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Autore: DarrenCrissArmy    24/12/2013    9 recensioni
"Alessio...io ti dico si"
Questa è la storia di Alessio, 25 anni, romano. Alessio ha un sogno: vuole partecipare a XF14. Per farlo e dimostrare a suo padre che essere gay non è un errore, avrà bisogno dell'aiuto di sua cugina e dell'amore per un cantante straordinario: Mika!
enjoy!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

Cap 10

Gone?

The Piano Man’s story

 

“Alessio dove sei? Devo parlarti”

Ma dove si è cacciato? Non è che posso stare a cercarlo per tutta l’Arena.

Finalmente mi risponde “Sono fuori” ceeerto, ora si che mi è tutto più chiaro “Fuori dove?” chiedo allora.

“Sono al piano bar, giù.. beh, al bar” mi comunica, come se mi stesse facendo il più grande regalo al  mondo

“Sto venendo” gli dico “Cosa? No, perché?” mi chiede, ma non ho voglia di litigare, perciò gli chiudo il telefono in faccia. Che cavolo, chi lo capisce questo ragazzo, ma quale è il suo problema??

Perché ero sicuro che ci fosse qualcosa che non andava, dio! Quel ragazzo aveva sempre un problema. Ma perché non poteva vivere tranquillamente la sua vita? Prenderla come veniva e ringraziare per ciò che aveva ricevuto??

Questa cosa andava chiarita assolutamente.

Corsi like a crazy person fino al piano bar e cercai tra la folla. Beh, non che non si notasse.

Alessio era al piano,  e di sicuro si era già fatto una birra o due: ero arrivato in tempo per vederlo dare il meglio di sé.

 

“He says :

Son can you play me a memory?

I’m not really sure how it goes

But it’s sad and it’s sweet

And I knew it complete

When I wore a younger man’s clothes”

 

Stava cantando Billy Joel. Wow, non pensavo lo conoscesse.

Rimasi lì a rimirarlo per un paio di minuti, completamente perso in altri scenari a luci moolto rosse, e poi  mi riscossi.

Per quanto Ale al pianoforte fosse una delle cose più eccitanti ch’io avessi mai visto, dovevo tirarlo giù di lì, perché dovevamo parlare, doveva andare a letto, ed il pubblico stava incominciando ad apprezzare un po’ troppo.

E la prima regola del programma è : niente contatti con l’esterno. E  io non so bene l’italiano, ma di sicuro cantare in un bar completamente stracolmo di gente non è niente. Per niente.

… ok, basta!

 

Mi feci spazio a spintoni e gomitate tra la gente assiepata lì sotto, e grazie ai miei dieci centimetri buoni di altezza in più (ma facciamo anche 20) riuscii ad arrivare sotto il palco, e salii  mentre lui finiva gli ultimi accordi

“Buonasera” gli tolsi il microfono dalle mani, e lui mi guardò male “Buonasera a tutti. Ecco.. Alessio non dovrebbe essere qui. In realtà dovrebbe essere già a letto. Perciò, scusatemi, ma è li che deve continuare a cantare. Buonanotte”

Cercai di scendere dal palco tirandomelo dietro, ma il pubblico non me lo permise “Duetto, duetto!” aveva iniziato ad urlare, e la cosa mi terrorizzava non poco. “Questi non ce ne fanno andare se prima non li accontentiamo” mi comunico Alessio, a bassa voce, ridendosela evidentemente della mia espressione sbalordita “Ma hai bevuto?” gli chiesi a mia volta “Solo una birra. Si nota troppo?” mi chiese, traballando ed appoggiandosi a me.

“Okkkk gente, una canzone sola!!” gridai nel microfono, e il pubblico applaudì e ci incitò, con cori che preferirei non ripetere per la salute mentale delle persone perbene. Beh, tra il parlare con un Alessio “allegro” e un pubblico decisamente ubriaco avevo preferito calmare i secondi. E poco male, Alessio era addirittura più carino con le guance tutte rosse per colpa della birra.

 

“I wanna talk to you!”

 

Impugnando felicemente il  mio bel microfono mi sedetti al piano accanto ad Alessio, che iniziò a suonare Grace Kelly. Replicò:

 

“The last time we talked Mr. Smith

You reduced me to tears

I promised you it won’t happen again”

 

Sorrisi, felice che si ricordasse così bene sia il testo che la melodia. Iniziammo a suonare a quattro mani, io impossessandomi delle ottave più alte, lui di quelle più basse

 

“Do I attract you?

Do I repulse you with my quesy smile?

Am I too dirty, am I too flirty?

Do I like what you like?”

 

La sua voce calzava a pennello in quella canzone, sembrava quasi che io l’avessi scritta insieme a lui. Ma ora era il mio turno, e questo era il mio singolo!

 

“I could be wholesome

I could be loathsome

I guess I’m a little bit shy

Why don’t you like me?

Why don’t you like me without make me try?”

 

Mi appoggio sulla sua spalla mentre canto, seguendo la mia memoria, riportando a galla il perchè ho scritto questa hit. Volevo che tutti capissero chi ero, all’epoca, ora voglio che solo lui capisca

 

“I could be brown

I could be blue,

 I could be violet sky

I could be hurtful

I could be purple

I could be anything you like”

 

I miei colori sono ciò che sono. Il mio carattere, i miei ricordi, il mio passato, presente e futuro. Le sfumature di questa canzone fanno capire tante cose di me.

Finiamo di cantare insieme, guardandoci. Ma io non riesco veramente a vedere Alessio in questo momento, lui è stano, distante. Non mi piace quello che vedo dentro i suoi occhi, perché è la dimostrazione che non ha ancora capito.

“Buonanotte a tutti” salutai e ringraziai e me la filai, trascinandolo per un braccio fino al loft.

“Ma cosa credevi di fare?” lo aggredii, una volta dentro, al riparo da orecchie indiscrete “Ma cosa credevi di fare tu?” mi rimbecca lui “Tutte quelle mossette mentre cantavamo stasera, e ci stavamo praticamente respirando addosso.. ma a che gioco stai giocando Mika?” lo guardai sorpreso “Non volevo metterti in imbarazzo” sussurrai “Ma non l’hai fatto. Sono gay, tu lo sai, nel loft lo sanno, credo che persino il pubblico l’abbia capito… ma io non capisco ancora cosa vuoi fare con me” e mentre me lo confessa, sento qualcosa che ribolle dentro di me “Perché, perché ci sono sempre domande nella tua testa?” sbotto.

 E si, forse sto urlando, ma non mi interessa “Perché poi la domanda più importante non me la fai? Perché la pensi e non me lo chiedi.. perché non mi chiedi se ti amo, invece di nasconderti dietro questi giochetti. Si, I love you, sei più sicuro ora? Si ti amo, nonostante tu sia un rompiballe!!” detto ciò, mi girai e me ne andai.

Wow, non pensavo di parlarlo  così bene l’italiano. I’m good!!

Sorrido, anche se sono ancora arrabbiato. Se non capisce così…

 

 

 

Mi ama? Mi ama! E io perché non gli ho risposto? Perché non gliel’ho  detto? Rimango impietrito a fissare il punto dove fino a cinque secondi fa stava l’uomo che mi ha aperto gli occhi. Perché…

. . .

Ecco aveva ragione, un’altra cosa di cui dovrei chiedermi il perché. Un po’ di  Pensiero Laterale, Alessio, mi dico.

E cosi gli corro dietro, con un sorriso che va da un orecchio all’altro, sapendo che è l’ultima cosa che si aspetta da me adesso, e che lo sorprenderò. Ed io adoro guardare la sua faccia sorpresa.

Lo rincorro, cercandolo dappertutto, finchè non arrivo  al suo appartamento. La porta è socchiusa, perciò entro senza problemi.

Era  di spalle, perciò non mi vide entrare.

Trasalì quando le mie mani si posarono sui suoi fianchi e la mia bocca finì sul suo collo, dove c’era un piccolo incavo tra il collo e la spalla che avevo adocchiato dalla prima volta che l’avevo visto, esattamente sotto il suo tatuaggio. Il suo collo così morbido mi faceva impazzire, perciò iniziai a baciarlo e a morderlo, sentendolo gemere sotto il mio tocco. La sua pelle scottava a contatto con la mia, sembrava non volessimo far altro che assaggiarci per tutta la vita.

Lo girai verso di me con delicatezza, continuando a baciarlo. Un bacio sul collo, mandibola, mento, guancia e poi su fino alle sue labbra.

Ci baciammo come mai prima d’ora, lentamente ma non per questo con meno passione

“I thought you were gone” mi disse, tra un bacio e l’altro. Gone? “Non potrei andarmene nemmeno se volessi” gli confessai “E al diavolo il tuo inglese! Parla in italiano” rise “You’re right. Oops!” si tappò la bocca con le mani, perché aveva sbagliato ancora. Ridendo, iniziai a baciare ogni singolo centimetro di quelle mani perfette, tempestandole di attenzioni  finchè non riuscii a fargliele abbassare “Mi fai il solletico” si arrese.

Ci baciammo di nuovo, le lingue che si strusciavano e giocavano nella sua bocca, i respiri rotti e l’ossigeno sotto zero.

“Mika” lo chiamai “Mmmm” aveva affondato la faccia nel mio collo, e non dava segno di volersi spostare di lì “Devo dirti una cosa” continuai “Sai, quando ti sei incazzato prima? Beh, mi hai fatto aprire gli occhi. Devo dirtelo, devo farlo, amore mio. Ti amo, Michael, ti amo come non ho mai amato nessuno, e questo non mi spaventa, anzi è una cosa che ho accettato, perché nessuno è come te” alzò il viso, scrutandomi con quei suoi occhi profondi. Cosa stava cercando? Forse dei ripensamenti, non lo so, fatto sta che rimasi completamente serio, finché non concluse la sua indagine e si aprì in una risata liberatoria “God, goooood. I love you too!!”

Vi ho mai descritto la sua risata? Certo che no, non è umanamente possibile farlo. È bellissima, musicale, è stata la cosa che prima di tutte le altre mi ha fatto sbarellare. Sentirlo ridere vuol dire innamorarsi perdutamente di lui, e si, io ci sono passato, ci sono ancora dentro e so come è. Simply, fucking perfect.

 

Continuando a baciarlo, lo spinsi con delicatezza verso il letto. Lo feci stendere e mi tolsi la camicia, mentre lui si toglieva la giacca. Velocemente anche la sua camicia sparì.

Baciandoci ci avvicinammo ed i nostri corpi entrarono in contatto. Sentii la sua erezione attraverso la stoffa dei pantaloni ed una scarica di piacere lo fece inarcare verso di me quando l’accarezzai. Venni attraversato anch’io da un brivido e continuai a baciarlo a labbra aperte, con più foga.

Era un mistero per me, ma solo lui riusciva a farmi provare emozioni sempre nuove e diverse semplicemente con un bacio.

“Ti amo” le sue parole arrivarono al mio orecchio, facendomi fermare “Ti amo anche io” gli sussurrai. Stavamo per compiere un passo importante, lo capivo, e lui voleva sentirsi sicuro.

Scesi su di lui, ricominciando a baciarlo con dolcezza, mentre armeggiavo con i suoi pantaloni, che misteriosamente sparirono insieme ai boxer un secondo dopo.

Lo sentivo combattere ed imprecare contro la mia abbottonatura, perciò risi sulle lue labbra, andando ad aiutarlo.

Quando rimanemmo nudi ci studiammo, guardandoci. Decisi immediatamente che le fossette sui fianchi di Mika sarebbero state il mio punto preferito, e mii ci fiondai senza remore, percorrendole con la lingua e con le labbra.

Arrivai casualmente proprio lì, sull’inguine, e lo sentii contorcersi sotto di me “Mika come si dice?” chiesi, sornione “Please?” tentò lui, ed io mi avventai su di lui, prendendo il suo membro in bocca, iniziando a succhiare e rilassare la gola.

Continuai finché non lo sentii respirare in modo affannato, segno che era vicino. Mi staccai, guardandolo con aria cospiratoria. Lui subito capì e aprì un  cassetto, tirando fuori un quadratino di stoffa e un tubetto. Presi il preservativo, aprendolo con i denti, e lo infilai sulla mai apertura. Poi presi il lubrificante e lo passai abbondantemente sul tutta la lunghezza.

Mi spalmai il lubrificante sulle dite ed andai a stuzzicare la sua apertura. Prima un dito, poi due… “AH” avevo trovato la prostata. Bene.

Sorrisi, togliendo le dita ed iniziando a spingermi dentro di lui. Quando fu comodo, azzardai una spinta. Mi sentivo benissimo. Non lo avrei mai creduto, ma mi avvolgeva perfettamente. Dio, sarei potuto venire solo per quanto mi trovavo bene dentro di lui.

Quando lo presi per le gambe, cambiando angolatura, colpii di nuovo la sua prostata e la spinta ci fece vedere le stelle. Continuai a colpire li, mentre prendevo il suo membro e iniziavo a massaggiarlo.

“Alessio!” Venne sul mio stomaco, gridando il mio nome. Si tese talmente tanto che anche io venni dentro di lui, urlando il suo nome.

 

 

Dopo, calma piatta.

“Mmm” Mika scivolò via da me, stendendosi al mio fianco “Ora sai che ti amo” gli sussurrai, perdendomi nella dolcezza di quel attimo. “Ora sai che io ti amo. Niente più domande ok?” mi rispose.

Mi avvicinai per baciarlo, finalmente in pace con me stesso. “Buona notte” gli sussurrai, e ci addormentammo insieme.

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice che va a nascondersi dopo quello che ha scritto

 

Beh..che vi avevo detto?

Eravate rimasti così male che il duetto non fosse stato su una canzone di Mika che l’ho inserito qui. Spero vi sia piaciuto. Vi avviso che non ho la forza di rileggere ciò che ho scritto, mi vado a sotterrare direttamente.

Grazie a tutti coloro che recensiranno, Buon Natale!!

Bea

 

  
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