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Autore: LadyBlake    18/05/2008    11 recensioni
Primo di settembre. King’s Cross. Una ragazza che spinge un carrello stracolmo di stranezze si fa largo, a fatica, tra la moltitudine di pendolari che affollano le banchine della stazione. Guardiamo l’orologio, sono quasi le undici. È in ritardo. Ovviamente. Attenta a non attirare l’attenzione su di sè, eccola avviarsi tra il binario 9 e il 10, scomparendo alla vista di tutti. Il suo nome è Isabella. Ma nessuno la chiama così. È la signorina Bothwell per i professori. È Stellina per la mamma e Bells per suo fratello maggiore. Il resto del mondo la conosce da sempre come Bella. Oh, sì…sì, certo. Dimenticavo. C’è poi un ragazzo che l’ha ribattezzata ‘Torta alla Vaniglia’. Già. Proprio così. È accaduto precisamente oggi. Oggi, un anno fa.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Non ci crederete, ma sono ancora viva.

Completamente annientata dal lavoro, ma viva.

Questo chapter mi balla sul pc da secoli, direi che è ora di pubblicarlo.

Sono irrecuperabile.

Ma abbiate fiducia: lenta, senza scadenze, ma torno sempre.

 

Thanx again to all of you! Especially to:

pikkola_punk

cherie lily

_ayly_,

Kikkina90

the fly

carmilla1324 (yeee…un piccolo passo per me…)

crici_82

JiuJiu91

gothika85,

talpy

magnifica Malfoy

 

 

Capitolo 29

It was a cold December

e 1997 f

Un corno.

Meravigliosa serata’ un corno.

 

Bella si guardò attorno per l’ennesima volta con aria sconsolata. Quasi non si accorgeva più delle gomitate nello stomaco, tanta era grande la sua frustrazione. Prima la separazione, poi il titolo della canzone…uno schifo.

 

Un appuntamento con Draco.

La prima vera uscita ufficiale in coppia, “io e te, tu ed io”-  più qualche centinaio di persone.

E quel cretino? Sparito.

Cocciuto, stupido idiota d’un Malfoy.

E sì che l’aveva aspettata tanto quella serata. Dopo gli ultimi avvenimenti, si era talmente calata nella parte della fidanzatina, che aveva rimosso giusto due o tre cosine: gli anni perduti, le occasioni mancate, le speranze vane, i sogni infranti.

La batosta del terzo anno, ad esempio, che l’aveva vista piagnucolare una settimana intera sotto al piumone e nascosta dietro alle tende del baldacchino. Con la paura di farsi scoprire, povera e ingenua Bella, ferita da una cotta incerta e stupide fantasie da tredicenne.

Era stata prorpio un’idiota, ma tutto aveva congiurato contro di lei e non aveva colpa se il suo cervellino aveva piano piano elaborato un’idea. Non un’ideuzza qualsiasi, no, no. Una di quelle brillanti, geniali, una di quelle che ti fanno esclamare ‘o la va o la spacca!’. Miste a quel tocco di follia che ti fa camminare sul filo del rasoio: una piccola deviazione, un particolare fuori posto o, più semplicemente, il destino avverso, e tutto ti si ritorce contro.

In definitiva: ciò che era successo alla nostra Bella.

Ecco, forse quello era stato il momento della suprema delusione; il momento in cui aveva distintamente udito un crack nel petto; il momento in cui ci aveva messo una pietra sopra.

Alla speranza di conquista.

Non alla cotta.

Quella era sopravvissuta, alimentandosi delle idiozie sul Principe Azzurro e sul ‘vissero tutti felici e contenti’. Più che una pietra sopra, per quella, le sarebbe servita una pietra in testa. Dritta in fronte, lanciata alla velocità di un Bolide.

Lì, di fronte al palco di quello che doveva essere il loro primo concerto insieme, la delusione che provava la riportò indietro di qualche anno e, quasi fosse sotto l’effetto di una Giratempo, si trovò a ricordare - non senza un masochista filo di nostalgia - ogni minimo particolare di quel lontano pomeriggio di dicembre.

Un gelido e ventoso  pomeriggio di fine dicembre…

 

e 1994 f

Il vento scuoteva con forza gli alberi spogli e i loro rami danzavano, ondeggiando, tutti nella stessa direzione.

 

Prima di qua

poi di là

ancora di qua

e di nuovo di là.

 

Il fumo che si alzava comignoli delle poche case veniva catturato e disperso ancor prima di aver abbandonato i tetti, e le strade erano ricoperte di fanghiglia, pozzanghere e cumuli di neve ammassati vicino ai muri. L’aria era gelida, carica di umidità, e il cielo, invaso da minacciose nubi, non prometteva nulla di buono.

 

Con gli occhi ben piantati a terra, decisa a non inciampare né scivolare, né… - qualsiasi altra azione che avesse potuto procurarle dei lividi sul sedere - Bella si stringeva nel caldo mantello di lana, con la sciarpa tirata fin sopra il naso, paonazzo comunque per il gran freddo. La mano destra, avvolta in un guanto rosso e ben nascosta in una delle tasche, stringeva il foglio di pergamena ripiegato che, da qualche tempo a quella parte, era diventato il protagonista assoluto di tutti i  suoi pensieri.

Era ufficialmente uscita di senno.

E la parte peggiore era la seguente: da sciagurata quel era se ne rendeva perfettamente conto. Era perfettamente cosciente di star architettando la sua più grande, completa e straordinariamente umiliante figuraccia.

Ma non poteva farci assolutamente nulla.

Da parecchi giorni non riusciva a concentrarsi - non che fosse mai stata una delle sue qualità migliori: passava ore a fantasticare, rimuginare e pianificare chissà quali miracolosi e mirabolanti risvolti della sua patetica vita.

Proprio come in quel momento.

Le suole dei suoi stivaletti sull’acciottolato semi ghiacciato risultavano pericolosi quanto una bacchetta puntata in pieno petto, tanto era rischioso camminarci sopra senza prestarci troppa attenzione.

Proprio una situazione alla Bella Bothwell.

Tutta colpa del Torneo Tremaghi. Niente di meno. Anzi, a voler essere più precisi, tutta colpa del Ballo del Ceppo.

Quando qualche settimana prima, e più precisamente il 30 ottobre, erano giunte ad Hogwarts le delegazioni di studenti da Durmstrang e Beauxbatons, le uniche note positive erano state, in ordine di importanza: l’aver terminato le lezioni con mezz’ora di anticipo e il sontuoso Banchetto di Benvenuto duanate il quale si era strafogata di stracotto alla gallese (con conseguenze poco piacevoli per il suo povero stomaco, rimasto sottosopra l’intera notte a seguire).

Anche l’ultima settimana di ottobre era stata terrificante: Gazza, impazzito del tutto, l’aveva assalita più e più volte nei corridoi, a causa della sua mania di rientrare da Erbologia o dalle Guferia lorda di terra o fango (a seconda del tempo). Tutti a pulire, tutti diventati maniaci dell’ordine, compresi gli elfi domestici. Non più un granello di polvere né una ragnatela né un’armatura dalle giunture cigolanti: una tristezza infinita, insomma.

Tutti ormai non parlavano d’altro: “il Torneo di qua”, “il Torneo di là”.

A dirla tutta, a Bella del Torneo non fregava proprio nulla. Suo fratello invece, se solo non si fosse già diplomato, ci avrebbe provato, a partecipare.

L’ idiota.

Rischiare la vita per che cosa? Lo sapevano tutti che era pericolosissimo. E infatti, come aveva letto in Storia della Magia, nel 1972 pure i Presidi erano rimasti feriti dopo lo scontro con un Bailisco. Non c’era da scherzare: la gloria eterna poteva pure andare a farsi friggere.

Ma.

C’era sempre un ‘ma’. E questo ‘ma’ in particolare riguardava un discorsetto con cui la McGranitt aveva concluso una delle sue ‘interessantissime’ lezioni (durante la quale Bella aveva tentato inutilmente di trasformare un pipistrello in una farfalla, riuscendo ad ottenere solamente una specie di farfarello o pipifalla, a piacere. Una creatura a metà: buffa, ma senza uno scopo nella vita, povera).

“Si avvicina il Ballo del Ceppo e bla bla bla, opportunità di socializzare e bla bla, ballo aperto solo a quelli dal quarto anno in su bla bla…- anche se potete invitare una studentessa più giovane, se volete…”

 

BAM.

L’inizio della fine.

 

Ecco l’occasione che stava aspettando! Una situazione diversa dal solito. Cosa poteva esserci di più romantico di un ballo per riuscire là dove aveva sempre fallito? O, più precisamente, là dove non aveva mai osato arrivare?

Draco Malfoy non l’avrebbe mai invitata. Su quello, non ci pioveva. Non era nemmeno al corrente della sua esistenza.

Avrebbe sicuramente invitato la Parkinson. Certo.

E quindi? Non per questo ci avrebbe rinunciato. Potevano bastare poche cose: il vestito giusto, il sorriso giusto, il posto giusto, la situazione giusta…

Molte cose giuste, insomma. Forse troppe.

Ma no…

Calì le aveva letto la mano, pochi giorni prima: Venere era nel suo segno.

Poteva farcela: il sogno che si realizzava.

Per poco non si era messa a sghignazzare in faccia alla McGranitt.

 

Ed eccola ora, piccola e coraggiosa Bella, incurante delle gelide folate di vento, avventurarsi lungo il sentiero che da Hogsmeade portava a Hogwarts, con il tasca il biglietto che le avrebbe aperto le porte della felicità.

Ginny aveva fatto in modo che Thomas, un Corvonero del quarto anno – non uno dei ragazzi più popolari della sua Casa, anzi… -  amico di Neville, la invitasse al Ballo del Ceppo.

Era tutto scritto lì: inchiostro nero su pergamena. Un biglietto che si portava dietro da due settimane almeno: non lo abbandonava mai.

Era già il 24 di dicembre. Mancava pochissimo al Ballo del Ceppo e Bella aveva molte cose a cui pensare, mentre tornava verso Hogwarts, i capelli scompigliati dal vento, il naso paonazzo e il cuore gonfio di rosee aspettative.

 

 

Erano invece da poco passate le dieci quando, senza dire niente a nessuno, era sgusciata fuori dalla Sala Grande, dirigendosi lentamente verso la Torre dei Grifondoro, gli occhi bassi e il cuore pesante.

Poche ore avevano cambiato tutto.

Tutto.

Bella Bothwell se ne tornava da dove era venuta.

Tanto, chi si sarebbe accorto della sua assenza?

 

La Sala Comune era deserta e molto silenziosa.

Sovrappensiero, si era fermata sulle scale che portavano al dormitorio delle ragazze, a fissare la neve che cadeva lenta a ricoprire tutto quanto, fuori dalle finestrelle. Il vento si era placato. Si sentiva vuota, senza scopo né una meta.

Un po’ come un farfarello.

O una pipifalla.

A piacere.

Con quei pensieri che le vorticavano in testa, più triste che mai, si era poi trascinata in camera da letto, scivolando silenziosa come un fantasma.

Era una gelida sera di fine dicembre, e Bella si era infilata sotto al suo piumone, decisa a non uscirne mai più.

 

 

e Back to 1997 f

Draco era seriamente deciso a porre fine alla sua esistenza.

Prima che il caldo, la folla… o Bella potessero anticiparlo.

Non sia mai che un Malfoy muoia senza il proprio consenso.

La situazione era grave.

Molto grave.

Camminava, camminava e non arrivava da nessuna parte.

A destra? A sinistra? Sottoterra?

Perché era così grande quel maledetto posto?

E perché parlavano tutti insieme?

Sudava e gli girava la testa.

Un delirio.

Poi, d’improvviso, una voce.

-Drrrrrraaaaaco, caro!

Oh Merlino.

La salvezza o il colpo di grazia finale?

 

 

   
 
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