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Autore: SheilaUnison    24/12/2013    1 recensioni
Giuro che tutto questo racconto è frutto di un sogno, io mi limito solo a trascriverlo. Devo dire che quando mi sono svegliata ho ripensato completamente al mondo dei vampiri e l'ho rivalutato al 100%! Spero vi piaccia!
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza aprì gli occhi di scatto: si trovava nella propria camera da letto. Le pareti giallo crema risaltavano grazie alla luce che proveniva dalla finestra del bagno adiacente alla stanza.
Confusa e ancora provata dal brusco risveglio, si guardò intorno: sì, era proprio nel suo letto e indossava il suo pigiama. Ma com’era finita lì?
  • Iris? Cosa succede, cara? Hai urlato! – disse quella che dalla voce sembrava proprio sua madre, che, infatti, qualche secondo dopo irruppe nella stanza, bianca in volto.
La ragazza sussultò e indietreggiò. Cosa stava succedendo?
Si tastò il petto, dove aveva ricevuto il paletto. Nulla. Non una ferita, una cicatrice. Guardò sua mamma, stordita.
  • Dov’è lui? – le chiese.
  • Lui chi? …oh, tesoro, va tutto bene. Hai solo avuto un incubo! Su, ora ti tiro su le tapparelle! –
  • NO! – urlò Iris, tirandosi su le lenzuola fino alla testa.
  • Su, dai, non fare la sciocchina! Sono le dieci, è ora di alzarsi! –
Detto questo, tirò su le tapparelle, poi si avvicinò alla figlia e scostò con delicatezza le coperte.
Iris, con enorme sorpresa, quando fu colpita dai raggi del sole sentì solo un confortevole calore. Niente fuoco, niente bruciare, niente cenere. Osservò con studiata attenzione la propria mano, un tempo rifiutata da quella illuminazione divina.
“E’ stato davvero solo un sogno…”
  • Il tuo amico ieri sera è stato molto gentile a riportarti a casa! Mi ha raccontato che eravate al bar, lui è andato un attimo in bagno e quando è tornato ti ha trovata addormentata! Ah ah ah! Sei la solita! Così poi ti ha riportata a casa. Penso che dovresti chiamarlo e ringraziarlo…davvero un peccato che non sia voluto entrare in casa. Sembra un così caro ragazzo…mi raccomando, tientelo stretto! – disse la madre di Iris e le fece l’occhiolino.
Qualcosa non tornava. Chi era il suo amico?
All’improvviso la risposta le fu chiara.
“Roy?”
Fino a che punto il sogno era stato vero?  Il confine con la realtà era sfumato, affondato dall’irrompere dei suoi sogni, che si erano mischiati come colori ad acquerello al mondo reale, rendendo impossibile distinguere il vero dal falso.
  • Ok, lo chiamerò. –
In realtà non aveva nemmeno il suo numero di cellulare.
Sua mamma si congedò e così poté alzarsi e prepararsi a mangiare colazione. Salutò suo padre, che stava leggendo il giornale in salotto. Sorrise. Era salva.
 
 
“Ecco il mio numero”. Queste le parole scritte sul cellulare di un ragazzo biondo a qualche metro dalla casa di Iris. Premette “Invio”.
All’ombra di un albero si strofinò il collo con la mano, mentre osservava da lontano quella piccola villa. Era accompagnato da una bizzarra figura incappucciata, che reggeva un ombrello chiuso con le mani, nonostante il cielo fosse sereno.
Il giovane si passò una mano tra i capelli.
  • Signor Roy, è tempo di andare. Presto il sole arriverà qui. – disse la figura misteriosa.
  • Certo, Victor. Saggio come sempre. – rispose il ragazzo.
Victor aprì l’ombrello e condusse il suo padrone a braccetto verso un’auto dai vetri oscurati. Roy, prima di entrare in macchina, lanciò un’ultima occhiata alla casa, poi scoppiò a ridere, una gioia infantile.
Con lei aveva resistito.
 
Why can’t I bleed with you?                                                   Perché non posso sanguinare con te?
Forever we will be thrown to the wolves.                          Saremo per sempre gettati in pasto ai lupi.
They’ll feed on all our dreams.                                              Loro si ciberanno di tutti I nostri sogni.
  
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