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Autore: RedMarauder    23/12/2013    18 recensioni
Il suo sorriso, quel sorriso che riusciva a farla arrossire ogni volta, lo stesso sorriso che le rivolgeva ora, era spietato, disarmante...bello.
Troppo bello. Ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo, per mostrarsi debole. Hermione Granger doveva avere sempre il controllo della situazione. Sempre!
- Attenta a giocare con il fuoco, Granger. E' pericoloso!-
- Perché?- rispose, alzando il mento - Potrei scottarmi?-
Di nuovo quel sorriso. - Sì, ma il problema è che..potrebbe piacerti!-
Tanti cari saluti al suo controllo e alla sua tempra morale. Come poteva resistere quando quegli occhi la guardavano in quel modo? Così profondi, così intensi..così perfetti! Valeva la pena lasciarsi andare. Valeva la pena affondare le mani in quel fuoco, nel fuoco dei suoi capelli. Valeva la pena scottarsi!
Infondo, ad essere sincera, non era poi così male perdere il controllo!
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Luna/Neville
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 18
Fiamme Rosse e Fiamme Azzurre
 
 
 
 
 
 
 
- Dove eravamo rimasti?-
Non fu necessario rispondere a quella domanda. Non era nemmeno necessario pensarci. Perché entrambi sapevano perfettamente la risposta. Non aspettavano altro da tutta la sera. Sorridendo, Fred strinse il labbro inferiore di Hermione fra i denti. Un brivido scese lungo la sua spina dorsale. Cercò le labbra di Fred per baciarlo, ma lui le ritrasse. Hermione lottò contro la tentazione di alzare gli occhi al cielo. Possibile che quel ragazzo riuscisse a infastidirla e sedurla al tempo stesso? Evidentemente sì! Hermione mosse un passo avanti per cercarlo, e lui ritirò il viso ancora di più, continuando però a stringerla fra le sue braccia. Fred sorrise quando Hermione indurì lo sguardo. Senza staccare gli occhi da suoi, Fred le slacciò l’ultimo bottone della camicia. Lentamente risalì lungo la stoffa, slacciandoli tutti, gli occhi sempre incatenati a quelli di lei. Hermione immerse lo sguardo nel suo e si sentì come se stesse galleggiando nell’aria. Leggera, invisibile, nascosta dal buio della notte. Le dita di Fred slacciarono l’ultimo bottone e salirono a sciogliere il nodo della cravatta. Le accarezzò le spalle e la spinse di nuovo contro la parete, continuando a guardarla. Hermione si sentì invadere da quello sguardo. La stava spogliando, molto più di quanto facessero le sue stesse dita. Era così profondo e intenso, sembrava che stesse entrando dentro di lei. Le prese il viso fra le mani e la baciò. Il contatto visivo finì, ma non la sua intensità, perché fu semplicemente riversata in quel bacio. Il cuore di Hermione esplose. Strinse le dita fra i suoi capelli, attirandolo a sé. Il sangue nelle sue vene si incendiò. La passione sopita a forza in quelle ore tornò a travolgerla come un uragano indomabile. Avrebbe voluto rallentarla. Hermione avrebbe voluto fermare quell’ondata, avrebbe voluto rallentare quel bacio, le sue mani, ma non poteva. Non ne aveva la forza. Era come una corrente impetuosa decisa a trascinarla giù, verso la cascata, rapida e distruttiva, incapace di fermarsi. Indomabile. Avrebbe voluto godersi ogni attimo, spogliarlo lentamente come lui aveva fatto con lei, ma le sue mani non ascoltarono i suoi pensieri e tirarono con forza i bottoni fuori dalle asole. Per quanto fosse riuscito a controllarsi prima, Fred non riuscì ad opporsi a quella stessa corrente. Le sue mani divennero esigenti, frenetiche e audaci. Le accarezzarono la pelle della schiena e dei fianchi e scesero lungo le sue gambe. Hermione strinse con forza le mani attorno alle sue spalle e morse il suo labbro. Resistere era impossibile. Rallentare era impossibile.
Come aveva fatto quel pomeriggio, Fred la abbracciò e la sollevò da terra schiacciandola contro la parete. Premette la mano sinistra sulla sua schiena, proteggendola dalla ruvida parete del corridoio. Hermione si aggrappò alla sua schiena. Le girava la testa. La paura di cadere era nulla in confronto a quella di sentire il corpo di lui allontanarsi. Stupidamente, strinse con forza le gambe attorno ai suoi fianchi. Aveva davvero paura che se ne andasse. Che cosa ridicola..ma non si preoccupò più di tanto per averlo pensato. Era irrazionale. Come tutto ciò che li legava, del resto. La bocca di Fred scese sul suo collo e Hermione diede un taglio ai suoi pensieri. La sua lingua percorse una scia infuocata sulla sua pelle. Salì fino a dietro l’orecchio, mordendola con ardente dolcezza. Hermione sospirò e inarcò la schiena, reclinando la testa verso la parete, offrendosi a lui completamente. Continuò a torturarla, succhiando e mordendo la sua pelle sempre più calda. La sua mano scese in mezzo ai loro corpi uniti e scivolò sotto la sua gonna. Hermione si morse un labbro, cercando di soffocare un gemito. Una scossa di piacere le risalì la spina dorsale, inarcandola ancora di più verso di lui..verso le sue dita..era una tortura! Piacevole, perfetta, ma pur sempre una tortura. La stava logorando, trascinandola sempre di più nell’oblio più completo. Un oblio fatto di oscurità e fiamme. Fiamme rosse, come i suoi capelli. Hermione li strinse, aggrappandosi con forza a quelle spire infuocate. Cercò le sue labbra e le trovò. Soffocò nella sua bocca tutto il piacere ardente che lui le stava regalando. Cercò la sua lingua con avidità, come se fosse ossigeno, come se fosse l’unica cosa a tenerla in vita. Con una mano Hermione percorse le sue spalle e il suo torace, accarezzando il punto in cui sapeva che una cicatrice svettava sulla sua pelle calda. Era ormai in balia di lui. Disarmata, senza via di scampo. Ma a Fred non bastava. L’avrebbe trascinata nelle fiamme, Hermione lo sapeva. E quando le sue dita entrarono in lei, Hermione non riuscì a soffocare un gemito, che si perse sulla sua bocca. Fred non le lasciò il tempo di respirare, né di riprendersi. Le morse il labbro e catturò la sua bocca in un nuovo bacio, soffocando i sospiri di entrambi. Sembrava quasi che non stessero respirando. Ansimavano, bisognosi di ossigeno vero, ma nessuno dei due aveva intenzione di interrompere quel bacio. Perché era tutto quello di cui avevano veramente bisogno. Hermione pensò che fosse meglio baciarlo che respirare. Sì, senza dubbio. Era decisamente meglio. Gemette sulle sue labbra, cercandole di nuovo.
Fu in quel momento che ricordò. Hermione realizzò veramente la situazione. Erano ancora nel bel mezzo di un corridoio, in una notte in cui i professori avrebbero pattugliato il castello più del solito. Uno scintillio di lucidità brillò nella sua mente e Hermione lottò per aggrapparcisi. Fu più difficile del previsto. Perché le dita di Fred non le avrebbero concesso una tregua e nemmeno le sue labbra. Era una lotta disonesta.
Raccogliendo ogni briciolo di razionalità infranta, Hermione allontanò le sue labbra da quelle di Fred, ma riuscì solo a sussurrare: - Fred..-
- Shh..-
La baciò di nuovo, più travolgente e passionale che mai. La lucidità nella mente di Hermione sbiadì. Come poteva essere diversamente? Era pur sempre lui, lo stesso ragazzo che aveva il potere di trascinarla nell’oblio e nelle fiamme. Era Fred, l’unico che le avesse insegnato quanto fosse intrigante giocare con il fuoco e scottarsi, quanto fosse magico perdere il controllo e lasciarsi andare. Le aveva permesso di scoprire cosa significasse unirsi a un’altra persona. Era un vortice continuo di desiderio, passione e follia, emozioni così devastanti da non conoscere rivali. E lei non poteva opporsi. Aveva smesso di opporsi da troppo tempo.
Un sibilo riuscì a farsi strada nella sua mente pervasa dal desiderio e dal fuoco. Un sibilo che la spaventò talmente tanto da riaccendere in lei la lucidità.
Spalancò gli occhi e ciò che vide la paralizzò. Hermione si stupì del fatto che, nonostante l’improvvisa ondata di panico, il fuoco in lei non si fosse affatto spento. Le fiamme si erano abbassate, ma non avevano nessuna intenzione di scomparire.
- Fred?- mormorò, questa volta con più decisione.
Sospirando, Fred le morse una spalla per poi sollevare il viso. Aprì bocca per dire qualcosa, ma Hermione appoggiò decisa l’indice sulle sue labbra. Nei suoi occhi, Hermione vide le fiamme della stessa passione che stava bruciando lei e questo minò il suo autocontrollo. Tremando, spostò l’indice oltre la spalla di Fred. Lui si voltò e impallidì. Anche il re degli scherzi, ogni tanto, poteva concedersi il lusso di cadere nel panico.
- Ops...- mormorò lui.
A pochi metri da loro, proprio accanto alla porta che aveva celato Fuffi agli occhi del castello, Mrs. Purr, la gatta scheletrica di Gazza, camminava lenta, fiutando l’aria. Hermione si rese conto solo in quel momento di una statua che permetteva a lei e Fred di passare inosservati, ma di avere, allo stesso tempo, un’ampia visione del corridoio. La gatta annusò la porta di legno massiccio. Lentamente, Fred fece scivolare Hermione a terra e la prese per mano. Si mossero all’indietro, cercando di fare meno rumore possibile. Il cuore di Hermione rimbalzava nel suo petto e la ragazza si chiese se Mrs. Purr potesse sentirlo. Era troppo rumoroso. Forse lo sentiva anche Fred.
Il peggio doveva ancora venire.
Hermione sentì dei passi risuonare nel corridoio e poco dopo vide Gazza raggiungere la sua gatta. Le mormorò qualcosa, chinandosi su di lei per accarezzarle le orecchie. Hermione sobbalzò e Fred, reagendo rapidamente, le passò una mano sulla bocca. Sfiorò la sua guancia con le labbra e la trascinò all’indietro. Gazza voltò lo sguardo nell’esatto momento in cui loro scomparirono dietro l’angolo. Lontani dalla vista del custode, potevano muoversi più velocemente, ma non potevano correre: il rumore dei passi avrebbe attirato Gazza e la sua odiosa gatta. Scesero rapidamente verso il fondo del corridoio, cercando di passare inosservati. Alcune torce erano spente. Da lontano, Hermione sentì la voce di Gazza. Evidentemente, Mrs. Purr aveva fiutato qualcosa e stava conducendo il padrone proprio nella loro direzione. Con il panico che minacciava di sopraffarla, Hermione puntò a destra verso l’imbocco di un nuovo corridoio, ma Fred la tirò dalla parte opposta. Le strinse la mano e la condusse attraverso un arazzo sbiadito, rivelando un passaggio segreto. Era un corridoio stretto e buio. Lo percorsero praticamente correndo e, quando uscirono, Hermione rimase a bocca aperta.
Non è possibile...
Erano arrivati davanti all’enorme arazzo di Barnaba il Babbeo.
La Stanza delle Necessità..com’era possibile?
Hermione guardò l’uscita del passaggio segreto e la striscia di parete libera accanto all’arazzo. Fred osservò la sua reazione e sorrise.
- Adesso capisci perché non siamo mai stati espulsi?- mormorò divertito.
Lei sollevò le sopracciglia e lo guardò mentre si dirigeva davanti alla parete nuda. Passò tre volte davanti al muro, lo sguardo concentrato su un solo pensiero e, all’improvviso, una porta si materializzò nella pietra. Sorridendo, Fred la aprì e finse una riverenza, indicandole l’entrata. Sbuffando, Hermione corse verso la porta e ci si infilò.
Per la seconda volta, rimase a bocca aperta. Quella non era la Stanza delle Necessità.
Era un’enorme, gigantesca stanza con un soffitto alto come quello di una cattedrale. Hermione vagò con lo sguardo su un immenso labirinto di oggetti. Erano oggetti di ogni tipo. Armadi, sedie, cattedre, librerie, specchi, libri con pagine strappate, scope da corsa, tappeti, arazzi, vecchie statue e casse ripiene di vasi rotti. In un angolo, Hermione vide una zampa di Troll molto simile a quella del numero 12. C’era anche una grossa pila di vecchi vestiti da mago. Hermione avanzò fra le fila di oggetti abbandonati e si girò verso Fred, che la guardava sorridendo.
- Come hai fatto?- chiese stupita.
Lui scosse le spalle. – Le ho chiesto un posto in cui nascondersi e non essere trovati!-
- Sei già stato qui?-
Lui annuì e si avvicinò. La prese per mano e la condusse in uno dei sentieri alla loro destra. Hermione continuò a guardarsi intorno, chiedendosi se Fred la stesse conducendo in un posto preciso. Come faceva a orientarsi? Era praticamente impossibile. Camminarono per quelle che le sembrarono ore. Hermione era tanto distratta dal soffitto che, a un certo punto, inciampò sulla gamba storta di una vecchia sedia. Si aggrappò al braccio di Fred che la sorresse con forza.
- Granger, guarda dove metti i piedi!- esclamò ridendo.
Lei sbuffò, incenerendolo con lo sguardo.
La sedia, spostandosi, aveva sbattuto contro un tavolino dall’aria malferma. Sul tavolo, una palla di cristallo, molto simile a quella della Cooman, era scivolata dal suo piedistallo e aveva cominciato a rotolare sul tavolino, poi era andata a sbattere contro una pila traballante di libri, che erano scivolati a terra. Alzando gli occhi al cielo, Fred scattò in avanti e afferrò la palla prima che si schiantasse a terra.
- Complimenti! Bella presa..- borbottò Hermione, chinandosi per raccogliere i libri.
Fred sorrise e lanciò la palla in mezzo a una pila di cuscini. Hermione spostò un paio di libri e vide che, in mezzo ai volumi, era caduta una scatola di legno che si era aperta. Una tiara era uscita per metà dalla sua scatola. Hermione allungò la mano per rimetterla a posto, ma qualcosa si mosse nervosamente nel suo stomaco. Istintivamente, ritrasse la mano. Fred la guardò con un sopracciglio alzato.
- Che c’è?- le chiese.
Lei scosse la testa rialzandosi. – Niente!- mormorò.
Lui la guardò in istante con sospetto, prima di allungare le mani e trascinarla via con un sorriso. – Andiamo!-
- Dove mi stai portando?- chiese Hermione, sospettosa.
Lui sorrise ma non rispose. Camminarono ancora, passando da un viottolo all’altro, superando pile di oggetti abbandonati che si innalzavano fino al soffitto. Poi Fred si fermò e Hermione, per la terza maledetta volta, rimase a bocca aperta. Erano arrivati fino a quella che doveva essere una delle pareti della gigantesca stanza. Sembravano lontani, molto lontani, dall’entrata. Hermione si chiese se avrebbero ritrovato la strada di ritorno. Sorrise al pensiero che, sicuramente, Fred l’avrebbe trovata.
Passò le dita su una pietra coperta di muschio. Era un grosso, gigantesco masso grigio ricoperto di muschio verde e terriccio. Attorno al masso, direttamente dal pavimento, cresceva l’erba. Hermione passò lo sguardo intorno a sé e vide che, ovunque in quel tratto di stanza, l’erba ricopriva il pavimento. Un albero era cresciuto direttamente dalla pietra del muro. Le sue radici sbucavano dalla roccia crepata e salivano verso l’alto. Sembrava una foresta. Una foresta dentro una stanza. Un giglio ondeggiava solitario accanto all’enorme masso. Attorno alla piccola foresta, gli oggetti accatastati sembravano provenire da un altro pianeta. Qualcuno aveva depositato un mucchio di armadi rotti proprio accanto al punto in cui sorgeva l’albero. Dietro il masso, pile traballanti di vecchie bauli giacevano immobili. Proprio dove finiva l’erba, accostato alla parete, c’era un letto a baldacchino. Non aveva tutte e quattro le aste. Una era stata spezzata, il legno saliva irregolare e scheggiato dalla metà rimasta. Le altre tre sembravano in pessimo stato. La tenda pendeva intorno alle tre aste rimanenti, logora e squarciata in più punti. Era rossa. Doveva essere un vecchio letto del dormitorio dei Grifondoro.
Hermione spostò lo sguardo di nuovo verso l’enorme albero.
- E’ bellissimo!- mormorò.
Fred sorrise e le circondò la vita, abbracciandola da dietro.
- E’ un incantesimo!- le disse.
Lei si girò a guardarlo. – Come lo sai?-
Fred sollevò un sopracciglio in modo eloquente e le sorrise. Hermione rimase a bocca aperta. Per la quarta, dannatissima volta.
- Sei stato tu?- chiese allibita.
- Un esperimento. L’idea è stata di George, ma questo è il massimo che siamo riusciti ad ottenere!- rispose, guardando l’albero nodoso con espressione corrucciata.
Hermione boccheggiò e indicò il masso. – E quello?-
- Doveva essere una cascata..- borbottò Fred.
Hermione scoppiò a ridere e lui la fulminò con lo sguardo.
- Ha funzionato, vedo!- lo prese in giro.
- Dacci un taglio, Granger!-
- E l’albero cosa dovrebbe essere? Una quercia?-
- No, ma un  Platano Picchiatore farebbe al caso mio in questo momento!-
- Molto divertente, Weasley!-
- Però sono riuscito a evocare quel giglio!- disse fiero, indicandolo.
- Quando si dice la fortuna!- commentò lei, sollevando le sopracciglia.
- Granger stai giocando con il fuoco!- la minacciò lui.
Hermione sorrise. – Non ho paura di scottarmi!- mormorò.
Hermione pensò al significato di quelle parole. Non stava solo rispondendo alla minaccia di Fred. Stava rivelando qualcosa di se stessa. Per quanto potesse sembrare fuori luogo in quel momento, stava confessando qualcosa a Fred. Qualcosa che lui aveva già intuito da tempo. Qualcosa che sapevano entrambi. Però doveva dirglielo lo stesso. Voleva essere sicura che lui lo sapesse. Non aveva mai avuto paura fra le sue braccia. Non aveva mai avuto paura di scottarsi. Fred doveva esserne consapevole. Era di vitale importanza. Lentamente, Hermione si girò fra le sue braccia e incontrò il suo sguardo.
Fred le sorrise. – Lo so. Sei troppo coraggiosa per avere paura!-
Hermione passò lentamente un dito sulle sue labbra. – O troppo stupida!-
Fred arricciò le labbra. – Stupidità e coraggio spesso sono la stessa cosa!-
- In che senso?-
- Be’ ci vuole coraggio per fare una scelta e bisogna essere abbastanza stupidi per non pensare alle conseguenze!-
Hermione aggrottò la fronte e aprì la bocca per chiedere chiarimenti, ma Fred non glielo permise. Rapì la sua bocca con un bacio, soffocando il suo tentativo. Hermione si trattenne dall’imprecare. Ogni volta la stessa storia..
Premette le mani sul suo petto e lo allontanò. Notò solo in quel momento che entrambi avevano ancora la camicia slacciata. Buffo come potesse esserle sfuggito un dettaglio simile, ma infondo, in compagnia di Fred, poteva sfuggirle praticamente ogni dettaglio.
- Cosa intendi dire..- iniziò Hermione, ma Fred le posò due dita sulle labbra.
- Granger, quante volte hai tentato di chiedere spiegazioni?- chiese serio.
- Tante!- borbottò lei, contro le due dita.
- E quante volte ha funzionato?-
- Nessuna..- mormorò, mentre le dita di Fred la lasciavano libera.
Lui sorrise. – Esatto! Perciò evita di sprecare fiato!-
- Prima o poi passerò alle maniere forti!- lo minacciò, assottigliando lo sguardo.
Ridendo, Fred la strinse a sé. – Non vedo l’ora, Granger! Ma rimandiamo la cosa, va bene? Sono stufo di essere interrotto!-
Una nota di puro terrore risorse nei meandri della mente di Hermione. Avevano rischiato molto. Se Gazza li avesse trovati, la Umbridge li avrebbe espulsi entrambi. Avevano praticamente rischiato di compromettere tutto.
- C’è mancato poco!- esclamò Hermione, non riuscendo a nascondere del tutto il tremolio della voce.
Fred le accarezzò una guancia. – Credo che domani Gazza riceverà in dono un sacchetto di Torroni Sanguinolenti!-
- Fred!-
- Un regalo è sempre un regalo!-
- Per favore..-
- Va bene, Prefetto!- sbuffò, marcando l’ultima parola. – Farò il bravo!-
Hermione sbuffò con un sorriso. – Certo, come no..-
- Dubiti di me?- chiese divertito.
Hermione sollevò un sopracciglio. – Weasley ispiri fiducia quanto Hagrid quando tenta di assicurarci che uno Schiopodo ha solo bisogno di coccole e non tenterà di ucciderci se ci avvicineremo!-
- Questo paragone è offensivo, ma ha un suo fascino. Complimenti, Granger!- commentò divertito.
Hermione alzò gli occhi al cielo e si prese la testa fra le mani. L’avrebbe mandata al San Mungo, prima o poi. La sua testa sarebbe esplosa.
- Farò il bravo, promesso!- mormorò sulle sue labbra.
Hermione non si prese il disturbo di maledirsi e rispose: – Sì, ma comincia da domani!-
L’espressione piacevolmente stupita di Fred fu appagante. Molto appagante. Sorridendo, Hermione si avvicinò e lo baciò. Era finito il tempo di parlare e tergiversare. Questa volta, nessuno li avrebbe interrotti.
Erano in una stanza inaccessibile, lontani dal resto del castello. Avevano una foresta personale, erano circondati da pareti enormi di oggetti abbandonati ed erano così isolati da sembrare su un altro pianeta. Nessuno avrebbe interrotto il loro momento e nessuno li avrebbe riportati bruscamente alla realtà. Ancora una volta, le fiamme riemersero dalle braci in cui si erano ritirate durante l’istante di paura della fuga. Hermione provò una strana sensazione, come se non fossero stati affatto interrotti. Come se tutto stesse avvenendo lungo una linea di tempo tutta sua, diversa da quella del resto del mondo. Camminarono alla cieca, continuando a baciarsi e caddero distrattamente sul letto. Il materasso era morbido, più comodo di quanto Hermione avesse immaginato. Appoggiò la testa sul cuscino e con gesti decisi fece scomparire la camicia di Fred che volò via e atterrò sull’erba. Libere finalmente da ogni ostacolo, le mani di Hermione percorsero la sua pelle morbida e il suo corpo sodo. Cercarono calore e lo donarono, in una danza spettacolare che solo i loro corpi insieme potevano creare. La sua pelle sfiorò quella di Hermione e un brivido le attraversò le vene. La passione bruciante risorse dalle sue ceneri e travolse entrambi. Non c’era più tempo per esitare, ma era decisamente nella natura di Fred Weasley provocarla e farla impazzire. Le sfilò la camicia e scese a baciarle il collo. Morse la sua pelle, la baciò e poi morse di nuovo, continuando a scendere, cercando il suo corpo con le mani. Le slacciò la gonna, le tolse le calze, il tutto senza smettere di torturare la sua pelle. Hermione inarcò la schiena avvicinando il corpo a quello di lui, bramando un contatto più intenso. La mano di Fred risalì dal suo ginocchio lungo la coscia e si strinse attorno al suo fianco. La sua bocca scese più in basso. Hermione sospirò quando sentì i suoi denti stringersi sulla stoffa del reggiseno. Inarcò la schiena di nuovo, avvicinandosi a lui, offrendosi alle sue mani e alla sua bocca. La lingua di Fred le accarezzò un fianco e un brivido la scosse. Hermione strinse le mani attorno alla coperta. La stoffa soffocò fra le sue dita, mentre una nuova ondata di bollenti brividi la travolgeva. Lasciò che il fuoco la invadesse e che la sua pelle reagisse ad ogni contatto con la bocca di Fred. Era così dannatamente perfetto..era coinvolgente e passionale, le toglieva il fiato e mandava il suo cuore a mille. Era così distratta da quelle sensazioni che quasi non si accorse delle sue mani che avevano finito di spogliarla e una scarica improvvisa la avvolse quando la sua bocca arrivò al centro del suo piacere. Un gemito sfuggì dalle sue labbra schiuse e una nuova scossa le inarcò la schiena. Il sangue ribolliva nelle sue vene, incendiando ogni singola parte del suo corpo e il suo cuore pulsava frenetico, incapace di rallentare. Lentamente come erano scese, le labbra di Fred risalirono. Passarono nuovamente sulla sua pelle e Hermione pensò che non potesse esistere niente di più coinvolgente del suo corpo così vicino al suo. La sua pelle era calda, morbida e aderiva alla sua come se fossero state parti separate dello stesso corpo. Risalì fino a raggiungere la sua bocca e la baciò. Hermione mosse decisa le mani verso il basso e con gesti rapidi finì di spogliarlo. Improvvisamente, Fred strinse le dita attorno ai suoi polsi e li portò sul cuscino, sopra la sua testa. Intrecciò le dita con quelle di Hermione e lasciò che il suo corpo aderisse a quello di lei. Il respiro di entrambi soffocò quando il contatto divenne più intenso, ma rimasero immobili. Rimasero a godere di quel contatto per un po’, continuando a baciarsi. Ma il desiderio chiedeva di essere ascoltato da troppo tempo. Hermione rilassò la schiena e strisciò languidamente una gamba contro il suo fianco. Con una lentezza esasperante che rischiò di farla impazzire, Fred scivolò in lei. Il respiro di entrambi si fermò. Rimasero occhi negli occhi per un tempo che le sembrò infinito. Non si era nemmeno accorta di averli aperti. Si era semplicemente ritrovata a guardarlo. Le bocche vicine che quasi si sfioravano, gli occhi incatenati e i corpi perfettamente uniti. Il tempo si fermò.
Avevano ancora le mani intrecciate. Fred accarezzò il dorso della sua mano con il pollice, in un gesto quasi distratto. E sorrise. Hermione riconobbe quel sorriso. Era quello che le rivolgeva ogni volta che voleva dirle qualcosa senza usare le parole. Il sorriso delle risposte e delle certezze. Le scaldò il cuore. Lentamente, le labbra di Hermione si stesero in un sorriso molto simile a quello di Fred. Sperò che lui potesse leggere nei suoi occhi la verità. Perché Hermione non voleva essere da nessun’altra parte. Il suo posto era lì, esattamente in quel punto. In quel letto immerso in una piccola foresta, circondati da oggetti dimenticati da tutti, in una stanza che appariva e svaniva, lontana dalla realtà stessa, lontana da un mondo che sembrava distante anni luce. Il suo posto era fra le sue braccia. Voleva dirglielo. Per una volta, Hermione provò l’impulso di aprire la bocca e dirglielo. Ma non ci riuscì. Le parole non riuscirono a uscire dalla sua mente. Galleggiarono nei suoi pensieri e Hermione sperò con tutto il cuore che lui potesse vederle nei suoi occhi. L’istinto le disse che ci era riuscito. Non sapeva come, ma ci era riuscito.
Fu proprio lei a reagire, a cercarlo. Avvicinò la bocca alla sua e lo baciò. Il bacio infranse quel momento sospeso nel tempo e tutto ricominciò a scorrere. Iniziò a muoversi in lei ma non separò mai le mani dalle sue. Le strinse con forza, cercandola con la bocca, sospirando e gemendo con lei. Hermione abbandonò i pensieri e lasciò che i suoi sensi vagassero liberi. Poteva sentire il suo respiro caldo sulla pelle, poteva sentire il calore della sua lingua nella sua bocca e poteva sentire le scariche di piacere percorre i suoi nervi. Hermione strinse le sue mani. Stavano scivolando insieme nelle fiamme. Insieme. Era questo l’importante: che fossero insieme. Non importava quanto a fondo sarebbero scivolati. Hermione non aveva paura. Finché le sue mani l’avrebbero stretta, sarebbe stata al sicuro.
Fra le sue braccia sarebbe sempre stata al sicuro. Era il suo posto. Era il suo posto perfetto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Fred guardava Hermione dormire. Si era addormentata con un braccio sotto il cuscino, stesa su in fianco. L’altro braccio era piegato sopra la coperta e la mano era nascosta sotto il mento. Una ciocca di capelli era sfuggita alla coda in cui aveva legato i capelli prima di addormentarsi. Ricadeva sulla sua fronte e ondeggiava a ritmo del suo respiro. Fred allungò un dito e la spostò, attento a non svegliarla. La stava guardando da quasi mezz’ora. Era stato tentato più volte di svegliarla, ma ci aveva sempre rinunciato.
Era una visione magica. Hermione respirava lentamente, gli occhi rilassati e la bocca piegata in un leggero sorriso. Fred sorrise, cercando di immaginare cosa stesse sognando. Per un momento, desiderò essere nei suoi pensieri. Gli capitava spesso di riuscire a cogliere quello che provava, semplicemente guardandola negli occhi. Ma vedere i suoi pensieri, vedere quello che immaginava quel cervello brillante, sarebbe stato molto affascinante.
Fred ripensò alla prima volta che l’aveva vista. Trattenne una risata al ricordo di una ragazzina dai capelli cespugliosi che correva da un vagone all’altro a cercare il rospo di Neville. Era così buffa. Ma buffa in senso buono. Guardò la Hermione del presente e rifletté su quanto fosse cambiata. A parte i capelli. Quelli erano sempre cespugliosi. Ma ora era una ragazza agguerrita e coraggiosa, pronta a difendere il suo migliore amico e a lottare. Era una ragazza che stava diventando adulta e che, forse troppo presto, sarebbe stata scaraventata nell’atroce mondo della guerra. Era una ragazza che per difendere i valori in cui credeva aveva compiuto un passo indietro sui suoi stessi principi. Era la stessa ragazza che era finita fra le sue braccia. Fred si chiedeva spesso come fosse successo. Come era riuscito a trascinarla con sé? Com’era possibile che lei fosse lì, nuda e stesa accanto a lui?
Fred ripensò a quel pomeriggio, alla rabbia che lei gli aveva riversato contro. Ripensò alle lacrime che aveva notato quando era in infermeria, stordito dal dolore. Hermione era preoccupata. L’istinto di protezione che aveva nei suoi confronti era sorprendente. Fred non avrebbe mai potuto sperare di arrivare a tanto. Non avrebbe mai potuto sperare davvero di baciarla e stringerla fra le sue braccia, di farla ridere e arrossire. Nemmeno nei suoi sogni era stato tanto fiducioso. Eppure, aveva scoperto che la realtà era decisamente meglio del sogno.
Ripensò alle domande di Hermione, al suo pedante bisogno di sapere sempre ogni cosa e sorrise. Voleva delle risposte che Fred non aveva. O meglio, forse le aveva. Ma non era ancora pronto a rivelarle. Doveva prima convincere se stesso. Finché ci fosse stata lei al suo fianco, sarebbe andato tutto bene. Doveva solo tenerla stretta. Doveva solo tenerla vicina. Non poteva lasciarla andare.
Ah, Granger, se solo sapessi...
Fred sorrise quando la vide muoversi e stropicciare gli occhi. Sembrava quasi una risposta al suo pensiero!
Hermione si mosse leggermente e aprì gli occhi.
- Perché mi stai guardando?- chiese perplessa.
- Perché, non posso?-
- E perché sorridi?-
- Quando sei felice tu piangi?-
- Uno dei due darà una risposta, prima o poi?-
- Non lo so, tu che dici?- scherzò Fred.
Sorridendo, Hermione si rannicchiò contro di lui e appoggiò la testa sul suo petto, stirandosi come un gatto. Fred le accarezzò la testa con la mano fasciata. La benda strisciò contro la ferita e lui trattenne una smorfia.
Maledetta vecchia rospa..
- Dovremmo tornare nel dormitorio..- bofonchiò Hermione.
Il suo respiro caldo sulla pelle lo fece rabbrividire.
- I corridoi saranno pieni di professori. Siamo troppo lontani dal dormitorio: ci beccherebbero subito!- commentò Fred.
- Quindi cosa facciamo?- chiese lei, con scetticismo.
Fred sorrise. – Restiamo qui! E ce ne andiamo appena sorge il sole!-
Sentì i muscoli di Hermione contrarsi. – E se ci vede qualcuno?-
- Diremo che abbiamo passato la notte insieme nella Stanza delle Necessità!- rispose lui tranquillo.
La testa di Hermione scattò verso l’alto. Sollevò il busto e lo guardò con un’espressione a metà fra stupore e panico. – Stai scherzando, vero?-
Fred sorrise. – E se ti dicessi di no?-
- E se ti schiantassi?- ribatté lei.
Fred scoppiò a ridere. – Rilassati, Granger! Non incontreremo nessuno!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Tu e Ginny siete uguali. Stesso fastidioso e inutile ottimismo..- borbottò, riportando la testa sul suo petto.
- E’ un dono della famiglia Weasley!-
- L’unico che ti è stato dato, a quanto pare!-
- Granger non ci credi nemmeno tu!-
Contro la sua pelle sentì le guance di Hermione scaldarsi. Muovendosi piano, Fred si girò fino a ritrovarsi occhi negli occhi con lei. Le sorrise e il sorriso con cui lei ricambiò accelerò il battito del suo cuore.
- Dovresti dormire..- sussurrò Fred.
- Non ho più sonno!- protestò lei.
Le sorrise e le accarezzò una spalla. Era così bella..Hermione Granger era l’illusione fatta a persona. Sembrava fragile e indifesa, ma in realtà era letale. Una ragazza coraggiosa e letale. Forte, spavalda e tenace. Eppure correva da lui. Eppure si rifugiava fra le sue braccia. Ma per scappare da cosa? Forse non stava scappando. Forse voleva semplicemente stare esattamente dov’era: con lui.
- Weasley te l’ho già detto che pensare troppo fa male?-
Fred alzò gli occhi e vide che lei lo stavo guardando con un sorriso furbesco.
- Sono stato io a dirtelo!- ribatté lui.
- Sì, ma su di te l’effetto è più pericoloso..-
- Divertente, Granger!-
- Te l’ho detto che l’allieva ha superato il maestro!-
Fred sorrise e la baciò. Era dannatamente vero. Hermione non poteva rendersene conto. Non poteva sapere quanto fosse vera quel’affermazione. Perché non l’aveva solo superato. No, l’aveva battuto al suo stesso gioco. Fred Weasley era sempre stato abituato a schioccare le dita e ottenere ciò che voleva. Aveva imparato che lottando si poteva arrivare ovunque. Con un pizzico di follia si poteva raggiungere un obiettivo. Realizzare un sogno. Ma nessuno gli aveva spiegato le regole di quel gioco.
Stupidità e coraggio. Era stato coraggioso, aveva fatto il primo passo. Ed era stato stupido, perché non aveva previsto le conseguenze delle sue azioni. Non aveva capito fin da subito che lei avrebbe stravolto tutto. Avrebbe cambiato le regole del gioco e non solo: lo avrebbe condotto.
Fred dovette sforzarsi di non scoppiare a ridere. Sarebbe stato sospetto..
Hermione Granger aveva in mano il controllo del gioco e non ne era nemmeno consapevole. Lo avrebbe capito, prima o poi. Infondo, era la strega più brillante della sua età. E per Fred sarebbero stati guai seri. Ma non gli importava. Finché i guai riguardavano lei, allora andava tutto bene!
- Sicura di non avere sonno?- sussurrò al suo orecchio.
Hermione sfoderò un sorriso che rischiò di mandarlo al manicomio. Scivolò su di lui e sfiorò le sue labbra con la lingua.
- Sicurissima..-
L’allieva ha decisamente superato il maestro!
 
 
 
 
 
 
 
Hermione Granger stava sognando.
Unicorni Rosa. Misty StJames ne cavalcava uno, gridando di essere una strega. Hermione la guardava, scuotendo la testa. Misty non era una strega. Che assurdità stava dicendo? Poi la ragazza sull’unicorno diventava la Misty di Hogwarts. A terra, accanto a un albero, Patty si lisciava la treccia bionda, ciarlando sui pettegolezzi del giorno. Una fitta improvvisa alla mano destra fece cadere Hermione inginocchio. Misty le rivolse un sorriso di scherno. Hermione guardò terrorizzata la sua mano..sul dorso bianco una scritta rossa comparve, infuocandole la pelle.
“Non devo dire bugie”
 
 
Gridando, Hermione si svegliò di colpo. La mano bruciava, il dolore era insopportabile. Ancora in parte imprigionata nel sonno, Hermione scosse la mano, cercando di scacciare il dolore, ribellandosi al bruciore. Qualcosa volò via da lei e si schiantò contro il muro.
Calma, sta calma!
Aprì gli occhi di scatto e vide il segno di un morso sulla mano destra. Si guardò intorno. Un Folletto della Cornovaglia si prese la testa fra le mani, squittendo infastidito. Alzò gli occhi verso di lei, le mostrò i pugni con fare minaccioso e poi si alzò in volo, scomparendo nel mare di oggetti abbandonati.
La Stanza delle Necessità.
Ancora stordita, Hermione si guardò intorno. Era ancora nella piccola foresta, accanto al muro. Le coperte si erano attorcigliate attorno alle sue gambe. Forse il Folletto le aveva girato cautamente intorno ,ma quando lei si era agitata aveva pensato di essere attaccato e si era difeso. Sì, doveva essere andata così.
Che cosa stava sognando?
Piegò le labbra in una smorfia. Misty. Le due Misty. Sia la prima che la seconda le davano il ribrezzo. Hermione aveva ancora il fiatone per lo spavento e per la lotta contro il Folletto. Ricadde sul cuscino, portandosi una mano al petto. Aveva addosso la camicia. Quando l’aveva messa? Si guardò intorno. Di Fred nessuna traccia. Non sapeva nemmeno che ore erano.
Che pessimo risveglio.
Scostò le coperte e andò alla ricerca dei suoi vestiti. Si chinò per raccogliere le calze e vide un uccellino di pergamena svolazzare intorno al giglio bianco. Sorridendo, si chinò. Le sue ginocchia strisciarono sull’erba fresca. Era così morbida da sembrare vera erba di bosco. E il terreno era soffice e profumava di pino. Che strano..Forse l’esperimento della foresta non era poi così tanto malriuscito come i gemelli pensavano.
Hermione prese il piccolo uccellino fra le mani e le sue ali si spiegarono. Hermione lesse il messaggio un paio di volte. Forse non era ancora del tutto sveglia o, comunque, il brusco risveglio la stava mettendo in difficoltà anche nel compiere i gesti più semplici. Meglio essere sicuri di aver compreso tutto quello che c’era scritto.
 
 
 
“Ti aspetto in Sala Grande!  Non sarai costretta a dire al mondo che hai passato la notte con me..in ogni caso, buongiorno! Vestiti, oggi fa molto freddo..
 
P.s.: un Folletto mi ha morso un orecchio...sono arrabbiati perché io e George abbiamo accidentalmente distrutto il loro nido, perciò stai attenta!”
 
 
 
 
Hermione alzò gli occhi al cielo.
Oh grazie per avermelo detto subito, Fred!
Hermione scattò in piedi, ritrovò tutti i suoi vestiti e li indossò. Piegò il biglietto, indecisa su dove nasconderlo. Sorridendo, si chinò accanto al giglio, scavò una piccola buca e lo nascose. Ritrovare la strada verso l’uscita fu un’impresa. Hermione cercò di ricordare ogni cosa che aveva notato la sera prima e, sbagliando strada un paio di volte, alla fine riuscì ad uscirne. Quando la porta si richiuse alle sue spalle, Hermione si avviò rapida verso il dormitorio. Sperò con tutta se stessa che nessuno la notasse. A giudicare dalla luce, doveva appena essere sorto il sole. Il castello era silenzioso. Gli uccelli cantavano sugli alberi della foresta e un vento gelido penetrava nei corridoi. Hermione strinse le braccia attorno al petto e si ritrovò a pensare che Fred ci aveva indovinato: era veramente molto freddo.
In breve raggiunse la sua stanza ed entrò il più silenziosamente possibile. Lavanda e Calì stavano dormendo. Hermione lanciò uno sguardo al letto di Lisa Turpin. In cinque anni non avevano praticamente mai avuto una conversazione. Ripensò alla confessione di Fred e George e provò un po’ di pena per quella ragazza a lei del tutto estranea.
Hermione afferrò dei vestiti nuovi, il mantello e la borsa con i libri. In nemmeno dieci minuti si era lavata, rivestita e sistemata a dovere. Raccolse i capelli in una coda e scese in Sala Comune. Né il maglione invernale né il mantello riuscirono a ripararla dal freddo. Andò verso la finestra e scrutò il mondo al di fuori. I prati erano coperti da un manto di ghiaccio. La foresta era scossa dal vento. Dalla capanna di Hagrid si levavano volute di fumo. Il mondo sembrava congelato. Rabbrividendo infilò i guanti e andò a posizionarsi accanto al fuoco per scaldarsi.
Dopo quasi un’ora, i primi studenti cominciarono a scendere le scale. Nessuno si stupì di trovarla lì, vestita di tutto punto, a studiare su una poltrona. Hermione vide Ginny scendere le scale sbadigliando. I pochi studenti che erano già scesi, stavo uscendo dalla Sala Comune per fare colazione. Ginny la vide e si buttò sopra di lei, rannicchiandosi come un gatto.
- Ho freddo!- borbottò la rossa.
- E sonno!-
- Sì, anche!-
- Dovresti trovare un rimedio. Dicono che sia utile dormire!- scherzò Hermione.
Ginny alzò la testa con un sorriso raggiante. – Oh, ma io ho dormito!-
Hermione sollevò le sopracciglia. – Certo, come no!-
- Dico davvero..ho dormito..- continuò Ginny, sorridendo.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Almeno tu non sei stata svegliata dal morso di un Folletto..- borbottò.
Ginny aggrottò la fronte. – Ti ha morso un Folletto?-
Hermione alzò la mano destra e Ginny la prese fra le sue.
- Non sembra grave!-
- Ho già preso una pozione.-
- Esattamente, dove hai trovato un Folletto così audace da mordere una strega?- chiese, sinceramente curiosa.
- Stanza delle Necessità..- borbottò Hermione, arrossendo un po’.
E Ginny sfoderò il suo sorriso. Quel sorriso. Quello che riservava a Hermione. E Fred. O a Hermione e Fred. Il sorriso malizioso e curioso, da perfetta ficcanaso e folle sostenitrice. Era incredibile quanto rendesse malefici i suoi tratti dolci. Sembrava quasi la degna gemella di Fred e George.
Hermione la guardò e decise, per una volta, di stupirla. Iniziò a raccontare di Gazza, del passaggio segreto, della Stanza e della foresta nel mare di oggetti abbandonati. Raccontò del biglietto, del giglio e del suo ritorno solitario in dormitorio.
Ginny rimase a bocca aperta. - I Folletti della Cornovaglia sono velenosi?- chiese, preoccupata.
Hermione sollevò le sopracciglia. Era il suo unico commento alla storia appena raccontata?
- No, perché?-
L’amica le passò una mano sulla fronte. – Allora devi avere sicuramente la febbre!-
Hermione abbassò le spalle. – Ginny!-
- Scusa, è che di solito sono io a tormentarti con le domande e non tu che mi racconti spontaneamente tutta la storia!- disse e Hermione poté giurare di aver colto un tono quasi offeso nella sua voce, come se tormentarla fosse la parte che adorasse di più. In effetti, Hermione dovette riconoscere che era proprio così.
- Te la racconto sempre!- protestò Hermione.
- Sì, ma solo dopo che ti ho praticamente messa con le spalle al muro..oh scusa, pessima scelta di parole!- aggiunse, sfoderando un ghigno.
Hermione la colpì piano con il libro e poi scoppiarono entrambe a ridere. In quel momento, Harry e Ron le raggiunsero.
- Perché ridete?- chiese Harry.
- Oh niente, parlavamo di Folletti..- rispose Ginny, in modo evasivo.
- E di foreste!- aggiunse Hermione, con un sorriso innocente.
- E di altre banalità!-
Harry passò lo sguardo da una all’altra, poi scosse la testa, decidendo che era meglio tenersi fuori da quella storia. Si chinò su Ginny e la baciò dolcemente. Per un momento, Hermione provò un senso così forte di tenerezza che le venne quasi da piangere. Vedere i suoi migliori amici felici e innamorati aveva un bellissimo effetto su di lei. Ron guardò la sorella e il suo migliore amico e fece una smorfia che sfociò nell’ennesimo sbadiglio.
Scesero tutti insieme a colazione e Hermione capì di non essere stata l’unica, quella mattina, a rendersi conto del freddo. Tutti gli studenti erano talmente imbottiti di sciarpe, maglioni, cappelli e guanti  che se qualcuno fosse inciampato, rotolando giù dalle scale, non si sarebbe fatto niente. Il freddo penetrava nei corridoi, gli spifferi congelavano ogni angolo del castello e Hermione vide la professoressa Sprite starnutire mentre scendeva le scale verso l’Ingresso per raggiungere la Sala Grande.
Hermione strinse bene il mantello sul suo corpo infreddolito e seguì gli altri giù per le scale. Forse era soltanto una sua impressione ,ma le sembrò che stesse diventando più caldo.
Notarono subito qualcosa di strano. Molti studenti, prima di entrare in Sala Grande, si fermavano davanti a ciò che rimaneva della palude di Fred e George e guardavano qualcosa, puntando il dito ammirati.
- Wow..- mormorò Ron.
Hermione alzò lo sguardo e cercò il punto che tutti stavano indicando.
Rimase a bocca aperta. Qualcosa si agitò nel suo stomaco, chiedendo di essere ascoltato, ma Hermione lo ignorò.
Al centro della palude, sospesa a mezz’aria, galleggiava un’enorme sfera di luce azzurra. Le fiamme argentee e azzurrine lambivano i contorni della sfera. Il fuoco stava riversando tutto il suo calore nell’Ingresso. Alcuni bambini del primo anno di Tassorosso si era tolti i guanti e avevano indirizzato le mani verso il centro della palude. La luce azzurra delle fiamme si rifletteva sulle pareti grigie e rendeva l’Ingresso quasi un posto completamente diverso dal solito. Calì e Seamus arrivarono alle loro spalle.
La ragazza si portò una mano sulla bocca. - Ma è bellissima!- sussurrò.
Hermione non riuscì a parlare, ma pensava esattamente la stessa cosa. Era una magia straordinaria. Era una sua magia.
Le sue fiamme.
Sorrise, improvvisamente leggera. Il freddo si allontanò da lei. Hermione pensò che non fosse solo merito del calore del fuoco.
Altro che il morso di un Folletto..questo sì che è un buongiorno!
Harry le scosse una spalla, mormorando qualcosa che Hermione non colse. Annuendo distrattamente li seguì in Sala Grande e prese posto con loro al tavolo dei Grifondoro. La sfera di fuoco azzurro riusciva a scaldare anche una parte della Sala, dove altri fuochi erano stati accesi dai professori. La professoressa McGranitt annunciò che le lezioni di Cura delle Creature Magiche e Erbologia erano state annullate perché entrambi i professori erano impegnati a proteggere animali e piante da quell’improvvisa ondata di gelo. Gli allenamenti di Quidditch erano stati spostati la giorno successivo.
Ron sollevò la testa dal suo piatto di uova per esultare. Due lezioni annullate in una giornata. Era musica per le sue orecchie. Hermione approfittò del suo momento di euforia per ricordargli quanto fosse indietro con lo studio e le spalle di Ron si afflosciarono così goffamente da suscitare un sorriso comprensivo persino in Ginny.
Hermione si guardò spesso intorno, durante la colazione, ma di Fred non c’era traccia. Nemmeno di George. Né di Lee. Si chiese cosa stessero combinando e decise che era meglio non saperlo veramente. Finita la colazione, tornarono in Sala Comune. Hermione riuscì a convincere Harry e Ron a portarsi avanti con i compiti e passò la mattinata ad aiutarli.
Per tutta la giornata, Hermione cercò Fred in mezzo alla folla di studenti infreddoliti che trovavano continue scuse per passare dall’Ingresso, dove la sfera di fuoco continuava a riscaldare il castello. Fred, però, non era nei corridoi, non era nelle aule fra un cambio e l’altro e Hermione nemmeno si prese il disturbo di cercarlo in biblioteca. Durante l’ora vuota lasciata da Cura delle Creature magiche, Hermione concesse a Harry e Ron una pausa dallo studio e si divertì a sperimentare nuovi incantesimi per l’ES con loro, nella Stanza delle Necessità.
Terminate le lezioni, il trio si rifugiò in Sala Comune davanti al fuoco. Non che avessero molta scelta: la punizione della Umbridge pesava su di loro! Gli allenamenti erano saltati, perciò Angelina decise di riunire tutti i membri della squadra e parlare di tattiche. Hermione e Ginny si unirono a loro sulle poltrone, tanto per fare qualcosa. Hermione quasi si sorprese di rivedere Fred e George, visto che era stati invisibili per tutto il giorno. Fred le rivolse un fugace occhiolino prima di sedersi sul tappeto accanto a George.
Angelina andò avanti a parlare per quasi due ore. Hermione non capì una Pluffa. Ma proprio niente. Harry poneva continuamente domande dall’aria piuttosto intelligente. Alicia e Katie cercavano falle e le commentavano con il loro Capitano. Fred e George fingevano di ascoltare e sobbalzavano ogni volta che Angelina gli tirava contro qualcosa. I lanci compresero due libri, tre calamai, un cuscino, il rospo di Neville, un barattolo di marmellata di Mielandia e ben quattro confezioni di Gelatine Tutti i Gusti +1 che Lee aveva tentato di sottrarre alla furia di Angelina, senza successo.
In tutto questo, Hermione, seppur sforzandosi, non capì assolutamente niente e, anche volendo, non avrebbe mai potuto spifferare alle altre squadre i segreti dei Grifondoro. Non avrebbe saputo nemmeno da dove cominciare!
Quando finalmente arrivò l’ora di cena, il gruppo si diresse in Sala Grande. George si massaggiò la fronte, dove il libro tirato da Angelina lo aveva colpito in pieno. Seamus fu abbastanza audace da lanciargli una battuta che sollevò una serie infinita di altre battute, tanto che Hermione non si prese nemmeno il disturbo di ricordarsene qualcuna. Al centro della palude, la sfera di luce si stava esaurendo, ma il suo calore si riversava ancora nei dintorni. Una volta che la Sala Grande si fu riempita, Silente prese la parola e ringraziò pubblicamente chiunque avesse avuto la brillante idea di far apparire il fuoco azzurro.
- Avrei voluto pensarci io!- ammise, rivolgendo un occhiolino e un sorriso ai suoi studenti.
Dopo una risata collettiva, Hogwarts fu invasa dal profumo invitante del cibo apparso sui i tavoli e non ci fu più spazio per le chiacchiere. Fred, seduto accanto a Hermione, la tormentò per tutta la sera, parlando a raffica delle idee e degli scherzi diabolici che lui e il suo gemello stavano mettendo a punto, sfidandola a protestare o sfoderare la sua autorità di Prefetto. George sostenne il suo gemello, Lee si unì a loro e il resto del gruppo assistette divertito a quello scambio. Infondo, era consueta routine! Hermione giocò bene le sue carte: prima si finse disinteressata, come se la cosa non la riguardasse, poi li prese in contropiede, cominciando a fare domande, come se fosse veramente curiosa.
Infine, se ne uscì con una frase ad effetto che riuscì a zittire i gemelli e a far applaudire tutti gli altri.
- Sai, non vedo l’ora che arrivino le vacanze di Natale!- disse Hermione, apparentemente tirando fuori l’argomento dal nulla.
Fred inarcò un sopracciglio. – Perché?-
Hermione si voltò e gli sorrise. – Oh, è così tanto che non vedo tua madre!-
Una risata travolse tutti gli altri, mentre Fred e George guardavano Hermione un po’ spavaldi un po’ seriamente preoccupati.
- Dieci punti per la Granger!- esclamò Lee, fischiando.
- Hai trovato il punto debole dei gemelli Weasley!- commentò Dean.
- Ehi, vacci piano!- esclamò George. – Non esageriamo!-
- Noi non abbiamo punti deboli!- aggiunse Fred, sorridendo al gemello.
- Possiamo solo illudervi!-
- Farvi credere di essere come voi!-
- Ma noi siamo superiori!-
- Nettamente superiori!-
Hermione guardò Fred con le sopracciglia sollevate. – Vostra madre concorderà sicuramente con voi!- commentò sarcastica.
- Non attacca, Granger! Funziona solo la prima volta!- commentò Fred, sventolando la forchetta davanti ai suoi occhi.
- Se lo dici tu!-
- Quindi passerai il Natale con noi?- chiese Fred, cambiando argomento.
Hermione si impedì di arrossire. – Sì, non tergiversare!-
- Non sto tergiversando! Chi ti ha invitata?-
- Tua madre!- rispose Hermione, all’unisono con Harry.
Lee scoppiò a ridere. – Che coincidenza!-
Per tutta la cena, Seamus, Dean e Lee si divertirono a immaginare in che modo la signora Weasley avrebbe potuto punire Fred e George. I sottoscritti passarono il resto della cena a scherzare con gli altri sull’argomento, ma alla fine George confessò che sarebbe stato meglio per tutti salutarli calorosamente, nel caso non fossero usciti vivi dalle vacanze. Ma poi lo scherzo si ritorse contro Hermione. Come sempre.
Ancora te ne stupisci, Hermione?
- Oppure, c’è sempre un’alternativa!- esclamò George, catturando l’attenzione di tutti.
- E sarebbe?- chiese Calì.
George guardò Fred, cosa che terrorizzò Hermione più della consapevolezza delle parole che sarebbero arrivate, e lui concluse la frase al posto del gemello. – Basterebbe impedire alla Granger di parlare!-
No. Le parole erano molto peggio dello sguardo fra i gemelli.
- Qualcuno dovrebbe chiuderle la bocca!- continuò George.
Lee sorrise. – Non sembra un’impresa facile!-
Fred scosse le spalle. – Basta trovare il suo punto debole!-
- Hermione non ha punti deboli!- esclamò Ginny, alzando il mento in un gesto così simile a quello di Hermione che la ragazza dovette trattenersi dal lanciarsi sul tavolo e abbracciarla.
Riscossa dalla possibilità di avere un’alleata in quella guerra, Hermione riprese le redini di se stessa e della sua amata spavalderia. Alzò il mento e sorrise ai gemelli.
- Ben detto Ginny. Non ho punti deboli!-
Fred le rivolse un sorriso malandrino che fece vacillare il suo controllo, ma Hermione impose alle sue labbra di sorridere con tranquillità.
- Io dico che li hai..- mormorò Fred.
- Io dico che ti sbagli..- bisbigliò lei, avvicinandosi con circospezione, come se gli stesse rivelando un segreto.
- Dimostramelo!- la sfidò Fred.
Hermione sbuffò divertita. – Non rischierei, se fossi in te!-
Rimasero occhi negli occhi e Hermione sentì la forza del suo sguardo che, come sempre, entrava nella sua mente e le avvolgeva i pensieri. Provò un innato e improvviso senso di euforia. Desiderò che la Sala Grande sparisse. Desiderò essere con lui. Sola. Magari nella loro piccola foresta accanto al muro. Il loro posto. Il posto perfetto.
Lee fischiò, distraendoli dal contatto visivo che li aveva assorbiti completamente dal resto del gruppo. – Per la miseria,Granger! Dove lo nascondevi tutto questo talento?-
Hermione scosse le spalle. – Sono abbastanza furba da nascondere i miei poteri!-
Ginny le sorrise e Angelina, evidentemente molto in sintonia con Hermione, cambiò improvvisamente argomento, spostando la conversazione verso acque più sicure. Be’, sicure per quanto riguardava Hermione. Perché Angelina cominciò a parlare di Malfoy, che quella mattina aveva tentato di vendicarsi per lo scherzo dello svenimento sulla Torre di Astronomia, dopo l’incidente di Fred. Aveva preso di mira direttamente i ragazzi di Corvonero che lo avevano addormentato con la loro pozione. Angelina era riuscita a mettersi in mezzo appena in tempo e li aveva salvati da un gigantesco groviglio di serpenti. Purtroppo nessuno dei professori aveva assistito all’accaduto e Malfoy se l’era cavata per l’ennesima volta. L’argomento risvegliò la rabbia dei Grifondoro contro i Serpeverde e George giurò di farlo cadere dalla scopa nella prossima partita. Angelina reagì a quel commento minacciando di espellerlo prima ancora della partita contro Tassorosso, l’ultima prima delle vacanze.
Mentre risalivano verso il dormitorio, Hermione sentì George dire a Harry: - Che senso ha essere impegnati con il Capitano della squadra se ti tratta peggio di tutti gli altri?-
Harry scoppiò a ridere. – Guarda il lato positivo: almeno tu puoi farti perdonare!-
Angelina lo sentì e si avvicinò a George. Passò un braccio attorno alla sua vita e avvicinò le labbra al suo orecchio.
- Esatto, Weasley! Harry ha ragione. Impara a farti perdonare!-
George scoppiò a ridere e la abbracciò.
In Sala Comune c’era talmente tanta confusione che Hermione faticò a studiare. Harry e Ron, totalmente sconfortati dalla mole di compiti, finirono con l’addormentarsi sui libri di Pozioni. Hermione si rese conto di essere stanca. Aveva dormito poco, quella notte, e il peso della giornata cominciava a farsi sentire. Il freddo, se possibile, era aumentato. Si strinse nel suo mantello e cercò di concentrarsi sul tema di Aritmanzia. Accanto a lei, Lavanda e Calì si stavano esercitando in Divinazione. Neville era sul pavimento e si stava prendendo cura della sua pianta blu. Angelina e George erano spariti. Forse George aveva trovato il modo di farsi perdonare..
Hermione scosse la testa divertita e alzò lo sguardo in cerca di Fred. Era seduto con Lee e fingevano di studiare. Lee era seduto al contrario sulla poltrona, con le gambe sullo schienale e la testa all’ingiù. Fred era steso sul divano con le braccia alzate a sorreggere il libro. Lee parlava e lui annuiva, commentando di tanto in tanto. Alla fine Lee disse qualcosa e scoppiò a ridere. Fred gli lanciò il libro ridendo e Lee scivolò dalla poltrona, schiantandosi a terra. Katie, seduta poco lontano da Hermione, guardò Lee scuotendo la testa e sospirando.
Verso le undici, la Sala si svuotò. Hermione rimase sulla sua poltrona a finire di leggere il capitolo di Storia della Magia più noioso di sempre e, come previsto, cedette al sonno.
Dopo quelle che le sembrarono ore, sentì della braccia avvolgerla e sollevarla. Un lieve profumo di cannella invase la sue narici. Si riaddormentò quasi subito, senza preoccuparsi di dove la stesse portando.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò stesa sul divano, abbracciata a Fred. La Sala era deserta, ma il fuoco era ancora acceso. Le torce erano state spente e le fiamme nel camino erano l’unica fonte di luce. Hermione sollevò la testa e osservò Fred che, evidentemente, si era addormentato aspettando che lei si svegliasse. Sorridendo, Hermione si sollevò e sfiorò le sue labbra con un bacio. Prima ancora che potesse pensare di allontanarsi, le labbra di Fred si mossero e catturarono le sue in un bacio decisamente meno innocente. Le sfiorò la schiena con una carezza e passò una mano fra i suoi capelli. Dopo un po’ si separarono, ansanti e completamente svegli.
- Come hai fatto a uscire dalla Stanza delle Necessità?- chiese Fred, come per riprendere un argomento lasciato in sospeso.
- Speravi che mi perdessi lì dentro, destinata a vagare per sempre in quel labirinto?-
- “Per sempre” mi sembra un lasso di tempo un po’ esagerato!- ammise, scrollando le spalle.
- Ma dai..- ironizzò Hermione. – Comunque è stato un Folletto a svegliarmi! La tua tempestività nell’avvisarmi di un pericolo è scadente- aggiunse, sollevando la mano destra.
Fred sorrise. – A me ha morso l’orecchio!-
- Ti ha fatto male?-
- No!-
- Peccato!-
Ridendo, Fred la baciò di nuovo.
- Almeno ti ho avvisato del freddo!- le ricordò, separandosi dalla sue labbra.
Hermione sorrise, mentre un leggero calore saliva nel suo cuore. - Sono tue le fiamme nella palude?- chiese, sussurrando.
Fred le spostò una ciocca di capelli dal viso. – Sì..- mormorò.
- Bell’incantesimo!- commentò lei.
Fred sorrise. – Me l’ha insegnato una strega molto brillante!-
- Deve essere davvero brava!-
- Modesta soprattutto!-
Hermione scoppiò a ridere e lo baciò.
- Quindi passeremo le vacanze di Natale insieme..- disse Fred.
Hermione si schiarì la voce. – Ed è un problema?-
Il sorriso malandrino di Fred mise in guardia Hermione.
- Oh no, certo che no!- rispose lui, tranquillo.
Lei assottigliò lo sguardo. – Devo preoccuparmi?-
- Granger con me devi sempre preoccuparti..ormai dovresti saperlo!-
Hermione alzò gli occhi al cielo ma sorrise. – Comincio a farci l’abitudine!-
Appoggiò la testa sul suo petto e il suo sguardo si perse fra le fiamme del camino. Fred la strinse in un abbraccio e le baciò i capelli, respirandone il profumo. Hermione sentì il suo cuore battere allegro e sorrise. Sarebbe rimasta con lui molto volentieri per tutta la notte. Si sentiva protetta. Sentiva di appartenere a qualcosa. A lui. Quel sentimento la spaventò, ma Hermione scacciò quel leggero accenno di paura. Non voleva che rovinasse il suo momento perfetto fra le braccia di Fred. Era troppo felice per preoccuparsi del resto.
- Sai Granger!- esclamò Fred, facendola sobbalzare. – Penso che sarà proprio un Natale molto speciale!-
Hermione sollevò la testa e incontrò i suoi occhi vispi. Si sorrisero contemporaneamente e Hermione capì, inconsapevolmente, cosa intendesse Fred.
Sì, sarebbe stato un Natale diverso. Speciale. Erano cambiate tante cose, infondo.
- Sai Weasley, stavo pensando la stessa cosa!- commentò lei.
Sorridendo, scivolarono in un bacio molto più lungo dei precedenti, e molto più intenso. Due settimane bloccati a Grimmauld Place..una prospettiva che avrebbe spaventato chiunque. Ma non loro. Sarebbero stati insieme, anche se non soli. La famiglia, l’Ordine, gli amici, avrebbero fatto tutti parte di quella piccola prigionia. Ma era una prigione dalla quale Hermione non sarebbe mai scappata. Perché sapeva, ne era assolutamente certa, che in quella casa dalle pareti polverose e buie avrebbe trovato riparo fra le braccia di Fred. Perché sapeva che sarebbero riusciti a ritagliarsi il loro posto perfetto, la loro piccola foresta. Qualunque posto, al fianco di Fred, sarebbe stato perfetto. Anche Grimmauld Place. Non vedeva davvero l’ora di riabbracciare tutti. Sirius, Molly, persino Fleur.
Le mani di Fred scivolarono sotto i suoi vestiti e Hermione staccò la spina ai suoi pensieri. Lasciò che lui la trascinasse nelle fiamme di quella passione che continuava a unirli. Era incredibile quanto potessero essere coinvolgenti i suoi baci, quanto calore potesse sprigionare il suo corpo a contatto con quello di lei. Era come un fuoco. Le fiamme erano come quelle che scoppiettavano nel camino acceso, come quelle dei suoi capelli, ma il loro calore assomigliava così tanto a quelle azzurre delle sfere che proprio lei gli aveva insegnato ad evocare. Erano destinate a bruciare, ancora e ancora. Inarrestabili.
Stretta fra le sue braccia, travolta dai suoi baci, Hermione sperò che quel momento non finisse mai..
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
Salve Potterheads!
Come state? Spero di essere riuscita a farmi perdonare!! Mi odiate ancora? Spero di no!
Non ho molto da dire su questo capitolo, se non che ho inserito un piccolo dettaglio che in realtà compare in modo simile nel sesto libro: chi lo ha notato?
Il prossimo capitolo partirà con un salto in avanti: arriveremo direttamente alle vacanze di Natale (anche se non è un salto poi così lungo, nella storia manca davvero poco alle vacanze!). Giusto per restare in tema natalizio: aggiornerò o il 25 o il 26 (dipende dallo stato in cui uscirò dal pranzo con i parenti! Se sarà uno stato comatoso, aggiornerò il 26 :D)
Che dire? Voglio ringraziarmi come sempre per tutto il vostro sostegno e la magia che mi trasmettete! Siete grandi:)
Grazie davvero di cuore!
Un bacio e se non ci sentiamo il giorno stesso: Buon Natale :)
(mangiate tanto e bene!!! <3)
Amy :)
  
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