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Autore: Misaki Ayuzawa    23/12/2013    4 recensioni
Chi è Tessa Gray? Ve lo dico subito. Tessa Gray è una povera sedicenne in crisi. Perchè, non solo frequenta il terzo anno di liceo, e si sa, il liceo è un problema per tutti, ma anche perchè non riesce a trovare il libro giusto... si avete capito, è una lettrice appassionata che non riesce a trovare un libro appassionante e questo è un problema per qualunque lettore che si rispetti! Questa, signori è la storia di Tessa Gray e della sua caccia alla "trama perfetta" ma non solo la sua perchè compariranno, con la stessa importanza, gli altri personaggi che fanno di Shadowhunters il ciclo di romanzi che è!
Dal 7° cap.: Il blu si fuse col grigio per diventare tempesta.
Dal 9° cap.: "E che cosa cerchi?"
"Romanzi. Ce ne sono pochissimi. O poesie ... Ci sono soltanto enciclopedie e storici!"
Will si sentì ferito nell'orgoglio. Quella era la sua biblioteca e nessuno la poteva offendere!
Dal 13° cap.: "Ah non preoccuparti! In caso scacciamo via Will!"
"Chissà perchè non credo prenderebbe la cosa con diplomazia ..."
"Mmmm ... forse no" Rise.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Theresa Gray, William Herondale
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 21: Traguardi raggiunti e perseveranza

Henry stava camminando da qualche minuto. Aveva preso le svolte sbagliate un paio di volte e, con la testa che gli girava, ricordava a stento dove fosse la sua stanza.
Si appoggiò al muro nel tentativo di raddrizzarsi ma dovette girarsi, movimento che gli procurò dolorose fitte alla tempia, quando una voce lo chiamò.
Era Charlotte.
Henry, con la poca lucidità che gli era rimasta, immaginò che volesse fargli una ramanzina per aver dato un pugno a Woolsey, infatti …
“Henry! Fermati immediatamente e ascoltami!”
“Che c’è?” Henry parlò con tono stanco.
“Perché hai dato un pugno a Woolsey?”
“Chiedilo a lui”
“No, non lo chiedo a lui. Lo chiedo a te!”
Henry scrollò le spalle “Lui è venuto da me e mi ha infastidito parecchio”
“Ma Henry! Hai ventisette anni, non diciassette! Non puoi comportarti come un adolescente in crisi ormonale che fa a botte con il primo che passa”
“Veramente non ho mai picchiato nessuno prima …”
“E allora non mi sembra il caso di iniziare proprio ora, ti pare? Adesso tu andrai di là” e indicò il corridoi che conduceva al salone delle feste “e ti scuserai. E poi domattina, quando sarai sobrio mi spiegherai perché lo hai fatto”
Henry iniziò a ridere come un ossesso “Non penso di potermi scusare, anche perché non sono affatto dispiaciuto!  E ad un certo punto non mi importa nemmeno cosa tu ne possa pensare, dato che o non ci arrivi o non vuoi arrivarci. Basta, io ci rinuncio. Tu torna pure da Woolsey, vagli a pulire il sangue dalla faccia e digli che lo ami tanto. Cosa vuoi che mi importi” Ad Henry importava, ma era l’alcol a parlare. Quasi vent’anni di sentimenti repressi ora si stavano trasformando in parole.
Charlotte gli si avvicinò. Poteva sentire il respiro di Henry sul volto. Nella penombra del corridoio sussurrò “Cosa c’è che non va, Henry?” lo disse con il più dolce tono di voce “Ci siamo sempre detti tutto, non cambiare le cose”
“Davvero ci siamo sempre detti tutto? Perché io non ricordo che tu mi abbia mai parlato di Woolsey, prima che me lo presentassi stasera! Comunque se vogliamo essere sinceri, allora sincerità sia! Charlotte, sono innamorato di te da quando avevo otto anni. Permetti che vederti accanto a quel fotomodello mi infastidisce?”
Charlotte rimase senza fiato. Non sapeva che dire, come reagire, che cosa fare.
Alla fine però, la rabbia prevalse sul senso di felicità e di leggerezza che aveva provato nel momento stesso in cui Henry aveva parlato.
“E allora perché non me lo hai detto prima? Perché ora? Pensavi di avere tutta la vita? Beh io no. Io ti ho aspettato sempre ma tu non hai mai fatto niente!”
Ora anche Henry sembrava sconvolto.
“Io non … non ero sicuro di quello che ti realmente volessi. Non volevo rovinare nulla … se tu mi avessi detto-“
“Henry! Non posso sempre essere io a dirti cosa devi fare. Devi avere un po’ di iniziativa! Io adesso cosa dovrei fare? Dimmelo tu. Vado da Woolsey e lo mollo?”
“Tu … tu mi vorresti?”
Charlotte alzò gli occhi al cielo. Come poteva una persona essere geniale e così stupida al tempo stesso?
“E tu invece? Sei sicuro che sia quello che vuoi? L’alcol non è mai un buon amico e domattina potresti anche svegliarti pentendoti di oggi”
Henry sorrise e nel complesso la sua figura era quanto di più buffo Charlotte avesse mai visto.
Una figura allampanata dai capelli rossi scompigliati, la fronte lievemente imperlata di sudore e le guance e il naso arrossati dall’alcol.
Henry si chinò su di lei e la abbracciò. Probabilmente aveva anche intenzione di baciarla, a giudicare dal suo viso in fase di avvicinamento a quello di Charlotte, ma null’altro accadde, perché l’uomo le lasciò cadere la fronte sulla spalla e si addormentò.
Almeno abbiamo qualcosa in comune, non reggiamo per nulla bene l’alcol, pensò Charlotte.
A quel punto la giovane direttrice dell’Institute chiamò in suo aiuto Sophie, che stava attraversando il corridoio proprio in quel momento, e insieme portarono Henry nella sua stanza, aprendo la porta con la chiava che lui portava sempre attaccata ad un moschettone a sua volta appeso ai passanti dei pantaloni.
Sul volto di Sophie era balenato un sorriso birichino … aveva capito a grandi linee cosa era successo e non poteva fare altro che rallegrarsene.
“Non dire nulla, Sophie” disse Charlotte notando l’espressione della cameriera. La sua intenzione era quella di rimproverarla, ma anche lei sorrideva. Charlotte si sentiva felice e realizzata. Era tutto a posto, finalmente. Il puzzle era completo, o quasi … si ricordò improvvisamente che Woolsey doveva trovarsi ancora alla festa ma non aveva proprio voglia di allontanarsi da Henry, non ora che si erano trovati, anche se lui ronfava alla grande.
“Sophie … non è che … potresti dire a Woolsey che non tornerò in sala?”
“Gli dico che può anche non tornare mai più?”
“No no, ci mancherebbe … Lui non ha fatto nulla di sbagliato, anche se questa sera è stato un po’ troppo … invadente. Gli parlerò io di persona, ad ogni modo, ma non oggi”
“D’accordo signorina. Devo fare altro?” Sophie era un po’ delusa di non poter cacciare via Woolsey. Per i suoi gusti era troppo consapevole di sé stesso per risultarle gradevole ma … che ci poteva fare?
“Oh si Sophie! Ho dimentico di dirtelo” Charlotte, seduta sulla sponda del letto di Henry, giocherellava con le sue dita affettuosamente “Domani arriverà il nuovo insegnante di educazione fisica. La sua camera dovrebbe essere pronta per l’ora di pranzo. Mi dispiace dirtelo solo ora, ma la conferma del suo arrivo mi è arrivata proprio stamattina.”
“Non importa, ce la posso fare. Che stanza preparo?”
“Oh, quella che preferisci, ce ne sono così tante di vuote su questo piano.”
Sophie annuì e  uscì dalla stanza per andare ad informare Woolsey Scott che Charlotte per quella sera si era ritirata. Convincerlo ad andarsene senza salutarla fu difficile ma non impossibile, soprattutto grazie alla diplomazia di Jem che casualmente, e per fortuna, si trovava lì vicino a chiacchierare con Julian Blackthorn.

Tessa fu la prima a staccarsi dal bacio. Non era stato particolarmente lungo ma intenso, molto intenso. La foga di Will l’aveva completamente travolta e negli occhi del ragazzo leggeva il desiderio di continuarlo.
Stettero in quella posizione per un po’, a guardarsi negli occhi: incapaci di separare i loro sguardi, incapaci di muoversi e tantomeno di parlare.
La testa di Tessa era diventata vuota. Non sapeva che pensare di quello che era successo. Will l’aveva baciata per togliersi un capriccio? Per metterla in imbarazzo? Oppure era stato preso dalla stranezza del momento? Incredibile quanto una testa vuota e una incasinata potessero essere equivalenti.
Will era stato preso da un’incredibile ondata di adrenalina, ora era in uno stato quasi febbrile, a metà tra l’inconscio, che gli diceva di celebrare un matrimonio segreto come quello di Romeo e Giulietta, e la cruda realtà, in cui sapeva di dover fingere che non gliene importasse nulla come Dorian Gray, anche se a lui effettivamente non gliene importava nulla delle altre donne dopo Sybil …
Ormai però la frittata era fatta, a questo punto perché non mangiarla? Fece intendere a Tessa che doveva alzarsi, lei lo fece, seguita da lui stesso.
Quando ebbero finito di scotolarsi i vestiti Will chiese “Vuoi ballare?”
Tessa sgranò gli occhi, enormemente stupita dalla richiesta. Will doveva essere un talentuosissimo attore, se Tessa si aspettava effettivamente di essere mollata seduta stante.
“Dipende dalle tue doti … per stasera i miei piedi sono stati sufficientemente pestati e martoriati”
Will ripercorse per la seicentesima volta, quella sera, la figura di Tessa. Era bellissima in quel vestito nero e allo stesso tempo pareva irraggiungibile con quell’angelo ticchettante appeso al suo collo come un guardiano. La contemplazione fu però infastidita dalle ultime parole della ragazza.
“Perché, hai già ballato con qualcuno?”
“Si ma non è un’esperienza che ricapiterà. Almeno non con quella persona”
“Con chi?”
“Se ti interessa tanto con Thomas Tanner” rispose Tessa titubante. Qualcosa non andava in Will …
Infatti la sua faccia quando pronunciò il nome mutò radicalmente.
“E tu hai accettato? Hai ballato con uno sconosciuto?”
“Veramente lo conosco … mi aveva proprio invitato alla festa. Siamo venuti insieme solo che poi mi ha piantato in asso …”
Will proruppe in una rumorosa risata.
“Ti ha piantata in asso?”
Tessa lo guardò torva “Non c’è nulla da ridere! Per fortuna poi Jem mi ha accompagnato fuori, se no sarebbe stato veramente uno spettacolo triste …”
Will continuava a ridere e tra i tentativi di ritornare serio, cosa impossibile perché immaginava una Tessa arrabbiata con un accompagnatore inappropriato, e la scena era veramente esilarante, propose “Allora credo che la tappa giusta sia un’altra”
“Praticamente hai confessato la tua inadeguatezza nel ballo, lo sai?”
“Oh Tess” Tess? Davvero l’aveva appena chiamata così? “Io sono un eccellente ballerino”
“Vorrei proprio vedere …”
Fianco a fianco si diressero verso la porta antincendio della biblioteca e vi entrarono. La stanza era deserta e buia. Will si allontanò da Tessa per accendere le luci.
Tessa inspirò, l’odore della carta vecchia e del legno era più dolce per il suo olfatto di quanto il profumo che Izzy le aveva spruzzato addosso avrebbe mai potuto essere.
Will la raggiunse con in mano un volumetto  e glielo sventolò davanti agli occhi.
“Dato che è Natale e che ti piace Dickens … Il Canto di Natale è una buona scelta?”
“Assolutamente si!” Come ogni volta che Tessa vedeva un libro, i suoi occhi brillarono.
Will sorrise.
“Che c’è da ridere? E’ stata una tua idea, no?” domandò compunta Tessa.
“E’ che non capisco come fai ad eccitarti tanto per i libri …”
“Ma smettila, come se tu non capissi che cosa provo”
“Ho dei pensieri, ma è così strano vederli condivisi da altri … Allora, in questo momento sono falso?”
Gli occhi grigi di Tessa si fecero di colpo tristi.
“No, ma so che domattina tutto tornerà normale, quindi approfitto del momento nella speranza di farti cambiare idea”
“E se non ci riuscissi?”
“Persevererò “ e l’aveva detto con una tale determinazione che a Will venne la pelle d’oca e non fu  capace nemmeno di ribattere, perché sarebbe significato mentire, e in quel momento non voleva dire nemmeno una bugia.
Iniziò a leggere Il Canto di Natale, una volta che si furono accomodati sulle poltroncine sotto una lampada.

Angolino dell'autrice: Non ho nulla da dire su questo capitolo, anche perchè è tardi, ho sonno e voglio andaare sotto le coperte a leggere :3, se non che spero di non aver fatto di Will un adolescente bipolare :)
Se volete lasciate una recensioncina con il vostro parere, a presto! Ciao ciao :)

  
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