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Autore: Vitya    23/12/2013    2 recensioni
Quando Sasuke aprì gli occhi capì subito di essere in ospedale. Era circondato dalle persone a lui più care: sua madre, suo padre e suo fratello. Ma c'era anche la sua nuova, inseparabile compagna di vita: la sedia a rotelle.
-Tu ti nascondi sempre dietro la tua solita indifferenza. Ho capito perché lo fai e ho capito anche che cosa provi. Smettila di nasconderti, con me non lo puoi fare, ormai ti conosco. Anche se so che non lo vuoi ammettere, tu con me sei quello che sei veramente.
Spero di avervi incuriosito almeno un po' :) SasuNaru (ovviamente XD) altre coppie: ItachixNagato, che spero di farvi amare, poi KonanxYahiko e le altre si aggiungeranno via via :D
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Eccomi qui :) 
è stato un capitolo difficile, spero che Itachi non sia troppo OC ma se non lo faccio esaurire mi salta tutta la trama XD Spero che vi piaccia comunque :)
Bene, io ora mi do latitante per un po', almeno in questi giorni di festa. 
Grazie mille a tutti coloro che lasceranno un commento, buona lettura e buon Natale a tutti :*
 
Cap 12: Che serata ...
Sasuke, se all’esterno sembrava impassibile, dentro stava per morire dal ridere. Suo padre ed Itachi non erano niente se paragonati a quel gruppo di ragazzi che stava gridando contro il televisore cose inenarrabili, maledicendo calciatori, arbitri e tre diverse etnie. Di questo passo, qualche vicino avrebbe chiamato un esorcista oltre che i carabinieri.
-Sono regrediti al rango di bestie – pensò divertito l’Uchiha.
Più che tifare, si divertiva a infilare il dito nella piaga sottolineando qualche tiro sbagliato o un errore dell’arbitro, dando adito a commenti o insulti del peggior genere. Ma, in fondo, ogni tanto era divertente essere stupidi …
 
***
 
Itachi chiuse il gas, sperando di non aver lasciato la salsa sul fuoco per troppo tempo. Sospirò, pensando che era una fortuna che sua madre cucinasse tanto bene.
-Se non ci fosse lei questa casa cadrebbe a pezzi – ammise rammentando tutte le cose che Mikoro doveva sbrigare per mantenere in piedi quella villa.
-Stare ai fornelli non è il tuo forte – mormorò una voce alle sue spalle, distogliendolo dai suoi pensieri.
L’Uchiha si voltò con un lieve sorriso mentre Nagato faceva il suo ingresso in cucina asciugandosi le mani appena lavate.
-Con i capelli legati i suoi occhi sembrano ancora più grandi – pensò il moro.
-Credo di aver bruciato la salsa – commentò poi osservando la panna particolarmente densa.
-Niente di irrecuperabile – rispose il rosso versando il resto della confezione di panna nella padella, aggiungendo poi anche altri pezzi di salmone.
Appena Sasuke aveva accettato la proposta di Naruto, Itachi aveva fatto i salti di gioia. Non solo perché finalmente il caro fratellino stava iniziando a farsi degli amici, ma anche perché questo significava che aveva tutta la casa libera, evento più unico che raro. Così, senza pensarci due volte, aveva chiesto a Nagato di raggiungerlo per passare la serata insieme dato che negli ultimi giorni non si erano visti nemmeno una volta. Se solo non avesse avuto quel maledetto esame …
-Come va all’università? – gli chiese l’Uzumaki, intuendo i suoi pensieri – sei preoccupato per l’esame? –
-È una materia importante – rispose l’altro – e molto noiosa, non vedo l’ora di finirla – continuò appoggiando il mento sulla spalla del rosso, sfruttando i centimetri di altezza che aveva in più. 
-Sei un bravo cuoco – mormorò Itachi sentendo il profumo che riempiva la cucina.
-Vivo da solo, in qualche modo ho dovuto arrangiarmi – commentò Nagato con una nota di tristezza.
Forse, forse era arrivato il momento di fargli quella domanda che lo tormentava da tempo.  – Itachi … posso chiederti una cosa importante? –
 
***
 
-Evvai! – esultò Naruto mentre le bottiglie di birra si scontravano durante il brindisi.
-Quest’anno vinciamo lo scudetto – continuò Kiba per poi bere tutto d’un fiato quasi mezza bottiglia.
Tra diverse birre e commenti più o meno sensati, i quattro ragazzi divorarono anche la torta di Mikoto, che aveva riscosso un grande successo dato che dopo pochi minuti non ne era rimasta neanche una briciola.
-Tua madre cucina davvero bene – gli disse Neji guardandolo con i suoi grandi occhi chiari.
Per l’Uchiha era stata una vera sorpresa scoprire come il ragazzo, apparentemente così calmo e pacato, si trasformasse in un ultras super-accanito. Non ci avrebbe scommesso neanche un centesimo, eppure l’aveva sentito imprecare diverse volte.
-Era fin troppo calmo per non sfogarsi in qualche modo – constatò fra sé.
-Ragazzi ma perché Gaara non è venuto? – chiese Kiba di punto in bianco.
Subito Sasuke notò uno strano velo di tristezza coprire gli occhi di Naruto, anche se questo l’aveva nascosto immediatamente con un’alzata di spalle.
-Ha detto che aveva già altri impegni, ho preferito non insistere – si limitò a dire.
Perché si era incupito così di colpo appena avevano nominato Gaara? Non era un suo amico?
Sasuke sorrise tra sé, soddisfatto: forse aveva capito tutto.
-Interessante … - disse fra sé senza pensarci, per poi pentirsene immediatamente. Quella parola era tassativamente proibita.
 
***
 
In quel momento Itachi si sarebbe volentieri preso a schiaffi da solo. Anzi, avrebbe pagato qualcuno per farlo il più violentemente possibile. Sospirò per l’ennesima volta, imponendosi di restare calmo. Perché lui e Nagato stavano litigando? La serata era andata nel migliore dei modi. Ah, già, Nagato gli aveva chiesto di andare a vivere insieme.
-Senti, ne abbiamo già parlato abbastanza, finiamola qui – mormorò osservando i piatti nel lavandino.
Alla fine erano così presi a litigare che si erano dimenticati le pentole sul fuoco e avevano dovuto gettare tutto nella spazzatura. Che spreco, quella cena sembrava davvero deliziosa.
-Certo, tanto ogni volta che iniziamo una discussione la lasciamo a metà – sbottò Nagato sistemandosi il codino – Non avrei dovuto chiedertelo, ecco tutto – sbottò poi appoggiando la testa sul pugno chiuso.
Il moro posò la testa sullo sportello sopra il lavandino, fissando il suo fidanzato. Perché gli aveva fatto quella proposta? Non c’era alcun motivo di tirare in ballo una cosa del genere!
-La smetti di fare il bambino? – gli chiese osservandolo. Gli dava terribilmente fastidio quel suo modo di impuntarsi sulle discussioni, e Nagato lo sapeva.
-Che cosa sto facendo? – domandò il rosso, seccato.
-Continui a rinfacciarmi sempre le solite cose, non dovresti farlo per delle cose così stupide. –
-Vivere insieme non è una cosa stupida – puntualizzò l’Uzumaki – almeno non per me. Evidentemente per te sì. –
- Continuerai a tenere su il broncio ancora per molto? –
-Non posso nemmeno essere arrabbiato? –
Itachi alzò gli occhi al cielo, richiamando tutto il suo autocontrollo. Lui era una persona sempre gentile, seria, ma soprattutto calma, invece Nagato aveva l’innata capacità di farlo impazzire. In quasi ventiquattro anni non aveva mai incontrato nessuno che gli facesse salire i nervi così tanto, eccetto Sasuke, e questo la diceva lunga.
-Perché mi hai chiesto di vivere insieme? – gli domandò, scrutandolo con i suoi profondi occhi scuri.
-Forse perché ti amo – sbottò il rosso come se fosse la cosa più semplice di questo mondo – forse perché dopo quasi tre dannatissimi anni che stiamo insieme vorrei che la nostra relazione fosse un po’ più seria! –
-Sai benissimo che non posso andarmene – ribatté Itachi, iniziando ad alzare la voce.
-Non è vero che non “puoi”, tu non te ne vuoi andare, ecco la verità. –
-Non è assolutamente vero. –
-E allora perché non te ne puoi andare? – continuò a domandargli Nagato, facendo le virgolette con le dita.
-Perché non posso lasciare Sasuke da solo! – gridò Itachi mentre i suoi occhi assumevano una sinistra sfumatura rossastra.
Fra i due calò per un attimo il silenzio prima che il moro riprendesse a parlare, questa volta con più calma.
-Non posso lasciare Sasuke da solo con i miei genitori, ha bisogno di me –
-Ed io? – mormorò Nagato abbassando la testa, fissando il pavimento - Io non ho bisogno di te? – continuò mentre una lacrima silenziosa gli rigava la guancia.
In quel momento l’Uchiha perse totalmente la testa.
-TU HAI ENTRAMBE LE GAMBE! NON POSSO STARE DIETRO AI TUOI CAPRICCI! – sbraitò tutto d’un colpo, liberando tutta la rabbia che aveva in corpo.
-No – pensò  subito dopo, pietrificandosi sul posto – non l’ho detto davvero, io l’ho solo pensato … -
A giudicare dall’espressione del ragazzo dai capelli rossi, invece, l’aveva detto eccome.
-Il mio non è un “capriccio” – disse questo con voce spezzata – ma tanto non t’interessa, per te esiste solo Sasuke – concluse prendendo la tracolla che aveva lasciato su una sedia.
-Dio, ti prego, fulminami – si maledì Itachi mentre sentiva il rumore della porta d’ingresso che si chiudeva.
Si guardò intorno e ritornò in cucina, dove ad aspettarlo c’erano solo le pentole sporche che attendevano di essere lavate.
-Che serata di merda – commentò a mezza voce.
 
***
 
-Neji, ci pensi tu a Kiba? – domandò Naruto osservando il ragazzo dagli occhi chiari portarsi su una spalla il braccio dell’amico brillo.
-Sì, altrimenti a casa non ci arriva – rispose lui mentre Kiba continuava a mormorare cose senza senso.
-Sasuke tu devi aspettare i tuoi? – gli chiese il biondo.
-No, torno da solo – rispose quello.
In teoria avrebbe dovuto telefonare ad Itachi e chiedergli di venire a prenderlo, ma non voleva chiamarlo. Gli dava terribilmente fastidio il dover dipendere così tanto dagli altri, lui che da sempre aveva cercato di essere il più indipendente possibile. Invece, a causa di quel maledetto scherzo del destino, adesso non riusciva nemmeno a farsi la doccia senza l’aiuto di qualcuno. Eppure in quella serata, fra quei ragazzi così rumorosi e spensierati, non aveva dato peso al suo handicap nemmeno per un istante. Che strano.
-Ti accompagno io, ho voglia di farmi una passeggiata – esordì poco dopo Naruto prendendo la giacca dall’attaccapanni – sempre se non ti dispiace –
Sasuke quasi si arrabbiò per tutta quella gentilezza che il biondo gli mostrava anche se, ad essere sinceri, era così con tutti i suoi compagni di classe. Come faceva ad essere sempre così sorridente?
 
La strada, oltre ad essere completamente deserta, era anche incredibilmente silenziosa. L’Uchiha gli aveva tassativamente proibito di spingere la sedia a rotelle, quindi si limitava a camminargli a fianco.
-Sei molto loquace – esordì il biondo per rompere quell’insopportabile silenzio. Era inutile, Naruto non riusciva proprio a stare zitto, si sentiva terribilmente a disagio quando nessuno parlava.
-Però, che termine erudito – rispose il moro con un lieve sorriso – Non credevo che sapessi cosa significa “loquace”. –
-Certo che quando vuoi sei proprio un bastardo – ribatté scherzosamente l’altro.
Sasuke si fermò per un istante, quasi paralizzato dalle parole dell’Uzumaki. Lui … l’aveva appena insultato. Poco importava che l’avesse fatto che scherzo: da quando aveva avuto l’incidente nessuno, eccetto Suigetsu, l’aveva offeso. Si erano tutti fatti intenerire dalla carrozzina, così anche se si comportava come la persona peggiore del mondo non era mai stato ripreso da qualcuno. Invece Naruto, senza alcuno scrupolo, gli aveva dato del bastardo dopo appena due mesi di conoscenza.
-Mi rallegro perché un idiota mi ha insultato, certo che sono caduto in basso – pensò amaramente il ragazzo.
Non riusciva proprio a trovare un modo per descrivere bene il comportamento di quel dobe senza speranza né l’effetto che gli faceva la sua vicinanza. Così, per il momento, dovette limitarsi ad accettare l’aggettivo “Interessante”, nonostante non gli andasse per niente a genio.
-Che strana serata strana … - 
  
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