Cap 10
Gone?
The Piano Man’s story
“Alessio dove sei?
Devo parlarti”
Ma dove si è cacciato? Non è che posso stare a cercarlo per
tutta l’Arena.
Finalmente mi risponde “Sono fuori” ceeerto, ora si che mi è
tutto più chiaro “Fuori dove?” chiedo allora.
“Sono al piano bar, giù.. beh, al bar” mi comunica, come se
mi stesse facendo il più grande regalo al
mondo
“Sto venendo” gli dico “Cosa? No, perché?” mi chiede, ma non
ho voglia di litigare, perciò gli chiudo il telefono in faccia. Che cavolo, chi
lo capisce questo ragazzo, ma quale è il suo problema??
Perché ero sicuro che ci fosse qualcosa che non andava, dio!
Quel ragazzo aveva sempre un problema. Ma perché non poteva vivere
tranquillamente la sua vita? Prenderla come veniva e ringraziare per ciò che aveva
ricevuto??
Questa cosa andava chiarita assolutamente.
Corsi like a crazy person fino al piano bar e cercai tra la
folla. Beh, non che non si notasse.
Alessio era al piano,
e di sicuro si era già fatto una birra o due: ero arrivato in tempo per
vederlo dare il meglio di sé.
“He says :
Son can you play me a memory?
I’m not really sure how it goes
But it’s sad and it’s sweet
And I knew it complete
When I wore a younger man’s clothes”
Stava cantando Billy Joel. Wow, non pensavo lo conoscesse.
Rimasi lì a rimirarlo per un paio di minuti, completamente
perso in altri scenari a luci moolto rosse, e poi mi riscossi.
Per quanto Ale al pianoforte fosse una delle cose più
eccitanti ch’io avessi mai visto, dovevo tirarlo giù di lì, perché dovevamo
parlare, doveva andare a letto, ed il pubblico stava incominciando ad
apprezzare un po’ troppo.
E la prima regola del programma è : niente contatti con
l’esterno. E io non so bene l’italiano,
ma di sicuro cantare in un bar completamente stracolmo di gente non è niente. Per niente.
… ok, basta!
Mi feci spazio a spintoni e gomitate tra la gente assiepata
lì sotto, e grazie ai miei dieci centimetri buoni di altezza in più (ma
facciamo anche 20) riuscii ad arrivare sotto il palco, e salii mentre lui finiva gli ultimi accordi
“Buonasera” gli tolsi il microfono dalle mani, e lui mi
guardò male “Buonasera a tutti. Ecco.. Alessio non dovrebbe essere qui. In
realtà dovrebbe essere già a letto. Perciò, scusatemi, ma è li che deve
continuare a cantare. Buonanotte”
Cercai di scendere dal palco tirandomelo dietro, ma il
pubblico non me lo permise “Duetto, duetto!” aveva iniziato ad urlare, e la
cosa mi terrorizzava non poco. “Questi non ce ne fanno andare se prima non li
accontentiamo” mi comunico Alessio, a bassa voce, ridendosela evidentemente
della mia espressione sbalordita “Ma hai bevuto?” gli chiesi a mia volta “Solo
una birra. Si nota troppo?” mi chiese, traballando ed appoggiandosi a me.
“Okkkk gente, una canzone sola!!” gridai nel microfono, e il
pubblico applaudì e ci incitò, con cori che preferirei non ripetere per la
salute mentale delle persone perbene. Beh, tra il parlare con un Alessio
“allegro” e un pubblico decisamente ubriaco avevo preferito calmare i secondi.
E poco male, Alessio era addirittura più carino con le guance tutte rosse per
colpa della birra.
“I wanna talk to you!”
Impugnando felicemente il
mio bel microfono mi sedetti al piano accanto ad Alessio, che iniziò a
suonare Grace Kelly. Replicò:
“The last time we talked Mr. Smith
You reduced me to tears
I promised you it won’t happen again”
Sorrisi, felice che si ricordasse così bene sia il testo che
la melodia. Iniziammo a suonare a quattro mani, io impossessandomi delle ottave
più alte, lui di quelle più basse
“Do I attract you?
Do I repulse you with my quesy smile?
Am I too dirty, am I too flirty?
Do I like what you like?”
La sua voce calzava a pennello in quella canzone, sembrava
quasi che io l’avessi scritta insieme a lui. Ma ora era il mio turno, e questo
era il mio singolo!
“I could be wholesome
I could be loathsome
I guess I’m a little bit shy
Why don’t you like me?
Why don’t you like me without make me try?”
Mi appoggio sulla sua spalla mentre canto, seguendo la mia
memoria, riportando a galla il perchè ho scritto questa hit. Volevo che tutti
capissero chi ero, all’epoca, ora voglio che solo lui capisca
“I could be brown
I could be blue,
I could
be violet sky
I could be hurtful
I could be purple
I could be anything you like”
I miei colori sono ciò che sono. Il mio carattere, i miei
ricordi, il mio passato, presente e futuro. Le sfumature di questa canzone
fanno capire tante cose di me.
Finiamo di cantare insieme, guardandoci. Ma io non riesco
veramente a vedere Alessio in questo momento, lui è stano, distante. Non mi
piace quello che vedo dentro i suoi occhi, perché è la dimostrazione che non ha
ancora capito.
“Buonanotte a tutti” salutai e ringraziai e me la filai,
trascinandolo per un braccio fino al loft.
“Ma cosa credevi di fare?” lo aggredii, una volta dentro, al
riparo da orecchie indiscrete “Ma cosa credevi di fare tu?” mi rimbecca lui
“Tutte quelle mossette mentre cantavamo stasera, e ci stavamo praticamente
respirando addosso.. ma a che gioco stai giocando Mika?” lo guardai sorpreso
“Non volevo metterti in imbarazzo” sussurrai “Ma non l’hai fatto. Sono gay, tu
lo sai, nel loft lo sanno, credo che persino il pubblico l’abbia capito… ma io
non capisco ancora cosa vuoi fare con me” e mentre me lo confessa, sento
qualcosa che ribolle dentro di me “Perché, perché ci sono sempre domande nella
tua testa?” sbotto.
E si, forse sto
urlando, ma non mi interessa “Perché poi la domanda più importante non me la
fai? Perché la pensi e non me lo chiedi.. perché non mi chiedi se ti amo,
invece di nasconderti dietro questi giochetti. Si, I love you, sei più sicuro
ora? Si ti amo, nonostante tu sia un rompiballe!!” detto ciò, mi girai e me ne
andai.
Wow, non pensavo di parlarlo
così bene l’italiano. I’m good!!
Sorrido, anche se sono ancora arrabbiato. Se non capisce
così…
Mi ama? Mi ama! E io perché non gli ho risposto? Perché non
gliel’ho detto? Rimango impietrito a
fissare il punto dove fino a cinque secondi fa stava l’uomo che mi ha aperto
gli occhi. Perché…
. . .
Ecco aveva ragione, un’altra cosa di cui dovrei chiedermi il
perché. Un po’ di Pensiero Laterale,
Alessio, mi dico.
E cosi gli corro dietro, con un sorriso che va da un
orecchio all’altro, sapendo che è l’ultima cosa che si aspetta da me adesso, e
che lo sorprenderò. Ed io adoro guardare la sua faccia sorpresa.
Lo rincorro, cercandolo dappertutto, finchè non arrivo al suo appartamento. La porta è socchiusa,
perciò entro senza problemi.
Era di spalle, perciò
non mi vide entrare.
Trasalì quando le mie mani si posarono sui suoi fianchi e la
mia bocca finì sul suo collo, dove c’era un piccolo incavo tra il collo e la
spalla che avevo adocchiato dalla prima volta che l’avevo visto, esattamente
sotto il suo tatuaggio. Il suo collo così morbido mi faceva impazzire, perciò
iniziai a baciarlo e a morderlo, sentendolo gemere sotto il mio tocco. La sua
pelle scottava a contatto con la mia, sembrava non volessimo far altro che
assaggiarci per tutta la vita.
Lo girai verso di me con delicatezza, continuando a
baciarlo. Un bacio sul collo, mandibola, mento, guancia e poi su fino alle sue
labbra.
Ci baciammo come mai prima d’ora, lentamente ma non per
questo con meno passione
“I thought you were gone” mi disse, tra un bacio e l’altro.
Gone? “Non potrei andarmene nemmeno se volessi” gli confessai “E al diavolo il
tuo inglese! Parla in italiano” rise “You’re right. Oops!” si tappò la bocca
con le mani, perché aveva sbagliato ancora. Ridendo, iniziai a baciare ogni
singolo centimetro di quelle mani perfette, tempestandole di attenzioni finchè non riuscii a fargliele abbassare “Mi
fai il solletico” si arrese.
Ci baciammo di nuovo, le lingue che si strusciavano e
giocavano nella sua bocca, i respiri rotti e l’ossigeno sotto zero.
“Mika” lo chiamai “Mmmm” aveva affondato la faccia nel mio
collo, e non dava segno di volersi spostare di lì “Devo dirti una cosa”
continuai “Sai, quando ti sei incazzato prima? Beh, mi hai fatto aprire gli
occhi. Devo dirtelo, devo farlo, amore mio. Ti amo, Michael, ti amo come non ho
mai amato nessuno, e questo non mi spaventa, anzi è una cosa che ho accettato,
perché nessuno è come te” alzò il viso, scrutandomi con quei suoi occhi
profondi. Cosa stava cercando? Forse dei ripensamenti, non lo so, fatto sta che
rimasi completamente serio, finché non concluse la sua indagine e si aprì in
una risata liberatoria “God, goooood. I love you too!!”
Vi ho mai descritto la sua risata? Certo che no, non è
umanamente possibile farlo. È bellissima, musicale, è stata la cosa che prima
di tutte le altre mi ha fatto sbarellare. Sentirlo ridere vuol dire innamorarsi
perdutamente di lui, e si, io ci sono passato, ci sono ancora dentro e so come
è. Simply, fucking perfect.
Continuando a baciarlo, lo spinsi con delicatezza verso il
letto. Lo feci stendere e mi tolsi la camicia, mentre lui si toglieva la
giacca. Velocemente anche la sua camicia sparì.
Baciandoci ci avvicinammo ed i nostri corpi entrarono in
contatto. Sentii la sua erezione attraverso la stoffa dei pantaloni ed una
scarica di piacere lo fece inarcare verso di me quando l’accarezzai. Venni
attraversato anch’io da un brivido e continuai a baciarlo a labbra aperte, con
più foga.
Era un mistero per me, ma solo lui riusciva a farmi provare
emozioni sempre nuove e diverse semplicemente con un bacio.
“Ti amo” le sue parole arrivarono al mio orecchio, facendomi
fermare “Ti amo anche io” gli sussurrai. Stavamo per compiere un passo
importante, lo capivo, e lui voleva sentirsi sicuro.
Scesi su di lui, ricominciando a baciarlo con dolcezza,
mentre armeggiavo con i suoi pantaloni, che misteriosamente sparirono insieme
ai boxer un secondo dopo.
Lo sentivo combattere ed imprecare contro la mia
abbottonatura, perciò risi sulle lue labbra, andando ad aiutarlo.
Quando rimanemmo nudi ci studiammo, guardandoci. Decisi
immediatamente che le fossette sui fianchi di Mika sarebbero state il mio punto
preferito, e mii ci fiondai senza remore, percorrendole con la lingua e con le
labbra.
Arrivai casualmente proprio lì, sull’inguine, e lo sentii
contorcersi sotto di me “Mika come si dice?” chiesi, sornione “Please?” tentò
lui, ed io mi avventai su di lui, prendendo il suo membro in bocca, iniziando a
succhiare e rilassare la gola.
Continuai finché non lo sentii respirare in modo affannato,
segno che era vicino. Mi staccai, guardandolo con aria cospiratoria. Lui subito
capì e aprì un cassetto, tirando fuori
un quadratino di stoffa e un tubetto. Presi il preservativo, aprendolo con i
denti, e lo infilai sulla mai apertura. Poi presi il lubrificante e lo passai
abbondantemente sul tutta la lunghezza.
Mi spalmai il lubrificante sulle dite ed andai a stuzzicare
la sua apertura. Prima un dito, poi due… “AH” avevo trovato la prostata. Bene.
Sorrisi, togliendo le dita ed iniziando a spingermi dentro
di lui. Quando fu comodo, azzardai una spinta. Mi sentivo benissimo. Non lo
avrei mai creduto, ma mi avvolgeva perfettamente. Dio, sarei potuto venire solo
per quanto mi trovavo bene dentro di lui.
Quando lo presi per le gambe, cambiando angolatura, colpii
di nuovo la sua prostata e la spinta ci fece vedere le stelle. Continuai a
colpire li, mentre prendevo il suo membro e iniziavo a massaggiarlo.
“Alessio!” Venne sul mio stomaco, gridando il mio nome. Si tese
talmente tanto che anche io venni dentro di lui, urlando il suo nome.
Dopo, calma piatta.
“Mmm” Mika scivolò via da me, stendendosi al mio fianco “Ora
sai che ti amo” gli sussurrai, perdendomi nella dolcezza di quel attimo. “Ora
sai che io ti amo. Niente più domande ok?” mi rispose.
Mi avvicinai per baciarlo, finalmente in pace con me stesso.
“Buona notte” gli sussurrai, e ci addormentammo insieme.
Angolo dell’Autrice che va a nascondersi dopo quello che ha
scritto
Beh..che vi avevo detto?
Eravate rimasti così male che il duetto non fosse stato su
una canzone di Mika che l’ho inserito qui. Spero vi sia piaciuto. Vi avviso
che non ho la forza di rileggere ciò che ho scritto, mi vado a sotterrare
direttamente.
Grazie a tutti coloro che recensiranno, Buon Natale!!
Bea