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Autore: ginstories    24/12/2013    4 recensioni
Una storia uscita dalla mia mente bacata lol
Tutto comincia da una giornata di merda, un paio di cuffie e un genio della 'lampada'.
Aprite e scoprirete quanto sono seri i miei problemi mentali HAHAAHAHHA
[SOSPESA CAUSA BLOCCO DELLA SCRITTRICE T^T]
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo2.

 

 

 



La sveglia suonava già da dieci minuti.
Non avevo intenzione di alzarmi e iniziare un'altra giornata monotona, fino a che non mi ricordai che quella non era affatto un'altra giornata monotona.
-MERDA!- esclamai tirandomi su da letto e scaraventando, letteralmente, la sveglia giù dal comodino.
Era il quattro maggio, giorno delle audizioni.
Stavo girando in tondo per tutta la mia stanzetta.
Ero emozionatissima, non riuscivo a ragionare o a mangiare qualcosa.
Il mio stomaco non reagiva agli stimoli, era impazzito e mi faceva un male cane.
Mi calmai un po', sedendomi sul letto e respirando profondamente.
La cosa che mi agitava di più era il fatto di cantare di fronte a Mika.
Ero abituata invece a cantare di fronte ad un pubblico, visto che durante i miei anni a scuola di canto avevo già fatto alcuni saggi e quindi cantato di fronte ad una platea.
Mi alzai di scatto ed aprii l'armadio, poi mi ricordai di aver lasciato già i vestiti pronti la sera prima, accuratamente stirati e lasciati sulla sedia.
Feci un altro respiro.
Il mio cervello era peggio della seconda guerra mondiale.
Bombe di ansia distruggevano tutto il resto dei miei sentimenti, ma dovevo sconfiggerla; sul palco non avrei dovuto assolutamente far trapelare niente, al di fuori delle emozioni che mi regalavano la canzone che avrei cantato.
Così andai in bagno a lavarmi e farmi un po' più bella del normale, mettendomi addirittura il fondotinta, trucco che ho sempre odiato.
Una linea di eyeliner, rimmel e rossetto rosso, poi indossai il mio vestito.
L'avevo comprato su internet ed era in assoluto il mio preferito: era color dell'oro, sbracciato e la gonna era a pieghe.
Era ricamato sottile sottile con fili d'oro e.. beh era bellissimo.
Indossai un paio di tacchi bianchi e infine mi feci i boccoli con la piastra.
Ero pronta.
Presi le chiavi della macchina e infine mi rilassai sul sedile.
Respirai affondo, ancora e ancora.
Infine misi in moto e mi diressi verso lo studio del mio maestro.
Era un ragazzo di venticinque anni ed era come il mio fratellone maggiore, anche se in questi ultimi mesi mi corteggiava un po'.
Forse perché ero diventata una gnocca da paura (grazie genio), ma comunque non l'avevo mai considerato come fidanzato.
Bussai e lui mi aprì, fissandomi estasiato.
-Ciao piccola.- disse abbracciandomi.
“Non chiamarmi piccola” pensai, ma sorrisi.
-Ho bisogno di un po' di ripasso generale, sono in ansia!- esclamai mordendomi il labbro.
-Ma il genio ha detto che saresti passata.- affermò stupidamente.
“Qua il genio sei tu!” avrei voluto dirgli, ma mi trattenni per la seconda volta.
-Lo so quello che ha detto il genio, ma l'ansia c'è lo stesso!- esclamai dandogli una pizza dietro al collo.
-E questo?!- chiese dispiaciuto.
-È per la domanda stupida.- risposi -Dai iniziamo, prima che si faccia tardi.-
Così andammo nella 'stanza della musica' e iniziammo a riscaldarci la voce, poi passammo a ripassare il testo della canzone.
Quando finimmo mi salì un groppo in gola.
“No. Non adesso!” pensai spaventata.
Lui mi abbracciò forte, stavolta come se fosse il mio fratellone.
-Dai che ce la farai piccola, tiferemo tutti per te.- disse sorridendomi e scoccandomi un bacio sulla guancia.
Poi mi salutò con un 'sei bellissima' e misi in moto la macchina per dirigermi verso l'auditorium di Roma.
Le strade erano tutte intasate e oltre ad avere l'ansia per l'audizione, avevo anche paura di arrivare tardi.
Lo stomaco iniziò a centrifugare la saliva che inghiottivo, siccome non avevo mangiato niente.
Finalmente arrivai e trovai (miracolosamente) un parcheggio.
Scesi e le gambe mi tremavano mentre mi mettevo in fila per prendere il numero.
“Calmati, calmati, calmati”
La mia mente era una cantilena continua di questa frase.
Respirai profondamente e chiusi gli occhi, fino a che non andai a sbattere contro una persona.
-Oh scusa!- dissi aprendoli subito.
Mi ritrovai davanti una ragazza della mia stessa età, impaurita quanto me.
Aveva i capelli marroni e gli occhi indecifrabili tra il verde e il marrone.
-Scusami tu, non sapevo dove andavo.- disse subito sorridendomi.
Indossava una gonna a pieghe nera a vita alta, un top bianco con il segno dell'infinito e degli anfibi d'oro.
Era truccata come me e nei capelli aveva un bel cerchietto con un fiocco.
-Vuoi fare la fila vicino a me?- le chiesi gentilmente.
Mi sembrava una brava ragazza e siccome né io né lei non avevamo accompagnatori, accettò.
Cominciammo a parlare di noi e della nostra storia fino a che non arrivammo al banco d'iscrizione. Lì scoprii che il suo nome era Matilde e aveva la mia stessa età.
Ci diedero il numero ed eravamo il 306 e il 307.
-Così ti sentirò cantare prima io.- disse facendomi la linguaccia.
Io gliela rifeci e scoppiammo a ridere.
Era proprio simpatica.
Ad un tratto sentii il mio stomaco brontolare e lei se ne accorse.
-Vuoi da mangiare? Ho due panini.- mi chiese gentilmente, mentre io guardai il mio orologio: era l'una e un quarto.
Accettai e mi rimpinzai di tonno e pomodoro, restando sempre molto attenta a non sporcarmi. Avevo già avuto precedenti dannosi con le macchie da pomodoro come quella volta che andai a sbattere con il carrello del supermercato su una pila enorme di barattoli di salsa.
Un'esperienza orribile.
Anche i giudici fecero la pausa pranzo e vennero a curiosare un po' nel backstage.
Io e Matilde, siccome non era ancora il nostro turno, andammo un po' in giro.
-Hei, Mati.- dissi iniziando a camminare all'indietro.
-Guarda cosa so fare con i tacchi.- dissi iniziando a camminare in punta di piedi sempre all'indietro.
Lei rideva, ma ad un certo punto smise e gridò un 'ATTENTA!', ma..
Troppo tardi, andai a finire tra le lunghissime braccia di un ragazzo con uno smoking blu elettrico.
-Sei brava a caminare su tacchi.- disse lui con il suo strano accento italiano che era inconfondibilmente suo.
Mi rizzai immediatamente in piedi e mi inchinai sprofondando nella vergogna e in mille scuse.
Ero appena andata a sbattere addosso a Mika mentre facevo uno stupido gioco con i tacchi.. che figura di merda!
-Hei, non preoccuparti. Sono ancora vivo.- disse ridendo e sciogliendo la tensione.. anche perché sentivo un certo tonno che mi stava risalendo su.
Intanto anche Matilde era diventata bordò.
Condividevamo la stessa passione per lo spilungone riccioluto e la sua voce.
-Ci vediamo dopo ragaze.- disse allontanandosi e salutandoci con la mano.
Appena sparì dietro l'angolo io e Matilde ci guardammo e iniziammo a sclerare di brutto. Io che saltavo sui tacchi (che prima o poi si sarebbero rotti) e lei che piangeva da pazza disperata.
Un tecnico ci guardava allibito e ci invitò a rientrare nella sala d'attesa.
Noi facemmo quello che ci disse e aiutai a risistemare il trucco di Matilde grazie ad uno specchio e a dei trucchi che mi portavo sempre dietro.
-Ecco fatto.- dissi appena prima che il tecnico di prima dicesse il mio numero.
306.
Sbiancai all'improvviso ed una brutta sensazione mi attanagliò lo stomaco.
-Buona fortuna Ginny.- mi rincuorò Matilde. La ringraziai con un sussurro molto flebile.
Deglutii mentre seguivo il tecnico che mi guardava ancora male.
Poi qualcuno chiamò il mio nome.
Ma che dico qualcuno.. LUI chiamò il mio nome e appena mi vide arrivare sul palco scoppiò a ridere.
Ed io subito dopo.
-Tu sei la ragaza che mi è caduta sopra prima.- disse cercando di fermare le risate.
-Sì, sono io.- dissi sorridendo.
-Che ci facevi lì dietro?- chiese.
-Ero andata ad esplorare con la mia amica, poi però ci hai scoperto e abbiamo dovuto abbandonare la nostra missione.- dissi facendo il labbruccio, ma poi scoppiando di nuovo a ridere.
-Allora Ginevra, quanti anni hai?- chiese guardandomi in un modo che solo lui sapeva fare.
“Mi sto per sciogliere” pensai mentre rispondevo con il numero 18.
-Sei giovane!- esclamò subito dopo.
Morgan lo interruppe chiedendomi cosa avrei cantato e lì mi salì un po' di panico.
-C..canterò 'These Four Walls' delle Little Mix.- dissi un po' titubante.
Mi sistemai i capelli per rilassarmi. Era un tic che avevo fin da piccola.
-Scusi!- si inserì Mika.
Un anno che parlava italiano e ancora non aveva capito che si diceva 'scusa',lol.
Lo guardai con una faccia interrogativa.
-Poso vedere il tuo polso?- chiese guardandomi direttamente negli occhi.
Ormai come un riflesso, ritrassi il braccio al petto e scossi la testa.
Lui emise un piccolo 'oh' e la base partì.

I feel so numb
Staring at the shower wall
It's begun
The feeling that the end has come
And now the water's cold.

E mi rivennero in mente tutte le volte che nella doccia prendevo quella stupida lametta e pensavo di farla finita con quella vita di merda, forse ero anche troppo ingenua.

I tried to eat today
But the lump in my troath got in the way
In this time
I've lost all sense of pride
I've called a hundred times
If I hear your voice I'll be fine

Mi rivennero in mente le nottate ad ascoltare la loro musica, l'unica ancora di salvezza che avevo al mondo. Il mio orgoglio se ne era andato per sempre, sarei rimasta soltanto la sfigatella con il nasone.

And I, I can't come alive
I want the room to take me under
'Cause I can't help, but wonder
What if I had one more night for goodbye?”
If you're not here to turn the lights off
I can't sleep
These four walls and me

Non sentivo tutti i boati della folla per quel pezzo acuto e difficile.
Stavo vivendo momenti di ricordi, ricordi dolorosi, ricordi di sangue e prese in giro, ricordi di brutti pensieri, ricordi di me e le quattro mura della mia stanza che avevano vissuto tutto questo insieme a me.
Le lacrime riempirono i miei occhi.
Non stavo più seguendo quello che mi disse il maestro, stavo andando con le emozioni forti.

I lay in bed
Can't seem to leave your side
Your pillow's wet for all these tears I've cried
I won't say goodbye
I traid to small today
Then I realized there's no point anyway

Ogni giorno provavo ad essere un po' felice.
Non dico felicissima, solo un po'. Provavo a sorridere a tutti, nonostante dentro di me il sorriso fosse l'ultima cosa che avrei indossato sulla mia faccia.
Ma dovevo farlo, per non far vedere che il mio cuscino era davvero bagnato.

In this time I've lost all sense of pride
I've called a thousand times
If I hear your voice I'll be fine

And I, I can't come alive
I want the room to take me under
'Cause I can't help but wonder
What if I had one more night for goodbye?
If you're not here to turn the lights off I can't sleep
These four walls and me


Le lacrime caddero da sole, senza che io facessi nulla per fermarle.
Sentii il silenzio in sala.
Stavano ascoltando la mia storia attraverso una canzone
Adesso c'era il pezzo più arduo, ma non me ne curai.
Il genio non mi aveva detto che sarebbe stato così difficile.

Oh,oh,oh,oh,ohoooooh.

Dovevo fare quelle note in crescendo così che quando arrivassi al ritornello ci sarebbe stata l'esplosione e così fu.

And I (can't come alive)
Can't come alive
I want the room to take me under
'Cause I can't help but wonder

Ecco la vera esplosione nella sua massima potenza.

What if I had one more night for goodbye?”

Il difficile adesso era, con tutte le emozioni e le lacrime che mi rigavano il volto, tornare ad un tono dolce, come se stessi cullando un bambino.

If you're not here to turn the lights off
I can't sleep

L'ultima frase sofferta.

These four walls and me.

Conclusi a cappella.
E l'auditorium esplose in una standing ovation che non avevo mai visto in vita mia.
Ed era tutta per me.
Tutta per la mia storia.
Non stavo capendo niente, solo le lacrime che scorreva dai miei occhi.
Poi qualcuno mi strinse a sé e io sprofondai in quell'abbraccio.
Era Mika che mi abbracciava.
Era Mika che mi diceva all'orecchio che non dovevo più fare quella cosa.
Era Mika che aveva ascoltato la mia storia e l'aveva compresa.
Era Mika il mio eroe.
Tornò nella sua postazione di giudice guardandomi fissa, mentre pronunciava il suo sì insieme ai quattro giudici.
Tornai tremante dietro al backstage, mentre Matilde mi abbracciava dicendomi che ero la vincitrice di X-Factor.
Se solo sapesse che lo sarei stata per davvero.
Comunque, subito dopo la chiamarono sul palco e le augurai io la buona fortuna, ancora molto scossa da tutto quello che era accaduto.
Vidi Mika etichettarla come 'la amica di ragazza d'oro' riprendendo il mio vestito.
Risi.
-Che canzone hai portato?- chiese Elio.
-Ho preparato Stardust di Mika.- sorrise nella sua direzione. -E Chiara.- aggiunse poi.
Mika la guardò un po' contrariato.
-Spero che tu farà bene.- disse ammonendola.
E lei cantò ed un'altra scossa all'anima.
La sua voce era cristallina e potente, le sue note erano piene e trasmettevano emozioni.
Appena la canzone finì ecco un'altra standing ovation meritatissima.
-TU HA FATTO BENE!- gridò Mika che corse per la seconda volta in pochi minuti, ad abbracciare Matilde.
Tornò di nuovo al suo posto e iniziò a parlare molto concitato.
Era davvero felice di aver trovato una persona all'altezza delle sue canzoni.
Le diedero quattro sì e lei commossa, mi corse incontro.
Avevo trovato una buona amica, per la prima volta nella vita.
E non l'avrei mai più lasciata andare.






Eccomi qua ad aggiornare a mezzanotte e mezza lol.
Cooomunque, un capitolo pieno di emozioni forti (e figure di merda).
Lascio a voi i commenti, spero siano positivi.
Baci,

Ginevra.
||autrice anche di Stardust.||



 
  
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