Serie TV > Shameless US
Ricorda la storia  |      
Autore: ChibyLilla    23/12/2013    2 recensioni
2 Capitolo della serie "I'll walk you". è il continuo di "He is dangerous", ma si svolge prima di "Falling down", durante il periodo in cui Mickey è in riformatorio ed Ian in ospedale.
Mickey si pulì l’angolo della bocca con la mano, quel gesto che Ian trovava tanto ridicolo. “Lasciatemi provare di nuovo. Due giorni. Ho aspettato due giorni prima che vi decideste a portare il vostro culo fino a qui e tutto quel che avete da dire è questo? Devo farvi sputare le parole a calci? È sveglio? Ha detto qualcosa di me? È ancora arrabbiato con me?”
Mickey si era lasciato andare ad una serie di domande che sia Lip che Mandy avevano smesso di ascoltare, chiedendosi come fare per spiegare a Mickey cosa stava succedendo.
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich, Phillip 'Lip' Gallagher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I'll walk you'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Collocato tra "He is dangerous" e "Falling down". Spero vi piaccia!!!

Blind

Erano passati due giorni da quando Mickey aveva visto Ian per l’ultima volta, due giorni da quando gli era quasi morto tra le braccia e nessuno gli aveva ancora fatto sapere niente. In fin dei conti, perché qualcuno avrebbe dovuto? Nessuno sapeva di lui ed Ian ed il rosso probabilmente non voleva saperne di lui, sempre ammesso che era ancora vivo.

Ethan aveva provato a parlargli in più di un’occasione, dicendogli che sicuramente andava tutto bene e che non c’era motivo di preoccuparsi, ma era palese che non ci credesse neanche lui.

Mickey però da quel giorno aveva smesso di attaccar battaglia con chiunque, preferendo camminare nei corridoio fingendo di non vedere e non sentire le parole dette alle sue spalle, ignorando i commenti inopportuni delle persone che lo circondavano. Avrebbero potuto perfino accusarlo di essere diventato un pacifista, ma al momento non aveva alcuna intenzione di vedere altro sangue, su nessuno.

Quando una guardia gli disse che c’era qualcuno fuori ad aspettarlo, Mickey sapeva che si trattava di Mandy e sapeva che in un modo o nell’altro sarebbe riuscito a cavarle qualche informazione. Quello che non poteva neanche lontanamente immaginare, era che con sua sorella ci fosse anche Lip.

“Che cazzo ci fai qua?” domandò, la voce ridotta ad un sussurro roco, “Dovresti essere da un’altra parte adesso.”

Il volto di Lip si contrasse in una smorfia di cui Mickey non comprese la sfumatura, ma il ragazzo non parlò, il suo tentativo fu preceduto dalla voce stridula di Mandy.

“Tu,” esordì la ragazza, un indice accusatore rivolto a Mickey, “Tu, brutto frocio, perché cavolo non mi hai detto una cosa come questa?”

E Mickey capì di cosa parlasse Mandy immediatamente, non c’era dubbio che potesse riferirsi ad altro. Le sue guance arrossirono impercettibilmente, mentre abbassava con poca gentilezza la mano della sorella dal suo viso e si rivolgeva di nuovo a Lip. “Che cazzo le hai detto?”

Lip fece spallucce, infilando disinteressato le mani nelle tasche dei jeans. “Che avrei dovuto dirle? Ci chiamano dicendo che mio fratello è stato picchiato a sangue e sapevamo che tu eri qui con lui. Mandy credeva che fossi stato tu. Ed onestamente non ero in grado di gestire anche lei.”

E su quel punto Mickey non poteva obiettare. Sospirò, abbassando lo sguardo e mettendo per una volta da parte il suo dannato orgoglio Milkovich. “Come sta?”

“È vivo.”

“Vivo?” Mickey riportò il proprio sguardo su Lip, solo per trovarsi di fronte una faccia da schiaffi. “Questo è tutto quello che hai da dirmi?” ringhiò.

“Come ho potuto non vedere qualcosa che era proprio davanti ai miei occhi?” domandò Mandy che apparentemente non parlava a nessuno dei due ragazzi, ma a se stessa. “Come ho fatto a non capirlo? Adesso tornano un po’ di cose,” ripeté, mentre nella sua mente ogni tassello si metteva al proprio posto.

“Non c’è niente che torna, Mandy,” commentò Mickey, a voce un po’ troppo alta, “Non quando Gallagher è mezzo morto da qualche parte e voi non mi dite che cazzo sta succedendo!”

La guardia, richiamata dal tono di voce di Mickey, era pronta ad avvicinarsi e riportarlo dentro, ma Lip lo fermò con un cenno della mano, “Tutto bene.”

“Abbassa la voce, brutto idiota!” lo riprese Mandy, “Cosa vuoi che ti diciamo?”

Quella di Mandy era una domanda retorica, ma Mickey non era mai stato bravo a cogliere certe sottigliezze, così si limitò a rispondere l’ovvio, “Quello che non posso vedere da solo. Come sta--”

“Sta facendo del suo meglio per riprendersi. Questo è tutto.”

Mickey si pulì l’angolo della bocca con la mano, quel gesto che Ian trovava tanto ridicolo. “Lasciatemi provare di nuovo. Due giorni. Ho aspettato due giorni prima che vi decideste a portare il vostro culo fino a qui e tutto quel che avete da dire è questo? Devo farvi sputare le parole a calci? È sveglio? Ha detto qualcosa di me? È ancora arrabbiato con me?”

Mickey si era lasciato andare ad una serie di domande che sia Lip che Mandy avevano smesso di ascoltare, chiedendosi come fare per spiegare a Mickey cosa stava succedendo.

“Non si è ancora svegliato,” risolse infine Lip.

Mickey restò con la bocca semi aperta, le ultime parole ancora sulla punta della lingua. Sbatté le palpebre un paio di volte, stringendo i pugni fino a far diventare bianche le nocche.

“Ha battuto la testa piuttosto forte, Mickey,” Lip decise di non aggiungere tutti i dettagli che i medici gli avevano riferito. Mickey probabilmente non avrebbe capito o peggio, avrebbe potuto capire effettivamente la gravità della cosa. “Non si sa se ci sono stati dei danni ed eventualmente quali potrebbero essere. Ecco tutto.”

Mickey trasalì, ma probabilmente a spaventarlo in quel modo, a far battere il suo cuore come se fosse impazzito, non erano state le parole di Lip, ma lo sguardo di Mandy. Quello sguardo che sembrava dire, ‘Accontentati di queste parole, perché davvero non vorresti sentire tutto il resto.’

Anche perché Lip aveva parlato in un modo impersonale, indefinito,  ma Mickey non era stupido. E dietro quell’asettico ‘Non si è ancora svegliato,’ continuava a rimbombare la parola ‘coma’.

Rimase a fissare le sue scarpe sporche, senza il coraggio di parlare, la gola in fiamme come se avesse appena smesso di fumare erba, le mani che tremavano più di quanto avrebbe voluto. Rimase così fino a quando Mandy non irruppe nel flusso dei propri pensieri, “Andrà tutto bene, Mick.”

“Io glielo avevo detto,” sentenziò Mickey, perso nei propri pensieri come sua sorella poco prima. Un tratto caratteristico dei Milkovich, il pensare a voce alta. “Io gli avevo detto di stare alla larga da quel tipo. Sapevo che sarebbe finita male e nonostante tutto non sono arrivato in tempo. Se lui – voglio dire, se Ian non ce la facesse, io non penso di poter convivere con questo,” mormorò, alzando lo sguardo per incontrare quello di Mandy.

“Che vuol dire che lo sapevi?”

Mickey si morse con violenza il labbro inferiore. Cristo, se conosceva quel tipo! Era stato il primo a fottere Mickey, probabilmente sette anni prima, nello stesso posto in cui aveva portato Ian.

Ma in nessuna circostanza Mickey lo avrebbe ammesso. “Lo ho già visto qui e sapevo che avrebbe provato a fare qualcosa. Avevo detto ad Ian di non seguirlo, gli avevo detto di evitarlo--”

“Non c’era altro che potessi fare,” gli dissero all’unisono Mandy e Lip.

E Mickey sapeva che probabilmente non lo pensavano davvero; semplicemente non era il momento per mettere in scena il clichè del ragazzo pentito, che si affligge facendo ricadere su di sé la colpa di tutto. “Glielo ho detto, ma non mi ha voluto ascoltare. Pensava che fossi geloso,” continuò, spostando il proprio sguardo su Lip, aspettando che capisse. Aspettando che lo colpisse, che provasse a vendicare i torti che aveva subito Ian per colpa della sua vigliaccheria. Forse un pugno avrebbe potuto far sentire meglio Mickey.

“Che gli hai fatto, Mickey?” domandò invece Mandy, la voce stupita, piuttosto che preoccupata.

Mickey deglutì, cercando di scacciare il sapore amaro che sentiva risalire dalla gola, “Noi avevamo rotto prima che venisse qui,” osservò, trovandosi a contemplare le sue stesse parole. ‘Abbiamo rotto,’ adesso che era tardi, soltanto adesso Mickey aveva il coraggio di ammettere che tra lui ed Ian ci fosse stato qualcosa che potesse essere approssimato ad una relazione. A quel punto non gli importava di sembrare un fottuto frocio, non gli importava dello sguardo stupito di sua sorella che sembrava non credere alle proprie orecchie. A quel punto sentiva di dover dire qualche altra cosa. “Ma giuro che ho continuato a guardargli le spalle. È solo che – è solo che non sono riuscito a trovarlo in tempo. Io lo ammazzo,” concluse, i pugni serrati.

Lip si schiarì la gola, prima di rispondergli, “Certo, perché farti chiudere in prigione per il resto della tua vita è tutto quello che sai fare, vero? Non ti dirò che Ian ha bisogno di te. No, perché davvero non voglio più vederti vicino a lui per il resto della tua vita. Ma che Ian pensi che tu sia finito in prigione per lui, onestamente no,” concluse, scuotendo la testa.

E Mickey non riuscì a biasimarlo. Con Ian era stato un errore dopo l’altro; neanche se si fosse impegnato Mickey avrebbe potuto fare così tanto male ad una persona. Ed il ridicolo era che, mentre lo trascinava con sé in un baratro sempre più buio, Mickey non aveva avuto il coraggio di ammettere di tenere a lui. E ora che aveva trovato il coraggio di dire a voce alta ciò che provava, Ian non poteva sentirlo.

Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale ognuno aveva pensieri differenti ad affollare la mente.

“Allora, cosa non so ancora?” domandò infine Mickey, trattenendo il respiro.

“Niente più di quel che puoi immaginare da solo, Mickey. Soltanto questo e davvero non credo che tu voglia sentirtelo dire.”

Mickey scosse la testa, “Voglio sentirlo dire. Voglio saperlo.”

Lip deglutì, spaventato all’idea di dover dire a voce alta quel che da due giorni lo tormentava. Non era riuscito a parlarne neanche con Mandy, aveva lasciato che lei capisse da sola, guardando Ian, immobile in una stanza dalle pareti troppo bianche.

“Quando i paramedici lo hanno preso, Ian era in shock, probabilmente per la perdita di sangue.”

Sangue. Mickey poteva facilmente immaginarlo, flash di quel momento che continuavano a ripetersi nella sua mente. Le sue mani sporche, i capelli di Ian, il pavimento. Sangue ovunque.

Quello che Mickey non sapeva, era che uno dei paramedici aveva detto a Lip che il ragazzo che aveva salvato Ian era stato trovato completamente ricoperto del suo sangue. E Lip non aveva dubbi che si trattasse di Mickey.

“È arrivato in ospedale ancora semi cosciente, probabilmente per la scarica di adrenalina, ma lo è rimasto per poco. Aveva – ha ancora, un edema cerebrale.”

Il viso di Mickey era pallido al punto che Lip desiderò rimangiare le sue ultime parole. A prescindere dalla pessima opinione che aveva di lui, Lip sapeva che Mickey a modo suo teneva ad Ian e non era il caso di raccontargli tutti i dettagli, sapendo che Mickey non poteva vedere Ian.

Per questo si morse il labbro, evitando di dirgli che Ian era intubato, perché non poteva respirare da solo, che c’era una cicatrice lunga cinque centimetri dietro la sua testa, appena sotto l’attaccatura dei capelli. E che c’era un’elevata probabilità che, se Ian si fosse svegliato,  avrebbe potuto riportare danni permanenti. E Lip non credeva di poter accettare che qualcun altro nella sua vita convivesse con un cervello non completamente funzionante. Non aveva ancora mandato giù tutta la vicenda di Karen.

Quell’incontro terminò così, tra parole non dette e frasi di circostanza.

 

Poi ci furono altre visite, quasi ogni settimana. E telefonate.

Poi un giorno Mandy era comparsa da sola, in lacrime, terrorizzando a morte suo fratello.

Mickey aveva smesso di ascoltare nel momento in cui Mandy aveva chiarito che su Ian non c’erano novità e che il motivo delle sue lacrime era il suo rapporto con Lip ormai in crisi. Non che a Mickey potesse importare che Lip l’aveva lasciata per aver scoperto che Mandy aveva quasi ucciso quella puttana bionda.

Il giorno seguente Mickey non aspettava nessuno. Per questo, quando una guardia lo chiamò, dicendogli che Lip lo stava aspettando, per poco non cadde giù dal letto, precipitandosi da lui. “Allora?”

“È sveglio. Si è svegliato stamattina,” gli spiegò Lip concitato.

Mickey sentì la bocca secca, una fitta dolorosa allo stomaco. “Come sta?”

Lip deglutì, fissando le crepe sul muro alle spalle di Mickey. “Si ricorda chi è, ricorda quasi tutto e tutti.”

Avrebbe dovuto essere una buona notizia, ma qualcosa nel tono di Lip ancora non quadrava. “Quasi?” domandò in un sussurro, chiedendosi se Ian fosse davvero diventato la versione maschile di Karen Jackson.

“Non ricorda quello che gli è successo, ma i medici hanno detto che è normale, quindi va bene.”

“E allora perché hai quella faccia?”

“Ti ricordi cosa avevamo detto a proposito dell’avere danni cerebrali?”

E Mickey preferì fingere di non aver capito. “Si, ma avevi detto – Se ricorda, cosa c’è che non va?”

Ci volle qualche altro minuto, qualche altra minaccia da parte di Mickey, prima che Lip riuscisse a far scivolare via le parole che aveva tanto paura di pronunciare. “Al momento è cieco.”

Quando i loro sguardi si incrociarono, Lip giurò che se Mickey avesse chiesto di spiegarsi meglio, lo avrebbe preso a calci. Per fortuna  ebbe il ritegno di tenere per se altre domande, continuando soltanto a fissarlo.

È cieco, ripeté Mickey a se stesso, senza riuscire ad immaginare cosa volessero dire queste parole nella vita di tutti i giorni.

  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Shameless US / Vai alla pagina dell'autore: ChibyLilla