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Autore: Nimel17    24/12/2013    6 recensioni
E se Regina non avesse mai rapito e rinchiuso Belle, e questa fosse restata con Rumpelstiltskin? Come avrebbe potuto cambiare la vita di Gold a Storybrooke, insieme a quella degli altri personaggi delle fiabe?
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Tesoro, devi riconoscere che questo atteggiamento non è normale.”

“Ma… come puoi dire una cosa simile? Hai visto anche tu!”

“Si, cara, ho visto, e anche tu l’hai già visto. Almeno due volte.”

“Vorresti dire che se tu stessi per morire non dovrei piangere?”

“Belle, amore, nessuno sta morendo. La Bestia sopravvive.”

“Ma lei non lo sa! Crede che Gaston lo abbia ucciso!”

Siccome era una serata tranquilla, Rumpelstiltskin e Belle avevano deciso di trascorrerla sul loro comodo divano, con i gatti accoccolati su e tra di loro, guardando La Bella e la Bestia Disney, su richiesta di Belle. Tuttavia, sembrava che lei si commuovesse ad ogni scena.

Gli occhi le erano diventati lucidi alle scene tra la Belle-cartone e il padre Maurice-cartone.  Quando aveva stretto l’accordo con la Bestia, gli si era aggrappata al braccio, con un sorriso che andava da orecchio a orecchio.

Le lacrime avevano iniziato a sgorgare alla vista di Chip, la loro tazzina sbeccata e da quel momento non avevano più abbandonato il suo viso. Anzi, aveva fermato il film per andare a prendere la tazza e se l’era tenuta stretta al petto per tutto il resto della serata.

“Belle…”

“Ti devo ricordare che hai pianto anche tu quando hai visto Alla ricerca di Nemo?”

“Solo la prima volta! Un padre pesce ha percorso l’oceano per ritrovare il figlio!”

“Solo la prima volta perché non l’hai più voluto vedere, Rumpelstiltskin!”

Lui si era arreso, chiedendosi come fare a farle capire.

Belle mise una dose extra di mashmellows nella sua cioccolata calda e lo guardò con un’espressione così dolce che Rumpelstiltskin non potè fare a meno di dimenticare quello che doveva dirle e stringerla forte, baciandole i capelli e sentendosi il cuore perdere battiti alla vista della bellezza di sua moglie. Quando sorrideva aveva il viso luminoso come se avesse una corrente propria e le fossette quasi impercettibili delle sue guance la rendevano tenera come un cucciolo.

“Mi racconti una storia?”

“Sei grande ormai, dearie.”

“Non è colpa mia se tu sei un così bravo narratore.”

“Non funziona, Belle, lo sai.”

“E se ti dicessi che trovo la tua voce molto sexy, con l’accento scozzese che emerge mano a mano che parli?”

Lui ridacchiò.

“Come posso resistere a una preghiera così sentita? Cosa vuoi che ti racconti, dearie?”

Lei si premette il labbro con l’indice, poi si arricciò una ciocca di capelli e la liberò subito.

“Raccontami di come hai conosciuto Effie.”

“Ma perché vi siete conosciute voi?”

 “Ssh. Inizia piuttosto.”

“Molto bene. Io ero diventato il Signore Oscuro da nemmeno un anno, e quando io e Bae eravamo andati in un paesino vicino al nostro per fare degli accordi, lui s’imbatté in un bambino che giocava da solo. Sentì una strana connessione con lui, perché anche Bae si era ritrovato isolato dopo il mio… cambiamento, così legarono subito. per l’ora in cui andai a recuperarlo erano già diventati amici per la pelle e di conseguenza incontrai la madre del piccolo.”

“Elphaba.”

“Proprio così. I nostri figli ci presero in giro a vita per il colore della nostra pelle.”

“So che ce l’aveva verde.”

“Tutto qui. È stata un grandissimo sostegno quando persi Bae e io lo fui per lei quando il Mago mandò Liir, questo era il nome di suo figlio, in questo mondo.”

Belle sbadigliò e si stiracchiò. 

“L’avevo detto io che eri un bravo narratore. Domani vado con lei da Granny a pranzare.”

“Attenta, è magra come un chiodo ma mangia per due.”

“Spero che porti Chistery, quella scimmietta è adorabile.”

“Ne dubito. Ha paura che la cara nonnina abbia la tentazione di colpirlo con la sua temibile balestra e appenderlo imbalsamato.”

“Esagerato!”

“Non ci credi? Ha una mira eccezionale quella donna, non mi sono mai arrischiato a farla arrabbiare.”

“Una freccia non ti farebbe niente. La paura che mi hai fatto prendere quando Robin Hood ti aveva colpito…”

“Saresti stata libera.”

“Sciocco!”

Belle gli diede uno schiaffo sul braccio e lui la strinse più vicino.

“Davvero eri gelosa di Effie?”

“Ma certo! Che cosa ti aspettavi? Ridevi con lei, non me ne avevi mai parlato e d’un tratto la inviti a cena!”

“Mi dispiace. Non l’ho fatto apposta.”

“Sì, ha detto che avresti addotto questa scusa.”

“Mi conoscete troppo bene.”

Furono interrotti da un bussare educato, ma insistente.

“Aspettavi visite?”

“No, dearie. Non ho idea di chi possa essere, lo giuro.”

Rumpelstiltskin afferrò il bastone e andò ad aprire, e si trattenne un po’ sulla soglia.

“Chi è?”

Quando tornò, non era solo, ma stringeva il piccolo Henry con un braccio intorno alle spalle. Belle si sentì stringere il cuore alla vista del visetto imbronciato e degli occhi gonfi. 

Aprì le braccia e il bambino vi si rifugiò subito, mentre lei guardava preoccupata suo marito. Rumpelstiltskin si sedette vicino a loro e passò una mano tra i capelli corti di Henry,

“Regina ha fatto demolire il suo castello.”

“Stai scherzando?”

Henry inspirò.

“Ha detto che era troppo pericoloso.”

“Oh, Henry…”

“Era il mio rifugio. Lo è stato per dieci anni.”

“Emma lo sa?”

“Sì, ma lei non capisce fino in fondo. Ora è occupata a pensare come renderle la pariglia, ma ho paura che…”

Rumpelstiltskin finì per lui.

“Che si faccia trasportare dalle emozioni?”

Il bambino annuì. 

Belle gli sorrise.

“Ma come mai sei venuto qui?”

“Per l’Operazione Cobra, naturalmente.”

Rumpelstiltskin sollevò un sopracciglio e lei chiuse gli occhi. Henry afferrò al volo la situazione.

“Oops.”

“Ho sentito che ne parlavi con la signorina Swan, ma non ne ho mai afferrato l’argomento e non sapevo che Isabeau fosse coinvolta.”

Henry scosse la testa.

“Ne sa molto poco, signor Gold, gliene avevo parlato mentre era malata, per distrarla.”

“Naturalmente.”

Gli occhi di Rumpelstiltskin brillavano allegramente e si vedeva che stava per spuntare uno dei suoi sorrisi speciali, tanto che persino Henry gli stava sorridendo conquistato.

“Posso entrare a farne parte anch’io, o devo prestare prima un giuramento di fedeltà?”

Henry e Belle si guardarono, poi lei annuì.

“Nessuno potrebbe esserti d’aiuto come lui.”

Con gli occhi, però, gli ingiunse di stare zitto sul fatto che sapeva chi fossero in realtà. Lui ricambiò con un sorriso incoraggiante e si schiarì la gola.

“Allora, la mia teoria è che gli abitanti di Storybrooke sono personaggi delle fiabe mandati nel mondo reale da una maledizione della regina cattiva… che sarebbe mia madre, il sindaco. Emma è la salvatrice, la figlia di Biancaneve e del principe James, che spezzerà il sortilegio riportando a tutti il lieto fine.”

Rumpelstiltskin sbatté le palpebre, poi ridacchiò.

“Ora capisco perché Regina è sempre così di pessimo umore e paranoica. Dimmi, ragazzo, hai anche idea di chi dovremmo essere?”

“Allora, Biancaneve è la signorina Blanchard.”

“Potrebbe essere.”

“Il suo principe è David Nolan.”

“Necessaria conseguenza. E la signora Nolan, allora?”

“La principessa Abigail, figlia di re Mida, una volta promessa sposa del principe.”

“Ammirevole.”

“Archie è il Grillo Parlante.”

“Non ti chiedo nemmeno di Ruby e sua nonna.”

“Logico. Cappuccetto Rosso con la nonna.”

“Rimaniamo io e Isabeau.”

“Belle e Rumpelstiltskin.”

“Non sarebbe più naturale la Bella e la Bestia?”

“Rumpelstiltskin e la Bestia sono la stessa persona. E lui è anche il Coccodrillo che ha privato Killian Jones della mano.”

Belle sorrise e suo marito rise, una risata calda e di cuore che di solito solo lei aveva il privilegio di sentire. La baciò sulla guancia e scompigliò leggermente i capelli di Henry.

“Quando si è tradita Belle?”

Gli altri due sbatterono le palpebre e lui sogghignò.

“Hai commesso un errore, ragazzino. Il libro si riferisce al temibile pirata solo con il nome di Uncino, solo Belle può averti detto quel nome.”

Henry le lanciò un’occhiata di scuse, ma Rumpelstiltskin non sembrava essersela presa. Iniziò ad accarezzare lentamente Duchessa e assunse la sua aria da uomo d’affari.

“Facciamo un patto, Henry?”

Belle lo guardò con gli occhi socchiusi.

“Caro, è solo un bambino!”

“Un bambino che è riuscito a capire la mia maledizione… dovrei essere offeso.”

Henry assunse un’aria orgogliosa.

“Che patto?”

“Devi spingere tua madre a fidarsi di me.”

“La vedo dura, signor…”

“Chiamami sempre Gold, dobbiamo mantenere la finzione. Io voglio questo sortilegio spezzato più di tutti e sono il solo, oltre a tua madre, che Regina tema. Posso fare molto, ma Emma non me lo permetterà mai.”

“Da quando ha appiccato l’incendio, non la vede di buon occhio.”

Belle tossicchiò.

“In realtà, Henry, sono stata io a farlo. Mio marito mi ha solo protetta.”

“Non che fosse un gesto al di fuori della mia portata, dearie.”

Henry s’intromise.

“Il punto è che sarà un difficile compito… per cui lei mi deve dare qualcosa in cambio.”

“Henry!”

“Naturale, ragazzo.”

“Ogni giorno io potrò rivolgerle delle domande, cui lei dovrà rispondere.”

“Domande su cosa?”

“Sul vostro mondo. Sui vostri personaggi.”

“Tre domande al giorno.”

“Tre domande cui però non potrà non rispondere.”

“Affare fatto.”

I due si strinsero la mano e Belle non potè fare a meno di ripensare alla loro conversazione di tempo addietro. Era davvero possibile che il padre di Henry fosse Baelfire?  

Marie saltò sul divano e iniziò a fare le fusa al ragazzino, che aveva già smesso di piangere e rideva felice tra la gattina e l’uomo più temuto di Storybrooke. Belle si sentì piena di tenerezza e le lacrime ricominciarono ad affiorare.

“Stai bene, Belle?”

“Non preoccuparti, Henry.”

I due si scambiarono un’occhiata d’intesa, poi il viso di Henry si illuminò.

“Davvero?”

“Davvero cosa?”

A suo marito fu risparmiato di rispondere dal suono del campanello.

“Vado io, dearie.”

Henry la guardò incuriosito.

“Aspettavate qualcuno?”

“No… era una serata tranquilla.”

“Mi dispiace.”

“Figurati.”

“Rumpelstiltskin sembra molto meglio di come viene dipinto nel libro.”

“L’hanno sempre frainteso.”

La porta d’ingresso sbatté bruscamente e comparve in salotto Regina Mills, furibonda, seguita dietro da Emma e Sidney.

“Sceriffo Swan, visto che ha insistito tanto per avere questo posto, arresti subito questi due per rapimento!”

Rumpelstiltskin lanciò a Belle un’occhiata di scuse, poi disse in tono asciutto:

“Che sbadataggine da parte nostra, rapire il piccolo Henry e tenerlo in bella vista sul divano, slegato. A meno che non conti i gatti come temibili guardiani, pronti a saltargli addosso ad ogni mossa.”

Il ragazzino ridacchiò, ma smise subito davanti all’occhiataccia della madre adottiva. Belle si alzò e ignorò completamente Regina per sorridere apertamente a Emma.

“Ti assicuro, Emma, che non abbiamo rapito nessuno.”

Henry s’intromise.

“Sono venuto da Isabeau perché lei mi capisce!”

“Io sono tua madre, Henry!”

“Tu hai distrutto il mio castello! E anche il mio libro!”

“Buon Dio, Henry, potevi romperti l’osso del collo in quel posto.”

“Basta!”

Belle aveva spesso notato che suo marito non aveva mai bisogno di alzare la voce. Regina e il ragazzino tacquero e Sidney si schiarì la voce.

“Non è opportuno, Henry, stare in casa di un piromane e di una donna che ha passato sei anni in manicomio. Tua madre era giustamente preoccupata.”

Emma alzò le sopracciglia fino quasi al livello dei capelli, Rumpelstiltskin le corrugò e Belle arrossì.

“Complimenti, Sidney. Sei riuscito a offendere con una frase tutti i presenti.”

Vedendo l’espressione stupita di Sidney, il marito intervenne.

“Me per avermi definito un piromane, Isabeau per averle dato della malata mentale, Regina per l’implicazione che non sa badare a Henry ed Emma perché non l’hai riconosciuta come madre effettiva del ragazzo.”

“Non intendevo assolutamente….”

“L’intenzione è ininfluente, signor Glass.”

Emma e Belle si scambiarono uno sguardo. Era bello vedere come Rumpelstiltskin fosse sempre il suo cavaliere. 

“Bene, a quanto pare la nostra presenza non era richiesta. Andiamo, Henry. Ti porto a casa, è tardi.”

“No, sceriffo, io lo porto a casa perché è mio figlio.”

Rumpelstiltskin mormorò a mezza voce:

“Quella donna è tutta un mio, mio, mio.”

Regina lo fulminò con lo sguardo prima di voltargli le spalle e uscire con Henry stretto a sé. Sidney ovviamente la seguì ed Emma se ne andò per ultima.

“Buona serata.”

“Grazie, signorina Swan.”

Belle si mordicchiò il labbro non appena il marito tornò a sedersi accanto a lei.

“Sei arrabbiato?”

“Per cosa? Per aver fatto saltare la copertura con Henry o per non avermelo detto?”

“Tutte e due.”

Le spalle dell’uomo si rilassarono e lui sorrise.

“No. Dovevo prevederlo. E poi, il ragazzo può essere il nostro migliore alleato. Se non avesse insistito con la signorina Blanchard, il caro Charming non si sarebbe mai svegliato.”

“Per quello che ne è valso. Presto Mary Margaret ne avrà il cuore spezzato, se David non si decide a lasciare Kathryn.”

“Lascia tempo al tempo, dearie.”

“Non sopporto quando fai l’Oracolo. Nemmeno tu puoi sapere che andrà tutto bene.”

Rumpelstiltskin la guardò esterrefatto.

“Le mie orecchie m’ingannano, o l’eroina, la Bella, non ha più fiducia nel Vero Amore?”

“Scusa.”

Gli occhi chiari di Belle erano tornati di nuovo tristi e aveva l’aria di un cucciolo cui fosse stato tolto l’osso.

“È solo che… dipende tutto da noi, persino il far credere Emma. Ma come facciamo, se siamo così disprezzati?”

“Se è per quello che ti ha detto il Genio, tesoro…”

“Sai benissimo che lo pensano tutti.”

“Mmmmh… ti ci vorrebbe qualcosa… un regalo per farti tornare il buon umore.”

“Basta viziarmi. Mi fai sentire ancora peggio.”

“Perché non vieni nella nostra vecchia camera degli ospiti?”

“Perché vecchia?”

“Non vorrai rovinare la sorpresa, vero, dearie?”

Belle lo seguì su per le scale, dubbiosa. Appena arrivati, lui le coprì gli occhi con le mani.

“Non è necessario, Rumpel. Posso chiuderli da sola.”

“Ma sbirceresti.”

“Non è vero!”

“Lo è.”

L’aveva nel frattempo trascinata nella stanza e lei sentì un profumo strano, come quando tiravano fuori le decorazioni natalizie.

“Posso aprire?”

“Puoi.”

Belle ci mise un po’ ad aggiustare la vista, ma presto riuscì a vedere…

Niente.

La stanza era completamente vuota, ad eccezione di una culla, in un angolo, simile a quella che Rumpelstiltskin aveva nel suo negozio, ma invece di unicorni azzurri pendevano roselline di cristallo, piccoli charmes a forma di libri, arcolai, e… tazzine. 

Tazzine scheggiate.

“Visto che non sembravi prenderne coscienza, tesoro, ho pensato… non so, io ho la sensazione che sia una bambina.”

“Come… com’è possibile? Non ho nausee.”

“Non ancora. Può essere che ti vengano tra breve, o che non ce le abbia affatto. Uno dei pregi di essere col Signore Oscuro, immagino. Ma hai avuto moltissimi sbalzi d’umore, ultimamente, mangi per due..”

“Oh, no, non mangio per due!”

“Cos’hai mangiato ieri sera, a cena?”

“… Pizza.”

“Poi?”

“… Gelato.”

“Poi?”

“… Una fetta di torta al cioccolato.”

“Una?”

“… Due.”

Belle si mise la mano sul ventre,  la speranza mista a paura che non fosse vero. 

“Secondo… secondo te, è troppo tardi per andare da Eolo?”

“Lo farò aprire io, se necessario.”

Lei sospirò di sollievo.

“Se non altro, si spiega come abbia potuto commettere l’azione di versare un bicchiere d’acqua in testa al signor Booth.”

“Tu hai fatto cosa?”

“Se l’era cercata.”

“Non ne dubito, tesoro mio, ma sai che sono sempre più che felice di prendermi cura di questi problemi.”

Belle lo abbracciò di slancio, poi afferrò la giacca.

“Vado io, tu resta. È una cosa da donne.”

“Belle, sei in pigiama.”

“Non m’importa.”

“Puoi aspettarmi qui.”

“Certo, ti venderanno subito un test per la gravidanza.”

Rumpelstiltskin sospirò, sconfitto.

“Non ti posso dire di no.”

“No, sai anche tu che è meglio se vado da sola.”

 

 

“Davvero, Isabeau?”

“Oh, per favore, Phyllis, non anche tu.. ti giuro, non so che cosa mi sia preso…”

“A occhio e croce, direi che ti sei trasformata in Jenny, la cugina di Hulk, hai deciso di entrare a tutti i costi all’emporio scassinando la porta…”

“Due minuti! Ero arrivata due minuti troppo tardi!”

“Cos’ha detto il Grande Mago di Oz al riguardo?”

“Come al solito, ha dato la colpa prima a se stesso, poi al signor Clark per aver chiuso troppo in orario. Spero che non lo perseguiti.”

“Se glielo chiedi tu, no, vedrai.”

“Non è orario di visite! Chi è lei?”

Emma era sulla soglia, piuttosto alterata. La giacca blu era messa rovescia e il berretto di lana grigia stava cadendo di traverso, gli occhi chiari erano turbati. 

“Tutto bene, Emma?”

“Proprio tu me lo chiedi, Isabeau, dopo che ti ho arrestata per aver scassinato l’emporio?”

“Eddai…”

Elphaba si alzò con un movimento fluido e strinse la mano alla Salvatrice.

“Sono Phyllis Menzel. Mi dispiace di non esser venuta durante l’orario di visite, ma Isabeau aveva bisogno di me.”

“Tuo marito mi ha già minacciata di morte se non ti lascio libera, Isabeau.”

“Esagera.”

“Cosa diamine eri andata a fare? Che avevi in mente?”

Belle arrossì. Non si era sbottonata con nessuno, a parte con Effie, così la guardò esitante.

L’altra la guardò divertita, poi frugò nella borsa.

“E se ti dicessi che ne ho preso uno io per te?”

Bella scattò fino alle sbarre, mettendo Emma sull’attenti.

“Oh, Phyllis, grazie! Oddio, grazie… ma cosa diranno…?”

“Come se me ne importasse qualcosa.”

Emma lasciò cadere la giacca e la pistola quando vide cosa teneva in mano la visitatrice.

“Isabeau! Dovevi dirmelo!”

“Non dire sciocchezze, Emma.”

“Si spiegano molte cose… nessuno ti avrebbe fatta arrestare.”

Belle si morse il labbro.

“Non voglio che lo diciate a nessuno. É una fortuna, in effetti,  che non possa averlo preso io.”

“Perché mai?”

Effie le lesse subito nel pensiero.

“Hai paura di Regina?”

Emma le guardò, lo sguardo più oscuro.

“Non è esagerato? E se è detto da me, che sono appena stata umiliata da lei di fronte a tutto il paese…”

“Ho sentito delle voci. Oh, Emma, Henry ti aveva detto di non farti prendere dalle emozioni. Comunque, avresti dovuto insistere.”
“Nel rendermi ridicola?”

“Può aver preso i soldi per una buona causa, ma ha lo stesso preso soldi che non erano suoi.”

“Era inutile insistere. Tutti erano dalla sua parte, chiaramente.”
Effie si arricciò una ciocca e poi la lasciò libera.

“Hai fatto bene a tenere segreto il tuo sospetto, Isabeau. Regina ti odia, anche se non quanto tuo marito.”

“Se sapesse che sono incinta, ce la metterebbe tutta per farmi rinchiudere e portarmi via la mia bambina.”

“Rum non lo permetterebbe. La ucciderebbe, prima, Isabeau.”

“Rum?”

Elphaba ridacchiò.

“Il soprannome del signor Gold.”

“Che nome ha, Rumpelstiltskin, per essere chiamato così?”

Belle scoppiò a ridere e così anche Elphaba.

“A Henry piacerebbe di sicuro.”

“Che cosa piacerebbe a mio figlio, signorina French?”

Regina se ne stava sulla soglia, gelida come una statua di ghiaccio.

Belle la guardò dritta negli occhi.

“Forse che sua madre adottiva ha problemi a ricordarsi il cognome delle persone.”

Elphaba le lanciò un’occhiata di avvertimento, ma lei aveva smesso da tempo di frenarsi.

Ad ogni modo, la regina non ribatté ma tirò fuori una cartella. Almeno Effie aveva nascosto il test di gravidanza.

“Che cos’è?”

“Con il suo tentativo di furto con scasso ha fatto preoccupare alcuni membri della comunità. Poco tempo fa ha versato senza motivo dell’acqua in testa ad un uomo, e ci sono diversi testimoni del fatto…”

“Non ero immotivata!”

“Dal suo punto di vista, naturalmente. Proprio per questo la città è preoccupata, e c’è stata una petizione per farla tornare in manicomio.”

Belle impallidì, ma rimase ferma e stabile in piedi. Emma intervenne, guardinga.

“Che cosa ha detto suo marito, il signor Gold?”

Regina fissò Isabeau negli occhi con uno strano sorriso.

“Non ne sa ancora niente, immagino, ma non è particolarmente amato a Storybrooke, senza contare che proprio lei, signorina Swan, ha smascherato un suo atto di piromania che gli impedirebbe di intervenire nell’internamento.”

“Da quando?”

“Certo, potrebbe sempre chiedermelo… per favore, non crede, signora Gold?”

Belle cercò di non irrigidirsi. Era tutta una trappola per Rumpelstiltskin, e lei ne era l’esca.

“Se ne vada. Non voglio vederla.”

“Mi vedrà lo stesso, quando verrò a prenderla con gli infermieri.”

Emma si frappose fra le due.

“Serve l’autorizzazione del marito e lei lo sa bene, Regina.”

“Ma, vista la… fedina penale, per così dire, del signor Gold, non verrebbe presa in considerazione la sua firma, quanto quella del tutore più indicato.”

Belle ed Elphaba si guardarono, preoccupate e confuse.

“Chi?”

“Guarda caso, ho già con me l’autorizzazione firmata.”

Il sindaco esibì un foglio, su cui era scritto a chiare lettere:

Moe French 

Belle dovette aggrapparsi alle sbarre per non lasciarsi cadere all’indietro.

“Mio… mio padre…?”

“Proprio così.  Ora, la lascerò in pace per il resto delle sue ore di reclusione. Buona giornata.”

Solo quando se ne andò Belle si sedette, tremante. Emma aveva aperto la cella e lei ed Elphaba le si erano sedute accanto. 

“Non lo permetterò, Isabeau. Non può…”

“Ha l’autorizzazione di mio padre. Sapevo che non aveva simpatia per me, ma… pensavo che…”

Stava già piangendo senza rendersene conto. Le pareva impossibile d’esser stata così felice poche ore prima.

“Cosa intendeva dire, piuttosto, con il fatto che tuo marito doveva chiedere per favore?”

Lei riuscì a singhiozzare qualcosa dalla spalla di Effie.

“Proprio questo complica tutto. Emma… non sono io il bersaglio di tutto questo. È mio marito. Regina lo vuole vedere soccombere, perché… è l’unico che le tenga testa e vinca. Io sono la sua unica debolezza.”

 

 

 

Angolo dell’autrice: Lo so, lo so, sembra tutto tragico. Gold doveva pur aggredire Moe per qualcosa, no? Comunque, non disperate. Non sono così cattiva. Sneak Peek: un alleato si fa avanti e Regina non potrà metaforicamente mettersi seduta per moooolto, mooooolto tempo.

  
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