.

Ero tremendamente agitata.

“Vuoi bere qualcosa?” Chiese tornando in cucina e sedendosi dall’altro lato del tavolo, esattamente di fronte a me.

No grazie. Ho decisamente bevuto abbastanza per oggi.” Dissi quasi senza rendermene conto facendolo ridere.

Alzai lo sguardo ammaliata dal suono della sua voce e mi ritrovai per l’ennesima volta a fissare le sue labbra.

“Spero solo che il tuo piccolo incidente di percorso non ti abbia traumatizzata.” Disse riferendosi a ciò che mi era capitato con il Moccaccino. “Ormai certe cose non mi spaventano più!” Dissi sovrappensiero, non prestando veramente attenzione a ciò che stavo dicendo, mentre sfogliavo il mio libro alla ricerca del piccolo foglietto di appunti che si trovava da qualche parte sparso tra le pagine.

“E cos’è che ti spaventa invece, Abigail?”

Alzai lo sguardo con la bocca socchiusa.

Non dissi assolutamente nulla, eppure già allora la risposta alla sua domanda era chiara nella mia mente. La mia paura più grande era una sola, ma ancora non sapevo che lui ne sarebbe stato una delle cause, se non la principale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Louis Tomlinson

 

Nando's Space

Ehi ciao a tutti quanti, eccomi qui ancora una volta con un nuovo capitolo. Che ne pensate? Siate sinceri, vi prego, mi farebbe davvero molto piacere sapere cosa ne pensate

Ho appena finito di riguardare THIS IS US e sono un po' instabile emotivamente, ma prometto di rispondere ad ogni recensione e se volete che passi a una vostra ff basta chiedere per DM.

Bene, ora vado a struggermi un po' e a deprimermi per la bellezza incredibile di quelle cinque creaturine.

Bacioni C. <3

   
 
Leggi le 26 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: ShakespeareInLove