Non ci
crederete, ma sono ancora viva.
Completamente
annientata dal lavoro, ma viva.
Questo chapter
mi balla sul pc da secoli, direi che è ora di pubblicarlo.
Sono
irrecuperabile.
Ma abbiate
fiducia: lenta, senza scadenze, ma torno sempre.
Thanx
again to all of you! Especially to:
pikkola_punk
cherie
lily
carmilla1324
(yeee…un piccolo passo per me…)
Capitolo
29
It was a cold December
e
1997 f
Un
corno.
‘Meravigliosa serata’ un
corno.
Bella si guardò
attorno per l’ennesima volta con aria sconsolata. Quasi non si accorgeva più
delle gomitate nello stomaco, tanta era grande la sua frustrazione. Prima la
separazione, poi il titolo della canzone…uno schifo.
Un appuntamento
con Draco.
La prima vera
uscita ufficiale in coppia, “io e te, tu ed io”- più qualche centinaio di persone.
E quel cretino?
Sparito.
Cocciuto,
stupido idiota d’un Malfoy.
E sì che
l’aveva aspettata tanto quella serata. Dopo gli ultimi avvenimenti, si era
talmente calata nella parte della fidanzatina, che aveva rimosso giusto due o
tre cosine: gli anni perduti, le occasioni mancate, le speranze vane, i sogni
infranti.
La batosta del
terzo anno, ad esempio, che l’aveva vista piagnucolare una settimana intera
sotto al piumone e nascosta dietro alle tende del baldacchino. Con la paura di
farsi scoprire, povera e ingenua Bella, ferita da una cotta incerta e stupide
fantasie da tredicenne.
Era stata
prorpio un’idiota, ma tutto aveva congiurato contro di lei e non aveva colpa se
il suo cervellino aveva piano piano elaborato un’idea. Non un’ideuzza qualsiasi,
no, no. Una di quelle brillanti, geniali, una di quelle che ti fanno esclamare
‘o la va o la spacca!’. Miste a quel tocco di follia che ti fa camminare sul
filo del rasoio: una piccola deviazione, un particolare fuori posto o, più
semplicemente, il destino avverso, e tutto ti si ritorce contro.
In definitiva:
ciò che era successo alla nostra Bella.
Ecco, forse
quello era stato il momento della suprema delusione; il momento in cui aveva
distintamente udito un crack nel petto; il momento in cui ci aveva messo una
pietra sopra.
Alla speranza
di conquista.
Non alla cotta.
Quella era
sopravvissuta, alimentandosi delle idiozie sul Principe Azzurro e sul ‘vissero
tutti felici e contenti’. Più che una pietra sopra, per quella, le sarebbe servita una pietra in
testa. Dritta in fronte, lanciata alla velocità di un
Bolide.
Lì, di fronte al
palco di quello che doveva essere il loro primo concerto insieme, la delusione
che provava la riportò indietro di qualche anno e, quasi fosse sotto l’effetto
di una Giratempo, si trovò a ricordare - non senza un masochista filo di
nostalgia - ogni minimo particolare di quel lontano pomeriggio di dicembre.
…
Un gelido e
ventoso pomeriggio di fine
dicembre…
e
1994 f
Il vento
scuoteva con forza gli alberi spogli e i loro rami danzavano, ondeggiando, tutti
nella stessa direzione.
Prima di
qua
poi di
là
ancora di qua
e di nuovo di
là.
Il fumo che si
alzava comignoli delle poche case veniva catturato e disperso ancor prima di
aver abbandonato i tetti, e le strade erano ricoperte di fanghiglia, pozzanghere
e cumuli di neve ammassati vicino ai muri. L’aria era gelida, carica di umidità,
e il cielo, invaso da minacciose nubi, non prometteva nulla di
buono.
Con gli occhi
ben piantati a terra, decisa a non inciampare né scivolare, né… - qualsiasi altra azione che avesse potuto procurarle
dei lividi sul sedere - Bella si stringeva nel caldo mantello di
lana, con la sciarpa tirata fin sopra il naso, paonazzo comunque per il gran
freddo. La mano destra, avvolta in un guanto rosso e ben nascosta in una delle
tasche, stringeva il foglio di pergamena ripiegato che, da qualche tempo a
quella parte, era diventato il protagonista assoluto di tutti i suoi pensieri.
Era
ufficialmente uscita di senno.
E la parte
peggiore era la seguente: da sciagurata quel era se ne rendeva perfettamente
conto. Era perfettamente cosciente di star architettando la sua più grande,
completa e straordinariamente umiliante figuraccia.
Ma non poteva
farci assolutamente nulla.
Da parecchi
giorni non riusciva a concentrarsi - non che fosse mai stata una delle sue
qualità migliori: passava ore a fantasticare, rimuginare e pianificare chissà
quali miracolosi e mirabolanti risvolti della sua patetica vita.
Proprio come in
quel momento.
Le suole dei
suoi stivaletti sull’acciottolato semi ghiacciato risultavano pericolosi quanto
una bacchetta puntata in pieno petto, tanto era rischioso camminarci sopra senza
prestarci troppa attenzione.
Proprio una
situazione alla Bella Bothwell.
Tutta colpa del
Torneo Tremaghi. Niente di meno. Anzi, a voler essere più precisi, tutta colpa del Ballo del Ceppo.
Quando qualche
settimana prima, e più precisamente il 30 ottobre, erano giunte ad Hogwarts le
delegazioni di studenti da Durmstrang e Beauxbatons, le uniche note positive
erano state, in ordine di importanza: l’aver terminato le lezioni con mezz’ora
di anticipo e il sontuoso Banchetto di Benvenuto duanate il quale si era
strafogata di stracotto alla gallese (con conseguenze poco piacevoli per il suo
povero stomaco, rimasto sottosopra l’intera notte a seguire).
Anche l’ultima
settimana di ottobre era stata terrificante: Gazza, impazzito del tutto, l’aveva
assalita più e più volte nei corridoi, a causa della sua mania di rientrare da
Erbologia o dalle Guferia lorda di terra o fango (a seconda del tempo). Tutti a
pulire, tutti diventati maniaci dell’ordine, compresi gli elfi domestici. Non
più un granello di polvere né una ragnatela né un’armatura dalle giunture
cigolanti: una tristezza infinita, insomma.
Tutti ormai non
parlavano d’altro: “il Torneo di qua”, “il Torneo di là”.
A dirla tutta,
a Bella del Torneo non fregava proprio nulla. Suo fratello invece, se solo non
si fosse già diplomato, ci avrebbe provato, a partecipare.
L’ idiota.
Rischiare la
vita per che cosa? Lo sapevano tutti che era pericolosissimo. E infatti, come
aveva letto in Storia della Magia,
nel 1972 pure i Presidi erano rimasti feriti dopo lo scontro con un
Bailisco. Non c’era da scherzare: la gloria eterna poteva pure andare a farsi
friggere.
Ma.
C’era sempre un
‘ma’. E questo ‘ma’ in particolare riguardava un discorsetto con cui
“Si avvicina il
Ballo del Ceppo e bla bla bla, opportunità di socializzare e bla bla, ballo
aperto solo a quelli dal quarto anno in su bla bla…- anche se potete invitare una studentessa più
giovane, se volete…”
BAM.
L’inizio della
fine.
Ecco
l’occasione che stava aspettando! Una situazione diversa dal solito. Cosa poteva
esserci di più romantico di un ballo per riuscire là dove aveva sempre fallito?
O, più precisamente, là dove non aveva mai osato arrivare?
…
Draco Malfoy
non l’avrebbe mai invitata. Su quello, non ci pioveva. Non era nemmeno al
corrente della sua esistenza.
…
Avrebbe
sicuramente invitato
…
E quindi? Non
per questo ci avrebbe rinunciato. Potevano bastare poche cose: il vestito
giusto, il sorriso giusto, il posto giusto, la situazione
giusta…
Molte cose
giuste, insomma. Forse troppe.
Ma
no…
Calì le aveva
letto la mano, pochi giorni prima: Venere era nel suo segno.
Poteva farcela:
il sogno che si realizzava.
Per poco non si
era messa a sghignazzare in faccia alla McGranitt.
Ed eccola ora,
piccola e coraggiosa Bella, incurante delle gelide folate di vento, avventurarsi
lungo il sentiero che da Hogsmeade portava a Hogwarts, con il tasca il biglietto
che le avrebbe aperto le porte della felicità.
Ginny aveva
fatto in modo che Thomas, un Corvonero del quarto anno – non uno dei ragazzi più
popolari della sua Casa, anzi… - amico di Neville, la invitasse al Ballo
del Ceppo.
Era tutto
scritto lì: inchiostro nero su pergamena. Un biglietto che si portava dietro da
due settimane almeno: non lo abbandonava mai.
Era già il 24
di dicembre. Mancava pochissimo al Ballo del Ceppo e Bella aveva molte cose a
cui pensare, mentre tornava verso Hogwarts, i capelli scompigliati dal vento, il
naso paonazzo e il cuore gonfio di rosee aspettative.
…
Erano invece da
poco passate le dieci quando, senza dire niente a nessuno, era sgusciata fuori
dalla Sala Grande, dirigendosi lentamente verso
Poche ore
avevano cambiato tutto.
Tutto.
Bella Bothwell
se ne tornava da dove era venuta.
Tanto, chi si
sarebbe accorto della sua assenza?
Sovrappensiero,
si era fermata sulle scale che portavano al dormitorio delle ragazze, a fissare
la neve che cadeva lenta a ricoprire tutto quanto, fuori dalle finestrelle. Il
vento si era placato. Si sentiva vuota, senza scopo né una meta.
Un po’ come un
farfarello.
O una
pipifalla.
A
piacere.
Con quei
pensieri che le vorticavano in testa, più triste che mai, si era poi trascinata
in camera da letto, scivolando silenziosa come un fantasma.
Era una gelida
sera di fine dicembre, e Bella si era infilata sotto al suo piumone, decisa a
non uscirne mai più.
e
Back to 1997 f
Draco era
seriamente deciso a porre fine alla sua esistenza.
Prima che il
caldo, la folla… o Bella potessero anticiparlo.
Non sia mai che
un Malfoy muoia senza il proprio consenso.
La situazione
era grave.
Molto
grave.
Camminava,
camminava e non arrivava da nessuna parte.
A destra? A
sinistra? Sottoterra?
Perché era così
grande quel maledetto posto?
E perché
parlavano tutti insieme?
Sudava e gli
girava la testa.
Un
delirio.
…
Poi,
d’improvviso, una voce.
-Drrrrrraaaaaco,
caro!
Oh
Merlino.
La salvezza o
il colpo di grazia finale?